L'esultanza di Olli Jokinen
Si era detto che forse il grande assente di questa manifestazione era proprio Doug Weight. Il centro di St. Louis infatti era ancora a digiuno non solo di goals, ma anche di punti. E altresì si era detto, e Wilson se n'era accorto che un certo Scott Gomez si stava dando da fare.
Ed è stato proprio lui, il messicano, a servire un assist perfetto e portare in gol, nel secondo periodo, Doug Weight. Quella tra Finlandia e Stati Uniti è stata una partita ardua, di attrito, di trincea. Due squadra arroccate in difesa, checking line contro scoring line, pronti a caricare e soprattutto a finire ogni carica.
Niente spazio per le giocate delle grandi stelle ma nessuno spazio neanche per passare il disco. Da una parte una difesa di esperienza e fisico come quella degli statunitensi dall'altra una difesa, quella finlandese, che sa usare anche le ali e i centri per chiudere ogni spazio. E nelle mischie infinite ecco i portieri poco impegnati ed alcuni difensori a spiccare su tutti, Brian Rafalski, sempre pronto su ogni disco, e Teppo Numinnen che, nel secondo tempo, forse salva la partita lanciandosi in una scivolata calcistica, sul dito sparato a colpo sicuro da un attaccante a stelle e strisce.
Fatto sta che, alla fine del primo periodo, i tiri sono 4 a 3 per i finlandesi. Insomma la porta è un miraggio per i due team. Nel secondo gli Stati Uniti salgono e mettono a segno 7 tiri contro i 3 finlandesi. Ma assieme ai tiri arriva anche il goal in Power Play di Doug Weight.
Il secondo tempo si conclude così, con gli americani che continuano a giocare conservativi, forse troppo, aggrediscono ma non riescono a fare male, anche perché la difesa finlandese si batte coi denti. Ma si sa, l'Hockey ghiaccio è fatto anche di casi fortuiti. Ed è grazie ad un piccolo colpo di fortuna che la Finlandia, già cresciuta nel terzo periodo, trova la rete di Jokinen, due rimbalzi, il disco resta lì e l'attaccante dei Florida Panthers deve solo spingerlo dentro.
La Finlandia allora cavalca l'onda della partita, gode della sua inerzia e attacca, gli americani non riescono a rendersi veramente pericolosi, sbagliano l'uscita dal terzo, il disco è recuperato dai finnici e Sako Koivu, con un rapidissimo e bellissimo gioco di stecca, lo mette dentro anticipando la pinza di Robert Esche. Gli ultimi minuti sono segnati dall'assalto americano e Aki-Petteri Berg commette un erroraccio, carica alzando il gomito proprio davanti all'arbitro.
Due minuti di penalità ed Esche lascia il campo per un super power play. 6 contro 4. E' l'assalto, gli americani iniziano a giocare come avrebbero dovuto fare già dal gol del pareggio ma i finnici resistono e Kiprusoff c'è. Il tempo è inesorabile e il cronometro stoppa la partita. Il resto è storia.
“Abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere. Abbiamo giocato duramente stanotte, così come hanno fatto loro, e abbiamo perso per un paio di rimbalzi. E' deludente.”
Sono le parole di Bill Guerin a fine partita. Parole che simboleggiano comunque l'umore degli Stati Uniti così come di qualsiasi altro team che verrebbe eliminato in semifinale.
Spesso, in partite così serrate, sono gli episodi a darti la vittoria. I finlandesi sono riusciti a cogliere quel attimo giusto, quel rimbalzo sporco che ti porta all'olimpo della finale. Storico risultato per i Leoni Rampanti. Una partita non spettacolare, priva di azioni straordinarie, ma una partita da gladiatori, da circo massimo, senza nessuna riserva.
Forse il finale migliore ce l'avrebbe potuto regalare solo l'Over Time.