Bobby Hull, in un epoca in cui il caschetto non era obbligatorio!
Se nella Hall of Fame potesse trovare un posto, oltre a quello occupato con merito da giocatori leggendari, anche un bel gesto, sicuramente Brett Hull comparirebbe di già nell'elenco degli sportivi da ricordare.
Hull, passato di recente dai Detroit Red Wings ai Phoenix Coyotes con un contratto biennale per un totale di 2.25 milioni di dollari annui, ha deciso infatti di onorare il padre, l'immortale Bobby Hull, "The Golden Jet", dato che vestirà la maglia numero 9 che gli era appartenuta, lasciando così ad altri sia il 16 che aveva indossato a St. Louis che il 22 di Dallas e il 17 di Detroit.
Anche Dallas aveva cercato con insistenza l'ala canadese, facendo leva più che altro sul fatto che "Hullie" aveva già giocato e vinto una Stanley Cup con Mike Modano e soci e che tuttora ama trascorrere le vacanze in Texas con i familiari.
Tuttavia, un contratto di un solo anno e di 2 milioni di dollari a stagione non ha convinto The Golden Brett, il cui nickname, come pare evidente, è stato forgiato a modello di quello del padre, giocatore sensazionale che rimane ad oggi uno degli sportivi che ha maggiormente inciso sulla propria epoca e si è proposto come innovatore di alcuni modelli di gioco.
Bobby Hull, infatti, dominò la Lega per sedici lunghi anni e divenne il miglior giocatore di hockey degli anni '60 assieme a Gordie Howe.
Bobby entrò nell'hockey professionistico nel 1957 all'età di 18 anni con la maglia dei Chicago Blackhawks, dopo che il team dell'Illinois aveva mancato la qualificazione alla post-season in 11 delle 12 stagioni precedenti.
The Golden Jet, soprannome dovuto alla sua grande rapidità sul ghiaccio, mise in mostra ben presto le sue enormi qualità : velocità , gambe molto potenti, uno slapshot che sovente raggiungeva velocità attorno ai 120 miglia orari e un fisico poderoso che gli permetteva di giocare duro ogni qual volta ve ne fosse la necessità .
Il 1959 fu per lui l'anno dell'esplosione con 39 reti e 81 punti totali, che gli valsero la nomina nel primo All Star Team a soli 21 anni.
Ancora più importante fu la sua capacità di risollevare le sorti di un team allo sbando, aiutato in questo dal compagno di reparto Stan Mikita.
Fu proprio assieme a Mikita che Hull sperimentò per la prima volta il bastone ricurvo, che dava al tiro maggiore velocità e una traiettoria imprevedibile, l'ultima cosa di cui avevano bisogno i portieri avversari che già erano in difficoltà nel respingere le autentiche bombe scagliate da Bobby.
Nel 1961 arrivò la consacrazione per The Golden Jet con la sua prima, ma purtroppo unica Stanley Cup, conquistata con la vittoria dei Chicago Blackhawks a spese di Detroit, dopo che i Montreal Canadiens avevano monopolizzato la Lega vincendo cinque titoli nelle cinque stagioni precedenti.
Se le vittorie di squadre si interruppero qui per Bobby, non si fermarono invece i record personali.
Hull, infatti, divenne nel 1962 il terzo giocatore nella storia della Nhl a siglare almeno 50 reti in una singola stagione, bottino che, al contrario di oggi, era una vera e propria rarità per l'hockey a quei tempi (il numero di partite annue era inferiore a 82 prima degli anni '70) e che prima di Hull era stato raggiunto solamente da Rocket Richard nel 1944-45 e da Boom Boom Geoffrion nel 1960-61.
Hull scrisse il suo nome nel libro dei record per altre tre stagioni, dato che fu di nuovo lui a raggiungere quota 50 nel 1966, anno in cui venne nominato per la seconda stagione di fila Mvp della Lega, nel 1967 e nel 1969. Anche nel 72, in conseguenza dell'espansione e dell'aumento del numero di partite, Hull realizzò 50 segnature.
The Golden Jet guidò la Lega sette volte nei gol e tre volte nei punti e sforò quota 100 punti nel 1968-69, esattamente 18 giorni dopo che Phil Esposito divenne il primo giocatore nella storia della Nhl a raggiungere tale traguardo.
Hull chiuse la stagione con 107 punti, divisi in 58 reti e 49 assist, suo record personale da giocatore nella Nhl.
Dopo 15 stagioni in maglia Hawks, Hull scioccò l'intero mondo dell'hockey quando nel giugno del 1972 decise di trasferirsi ai Winnipeg Jets, che partecipavano ad una Lega minore, la World Hockey Association (WHA), che con il suo arrivo guadagnò istantaneamente maggiore credibilità .
Quando Winnipeg gli fece un'offerta iniziale costituita da un contratto pluriennale diviso in 250.000 dollari a stagione per giocare, 100.000 dollari per allenare, più 1 milione di dollari di signing bonus, cifre che valevano il primo contratto milionario nella storia dell'hockey, Hull non la prese seriamente: "Pensavo fosse uno scherzo" disse "però lo volevo portare avanti, giusto per mettere un po' di paura a Chicago. Poi il mio agente mi disse: 'Bobby, questi fanno sul serio.' “
Il managment di Chicago credeva fermamente che la sua stella stesse bluffando, ma non fu così, dato che Hull in estate firmò per i Jets un contratto di 10 anni da 2.75 milioni di dollari: "Se vi dicessi che il contratto oneroso non c'entra nulla con la mia firma" dichiarò Hull "vi direi una bugia. Ho fatto una scelta per il futuro della mia famiglia. In più ci sono delle cose che mi hanno disilluso nella Nhl, tra le quali l'atteggiamento degli Hawks nel tentativo di rifirmarmi. Non pensavano che avrei mai potuto considerare l'idea di passare nella WHA."
La caratura di Hull ovviamente era fin troppo elevata per una Lega come la WHA e The Golden Jet portò Winnipeg a vincere tre titoli in quattro anni con disarmante facilità .
Inoltre, nella WHA:
Realizzò 303 goal, 335 assist, 639 punti totali in 411 partite di regular season
Fu eletto nel First All-Star Team tre volte (1973, 1974, 1975)
Fu eletto nel Second All-Star Team due volte (1976, 1978)
Vinse il Gary Davidson Trophy come Most Valuable Player due volte (1973, 1975)
Hull, dopo aver disputato le Summit Series nel 1974 e la Canada Cup nel 1976, fece il suo ritorno nella Lega quando nel 1979 I Winnipeg Jets entrarono a far parte della Nhl, ma egli, ormai vecchio e bloccato dagli acciacchi, giocò poche partite.
Bobby chiuse la sua straordinaria carriera nel 1980 con la maglia degli Hartford Whalers, dove ebbe la soddisfazione di giocare, anche se solo 9 partite, con uno dei più grandi giocatori di sempre, Gordie Howe, Mr. Hockey.
Con Bobby Hull se ne andò uno dei più grandi scorer che la storia dell'hockey possa vantare, un giocatore che sapeva mescolare perfettamente potenza atletica, doti di leader, abilità di tiro, prontezza sotto porta e checking (epocale un fighting contro John Ferguson), caratteristiche che in parte sono state ereditate anche dal figlio Brett.
The Golden Jet dal 1983 occupa il posto che gli spetta nella Hall of Fame. Chissà che un giorno anche Brett riesca ad eguagliare e, perché no, a superare il maestro, affiancandolo non solo con un bel gesto, ma anche con i numeri, che al momento sono dalla sua.
Brett Hull, infatti, a 40 anni suonati, non vuole smettere ed è il terzo giocatore nella storia della Nhl nei gol fatti, ben 741, alle spalle di mostri sacri come Wayne Gretzky e Gordie Howe, rispettivamente fermi a quota 894 e 801.
Buona fortuna Brett.