Colorado non perdona Bertuzzi

Todd Bertuzzi, quando finirà  l'incubo?

Joe Sakic ha sempre fatto parte dei Colorado Avalanche, fin da quando, più di 10 anni or sono, si chiamavano Quebec Nordique. Sakic è sempre stato il capitano di questa gloriosa franchigia, Sakic è sempre stato la stella e l'idolo di tutti i tifosi di Denver.

Il 27 ottobre 2005 durante una partita di regular season che vedeva di fronte gli Avalanche e i Canucks, è successo un episodio che rimarrà  nella storia della cittadina del Colorado. Trasformando una partita in la partita.

Quando Joe Sakic ha aperto le marcature segnando il primo goal dell'incontro dopo 2 minuti e 37 secondi del primo periodo, dagli spalti sono piovuti fischi e buu assordanti come mai se ne sono sentiti all'interno del Pepsi Center. Sakic si è guardato attorno incredulo…poi ha capito.

Quello era il momento in cui i pattini di Todd Bertuzzi solcavano il ghiaccio di Denver per la prima volta dopo l'aggressione ai danni dell'Avs Steve Moore. I fischi e i buu sono stati lunghi, intensi e non hanno smesso per tutta la sera, ogni volta che Bertuzzi pattinava, scattava, toccava il disco"respirava.

Tutto è cominciato l'8 marzo del 2004. Non mancava molto alla fine della partita tra Colorado e Vancouver. Gli Avs stavano dando una severa lezione ai canadesi, imponendosi alla fine per 9-2, e la frustrazione dei Canucks era palpabile.

È allora che Todd Bertuzzi si è presentato alle spalle di Steve Moore. Dapprima il numero 44 ha assestato un pugno alla nuca all'Avalanche, e quando quest'ultimo ha perso l'equilibrio con la testa in avanti, il Canuck lo ha afferrato per le spalle schiacciandolo con tutto il suo peso sul ghiaccio, dove è rimasto per 10 minuti privo di conoscenza. Risultato: collo fratturato (due vertebre), una commozione cerebrale e importanti contusioni al viso.

Il Pepsi Center è ammutolito.
Todd Bertuzzi aveva appena rotto il collo ad un giocatore avversario, troncando la sua carriera sportiva e quasi sfiorando una tragedia. Il giocatore è stato sospeso per tutta la stagione. La National Hockey League ha inoltre deciso di lasciare al giudizio del commissioner Gary Bettman la riammissione di Bertuzzi per la prossima stagione.

Ai Canucks è stata inflitta una multa di 250mila dollari.
“Vogliamo far capire”, ha spiegato il vicepresidente della lega Colin Campbell, “che questo genere di comportamento non è tollerato nella NHL”.

Anche la polizia di Vancouver ha aperto un'inchiesta e ancora oggi si discute in tribunale sulla causa civile indetta poi dallo stesso Moore ai danni dell'ala canadese.

Causa necessaria, secondo gli avvocati di Moore, in quanto il gesto di Bertuzzi sembra essere stato premeditato, ovvero eseguito come conseguenza alla contusione che Steeve Moore aveva inflitto, in una dura entrata tre settimane prima, al capitano di Vancouver Markus Naslund, che per questo ha dovuto saltare tre partite. Il verdetto finale è atteso entro la primavera del 2006.

Le lacrime e le scuse di Bertuzzi non sono mai bastate a placare gli animi dei tifosi di Colorado e dei tifosi dell'hockey in generale. I commenti sono quasi unanimi: il gesto di Bertuzzi non è perdonabile, ha quasi ucciso una persona e non merita di tornare a far parte di questo sport.

Nell'agosto scorso, dopo 15 mesi, Gary Bettman ha annunciato, a sorpresa, la riammissione di Todd Bertuzzi nella NHL.

A meno di un mese dall'inizio del campionato, è arrivata la partita. Il Pepsi Center ha preparato un'accoglienza con i fiocchi per i Canucks e per Bertuzzi, un'accoglienza che ha superato anche quelle solitamente riservate soltanto agli acerrimi nemici dei Detroi Red Wings.

Le forze dell'ordine hanno alzato di tre punti il livello di sicurezza per questa partita, portandola da un livello "regular-season" ad un livello "Stanley Cup". Per fortuna la gara si è svolta senza incidenti, eccezione fatta per una donna che indossava la maglia numero 44 dei Canucks (in onore di Bertuzzi), che si è vista versare in testa un intero bicchiere di birra da un tifoso avversario.

Per il resto tante gag, tanti cartelloni e tanti fischi, tutti per Todd Bertuzzi e, qualcosa, anche per Markus Naslund, le cui dichiarazioni sull'incidente dell'anno prima giustificavano il gesto del compagno di squadra.

Un gruppo di sostenitori è venuto ad assistere alla partita con la divisa arancione da carcerato, con il rigoroso 44 stampato sulla schiena, proprio sotto alla scritta “Bertuzzi”; in molti hanno assistito alla partita da dietro dei cartoni tagliati a forma di sbarre di prigione.

Ma come l'ha vissuta Bertuzzi questa partita? Alla fine dell'incontro, continuava a ripetere a tutti i giornalisti la stessa frase: “E' quel che è”. Una marea di microfoni sotto il naso e una marea di domande, ma lui ha continuato : “E' quel che è”. Come se queste parole potessero cacciare via quell'incubo. E l'unica cosa che ha saputo aggiungere è stata: “Cosa dovrei fare?”.

Niente. Todd Bertuzzi non può fare assolutamente niente.
Fintanto che crederà  che niente si possa fare, fintanto che penserà  che nessuno lo perdonerà  mai, fintanto che non riuscirà  a parlare con Moore al di fuori delle aule di un tribunale, Bertuzzi sarà  intrappolato nel suo passato. Per sempre.

Si dice che in tutta questa vicenda ci sia solo una vittima, ed effettivamente, è difficile provare simpatia per colui che ha troncato la carriera a Steve Moore. Ma fatti due conti, siamo sicuri che in quella notte del 2004 si sia rovinata la carriera di un solo giocatore?

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