NHL: Si gioca? Sì,no,forse

Bill Daly, vicepresidente NHL

Il 15 settembre prossimo scadrà  il contratto collettivo di lavoro (Collective Bargaining Agreement – CBA, in vigore dal 1995, tra la National Hockey League e l'Associazione dei giocatori (NHLPA). Se entro questa data non verrà  trovato un accordo per il rinnovo, scatterà  il cosiddetto "lock out", non uno sciopero ma una serrata dei padroni delle squadre che bloccano le partite, ed il campionato,il cui inizio è previsto per il 13 ottobre,non partirà .

Cerchiamo di capire meglio quale è il problema

Cosa vogliono i proprietari

E' presto detto: risparmiare.
A Febbraio Arthur Levitt, ex Direttore della Commissione di Controllo della Borsa, ha pubblicato uno studio sulle finanze delle squadre NHL per la stagione 2002-2003 dal quale emerge una situazione finanziaria tutt'altro che rosea, che si può riassumere citando qualcuno dei dati contenuti nel rapporto:

La stagione 2002 – 03 ha visto entrare nelle casse dei club 1.996 miliardi di dollari, il 75% dei quali è servito a pagare gli stipendi dei giocatori, che hanno raggiunto la cifra di 1.494 miliardi. Una percentuale, per fare un paragone, molto più alta di quella della NFL o della ricchissima NBA.

Il totale degli stipendi, sommato agli altri costi operativi, ha prodotto un costo totale superiore del 14% alle entrate. Che tradotto significa una perdita operativa di 273 milioni di dollari!

Al termine del campionato 2002-2003 solo undici club su 30 hanno chiuso l'esercizio in attivo, con un guadagno medio di $ 6,4 milioni. Gli altri 19 hanno concluso la stagione in passivo, con una perdita media di 18 milioni di dollari.

Infine, confrontando alcuni dati 2002-2003 con quelli del 1994, anno dell'ultimo lock-out, si scopre che:
– Il salario medio di un giocatore della NHL è passato da 560.000 dollari a 1.790.000
– Dieci anni fa la perdita media di un club si situava a 1,54 milioni l'anno.Oggi arriva a 9,09 milioni.
– Le entrate sono aumentate del 173%, mentre gli stipendi dei giocatori sono cresciuti del 261%!

Questo rapporto è stato trasmesso alla NHL ed alla NHLPA,che lo ha liquidato in poche righe di commento:

"E' stato pagato dalla NHL e a noi non ha mai chiesto nulla".

Il commissario unico della NHL Gary Bettman ha invece deciso di correre ai ripari studiando delle misure di risparmio per tamponare l'emorragia delle casse della Lega. La principale e più controversa: l'introduzione di un "salary cap", un tetto salariale che le società  non potranno oltrepassare.
Oltre a questo, un altro punto vede il muro contro muro tra le parti: la questione degli arbitrati salariali (Salary Arbitration, una sorta di vertenza su quale sia lo stipendio da corrispondere al giocatore in caso di disaccordo tra le parti regolata da un collegio arbitrale. Queste vertenze si risolvono quasi sempre a favore dei giocatori per cui l' NHL vorrebbe proporre degli aggiustamenti che ovviamente i giocatori rifiutano.

Cosa vogliono i giocatori

Anche in questo caso bastano poche parole:non vedersi tagliati gli stipendi.
Ai giocatori l'accordo attuale piace (e se si leggono gli stipendi medi si capisce il perché), e le argomentazioni della NHL (risparmio dei costi) non vengono giudicate credibili. L'argomentazione principale portata dalla NHLPA è che i salari alti non sono colpa dei giocatori ma delle squadre che accettano di pagarli. E' la regola del libero mercato - dicono i giocatori - un principio intoccabile. Anche la proposta, avanzata in sede di trattative dall'NHL di una "luxury tax", una tassa da pagare per quelle squadre che eccedono il tetto salariale e che verrebbe distribuita alle squadre più "povere", non è stata accolta.

I giocatori hanno anche delle richieste:

 L'abbassamento dell'attuale limite di età  (31 anni) per diventare free agent, in pratica proprietario del proprio cartellino, un argomento sul quale la Lega si è detta disposta a trattare
 La riduzione di almeno 10 partite di una stagione considerata troppo lunga (82 partite) e ad alto rischio di infortunio. Anche su questo punto c'è una base di accordo reciproco.

Cosa è successo fino ad ora

In pratica nulla, nel senso che i vari incontri tra le parti si sono sempre conclusi con un nulla di fatto e dichiarazioni di reciproca sfiducia che non promettono niente di buono.
Ecco un sunto delle dichiarazioni di Bill Daly, vicepresidente della NHL, dopo l'ultimo round di incontri, il 24 e 25 agosto scorsi:

"Siamo molto frustrati e preoccupati. E' chiaro che la NHLPA non ha interesse a negoziare o trovare un accordo per salvare l'inizio della stagione. L'ultima e unica proposta che ci hanno fatto risale al giugno 2003, 15 mesi fa, ed era unicamente di mantenimento dello status quo. Hanno passato l'ultimo anno facendo tutto il possibile per non incontrarci. Il 21 Giugno abbiamo presentato 6 differenti proposte per ridisegnare il sistema economico, alcune delle quali permettevano ai giocatori di continuare a guadagnare salari molto alti, $1.3 di media, ma la NHLPA ci ha messo solo 6 ore per esaminarle e rifiutarle tutte, dicendo che in ognuna era contenuto il concetto di "cap". Il fatto che solo una delle sei proposte contenesse un "salary cap" fa capire quale è il vero proposito dell'NHLPA: mantenere lo status quo.
Sicuramente ora faranno una proposta il 14 o 15 settembre, presentandola come un magnanimo ultimo tentativo di salvare la stagione, ma questo è inaccettabile e loro lo sanno"

Da parte sua la NHLPA sembra voler mantenere un basso profilo in tutta la vicenda; sul sito ufficiale non c'è quasi nulla sull'argomento (mentre la NHL inonda di dichiarazione i maggiori siti USA di sport) e il commento di Ted Saskin, NHLPA senior director, rilasciato a SportsBusiness Journal dopo l'ultimo incontro, è un laconico:

"Noi vogliamo il dialogo, ma purtroppo la NHL non cambia posizione, voglino parlare solo del "salary cap" e questa non è certo una buona base per fare progressi."

Il presidente della NHLPA, Trevor Linden ha la sua personale lettura del problema:

"Ho notato che molti di noi sono stupiti di quanto abbiamo già  concesso e già  proposto ai proprietari. Nel 1994

- spiega il centro dei Canucks -

ho fatto l'errore di stare tutto il tempo al telefono per trovare soluzioni. Oggi invece, so che i giocatori continueranno tranquillamente la loro vita, giocheranno in Europa o nella WHA e si occuperanno a tempo pieno o quasi delle loro famiglie. A differenza di allora, i giocatori sono più formati e più informati e si organizzano rapidamente per il futuro"

Cosa accadrà ?

A questo punto della stagione e soprattutto visto che la trattativa sembra in alto mare, tutto porta a pensare che il 13 ottobre le piste rimarranno vuote. Negli ultimi giorni si sono rincorse diverse voci, alcune decisamente poco credibili, l'acquisto della neo-rinata WHA (World Hockey Association) da parte dell'NHL per fondare una nuova lega, altre più realistiche, come quella sempre più insistente di una ripresa in gennaio. Mezze frasi dette dai giocatori europei in vacanza a casa e la disdetta dell'affitto del Fleet Center da parte dei Boston Bruins fino al 31 dicembre sembrano confermare questa tesi, che sarebbe poi la stessa soluzione adottata nel 1994, all'epoca dell'ultimo sciopero. Allora infatti l'accordo fu trovato proprio alla fine del 1994 e il campionato riprese a metà  gennaio del 1995, consumando solo 48 turni.Chi ci perderà  in questo caso saranno soprattutto le squadre (in gran parte russe)che hanno fatto firmare lucrosi contratti alle superstar per farle giocare in Europa, che si troveranno dei costosissimi campioni solo per un paio di mesi (eclatante il caso della Dinamo Mosca, che potrebbe vedersi privata di un terzo del roster).

Si potrebbe dire che dieci anni sono trascorsi per nulla, e che in tutto questo trambusto la fine è nota.

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