Bartolo Colon, grande addizione per gli Anaheim
Ad uno sguardo superficiale, la situazione nella West Division della American League, a ormai poche ore dal "vero" inizio della stagione 2004 (non l'aperitivo senza noccioline servito in Giappone") potrebbe sembrare invariata, almeno rispetto agli ultimi anni, con tre squadre intente a contendersi il titolo divisionale o eventualmente la wild card (Seattle, Oakland e Anaheim) ed una a seguirle a distanza, persa nei progetti di una ennesima ricostruzione (Texas).
Al fine di fugare però il sospetto, che nella redazione di Playitusa.com, si proceda beneficiando dei prodigi del copia/incolla da precedenti articoli, occorrerà fidarsi: a) della rispettabilità (ormai assodata) del sito, b) del fatto che gli eccezionali cambiamenti che hanno avuto luogo nella offseason ci costringono necessariamente ad una analisi più dettagliata delle singole realtà .
La American League West, insomma, si presenta ancora al via come "the toughest division in baseball" la division più dura di tutte le Majors, ma i nomi di alcuni dei protagonisti che hanno reso torrida l'estate di queste quattro franchigie durante gli anni passati, adesso sono stampati su altre casacche e/o su altri assegni, dalle ben più allettanti cifre.
Ma passiamo ad analizzare le quattro protagoniste:
Dati per favoriti da gran parte della stampa specializzata, non solo per il pennant divisionale ma anche per giocarsi l'accesso alle World Series, gli Anaheim Angels, sono probabilmente la franchigia che ha vissuto sulla propria pelle i più grandi cambiamenti. Il termine rivoluzione potrà apparire eccessivo, ma i campioni del mondo del 2002, con l'arrivo del nuovo proprietario Arte Moreno, hanno visto mutare la propria immagine, da squadra low budget, a squadra in grado di rivaleggiare con New York e Boston, per accaparrarsi i più ambiti free agents.
Questo almeno, è quello che hanno dimostrato durante l'inverno in California, dove sono approdati i due migliori free agent disponibili nei rispettivi ruoli, Vladimir Guerrero e Bartolo Colon, cui si sono aggiunti Kelvim Escobar e Jose Guillen.
Se l'arrivo di Colon rappresenta, sulla carta, la perfetta addizione ad una rotazione partenti che necessitava di un numero uno di grande efficacia ed in grado di lanciare a lungo nella partita, per quello di Escobar dai Blue Jays possiamo piuttosto parlare di una scommessa della dirigenza e di Mike Scioscia in primis, nel voler puntare su un pitcher dal grandissimo potenziale, messosi però in luce a Toronto soprattutto come rilievo; se esploderà come ad Anaheim si aspettano, gli Angels avranno trovato un perfetto numero tre nella rotazione, nella quale a prove più convincenti sono attesi l'eroe di gara 7 delle World Series John Lackey e soprattutto Jarrod Washburn, reduce da un 2003 sfortunato, costellato da innumerevoli problemi fisici che ne hanno limitato le prestazioni.
Il bullpen, punto di forza dei californiani (3.15 ERA nel 2003), dovrebbe continuare a risultare probabilmente il migliore di tutte le Majors, con Weber, Donnelly e "K-Rod" Francisco Rodriguez a spianare la strada per il closer Troy Percival.
Le scommesse però non sono finite: con l'arrivo di Guerrero, infatti, si è innescato un vertiginoso effetto domino che ha visto cambiare ruolo a giocatori di capitale importanza negli Angels degli ultimi anni. Con l'esterno destro a disposizione del nativo della Repubblica Dominicana, il primo a dover passare ad altri compiti è stato Tim Salmon, per cui il termine di "bandiera" sembra addirittura riduttivo, visti i 13 anni passati con questa divisa: the King Fish, come è soprannominato, sarà il battitore designato, ruolo a cui non dovrebbe faticare troppo ad adattarsi, visti i 41 fuoricampo messi a segno nei circa mille turni di battuta in cui è stato impiegato con questo compito.
Con l'arrivo di Jose Guillen all'esterno sinistro, Garret Anderson dovrà spostarsi al centro, andando a formare, coi due colleghi di reparto, uno degli outfield più pericolosi in circolazione, dalla grandissima potenza e consistente in attacco, ma anche capace di sconsigliare chiunque dal girare le basi, durante la fase difensiva. Se poi l'ennesima grande stagione di Anderson dovesse arrivare, sarebbe senza dubbio più facile, per lui, ottenere quei 14 milioni a stagione che chiede per rinnovare il contratto.
Il precedente titolare dell'esterno centro, Darin Erstad, occuperà il ruolo di prima base, dopo un'ottimo spring training che lo ha sin da ora proiettato tra i favoriti per il gold glove, anche nella nuova veste.
Le grandi aspettative per la stagione al via, non sembrano preoccupare più di tanto Mike Scioscia, affrettatosi a dichiarare "lavoreremo giorno per giorno"il nostro obbiettivo è chiaramente quello di andare ai playoffs"l'importante sarà riuscire a fondere i nuovi arrivati, col nucleo di coloro che già si trovavano qui"". Senza dubbio una sfida intrigante per Scioscia, che potrà essere affrontata sino in fondo, solo se i suoi giocatori riusciranno a stare alla larga dagli infortuni, vera e propria tegola sulle ambizioni di back to back naufragate dodici mesi or sono.
Con gli Angels consapevoli "di potercela giocare con tutti, anche con Red Sox e Yankees", come dichiarava uno dei membri dello staff, è impossibile dimenticare altre due squadre dagli importanti obbiettivi e dalle indiscutibili credenziali.
Mentre la offseason in quel di Anaheim è stata all'insegna del "chi arriva", gli Oakland A's hanno dovuto come al solito fronteggiare la perdita di un "pezzo da novanta", quando l'MVP del 2002 e vero giocatore simbolo della squadra, Miguel Tejada, ha firmato per sei anni a 72 milioni di dollari con i Baltimore Orioles. Cifre importanti che ad Oakland, come si erano premurati di far sapere il GM. Beane & Soci, non avrebbe potuto ottenere, ma che non hanno lenito il dolore per la partenza di uno dei migliori giocatori del campionato, a un solo anno di distanza dall'addio a Jason Giambi.
Se la partenza di Tejada, dunque, non ha riservato colpi di scena, come ogni offseason che si rispetti, quella che da noi si chiama "la telenovela" non ha tardato ad andare in scena. I colloqui per il rinnovo del contratto di Eric Chavez, si sono susseguiti per diverse settimane all'insegna di un pronunciato ottimismo, visti anche i buoni rapporti tra la dirigenza e l'agente di Chavez, Dave Stewart (già asso in verdeoro).
Con entrambe le parti convinte a voler concludere un accordo prima dell'inizio del campionato, per non correre il rischio di prepararsi all'ennesimo addio, Chavez inchiostrava il più oneroso contratto della storia della franchigia, legandosi, all'età di 26 anni, per le prossime sei stagioni, con una opzione per il 2011, ad una cifra che dovrebbe attestarsi intorno ai 66 milioni. Una mossa importante, per gli A's che tenendo il loro miglior giocatore e rendendolo la pietra angolare dell'organizzazione, lanciavano un chiaro messaggio agli altri potenziali free agents: "se accettate tutti di prendere meno soldi, giocheremo per vincere per molti anni"".
Ma una mossa importante anche per Chavez, che dimostrava che il famoso "lato umano", tanto sbandierato al momento di firmare un giocatore per certe cifre, non è necessariamente un artificio retorico; consapevole che altrove avrebbe senza dubbio incassato cifre maggiori, sorrideva rispondendo ""voglio dire"quanto migliore potrebbe essere la mia vita?".
Il tre volte gold glove, si ritroverà adesso a dover trascinare l'attacco degli uomini del manager Ken Macha, sperando di ricevere aiuto dalle altre teoriche bocche da fuoco del lineup. Con tre uomini a disputarsi i posti di battitore designato e prima base (con Hatteberg e Durazo favoriti su Karros), grandi aspettative sono riposte su Jermaine Dye, limitato a sole 65 partite nel 2003 da problemi alla spalla e al ginocchio, ma apparso in buone condizioni durante lo spring training.
Spring training che ha confermato quanto di buono si diceva sul conto di Bobby Crosby, atteso all'infame compito di non dover far rimpiangere Tejada. Difensivamente competente e straordinariamente dotato in fatto di qualità atletiche, l'unico difetto del ventiquattrenne rookie è stato quello di provocare, tuffandosi su una grounder di Sammy Sosa, un infortunio alla spalla al suo mentore, il seconda base Mark Ellis, che rischia di saltare l'intera stagione (nel qual caso gli A's si rivolgerebbero al mercato).
Con l'arrivo del leadoff Mark Kotsay, in cambio di Long e del catcher Hernandez, gli A's hanno messo le mani su un giocatore molto stimato da Billy Beane ed hanno potuto anche accaparrarsi i servigi di Damian Miller, ricevitore che non dovrebbe avere problemi con gli assi della rotazione di Oakland, dopo aver ricevuto alcuni dei migliori lanciatori in circolazione, nella sue precedenti esperienze ai D-Backs e ai Cubs.
Se l'attacco infatti rappresenta il maggior punto di domanda sulla strada del terzo titolo divisionale consecutivo degli A's, ciò che potrebbe mantenere in vita la storica franchigia di Oakland a dispetto di un apporto offensivo infelice, è proprio l'incredibile rotazione partenti a disposizione di Ken Macha: oltre ai cosiddetti "Big Three" (Hudson, Mulder e Barry Zito), gli A's potranno contare su un fresco campione del mondo coi Marlins, Mark Redman, oltre che sull'astro nascente Rich Harden.
Cinque partenti in grado di competere con chiunque, soprattutto se Mulder non sarà limitato dai problemi fisici che lo hanno tormentato durante lo spring training e se Harden, che durante la primavera è apparso in ritardo, dimostrerà di poter lanciare ai livelli cui da anni è annunciato.
Con un bullpen non troppo profondo, la partenza del closer Keith Foulke potrebbe farsi sentire, soprattutto se Arthur Rhodes dovesse avere problemi ad adattarsi al nuovo ruolo.
Uscendo dalla California, impossibile non considerare i Mariners come terzo incomodo in questa corsa ai playoffs. La squadra di Seattle, reduce da 98.3 vittorie di media nelle ultime quattro stagioni, appare molto rinforzata, nonostante le partenze di Mike Cameron (approdato ai Mets) e di Kazuhiro Sasaki (che ha preferito rimanere in Giappone con la propria famiglia.). Ad una squadra comunque di grande solidità e di assoluto valore difensivo, si sono aggiunti giocatori in grado di migliorare un attacco non sempre in grado di supportare i proprio pitcher durante la passata stagione.
Con Ichiro Suzuki nel solito spot di leadoff, i Mariners presenteranno un lineup in grado di esercitare una certa pressione sui lanciatori avversari, grazie agli innesti di Aurilia e Spiezio (che si occuperà del cuscino di terza) che rafforzeranno la parte finale dell'ordine di battuta, mentre il ritorno di Raul Ibanez dai Royals, potrebbe spostare Edgar Martinez dallo spot di cleanup a quello di quinto nell'ordine, una decisione forse irrispettosa, ma che Martinez ha accetterebbe con entusiasmo nell'interesse della squadra.
Bret Boone dovrebbe mostrare come al solito una consistenza al piatto e quella super difesa, che ne fanno un perenne candidato ad MVP, mentre Olerud, a cui in molti sembrano suggerire il ritiro, non pare affatto convinto di non aver più niente da dare. Randy Winn si sposterà all'esterno centro per sostituire Cameron, anche se dei dubbi riguardano il suo "range", ovvero la sua capacità , con il braccio, di riuscire ad eliminare eventuali corridori.
Se Eddie Guardado non farà sicuramente rimpiangere Sasaki e con Hasegawa e Rafael Soriano che potranno tornare al loro ruolo di rilievi, il bullpen appare sufficientemente solido per coadiuvare una rotazione guidata dal quarantunenne Jamie Moyer, reduce dalle 21 vittorie del 2003. Pineiro, appena rifirmato con un triennale, è atteso a prestazioni degne del suo grande potenziale, mentre Freddy Garcia, dopo due anni difficili, sembra finalmente tornato nelle condizioni psicofisiche che ne hanno fatto un due volte All-Star, consapevole di star entrando nell'ultimo anno del proprio contratto e che si tratti di uno dei momenti più importanti della propria carriera.
Al primo anno del "dopo A-Rod", i Rangers si trovano all'inizio di un processo di ricostruzione che, se li libererà da aspettative eccessive nei loro confronti da parte di critica e tifosi, potrebbe segnare una inversione di tendenza nella politica societaria, così come nei risultati, da troppo tempo scadenti, della franchigia di Arlington.
Con l'addio di quello che viene quasi unanimemente considerato il miglior giocatore del mondo, i Rangers hanno potuto guadagnare una certa flessibilità economica, per potersi muovere più agevolmente in sede di rafforzamento, ritrovandosi oltretutto in casa, un giocatore che offensivamente non dovrebbe far rimpiangere più di tanto A-Rod.
Alfonso Soriano infatti, proveniente dagli Yankees, potrà godere del Ballpark texano che sicuramente non danneggerà la sua media di home runs e si troverà , dopo essere stato "uno dei tanti" in maglia Yankees, ad essere finalmente il giocatore più rappresentativo in una squadra che oltre alla mazza di Rodriguez, ha perduto anche quelle di Rafael Palmeiro e di Juan Gonzalez.
Attorno a Soriano, un nutrito gruppo di stelle in divenire, cercheranno di elettrizzare il disilluso pubblico di casa, grazie alla potenza di fuoco (infelice espressione parlando di Texas") garantita dall'All-Star Blalock (appena rifirmato per cinque anni) e dal prima base switch hitter Mark Texeira, stella annunciata già da un paio di stagioni.
I nuovi arrivi Brad Fullmer e Brian Jordan dovranno portare leadership ed esperienza, mentre Michael Young, uno dei migliori difensori della lega, nel ruolo di seconda base, dovrà adattarsi al ruolo di shortstop per permettere a Soriano di continuare a guidare le Majors in errori, come ha fatto nelle ultime tre stagioni tra le seconde.
Dolenti note, arrivano infine dal pitching staff, che vede un Kenny Rogers guidare la rotazione alla sua terza avventura in maglia Rangers. Ennesima stagione della speranza per Chan Ho Park, mai tornato ai livelli a cui era stato visto in maglia Dodgers, mentre segnali incoraggianti sembrano arrivare da Dickey e Colby Lewis.
AL West dunque, con la formula del 3+1, coi Rangers che avranno come unico avversario l'ombra di A-Rod e gli echi della interminabile telenovela che lo ha accompagnato durante l'inverno, mentre le altre tre lotteranno verosimilmente sino all'ultima settimana per raggiungere i playoffs, o una wild card che, visto il livello della competizione tra Yankees e Red Sox, si annuncia ad una quota record.
Con tre squadre in grado di vincere tra le 90 e le 100 partite a testa, gli appassionati sapranno dove guardare per vedere del grande baseball. Per vederne di decente, basterà invece evitare i Milwakee Brewers"