Northeast: la sfida…

L'esultanza dopo il goal di Richard Zednik

Lotta apertissima fra Montreal e Ottawa per la conquista del primo posto della Northeast Division della Easeter Conference NHL, con i Canadiens addirittura primi nella classifica delle 8 formazioni qualificate ai playoff se la stagione finisse in questo momento.

Montreal Canadiens

Montreal ha giocato qualche partita in più dei Senators ma comandano la classifica divisionale grazie ad una partenza positiva e ad un rendimento esterno senza sconfitte dopo 8 gare lontano dalla pista di casa.

Le ultime due sconfitte sono arrivate dopo i tempi supplementari ma le vittorie arrivano sempre sul filo di lana e al termine di autentiche battaglie dove i biancorossi dimostrano di non arrendersi mai, anche se le squadre avversario sembrano sempre maggiormente attrezzate rispetto alla franchigia del Quebec.

Ora arriva il difficile, visto che coach Julien dovrà  correre ai ripari per ridisegnare la prima linea dopo l'infortunio al ginocchio di Alerei Kovalev, secondo marcatore della squadra con 19 punti e giocatore in grado di esprimersi molto bene anche in fase difensiva. Koivu e Zednik cercano quindi un nuovo compagno per le prossime 4-5 settimane, in grado di non sbilanciare un blocco che fino ad ora ha fatto veramente bene.

Le prossime gare saranno importanti per il proseguo del campionato, visto che Montreal affronterà  molte formazioni al di fuori della proprio Division (2 trasferte su 5 gare) e qui dovrà  venire fuori la sostanza della difesa, forse il vero tallone d'achille dei Canadiens, nonostante l'ottimo rendimento della coppia Thoedore-Denis, apparsa spesso in difficoltà  se l'attacco non riesce a trovare spazi in avanti.

Ottawa Senators

Chi invece sembra inseguire con una certa tranquillità  sono gli Ottawa Senators, forte della miglior difesa dell'intera NHL (31 gol subiti in 15 gare giocate) in cui Dominic Hasek sta vivendo la sua seconda giovinezza dopo il ritiro di due stagioni fa. Il portiere ceko viaggia con una media di 1.89 ed una percentuale di .937% con un bottino di 9 vittorie in 11 partenze da titolare, con alle spalle l'ottimo quanto sorprendente Ray Emery, capace di vincere e parare bene ogni qual volta viene chiamato in causa.

La squadra è in striscia vincente da 5 gare e non si è preoccupata nemmeno quando ha preso 4 gol da Buffalo segnandone però 10 senza palesare troppe incertezze nella manovra corale di tutti i reparti. Dany Heatley viaggia con la media di 1 gol a partita e ha appensa riscritto un record di franchigia della striscia più lunga (15 gare) in cui un giocatore di Ottawa è andato sempre a segno.

Se Heatley finalizza il giovane Spezza è l'assistman indiscusso con 22 passaggi vincenti, sfruttati anche dal capitano Daniel Alfredsson dall'alto dei suoi 31 punti messi a segno fino a questo momento. Alle spalle del super trio spunta l'ex Bolzano Peter Schaefer e dalla coppia difensiva Redden- Chara, il due ben bilanciato che guida molto bene una difesa giovane, efficace ma che la critica attende nei momenti torridi della stagione.

Toronto Maple Leafs

Molto altalenante invece il rendimento dei Toronto Maple Leafs, ancora alla ricerca di una vera identità  tecnica e tattica in una stagione in cui sembra che la franchigia dell'Ontario stia lavorando in maniera decisa per il futuro con alcune decisioni e cessioni che segnano comunque anche questo campionato.

La squadra ha riaccolto come un messia Mats Sundin dopo l'infortunio all'occhio di inizio stagione, senza però mostrare quella maturità  di gruppo che spesso può far vincere partite che sembrano perse. In difesa Belfour salva il salvabile mentre McCabe porta la croce anche in attacco, diventato in breve tempo il migliori marcatore dell'intera squadra (23 punti in 18 partite) in cui però stanno dando un valido apporto i nuovi: Allison e O'Neill segnano e fanno segnare senza troppi problemi.

Allora dove stanno i problemi a Toronto? Stanno semplicemente nel fatto che Montreal e Ottawa viaggiano ad altissima velocità  rispetto ai Leafs, e non è poco visto che ogni derby fra queste squadre sembra sempre una gara decisiva per la Stanley Cup quando i playoff sono ben lontani. Coach Pat Quinn non trova grosse pecche nella sua squadra ma se vorrà  salire la classifica (dietro non sembra poter andare visto chi sta alle spalle") dovrà  studiare qualcosa di nuovo in una formazione che sa comunque ancora di vecchio.

Una soluzione? Potrebbe arrivare dal mercato, ma a Toronto sembra impossibile capire come agire attraverso qualche scambio che non peggiori addirittura la situazione.

Boston Bruins

Più si scende e più iniziano i dolorini. Non ditelo ai Bruins però, perché qui i dolori sono tanti e nessuno riesce a capire da dove possano nascere, anche se basta guardare la gabbia dei gialloneri per capire dove stanno i veri problemi.

I tifosi hanno tirato un sospiro di sollievo quando un infortunio aveva levato di mezzo per un po' di tempo Andrei Reycroft, goalie titolare di Boston inadatto forse a giocare nella NHL nonostante i 25 anni non per questioni tecniche ma per una tenuta mentale quasi inesistente. La sua riserva, il biondissimo finnico Hannu Toivonen, ci ha messo anche del suo a complicargli le cose, giocando meglio e vincendo 4 delle 9 partite giocate da titolare (Raycroft ne ha raccolte 3 di vittorie") senza però mostrare capacità  tali da essere il vero padrone della porta dei Bruins.

Una bella gatta da pelare per Mike Sullivan, allenatore che ha perso anche il leader di ciò che rimane nella difesa bostoniana Brian Leetch e che dovrà  necessariamente affidarsi all'attacco per risollevare prontamente una squadra ricca di talento ma incapace di esprimersi su livelli di eccellenza partita dopo partita.

I Bruins infatti vincono con le squadre "normali", dove il pronostico sembra tranquillo e scontato, mentre si bloccano clamorosamente nelle gare contro formazioni di primo piano pur giocando alla pari per gran parte della gara. Joe Thornton e Sergei Samsonov sono i soli a mantenere un rendimento costante nonostante i problemi, mentre la sorpresa Patrice Bergeron si è puntualmente bloccato dopo un inizio sorprendente.

I tifosi hanno poi mangiato altra polvere amara quando hanno visto il mitico Cam Neely, indimenticato attaccante dei Bruins degli anni 90' costretto a ritirarsi anticipatamente per un problema all'anca, è stato inserito nella Hall of Fame, scatenando ricordi ancora indelebili su tempi un cui Boston faceva paura anche se c'era sempre qualcosa che non permetteva di arrivare fino in fondo: un black out e chiaramente gli Edmonton Oilers.

Buffalo Sabres

Buio pesto e tanta sfortuna per i Buffalo Sabres, sempre in cerca di qualche miracolo per rimanere a galla nella Conference in vista della qualificazione ai playoff. Lindy Ruff ha dovuto fare di necessità  virtù dopo tre infortuni che hanno azzerato sensibilmente le potenzialità  di vittoria della sua squadra.

Nel giro di una settimana ha perso Tony Lindman, Maxim Afinogenov e Ryan Miller, rispettivamente il giovane faro difensivo, la saetta dell'attacco e uno dei portiere che stava giocando meglio in tutta l'NHL. Dopo queste sventure i Sabres hanno vinto 1 sola partita nelle ultime 5 uscite, vendendo carissima la pelle ma uscendo sconfitti dopo partite che avevano giocato fino alla sirena finale con il massimo impegno.

Buffalo non può competere con gli squadroni ma può dare loro molto fastidio grazie ad un sistema di gioco molto efficace ma che vive su equilibri molto sottile e se manca qualche giocatore importante (qui sono ben 3 e di primissimo piano) sappiamo tutti come va a finire.

Rispetto ai colleghi di Boston il fatto di dover lottare per risalire non è certo una novità  per Buffalo, e le prospettive restano positive nonostante la situazione odierna: Daniel Briere resta l'anima indiscussa della squadra, l'autsricao Vanek continua a giocare bene senza problemi di riverenza, il veterano Teppo Nummelin si è trasformato in difensore dispensatore di assist (ben 12 in 117 partite) e anche quest'anno Ruff ha pescato il jolly dando nuovamente fiducia all' attaccante ceko Ales Kotalik, rivelatosi importantissimo nelle situazione di "special team" senza badare agli anni che passano senza avere i giusti riconoscimenti personali in una squadra dove ognuna sa portare qualcosa di positivo anche se le vittorie non arrivano con continuità .

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