Ottawa – NY Islanders: Preview

Il capitano dei Senators, Daniel Alfredsson

Il classico testacoda dei playoffs vede affrontarsi ad Est, in un confronto finora inedito, i detentori del miglior record della lega, gli Ottawa Senators ed i New York Islanders, l'ultima squadra a qualificarsi per la post season dopo un testa a testa con i cugini dei Rangers.

Nelle 4 gare giocate in stagione regolare il bilancio è 2-1-1 a vantaggio dei canadesi, in una serie di partite caratterizzate dall'alto numero di reti segnate, ben 6.25 di media in ogni incontro (Nov. 12: Senators at Islanders 5-3; Nov.27: at Islanders 2, Senators 2 OT; Nov. 30: at Senators 4, Islanders 2; Mar. 15: Islanders 5 at Senators 2).

OTTAWA SENATORS (record 52-21-8-1, 113 punti) – Gli Ottawa Senators hanno riportato il Presidents' Trophy in Canada dove mancava dal 1989 (i Calgary Flames l'ultima squadra ad aggiudicarselo) e segnato il massimo di franchigia per punti e vittorie, conducendo una delle stagioni più spettacolari e sorprendenti degli ultimi anni tra gravissimi problemi finanziari (si è arrivati a dichiarare il fallimento) e prestazioni esaltanti sul campo.

Recentemente il giornale “The Globe and Mail” ha pubblicato, citando dati di documenti archiviati in tribunale, come i Senators abbiano perso ben 24 milioni di dollari fra luglio 2002 e febbraio 2003 (4.1 in quest'ultimo mese); la situazione è comunque in fase di miglioramento ed ora, più che i “soli” 100.000 dollari incassati dal team come premio per la vittoria della stagione regolare, sono proprio questi playoffs che potrebbero dare buone notizie ai canadesi. Il fattore campo infatti, oltre alla possibilità  di giocare tutta la post season in casa, porterà  benefici anche sotto l'aspetto economico con grandi incassi.

Sempre a proposito di soldi, negli ultimi giorni è sorta una controversia con Alexei Yashin per alcuni emolumenti non pagati relativi agli anni scorsi; l'ex capitano preme per ricevere i 2.360.000 dollari arretrati, ma ad Ottawa, vista la difficile situazione, temporeggiano ed intendono quantomeno rimandare la questione, affiancati tra l'altro anche dalla stessa NHL che vorrebbe evitare altre diatribe con l'associazione giocatori.

Si spera insomma nella nuova proprietà  dei Senators che, sulla falsariga di quanto successo a Buffalo con l'avvento di Golisano (vedi caso Moginly), risolva la questione escludendo quindi il rischio di arrivare in tribunale.

Ottawa comunque nonostante i problemi finanziari non ha perso l'occasione di rinforzarsi nel mercato di febbraio (ottimo il lavoro del GM John Muckler), aggiungendo al suo roster tre giocatori esperti come Vaclav Varada, Rob Ray (entrambi ali difensive provenienti da Buffalo ed acquisite proprio in prospettiva dei playoff per dare solidità  ad un reparto un po' leggero) e l'attaccante Bryan Smolinski.

All'inizio quest'ultimo ingaggio è stato al centro di discussioni poichè, oltre ad essere costato il prospetto Tim Gleason, sembrava poter incrinare degli equilibri di squadra, con il rischio di penalizzare la produzione offensiva; preoccupazioni poi rivelatesi del tutto vane, visto che l'attacco ha continuato a viaggiare sui soliti (ottimi) standard e Smolinski ha contribuito in maniera positiva (8 punti in 10 gare), tanto che adesso le vere paure sono quelle relative al rischio di perderlo in estate quando l'ex Kings sarà  free agent. Dopo aver sacrificato Gleason, ritrovarsi privi di “Smoke” sarebbe un duro colpo.

In avanti nel ruolo di ala destra Ottawa schiera un duo sensazionale formato dal cannoniere Marian Hossa (45 goals ed 80 punti) e dallo svedese Daniel Alfredsson.

Lo slovacco è ormai entrato nell'elite della lega essendo un attaccante dotato di velocità  incontenibile, movimenti e finte ubriacanti ed un tiro scoccabile da qualsiasi posizione; essendo un giocatore con poca esperienza si può essere un po' scettici sulle possibilità  che possa esportare nei playoffs la continuità  di rendimento avuta in regular season, però i dubbi sulla sua consistenza sembrano davvero esagerati anche perchè sarà  supportato dal capitano Alfredsson, uomo squadra come pochi, il cosiddetto “playmaker” capace di muovere il gioco sia assistendo i compagni (52 assists), sia presentandosi in zona realizzativa.

Elemento in grado di rendersi utile anche in fase di copertura, “Alfie” ha un po' il ruolo dell' “elettricista” che deve far giocare assieme i compagni, è la figura su cui ancorare tutto il talento della squadra affinchè non si disperda come negli anni passati.

A sinistra c'è invece il giovane Martin Havlat, anche lui attaccante inarrestabile grazie ad atletismo e velocità , che però potrebbe pagare il fisico esile; in suo soccorso ecco venire Magnus Arvedson ed il già  citato Varada, lavoratori infaticabili che si troveranno a colmare le lacune del ceco, vedendo quindi il loro utilizzo in funzione soprattutto delle necessità  della squadra.

Nel ruolo di centro, oltre a Smolinski, ci sono il discusso Radek Bonk, ottimo difensivamente e migliorato in attacco, e Todd White (60 punti), elemento poco fisico ma dotato di buon controllo del puck e velocità .

L'attacco (3.2 reti a partita e 21.2% in powerplay) è eccellente, ma anche la difesa (2.8 goals subiti a gara e 84.9% in penalty killing) offre numerose garanzie, con un goalie come Patrick Lalime (91.1% di salvataggio e 8 shutouts), atletico, gran senso della posizione e con ottimi riflessi ed una coppia di difensori, Zdeno Chara e Wade Redden, che si completa benissimo.

Il primo è un difensore solido che non teme confronti dal punto di vista fisico, anche se la stazza lo penalizza contro avversari più rapidi, e quest'anno grazie ai miglioramenti compiuti in attacco ha partecipato all'All Star Game; il secondo è un giocatore più predisposto alla fase offensiva (vedi abilità  nel tiro e nel passaggio), che in marcatura dovrebbe essere però più fisico e consistente.

Dietro di loro ci sono Chris Phillips, eccellente pattinatore e tiratore, alle prese con qualche infortunio di troppo e solo discreto difensivamente, il compassato e diligente Curtis Leschyshyn ed il talentuoso quanto inesperto Karel Ruchanek.

NEW YORK ISLANDERS (record 35-34-11-2, 83 punti) – I New York Islanders si sono qualificati solo all'ultimo e forse un ringraziamento, soprattutto per le ultime prestazioni offerte, va fatto ai Rangers che hanno buttato al vento numerose partite.

Non certo esplosivo ed incontenibile, l'attacco degli Islanders produce infatti meno (224 goals e 15.1% in powerplay) di quanto la difesa subisca (231 e 83.4% in penalty killing) e vive nella confusione (ben 6 giocatori nel ruolo di centro), tra sorprese positive (Jason Blake) e negative (lo strapagato Alexei Yashin) che, vista anche la scarsa incisività  e rapidità  del reparto, hanno lasciato la franchigia della Grande Mela vittima di una serie di alti e bassi, rivelatesi a lungo andare un grosso handicap che ha frustrato le ambizioni della squadra.

Titolare nel ruolo di ala destra agisce Mark Parrish (48 punti), mediocre in copertura e non molto continuo in fase di spinta, è comunque uno scorer naturale che sa rendersi utile puntando su scatto ed opportunismo sotto porta; la sua riserva è Blake (55 punti) che quest'anno, oltre alla solita prontezza ed energia grazie alle quali in passato si è guadagnato un ruolo importante nello special team del penalty killing, ha mostrato delle qualità  offensive fino a ieri all'ombra del suo eccezionale dinamismo.

A sinistra si alternano Oleg Kvasha, discontinuo in zona goal ed incapace di migliorarsi vista anche la poca etica lavorativa, Jason Wiemer, realizzatore inferiore alle aspettative nonostante una buona taglia fisica ed una discreta mobilità  ed il difensivo Shawn Bates, elemento utile in marcatura grazie a velocità  e tenacia, ma insufficiente in attacco.

Il centro titolare è il russo Yashin (appena 65 punti, peggior rendimento di sempre se si escludono le stagioni 94/95 e 95/96 dove saltò molte partite) risvegliatosi, dopo numerose prestazioni sottotono, soltanto nella parte conclusiva della stagione con dei lampi di classe, oramai comunque troppo sporadici rispetto a quanto eravamo abituati a vedere in maglia Senators.

Il marito di Carol Alt non si è dimostrato un leader e le pecche in fase divensiva quest'anno non sono state ripagate dal contributo in quella offensiva (26 goals), dove creatività  e vena realizzativa appaiono in declino.

Il confronto con il passato potrebbe stimolarlo, visto anche il clima che lo attende con i tifosi di Ottawa che sarebbero felici di eliminarlo quasi quanto di battere Toronto, avere un Mark Cuban come nuovo presidente e di vincere la Stanley Cup.

Dietro di lui Mike Peca, la cui assenza si è sentita soprattutto per il ruolo carismatico che ricopre all'interno dello spogliatoio, oltre che per le qualità  di assistman e di difensore, Dave Scatchard, che ha ben fatto le veci del capitano quando era infortunato ed il giovane Justin Papineau, giocatore creativo e con molto talento che però deve crescere ed affinare le sue qualità .

Il pacchetto difensivo, anche in virtù del recente arrivo di Janne Niinimaa, eccelle dal punto di vista tecnico quando agisce in fase di costruzione o in quella realizzativa, ma non è altrettanto valente in marcatura, dove le sfreccianti ali dei Senators potrebbero costituire un problema di difficile risoluzione.

La prima coppia è formata da Roman Hamlrik, abile pattinatore e tiratore ma privo della dovuta intensità  e concentrazione difensiva, doti queste che fanno difetto anche al compagno Adrian Aucoin, in verità  penalizzato anche da piedi lenti, che se dovesse essere giudicato solo dal suo slapshot, dal controllo del puck e dalla leadership, sarebbe sicuramente tra i migliori della lega. Entrambi sono in dubbio per gara 1.

In seconda battuta entrano Kenny Jonsson, sempre alle prese con diversi infortuni che ne hanno limitato fisicità  e apporto in fase difensiva, ma non validità  e visione di gioco e il finlandese Niinimaa il quale, se unisse alla fluidità  dei movimenti offensivi ed al forte e preciso tiro una maggiore durezza negli interventi in copertura, avrebbe un rendimento difensivo ancora migliore, visto il fisico che possiede e non sempre utilizza come dovrebbe.

In porta la cessione di Chris Osgood ha lasciato la gabbia in eredità  a Garth Snow (91.8% ed 1 shutout) e Rick DiPietro (89.4%): il veterano Snow, contrariamente a Lalime, non rappresenta una sicurezza essendo un portiere poco mobile, che tende spesso a concedere goals evitabili (vedi trattenute del disco poco efficaci), mentre DiPietro, è sì uno dei giovani più promettenti nel ruolo considerando i buoni riflessi, l'atletismo e l'ottimo controllo del puck di cui dispone, ma rimane un esordiente a questi livelli e lascia quindi gli Islanders nelle mani di “Snowplow”.

Fino a ieri, quando si parlava di playoffs in casa Senators, era difficile non fare riferimento all'annata 00/01 dove la squadra, pur venendo da una stagione in cui aveva fatto 109 punti ed era la terza testa di serie ad Est, fu eliminata al primo turno dai Toronto Maple Leafs con un netto 4 a 0.
Uno shock che ha fatto subito rima con umiliazione.

I Sens si sono portati dietro il peso di questa batosta anche nella passata stagione dove, per quanto il primo turno dei playoffs li abbia visti superare Philadelphia reagendo alla sconfitta in gara 1 che aveva già  fatto pensare al peggio, la squadra confermò di dover lavorare ancora sulla sua tenuta mentale, visto che nel turno successivo l'ostacolo Maple Leafs si dimostrò ancora troppo grande.

Motivi per non credere completamente nelle reali possibilità  di questi Senators ce ne sono ed infatti c'è chi guarda i numeri e, malgrado la vittoria del Presidents' Trophy, ritorna con la mente a due anni fa e si chiede “quanto” valgano questi 4 punti in più; oppure si mette in evidenza il fatto che questo gruppo sia molto giovane (27.3 l'età  media) ed in definitiva sia più o meno lo stesso del 2000 (Alfredsson, Bonk, Havlat, Hossa, Lalime, Philips, Redden costituiscono sempre il nucleo della squadra).
Non si può però non riconoscere come questa squadra abbia compiuto degli enormi progressi sotto l'aspetto caratteriale, dimostrandosi più sicura e consapevole dei propri mezzi, come conferma la continuità  di rendimento avuta.

L'allenatore Jacques Martin dice che “questa è la formazione migliore nella storia dei Senators”.
Parole forti, con cui però viene messo in rilievo come la squadra quest'anno non si sia mai accontentata ed abbia quasi sentito il dovere di dimostrarsi la più forte, mettendo sempre in campo determinazione, grinta e perchè no, anche cattiveria.
Non essersi “fermati” al titolo di migliori ad Est ed aver conquistato il Presidents' Trophy, è l'emblema di tutto ciò.

Insomma una squadra maturata e, sempre ritornando all'annus horribilis 00/01, anche più pronta dal punto di vista tecnico (Lalime due anni fa era al suo esordio nei playoffs, Arvedson ed Havlat furono evanescenti e la coppia Bonk/Hossa collezionò appena 6 punti).

Per l'ex idolo Yashin (chissà  se lui si porta ancora dietro le scorie della dèbacle di due anni fa, quando fu completamente annullato da Shayne Corson) ci sarà  quindi di che preoccuparsi, a cominciare da chi lo ha rimpiazzato nel cuore dei tifosi canadesi: Zdeno Chara, il gigante che ha cambiato il volto alla difesa.

Fino ad oggi per i tifosi di Ottawa mai trade fu più azzeccata e gradita…

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