Qui in azione, il grande Rod Langway.
Bryan Murray sembrava il tecnico giusto per raggiungere gli agognati playoff. Nella stagione 81-82 aveva sostituito il giovanissimo Gary Green (solo 26 anni per lui che ancora detiene il primato di coach più giovane della NHL). Prese la squadra con un record desolante e cioè solo 1-13-0 e riuscì in qualche modo a farle giocare buon hockey, concludendo con 25 vittorie e 28 sconfitte.
Nonostante ciò la franchigia accusava segni di debolezza dentro e fuori dal ghiaccio. Nell’estate dell’82 Abe Pollin annunciò la campagna “Save The Caps”, cercando di vendere il maggior numero di biglietti per la stagione successiva e facendo leva sugli abitanti di Washington che rischiavano seriamente di perdere la propria squadra. Nello stesso tempo Pollin cercò nuovi investitori per il team, uno dei quali fu Dick Patrick che diventò vice presidente esecutivo dei Capitals (Patrick è tutt’ora il presidente e proprietario dei Caps con Ted Leonsis): come prima cosa scelse un buon General Manager che individuò nella persona di David Poile.
Poile, a quell’epoca il GM più giovane della lega, non ci mise molto a mettere il suo marchio sulla squadra. Dopo solo dieci giorni dal suo incarico fece una delle operazioni finanziare più importanti della storia del club: mandò Green e Walter a Montreal in cambio dei difensori Rod Langway e Brian Engblom nonché gli attaccanti Doug Jarvis e Craig Laughlin (ora commentatore televisivo durante le partite dei Caps).
L’innesto di questi quattro giocatori nonché l’acquisizione di un diciottenne terribile, all’anagrafe Scott Stevens, prima scelta del 1982 per i Caps e quinta in generale, trasformò Washington in una delle squadre più temibili della lega. La squadra concedette 55 gol in meno rispetto la stagione precedente (in porta Al Jensen e Pat Riggin) e Langway vinse il Norris Trophy.
Ancora più significante fu il fatto che il team concluse con un record positivo (39-25-16) e raggiunse i playoff per la prima volta nella storia. I New York Islanders eliminarono i Caps in 4 gare (3-1 nel computo delle partite) nel primo turno di post season, ma finalmente anche i Capitals avevano fatto l’esperienza playoff. Fu l’inizio di una lunga e dolce era per l’hockey di Washington, che per 14 anni consecutivi raggiunse i playoff ma che sistematicamente veniva eliminata nei primi round.
Nella stagione 1983-84 i Capitals superarono quota 100 punti per la prima volta nella loro breve storia, mentre Langway vinse il secondo Norris Trophy consecutivo. Durante i playoff, in quell’anno, la squadra vinse anche la prima serie di sempre battendo i Flyers in sole tre partite. Anche durante la stagione 84-85 si superarono i 100 punti (101 per la precisione) e ci furono ben due giocatori con 50 o più gol: Carpenter ne fece 53 e Gartner 50, la prima e unica volta nella storia di Washington.
Nella stagione successiva i Capitals raggiunsero picchi di gioia e frustrazione. Durante la Regular Season stabilirono il record di punti totalizzandone ben 107, terzi in tutta la lega e secondi nella Prince Of Wales Conference, nonché con la seconda miglior difesa dell’intera NHL (265 gol subiti). Ma durante i playoff dopo il buonissimo primo round in cui eliminarono gli Islanders in sole 3 partite dovettero subire l’eliminazione in gara 6 da parte dei discretissimi Rangers, una squadra che aveva finito le 80 partite sotto il %500 di vittorie e con ben 29 punti di distacco dai Caps.
I playoff dell’anno successivo furono ancora più deludenti. I Caps incontrarono per la quinta volta su cinque i New York Islanders, al primo round: i precedenti dicevano 3 vittorie Isles, solo 1 Caps. Dopo le prime due gare in cui la serie si mise sull’1-1, il coach Brian Murray decise di far sedere in panca Pete Peeters per mettere a guardia della gabbia il goalie Bob Mason. Gara 3 per lui fu un trionfo: registrò uno shutout e i Caps si portarono in vantaggio e allungarono grazie a un buonissimo 4-1, sempre con Mason in porta.
Al Capital Centre, in vantaggio di 3 gare a 1, il coach decise di ridare gloria a Peeters che però non fu all’altezza e fu così che i Caps persero 4-2; stessa sorte a Long Island con Mason tra i pali: 5-4 per i padroni di casa e la gara decisiva si sarebbe giocata alla vigilia di Pasqua, a Washington. Le due squadre conclusero i primi tre periodi sul punteggio di parità , 2-2 e fu così che si concluse anche il primo overtime e il secondo e il terzo. Nelle prime ore della Pasqua 1987, al minuto 8:47 del quarto overtime Pat LaFontaine infilò Mason e sgretolò i sogni di gloria dei Caps e di tutti i suoi tifosi: i Fishermen avevano vinto la loro quarta serie di playoff su cinque contro i poveri Capitals.
L’anno dopo andò un pochetto meglio. Era la stagione 1987-88 quando al primo turno dei playoff l’avversario di Washington era Philadelphia. La squadra della Pennsylvania guidava la serie 3-1 ma i Caps furono abili a recuperare portandosi su un ottimo 3-3. La gara 7 non iniziò nel migliore dei modi e fu così che all’inizio del terzo periodo i Flyers conducevano 4-2: indomiti Gartner e compagni riuscirono a pareggiare e durante l’overtime Dale Hunter batté il goalie dei Flyers Ron Hextall dopo un contropiede (in porta per i Caps c’era Peeters che dunque non era proprio una schiappa). Al turno successivo i Devils eliminarono Washington dopo 7 partite.
Stranamente durante la primavera del 1990 l’era di David Poile sulla poltrona di GM della squadra vide la miglior post-season dei Caps. Stranamente perché quella era una squadra mediocre (36-38-6 durante la stagione) e il 15 gennaio del ’90 c’era anche stato il cambio di guardia sulla panchina: al posto di Bryan Murray suo fratello Terry.
Eroe dei playoff fu John Druce che in qualche modo trascinò i Caps fino alla finale della Wales Conference. Fu un eroe strano e a dimostrarlo bastava notare i numeri: durante la Regular Season aveva siglato appena 8 gol e 3 assist in 45 partite, mentre ai playoff andò in rete per 14 volte e fece 3 assist in appena 15 match. Realizzò due game-winning goal per ognuna delle prime due serie di playoff (2 contro i Devils e 2 contro i Rangers tra cui quello decisivo in gara 5, all’overtime). Al terzo round si fermò la corsa dei Caps schiacciati dai Bruins che vinsero la serie 4-0 (realizzando 15 gol contro 6 di Washington).
Erano ufficialmente finiti gli anni ’80. Ci sarebbero stati nuovi miti da adulare e i vecchi da salutare: piano piano andarono via Mike Gartner, Larry Murphy, Bobby Gould, Dave Christian, Scott Stevens e Bengt Gustafsson.
Continua…