Anatoly Tarasov

Tarasov dirige gli allenamenti della nazionale sovietica

Anatoly Tarasov, nato il 10 dicembre 1918, è considerato da tutti il padre dell'hockey russo, colui che creò il mito e la leggenda del Centralniy Sportivniy Klub Armii (CSKA – l'Armata Rossa), ma soprattutto della nazionale sovietica, la corazzata che dominò l'hockey per tantissimi anni, contendendo al Canada la supremazia mondiale.

Tarasov fu un ottimo giocatore (era centro della formazione dell'Esercito), segnando 100 gol in 102 partite tra il 1946 e il 1953, ma diede il meglio di sé come allenatore: iniziò la carriera di tecnico nel 1947 (quando era ancora giocatore) nel CSKA, trasformatosi ben presto nella squadra dominante del campionato sovietico. Dopo numerosi successi, a Tarasov fu consegnata nel 1958 la guida della nazionale CCCP, assieme all'altro genio Arkady Chernishev, tecnico della Dinamo Mosca.

Dopo alcune esibizioni in Canada contro dei team locali, Tarasov creò finalmente il gioco che caratterizzò l'URSS per moltissimi anni; il suo motto era "Una copia è sempre inferiore all'originale": se i Canadesi davano importanza alla fisicità  e alle individualità , i Russi avrebbero lavorato sulla tecnica, la velocità  e il gioco di squadra.

Tarasov, tuttavia, era durissimo, senza pietà  ed esigeva la massima disciplina dai propri giocatori: Tarasov era l'unico capitano, la sua parola era la legge assoluta e nessuno poteva contraddirlo; parole come stanchezza, problemi personali, allenamenti impossibili non facevano parte del suo vocabolario. Ma la cosa più odiata dal tecnico era l'egoismo, il peggiore dei peccati: le individualità  non dovevano emergere ma fondersi in un unico gioco di squadra; Tarasov, inoltre, aveva una spiccata personalità  ed era molto vivace e focoso.

Avendo praticato anche il calcio e il bandy, Tarasov portò nell'hockey numerosi schemi e metodologie provenienti da quelle discipline: pur presentando un gioco totalmente diverso, Tarasov seppe, in ogni caso, evidenziare i pregi dell'hockey canadese, trasportandoli in Russia.

Come detto in precedenza i suoi allenamenti erano durissimi, imposti tra l'altro anche dalla situazione degli impianti: molto spesso l'unica possibilità  era allenarsi all'aperto e per evitare lo scioglimento delle superfici ghiacciate, l'attività  era svolta durante le notti gelide dell'inverno russo.

E' chiaro che molti giocatori non riuscirono a sopportare il ritmo imposto da Tarasov, ma coloro che resistettero diventarono delle leggende: nel 1963 l'URSS iniziò un'era di dominio e superiorità  mai vista in precedenza, coronata da numerosi successi mondiali e olimpici. I sovietici producevano un gioco spettacolare, basato sulla velocità , sulla tecnica, sulla collettività , ma quello che sorprendeva era l'incredibile naturalezza: sembrava che i giocatori facessero le cose più facili del mondo.

Tuttavia Tarasov aveva molti nemici sia all'interno del mondo hockeistico sia nel regime sovietico: dopo numerosi contrasti, Tarasov fu sollevato dalla panchina della nazionale e non poté guidare l'URSS nella serie contro il Canada nel 1972.

Come noto, i Canadesi si aggiudicarono la sfida, vincendo le ultime tre partite consecutive: molti critici sono convinti che Bobrov e Kulagin si lasciarono prendere dall'entusiasmo dei successi iniziali e persero il controllo della situazione; fosse rimasto Tarasov, quel rilassamento non ci sarebbe stato.

Nel 1974, dopo la sconfitta nel campionato sovietico, Tarasov lasciò definitivamente la guida dell'Armata Rossa, dopo averla condotta a 17 titoli nazionali; il suo bilancio complessivo presenta anche nove successi mondiali consecutivi (tra il 1963 e il 1971) e tre medaglie d'oro olimpiche (1964, 1968, 1972).

Anche i Maestri Canadesi si resero conto della genialità  di Tarasov, premiandolo con l'elezione nella Hockey Hall of Fame di Toronto (da non confondersi con la Hall of Fame della International Ice Hockey Federation): il museo dell'Ontario è praticamente dedicato alle leggende dell'hockey nordamericano, quindi l'onore fu l'ennesima dimostrazione della grandezza del tecnico russo; Tarasov, il leggendario portiere Vladislav Tretiak e il grande Viacheslav Fetisov sono gli unici russi presenti nella Hockey Hall of Fame.

Nonostante il ritiro, Tarasov era sempre presente nelle vicende dell'hockey, organizzando numerose competizioni giovanili, cercando di scovare nuovi talenti: inoltre scrisse libri e testi in cui spiegava la sua filosofia e il suo pensiero e collaborò con molti giornali russi.

Morì il 23 giugno 1995.

Per finire questa breve biografia, vorrei presentare una vicenda avvenuta durante la Canada Cup del 1981: dopo aver visto la nazionale della Foglia D'Acero (che schierava dei giocatori leggendari), Tarasov affermò che il portiere, Mike Liut dei St. Louis Blues, era scarso, i difensori, tra cui anche Larry Robinson e Denis Potvin, erano piuttosto lenti e che il livello generale della squadra era alquanto mediocre.

Solo un giocatore si salvava, il ventenne Wayne Gretzky: Tarasov affermò che il giovane canadese era uno dei giocatori più intelligenti che lui avesse mai visto. Se lo diceva Tarasov…

La Canada Cup del 1981 fu vinta dall'URSS che sconfisse i padroni di casa in finale 8-1.

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