Chris Duhon, l'uomo chiave per coach K
Duhon, l'anello di congiunzione
Coach K aveva un piano per fermare Xavier nella finale di regional: non lasciare che Sato entrasse nella gara. Palla a due ed ecco che Chris Duhon si prende faccia a faccia il 10 di Xavier rendendo difficile quello che all'africano era venuto così facile per tutto il torneo: sentire il rumore del nylon quando alzava la mano.
I ragazzi di coach Motta restano in partita grazie a un fantastico Chalmers "in the zone" da quando è iniziato il torneo e capace di far danni nella difesa dei Blue Devils. Duhon nel secondo tempo lo prende come nuovo bersaglio con risultati analoghi a quelli ottenuti su Sato.
Non che a Andre Barrett di Seton Hall nelle sweet 16 fosse andata molto meglio, anche lui messo fuori gara, isolato dal gioco. I prossimi dovrebbero essere Gordon e Anderson, in un sabato sera texano di inizio aprile.
Le prestazioni difensive di Duhon sono arrivate nonostante una costola messa male che non gli permette di fare quello che vorrebbe in attacco, ma giocare sul dolore non sembra essere un problema per l'anello di congiunzione tra la Duke di Battier e Williams e quella di Deng e Redick.
Duhon è l'anima dei Blue Devils, è l'espressione più limpida del motivo per cui Duke è sempre ad un passo dal titolo. Il talento di Deng, l'altetismo di Williams e il tiro di Redick sono una fantastica copertina, ma per sfogliare il libro che coach K scrive ogni stagione si deve guardare a quello che fa il suo senior sulla sua metà campo.
C'è un altro senior che giocherà per il suo coach dall'altra parte del tabellone sabato sera: Tony Allen
Difficile non associare Oklahoma State al viso scavato del sessantottenne Ed Sutton e, da una settimana a questa parte, alla tripla ignorante scagliata da John Lucas III a nemmeno 10'' dalla fine del regional disputato a East Rutherford. Una lucida follia degna di quel signore di mezz'età calvo coi baffi che spesso si siede in prima fila alle partite di OSU e che dovrebbe avere un nome abbastanza simile, numeri a parte.
Se però si vanno a vedere gli interi 40' della gara o, meglio ancora, tutto il cammino che ha portato i ragazzi di Sutton tra le migliori 4 d'America il numero chi ti resta impresso è il 24, quello di Tony Allen, probabilmente il leader meno reclamizzato del gran ballo tenutosi quest'anno: "Sono fortunato di essere in questa situazione. Non sto cercando di avere un nome a livello nazionale. So che ogni cosa che ho dovuto guadagnarmi e meritarmi ogni cosa che ho. Non mi è stato dato niente".
Il miglior giocatore della Big XII di quest'anno è il classico realizzatore da college basket: un'ala piccola per tecnica e atletismo con i centimetri di una guardia. Difficile vedere Allen accontentarsi di un tiro da fuori, la prima opzione per il prodotto del West Side di Chicago è avvicinarsi al canestro grazie alla velocità nel mettere palla a terra e alla forza nella parte superiore del corpo.
Ma più che le doti tecniche di Allen impressiona l'aggressività su entrambi i lati del campo, la sensazione che non ci sia nulla che non possa fare per portare a casa la vittoria. Una decisione che, a sentir lui, non aveva prima di arrivare due anni fa alla corte di Ed Sutton dopo esser passato per due Junior College in due anni. Allen infatti è l'ennesimo giocatore arrivato con un transfer da un altro college e non reclutato direttamente da Sutton, l'ennesimo underrated che nel sistema di Oklahoma State ha trovato il modo per mettersi in evidenza.