Il vice commissioner NHL Bill Daly
Il tanto atteso incontro proposto dai giocatori in una località segreta (che poi si è rivelata essere l'aeroporto di Chicago) ha scatenato una serie di voci ed addirittura indicazioni di date per una inizio della stagione NHL. Cosa c'è di vero?
Vediamo di puntualizzare ciò che è successo in questi giorni.
Come noto, all'inizio della settimana, il presidente del sindacato giocatori (NHLPA), Trevor Linden, propone al vice-commissioner dei proprietari (NHL) un incontro, dicamo "ufficioso", senza la presenza dei due uomini che hanno fino ad ora condotto le trattative, Gary Bettman (NHL) e Bob Goodenow (NHLPA), per cercare di capire se esistono dei margini per di trattativa, se non per mettersi d'accordo sulla questione più spinosa, cioè quella economica, vera causa del lock out, almeno per salvare quel poco che resta della stagione in corso, magari rimandando la discussione su salary cap e affini a giugno.
Mercoledì 19 Gennaio - O'Hare Airport, Chicago Illinois
I proprietari hanno accettato l'incontro e questo fatto, unito all'assenza (da qualcuno interpretata come un tentativo di bypassare i due uomini più "litigiosi") di Bettman e Goodenow, ha alimentato un' improvvisa ventata di ottimismo su un'imminente ripresa. Ciliegine sulla torta due altri scoop giornalistici: la confidenza fatta a "Canadian Press" da parte di Harley Hotchkiss, proprietario dei Calgary Flames, invitato all'incontro, che ha definito "costruttive" le discussioni, ma soprattutto una presunta comunicazione ai propri giocatori del coach dei Phoenix Coyotes Rick Bowness di “tenersi pronti a riprendere gli allenamenti entro sette giorni”. Allarme e ottimismo in tutto il Nord America nonostante la secca smentita arrivata dall'Arizona da parte dello stesso Bowness -“non ho mai parlato ai miei giocatori”– e del GM Barnett - “È tutto falso! Come faccio ad avvisare la gente se non so neanche dove sia almeno un terzo dei giocatori?!”– che ha anche dichiarato che il materiale da gioco ordinato urgentemente, altro segnale interpretato dalla stampa come avvisaglia di un inizio, era destinato al farm team che gioca in AHL.
A riportare tutti con i piedi per terra è arrivata infine anche la laconica dichiarazione ufficiale di Linden, dopo le quattro ore e mezzo di colloqui a Chicago: "Abbiamo avuto delle buone discussioni, e le continueremo giovedì a Toronto. Per il momento non intendo aggiungere altro."
Insomma la situazione non si è sbloccata, nè in una direzione ( annullamento definitivo della stagione) nè nell'altra ( inizio del campionato).
Giovedì 20 Gennaio - Toronto Ontario
Anche il secondo round delle discussioni “dell'ultima ora” si conclude con un nulla di fatto. Le due parti hanno ammesso che le divergenze persistono, in particolare a proposito dell'introduzione del tetto salariale, ma anche, questa volta a parlare è la NHL per bocca del vice commissioner Bill Daly - "che se non altro adesso abbiamo iniziato a discutere serenamente e regolarmente”(".) Sono però due fatti che inducono questa volta al pessimismo: l'inequivocabile frase usata da Daly - che ha parlato di "strong philosophical differences" - e il fatto che non sia stata fissata una data per un ulteriore incontro.
Venerdì 21 Gennaio - Stati Uniti e Canada
Sembrerebbe essere il giorno della fine di ogni speranza, ad ascoltare i vari commenti alle due giornate di incontri che arrivano un po' da ogni angolo del Nord America. Eccone una rapida selezione, giudicate voi".
Jimmy Debellano - vice presidente dei Detroit Red Wings: "La stagione è andata. Non c'è la possibilità di trovare un accordo che soddisfi tutti in così poco tempo, c'è ancora molto lavoro da fare e molti puntini sulle "i" da mettere. Non si può fare un contratto collettivo in due o tre giorni, o due o tre settimane. E' finita."
Molto più duri i giocatori, a cominciare dallo stesso Linden che in una conferenza stampa affollatissima ha dichiarato: "E' chiarissimo cosa vogliono (i proprietari ndr): o tutto o niente, e questo è il problema. Adesso Gary (Bettman, commissioner della NHL ndr) deciderà quando cancellare la stagione e questo sarà il nodo critico, tutto questo potrebbe continuare per più di un anno"deve essere chiaro che questo sarà il lock out di Gary!"
IImmediata la reazione della NHL, per bocca di Bill Daly: "E' un peccato che questo sia tutto ciò che Trevor ha ricavato dai due meetings. Noi li abbiamo vissuti invece come momenti molto costruttivi. Ma non voglio dire nulla di più, non credo che sia il momento di aggrapparsi alla retorica. Semplicemente questo atteggiamento non aiuta l'evolversi delle trattative."
Jay McKee, difensore dei Buffalo Sabres: " Mi dispiace portare cattive notizie, ma credo che le cose andranno sempre peggio. Trevor è tornato dall'incontro di giovedì davvero arrabbiato, pensa che il sindacato giocatori sia stato in qualche modo insultato. Non ci sono motivi per essere ottimisti."
Vincent Damphousse, centro dei Colorado Avalanche e vice-presidente della NHLPA: "Per me era chiaro già prima di questa settimana che questa stagione non sarebbe cominciata. Penso che la strategia dei proprietari, fin dal primo giorno, sia stata quella di forzarci ad accettare un accordo che non volevamo. Hanno pensato che, con un lungo lock out, avrebbero ottenuto quello che volevano, ma questo non accadrà , tutti noi resteremo uniti sulla nostra posizione. Siamo disposti a lavorare per trovare un giusto accordo, ma se vogliono schiacciarci in un angolo, allora non ci stiamo. Ce ne andremo a giocare in Europa, lì ci sono già 350 NHLers e penso che altri 50 arriveranno tra poco. Ma potrebbero essercene tantissimi l'anno prossimo, abbiamo detto ai tutti i giocatori che se vogliono cercare un ingaggio devono andarsene da qui, perché da questi colloqui non è uscito nulla di positivo."
Chris Draper, attaccante dei Detroit Red Wings: "Ho sempre pensato che noi giocatori ci stessimo muovendo nella giusta direzione. Adesso la stagione potrebbe essere persa, forse ora tutti potremmo cominciare a darci una regolata."
Controcorrente invece le dichiarazioni di Brian Hayward , ex giocatore e ex rappresentante della NHLPA: "Questo sarebbe il momento per i giocatori di dirigere davvero le decisioni del sindacato, invece di accettarle passivamente. Sono loro che dovrebbero spingere Bob Goodenow a concludere un accordo. In privato molti mi hanno detto che un eventuale salary cap sarebbe necessario"
Al di là delle parole, comunque molto chiare, è significativo che sia già cominciato il gioco a rimpallarsi la colpa tra le due parti. Brutto segno"