Le trattative per ora si interrompono
Era la cosa più logica, vista la distanza che c'è ancora tra le parti, eppure avevamo sperato in un mezzo miracolo, invece il weekend di trattative a Toronto tra proprietari (NHL) e giocatori (NHLPA) si è risolto con un nulla di fatto.
Cerchiamo di riassumere che cosa è accaduto da giovedì scorso ad oggi.
Giovedì - La proposta dei giocatori
Volendo riassumerla in punti, ciò che offrono i giocatori è essenzialmente:
– Una "Luxury-Tax" per i team che abbiano una massa salariale superiore ai 40 milioni di dollari. Questa tassa prevede un versamento alla NHL di 75 centesimi per ogni dollaro speso in più. Se il totale dei salari supera i 60 milioni, questa tassa aumenterebbe ancora di più. Il ricavato di queste penalità verrebbe redistribuito alle squadre più "povere".
– Una riduzione immediata dei salari dei giocatori per una percentuale che va dal 5 al 10%.
– L'estensione a quattro anni, invece dei tre attuali, del limite salariale per i giocatori che ricevono per la prima volta una contratto in NHL.
– Una salario massimo di 850000 dollari per i rookies, invece dei $ 1,3 attuali.
– Alcune modifiche alla procedura d'arbitraggio
– Creazione di un comitato misto giocatori/proprietari per adattare costantemente i parametri del mercato
– La partecipazione alle Olimpiadi 2006 e 2010
Come si può notare non è nemmeno contemplata la possibilità di un “salary cap”, se non per chi già guadagna “poco” (rookies e esordienti), punto su cui invece insistono i proprietari, convinti che questa sia la prima misura da prendere per contenere i costi.
Venerdì - Anticipazioni (negative) sulla risposta dei proprietari
Il commissioner NHL Gary Bettman si limita a definire “seria” la proposta presentata e apprezza: “il tentativo di uscire dalla crisi”. Gli analisti finanziari hanno calcolato che, se applicate, le misure proposte dai giocatori consentirebbero ai proprietari un risparmio di 270 milioni di dollari per la prima stagione e di 528 milioni in 3 anni.
Dichiarazioni abbastanza fredde, accompagnate poi da un commento a microfoni spenti, ma a giornalisti presenti, sul fatto che una “luxury tax” non è assolutamente la soluzione….
Sabato - Una ventata di ottimismo
E' la giornata della speranza: dopo 84 giorni di “lockout”, le parti si sono avvicinate per la prima volta: Gary Bettman commenta ufficialmente in modo positivo le offerte dei giocatori
“I tagli proposti - ha commentato- sono ciò di cui abbiamo assoluto bisogno per poter ripartire su solide basi economiche. I colloqui avuti giovedì a Toronto sono stati insomma costruttivi: obiettivo comune non è del resto quello di risparmiare a breve termine, bensì quello di garantire un futuro alla Lega ed ai suoi 30 club. La priorità dev'essere data alla ricerca del buon compromesso”
A margine di queste dichiarazioni c'è il segnale molto positivo della rescissione del contratto in Europa per molti giocatori (Turco, Madden, Ferraro ecc.) convinti evidentemente che si tornerà a giocare presto.
Lunedì - Cattive notizie da Ottawa
L'ottimismo di sabato lascia il posto all'amara realtà : i proprietari non la pensano evidentemente come il loro rappresentante. A smorzare i toni ottimistici di Bettman, arrivano le dichiarazioni del "padrone" degli Ottawa Senators Eugene Melnyk, che definisce la proposta dei giocatori: “una misura d'emergenza per salvare la stagione, e non come una soluzione del problema. Certo - continua – la rinuncia dei giocatori a 24% del loro salario è una cosa che consideriamo seriamente ma non risolve niente. Il perché è presto detto: infatti se la massa salariale va giù improvvisamente del 24%, come pensate che si useranno i soldi risparmiati… se non negli acquisti?! Insomma, nel giro di due stagioni, più o meno, e aggiungendo qualche arbitraggio alla fine del primo anno, si tornerebbe al punto di partenza.”
Il ragionamento non fa una grinza, ma soprattutto ribadisce il fatto che per i proprietari la soluzione può essere solo il “salary cap”, tutte le altre misure sono considerate un palliativo
Martedì - La lettera che non vorremmo fosse recapitata
Martedì Bettman dichiara che ha spedito una lettera ai tutti i proprietari, annunciando che la proposta dei giocatori verrà rifiutata, sostanzialmente per gli stessi motivi che aveva già esposto Melnyk il giorno prima, ossia che anche abbassando i salari del 24%, tra le altre cose, non si risolve il problema che a corto termine.
Mercoledì - Addio alle speranze, è ancora lock out!
E' il giorno del rifiuto ufficiale della NHL alle proposte dei giocatori.
Nel memorandum presentato, come già detto, l'immediata riduzione del 24% degli stipendi dei giocatori proposta dalla NHLPA è stata considerata una misura non sufficiente per contenere i costi. Questi ultimi, secondo la NHL, in capo a un paio d'anni tornerebbero infatti ai livelli attuali. Da qui, dunque, la rinnovata richiesta da parte dei proprietari di introdurre nel tempo un rapporto diretto fra salari e bilanci finanziari delle squadre. Quelle che stanno meglio economicamente avrebbero il permesso di offrire salari maggiori, mentre varrebbe il contrario per quelle finanziariamente in difficoltà .
Quindi, la NHL è rimasta ferma sulla sua richiesta di applicare quello che di fatto è un tetto salariale. Inoltre, la riduzione del primo stipendio per i rookies da 1,3 milioni a 850.000 dollari all'anno ( altra proposta del sindacato dei giocatori) per la NHL non porta nessun beneficio, poiché in seguito il salario potrebbe aumentare in misura esponenziale. Infine, per quanto concerne la cosiddetta “luxury tax” la NHL e i proprietari delle squadre, hanno sottolineato che tale imposta non elimina il lusso stesso.
Infatti, le compagini finanziariamente più forti continuerebbero a spendere molto e quelle più deboli non riuscirebbero a risolvere i loro problemi economici.
Come controproposta, e questo la dice lunga sull' intenzione di dialogare, la NHL non ha fatto altro che ripresentare il solito “salary cap”, o meglio una divagazione sul tema, forse ancora più macchinosa: un massimo delle spese per i salari dei giocatori in base alle entrate delle squadre; più precisamente: ogni squadra potrà spendere per i salari e i conseguenti bonus fino al 54% delle entrate, se una squadra spenderà meno del 54%, le squadre rivedranno i contratti in modo da raggiungere comunque quel tetto percentuale.
I rappresentanti della NHLPA, si sono consultati fra loro per 2 ore e mezzo, dopo di che, coerentemente alle posizioni assunte dall'inizio della vicenda, hanno rifiutato la proposta ed annunciato il ritiro dalle trattative.
Fine della storia" e quel che è peggio, non è stata fissata nessuna data per un nuovo incontro