Favre a terra, placcato da Roman Harper
Superdome, New Orleans Saints. Stesso posto, stessa squadra, il che equivaleva a poter vendicare una sconfitta di cui si è parlato per tutta la offseason, argomento che andava a braccetto nel giornali e siti americani con il dubbio amletico di un ritorno che si sapeva già da tempo sarebbe avvenuto. Tuttavia, Brett Favre non è riuscito a togliersi la soddisfazione di aver vinta una battaglia che andava avanti da mesi tra una twitterata e l'altra di Darren Sharper e Visanthe Shiancoe, improvvisi protagonisti di una mini-faida assai poco carina per l'immagine della Nfl, poi nemmeno continuata in campo anzitutto perché Sharper si sapeva essere infortunato e quindi impossibilitato a far seguire i fatti alle parole, ma soprattutto perché non era affatto il caso di continuare con certe stupidaggini.
I Saints campioni in carica hanno ripreso da dove avevano lasciato, vincono e convincono, opinione che ha ragione d'essere stando attenti a non farsi abbindolare dai pochi punti segnati per superare uno scoglio molto difficile come quello rappresentato dai Vikings.
La macchina da punti più prolifica della lega non ha messo molti punti sul tabellone, ma le occasioni sono state create, e la difesa porpora è stata toccata nei punti deboli dalle chiamate intelligentemente studiate dallo stratega Sean Payton, che ha particolarmente insistito nel voler colpire le parti più deboli di una secondaria a mezzo servizio (Cedric Griffin ed il rookie Chris Cook fuori per infortunio; Husain Abdullah alla prima partita da titolare) e che ha furbescamente velocizzato lo svilupparsi delle azioni con screen pass e quant'altro fosse utile per centrare il risultato di non fare mai entrare in partita i grandi pass rushers avversari.
Il fatto che i Vikings abbiano chiuso la gara mettendo una sola volta le mani su Drew Brees è emblematico, così come lo è il fatto che il trio formato da Jared Allen e dal Williams Wall sia stato estromesso dall'esecuzione di giocate decisive praticamente dai primi attacchi dei padroni di casa.
L'attacco diretto da un Drew Brees già in forma (27/36, 237, TD) è riuscito ad impensierire sovente i pur forti ed attrezzati avversari comprendendo gli errori commessi nel primo tempo, attraverso i quali i Saints hanno potuto meglio adattare le loro offensive attraverso delle serie di giochi più variegate. Nel primo tempo, difatti, solamente in tre occasioni dalla cuffia di Payton erano arrivate delle chiamate che coinvolgessero un running back, con la conseguenza che Brees era ugualmente riuscito a muovere il pallone per via di un numero troppo alto di bersagli da poter colpire, ma scrivendo solamente sette punti nello score del primo tempo, molti meno di quelli che si sarebbero potuti raccogliere. Merito di un Marques Colston (5×62) sempre pronto a far valere il fisico e volenteroso al punto di farsi sempre trovare in mezzo per vedersi consegnato il pallone senza paura di assorbire il colpo che arrivava da dietro, ma anche di un ritrovato Lance Moore e di un Devery Henderson fermo a 38 yards, ma responsabile del primo touchdown della stagione Nfl 2010, arrivato dalla capacità di movimento nella tasca di Brees.
Con un reparto offensivo imbrigliato con sprazzi di luce, la difesa di casa ha eseguito un buon lavoro di contenimento contro un attacco pericoloso anche senza Sidney Rice, che ha visto il twitteratore mascherato, Shiancoe (4×76, TD), giganteggiare per tutto il primo tempo, tanto per ricordare al grande pubblico chi è stato in passato il bersaglio di cui Favre si fidasse di più.
Da sue azioni erano nati i drives più profondi di Minnesota, che aveva preferito mettere in moto le gambe di Adrian Peterson (19×87) per imporre il suo rushing game, ed era scaturito il touchdown del vantaggio alla fine dei primi 30 minuti, seppure un extra point bloccato avesse fissato la situazione su un non tanto comodo 9-7 in favore degli uomini di Brad Childress.
Affare, se considerato l'ennesimo intercetto su un lancio evitabile da parte di Favre, ed un'ottima copertura complessiva con saltuarie giocate puntuali dei forti Tracy Porter, Jabari Greer, e del secondo anno Malcolm Jenkins, che Sharper, al rientro, potrebbe seriamente faticare a scalzare nel ruolo di safety.
Di segnature non ne sarebbero più pervenute fino a metà del terzo periodo, quando una corsa da una yarda di un redivivo Pierre Thomas (19×71, TD) portava definitivamente in vantaggio i Saints, che avrebbero potuto arrotondare il raccolto se non fosse stato per l'inconsueta imprecisione di Garrett Hartley, giovane kicker che negli scorsi playoffs aveva dimostrato di saper centrare i pali sotto pressione, ma che evidentemente, senza l'entusiasmo della posta in palio, forse si è deconcentrato un po' troppo, finendo per fallire due conclusioni che normalmente avrebbe messo ad occhi chiusi.
La chiave di volta del secondo tempo è stata la capacità di aggiustamenti da parte del coaching staff di Payton, bravo a capire che senza correre non si vince e che con un attacco monotematico si è destinati a diventare prevedibili al di là della bravura del proprio quarterback, ed ecco quindi spiegata l'improvvisa virata di chiamate in direzione del numero di Pierre Thomas, che delle sue 71 yards conclusive ne ha raccolte la maggior parte nei secondi trenta minuti, arrivate da un lavoro encomiabile di una linea che ha visto il suo miglior interprete nella guardia Carl Nicks, a tratti dominante nel creare varchi da colpire a tutta velocità .
Mentre l'attacco sistemava il punteggio e teneva il pallone sufficientemente a lungo portando Hartley in raggio da field goal la difesa saliva di colpi, approfittando del fatto che Favre (15/27, 171, TD, INT) avrebbe cominciato a forzare più del dovuto per via della nota propensione a voler recuperare il punteggio nel più breve tempo possibile, e dell'infortunio del tackle Bryant McKinnie, sostituito a sinistra dalla montagna Phil Loadholt, troppo pesante per potersi prendere cura del più veloce pass rusher nero-oro, Will Smith, e più idoneo a giocare sulla destra, dove la potenza è la qualità più richiesta e si chiude un occhio sulla rapidità di gambe.
Ma a quel punto i Vikings di alternative non ne avevano più, e la protezione è conseguentemente calata di livello, costringendo Favre a liberarsi troppo presto dell'ovale, lasciando Percy Harvin e Bernard Berrian con una ricezione ciascuno per 15 yards totali, produzione inaccettabile se si voleva pensare di aggredire una difesa che rischia molto e che poteva essere aggredita in diverso modo.
Tuttavia, per entrambe le squadre si tratta solamente della prima apparizione in campo stagionale, il che significa che arriveranno presto adeguamenti tattici, correzioni attraverso la visione dei filmati, e che è sicuramente troppo presto per emettere sentenze di qualsiasi tipo.
I Vikings, pur avendo di già riempito la casellina delle sconfitte, rimangono tra le compagini favorite per qualificarsi alla postseason e fare strada, hanno dimostrato di possedere una difesa tosta, che ha ritrovato la leadership del linebacker E.J. Henderson dopo un infortunio potenzialmente terminale per la carriera, e che ha tenuto i fuochi artificiali fatti esplodere dal mago Payton a quota 14 punti, nettamente al di sotto delle potenzialità . Per rimediare alla partenza in salita sarà necessario migliorare qualche sincronismo offensivo, proteggere Favre al meglio per permettergli di trovare qualcuno di smarcato e che la batteria di ricevitori, cui si è aggiunto da poco l'ex Miami Greg Camarillo, faccia un passo avanti in attesa del lungo rientro di Rice, che non sarà in campo per altre 5 settimane. La squadra di Childress ha tutte le intenzioni di dimostrare che la corsa del 2009 non è stata solamente frutto di una fortunata serie di coincidenze, e la missione è quella di vincere le due gare che hanno separato i Vikings dal Vince Lombardi Trophy, lo stesso premio che i Saints custodiscono gelosamente a casa loro, ancora increduli per essere riusciti a vincerlo dopo anni di prese in giro, un sogno ancora troppo bello per essere vero, ma che così reale, non lo è mai stato.
Intanto un passo è fatto, e la difesa del titolo che ha riscattato il morale di un'intera città , è cominciata nel migliore dei modi.