La storia dei Capitals (1)

Dennis Maruk, uno dei giocatori simbolo dei primi anni difficili dei Capitals…

Quella che segue è la storia dei Washington Capitals, franchigia di hockey sul ghiaccio che quest'anno sta festeggiando il trentesimo anno in lega. E' per questo che si vuol rendere omaggio, in tre puntate, a questa importante squadra che in trent'anni ha saputo far emozionare la gente di Washington e non solo. Le notizie sono state raccolte usando una utilissima e unica fonte: la Media Guide ufficiale 2003-2004 dei Washington Capitals, in vendita presso l'MCI Center (arena dei Caps) e in tutti i punti vendita autorizzati. Buona lettura.

La storia dei Washington Capitals incomincia due anni prima che la franchigia giocasse la prima partita in NHL. Abe Pollin, proprietario della squadra di NBA dei Baltimore Bullets, fece una scommessa: portare una squadra di hockey a Washington. Era il Marzo del 1972 e per la stagione 74/75 la NHL doveva avere due nuove squadre, raggiungendo così quota 16 teams. E così Pollin mandò un suo delegato agli uffici della lega con un assegno di 25 mila dollari proprio nel giorno in cui scadeva il termine per le iscrizioni.

L'allibratore di Las Vegas Jimmy il Greco aveva quotato 600 a 1 la possibilità  di formare una squadra a Washington ma Pollin non si scoraggiò. Girò l'America coast to coast varie volte per incontrare tutti i dirigenti della NHL e parlare dei suoi Capitals.

Nel maggio 1972, la Commissione Finanziaria della NHL rivide la richiesta di Pollin e fece le proprie raccomandazioni. Nonostante ciò si decise di prendere ancora del tempo per agire con l'assoluta prudenza prima di procedere. Pollin e i suoi soci lasciarono Montreal e aspettarono ansiosi a Washington il responso della Commissione.

Alla fine Washington ce la fece insieme a Kansas City. Le due città  batterono Cincinnati, Cleveland, Dallas, Indianapolis, Phoenix e San Diego e furono così ammesse di diritto nella lega.

Anche l'arena che aveva in mente tempo addietro Abe Pollin fu costruita. Il Capital Centre fu costruito in 15 mesi e fecero molto parlare lo schermo per i replay che vi ci fu inserito (il primo di sempre) e altre moderne innovazioni. Sfortunatamente ci volle molto di più per costruire una squadra di qualità  per il ghiaccio del Cap Centre.

Quando i Capitals iniziarono a costruire la propria squadra col draft non furono proprio fortunati. Washington e Kansas City erano la quinta e la sesta squadra aggiuntasi alla lega in soli cinque anni e la NHL all'epoca competeva con la World Hockey Association per l'acquisizione dei talenti emergenti. Aggiungendo che l'exploit dei giocatori europei che volavano fino oltreoceano per offrire i propri servigi doveva ancora arrivare, si può ben capire come mai i due nuovi team si ritrovarono con squadre di basso livello tecnico, impregnate di prospetti neanche tanto interessanti e veterani che un tempo avevano avuto una carriera discreta.

I numeri della stagione 74-75, la prima dei Caps, furono la triste conferma che c'era ancora tanto da lavorare. Washington vinse solo 8 delle 80 gare disputate, la prima delle quali, storica, avvenne alla quarta gara dopo un inizio con tre sconfitte di fila: a farne le spese i Rangers che capitolarono al Capital Centre per 4-3. Quell'anno i Caps cambiarono tre allenatori, tra cui Milt Schmidt (che ora ste nalla Hall of Fame), il primo storico general manager della squadra. Alla fine il record fu di 8-67-5.

Ad aggiungere imbarazzo al team ci pensò la questione dei pantaloncini. Di norma questi sarebbero dovuti essere bianchi quando i Caps giocavano in trasferta ma la sudorazione, durante la prima partita lontani da Washington, fece sì che si colorassero in modo strano. I Capitals chiesero di poter sostituire quei pantaloncini e commissari della lega glielo permisero: un fatto raro visto che fu una decisione presa a stagione in corso.

La cosa più significate del primo anno in NHL fu sicuramente la prima vittoria in trasfera, l'unica: avvenne nella terzultima trasferta il 28 marzo 1975 dopo averne perse 37 di fila. A farne le spese i Golden Seals della California che persero 5-3 dopo che nel terzo periodo erano in vantaggio per 3-2. Una doppietta di Nelson Pyatt fu utilissima per ribaltare il risultato e ritornare ad Est con i due punti.

Le successive stagioni furono via via migliori. Sicuramente di grande aiuto furono le prime scelte che i Caps avevano a disposizione nei draft: fu così che arrivarono nella capitale Rick Green (1976), Robert Picard (1977), Ryan Walter (1978), Mike Gartner (1979), Darren Veitch (1980) e Bobby Carpenter (1981). Questi giocatori aiutarono il team a migliorare anche se Washington non riusciva a scrollarsi di dosso l'imbarazzo delle prime stagioni. Uomini di hockey esperti quali i coach Schmidt, McVie, Belisle e Crozier e general manager del calibrio di Max McNab non riuscirono a far fare ai Caps il salto di qualità  e fu così che per le prime otto stagioni fu fallito l'obbiettivo playoff.

Durante quei deludenti anni non servirono a molto le giocate offensive di Guy Charron, tantomeno la tenacia del difensore Yvon Labre. Il centro Dennis Maruk, nella stagione 81-82, registrò addirittura il record che tutt'ora resiste per quanto riguarda i punti in una sola stagione: ben 136 distribuiti in 60 gol e 76 assist. Non servirono ad evitare un record di 26-41-13 per 65 punti totali; come ovvio neanche in quella stagione i Caps arrivarono ai playoff.

Continua…

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