Con Dallas – Cincinnati è iniziata la preseason NFL !
L'attesa è (quasi) finita. Dopo 6 lunghi mesi, finalmente il pallone ovale ha ricominciato a galleggiare in aria, anche se si tratta solamente di preseason.
A dire il vero, per molti l'attesa è ben lontana dall'essere un ricordo, perchè queste partite vengono viste con indifferenza e distacco.
Altri hanno invece un pensiero diverso. Potremmo dire che per certi aspetti la preseason è affascinante.
Anzitutto, l'astinenza da football è così grande che rivedere in campo le squadre di NFL già di per sé scatena emozioni positive, anche perchè significa che mancano solo 30 giorni all'inizio del campionato.
Inoltre è la prima occasione di vedere all'opera i colpi di free agency, come si stanno inserendo nella nuova squadra, e si iniziano a scoprire i rookies, che spesso sono oggetti misteriosi che nel migliore dei casi i tifosi conoscono solo attraverso gli highlights e leggendo i report degli scout.
Inoltre c'è un fatto sottovalutato da molti, ovvero che si vede vero football. Non quando nel primo quarto i titolari provano qualche snap, perchè le preoccupazioni sono solo quelle di prendere il ritmo partita ed evitare gli infortuni.
Ma come entrano le riserve che si giocano un posto per entrare nel roster definitivo, allora si assiste ad una vera battaglia per ogni yard, per ogni pallone, con contatti veri e una lotta per ogni centimetro di campo che rappresenta l'essenza del gioco. Tutto questo non può che piacere all'appassionato, anche se il livello qualitativo del gioco è inevitabilmente mediocre per non dire basso.
Infatti sotto il profilo tecnico non si può negare che siamo ben lontani dal gioco che vedremo in stagione regolare.
I playbook ovviamente non vengono svelati e al contempo si fanno tanti esperimenti, svuotando di significato il risultato finale. Rimane in ogni caso l'interesse per scoprire pian piano gran parte del roster e vedere come si comportano i giocatori, che segnali iniziano a dare e in che condizioni fisiche si trovano.
Ed è ormai tradizione che la preseason inizi con l'Hall of Fame Game, ovvero l'incontro che conclude la cerimonia introduttiva delle leggende di questo sport nell'arca della gloria di Canton in Ohio. Quest'anno sono state scelte 2 squadre che hanno grandi ambizioni e che per motivi diversi destano una grande curiosità .
I Dallas Cowboys da un lato, che non hanno potuto schierare il giocatore più atteso, il rookie Dez Bryant infortunatosi durante il training camp e impossibilitato a ritornare in campo se non a campionato in corso.
La sua mancanza comunque non ha fatto distogliere lo sguardo da Roy Williams ad ogni gioco di passaggio nei primi drive, perchè è proprio l'ex Texas l'osservato speciale di questo periodo per vedere come reagirà ad un anno estremamente negativo in maglia Cowboys e al fiato sul collo proprio del giovane prodotto di Oklahoma State.
Quindi ci sono da fare delle considerazioni riguardo lo spot di LT, con Flozell Adams rilasciato a fine 2009 che porta Doug Free e Alex Barron a giocarsi il posto da titolare. Entrambi hanno molto da dimostrare, Free perchè su di lui la dirigenza conta così tanto al punto da aver deciso proprio di tagliare Adams, mentre l'ex Florida State arrivato da St. Louis è in cerca di riscatto dopo una prima parte di carriera in cui è stato ben lontano dal mantenere le promesse fatte all'uscita dal college
Infine le secondarie, altro ruolo che ha visto un taglio importante, quello di Ken Hamlin, non rimpiazzato né con la free agency né con il draft, quindi facendo montare la curiosità di vedere come risponderanno i giovani presenti nel roster come Mike Hamlin ed Alan Ball che sono incognite per tutti i tifosi, ansiosi di capire se almeno uno dei due sia un solido starter capace di non far rimpiangere l'immobilità di mercato durante la off season.
Dal lato Bengals i motivi di interesse sono anche di più.
Il primo ovviamente è quello di vedere se sul campo da football c'è abbastanza spazio da contenere insieme gli ego di Terrell Owens e di Chad Ochocinco.
La battuta iniziale dei due ad una domanda potenzialmente compromettente, è abbastanza esplicativa: con Terrell Owens che ha risposto a "Tu sei sempre stato il ricevitore numero 1 delle tue squadre, ma qua a Cincinnati?" con "I'm Batman" e Chad Ochocinco ha ribattuto "and I'm Robin".
Peccato solo che sia mancato Antonio Bryant. Non sappiamo che cos'abbia pensato sentendo questa risposta, ma per lui il ruolo di Gordon è troppo stretto, e allora dobbiamo tenerci la curiosità di vedere come si adatterà a questa situazione in cui 3 ricevitori numero 1 si troveranno a convivere.
Problema che coach Mike Zimmer dovrà gestire rendendosi bene conto di essere seduto su di una polveriera, che potrebbe esplodere in senso positivo perchè di talento per sognare in grande ora ce n'è in abbondanza, ma potrebbe esplodere in senso negativo visto che è stato accumulato quasi tutto il talento problematico della NFL in una sola franchigia.
Da Chad Ochocinco a TO, da Pacman Jones a Tank Williams, passando per Andrè Smith, Cedric Benson, Antonio Bryant e Matt Jones. E proprio riguardo a Pacman, in molti vogliono capire quanta ruggine ha addosso all'ennesimo ritorno nella lega, per quella che sarà quasi certamente la sua ultima occasione nonostante i soli 26 anni.
L'incontro come da programma è iniziato con i titolari che hanno visto il campo per pochissimi minuti, e sono mancate le fiammate.
Poi è stato il turno dei backup e come detto, è stato quantomeno istruttivo iniziare a scoprire giocatori come il QB McGee che è programmato per diventare la riserva di Romo nel giro di un anno.
Per lui partita incoraggiante, con lanci precisi ma al contempo ancora troppo vicino ad un tipo di gioco da NCAA, con troppo movimento e ancora poco padrone della tasca. Al contempo il TE John Phillips è stato colui che si è messo più in evidenza, non solo in ricezione ma anche come bloccatore, iniziando così a far passare le prime notti insonni a Bennett, ormai non più così sicuro del secondo posto nella classifica di gradimento di coach Garrett. Purtroppo anche lui prima che finisse il secondo quarto si è infortunato al ginocchio, ed ora si tratta solo di vedere quanto dovrà stare fermo.
Molto bene anche Doug Free che ha dominato un avversario ostico come Odom sia sulla pass protection che negli schemi di corsa, mentre Barron è stato deludente, con un paio di occasioni in cui ha perso il suo uomo che è andato a prendere il QB.
Infine ancora problemi dal reparto kicker, con Buhler che ha piazzato tra i pali 3 field goal su 4, ma ha comunque compiuto un brutto errore, si è mostrato impreciso ed insicuro anche nei calci ravvicinati, quindi è ancora ben lontano dal convincere Jerry Jones a non studiare un piano di contingenza.
Le tigri dell'Ohio invece hanno avuto segnali estremamente incoraggianti da Pacman che ha mostrato di possedere ancora il passo dei tempi di Tennessee, quindi da Geno Atkins che ha messo costantemente pressione sul QB, così come Micheal Johnson che ha passato la serata a mettere in crisi gli uomini di linea offensiva, incapaci di contenerlo per più di 2 azioni consecutive.
Un grosso problema è invece stato quello della disciplina e della concentrazione, tanto che le flag sono volate sul campo senza soluzione di continuità e hanno penalizzato pesantemente la squadra.
Infine, TO e Palmer si trovano ancora su pagine differenti del libro degli schemi. Si vede che manca ancora sintonia, ma l'ex ricevitore dei Bills è sbarcato a Cincinnati solo da pochi giorni, e non ha avuto il tempo materiale per assimilare il playbook e trovare con in nuovo QB l'affinità necessaria per ritornare ad essere un WR almeno simile a quanto si ricordano a Dallas. In ogni caso nessuna preoccupazione, è solo questione di tempo.
Per la cronaca, il risultato finale è stato di 16-7 per i texani, in un incontro in cui la seconda e terza unità dei Cowboys sono state molto più convincenti di quelle dei Bengals, soprattutto per una pessima serata di Jordan Palmer, il terzo QB della depth dietro al fratello Carson e JT O'Sullivan, che ha fatto cattive letture, ed a fronte di un TD ha lanciato ben 2 intercetti ed entrambi molto simili, con lettura sbagliata sul LB che droppa in copertura.
Questo è stato un antipasto piacevole, anche se ben lontano dalla portata principale che arriverà tra 5 settimane alla week 1. Ha comunque concluso un week end emozionalmente intenso, con forse la migliore classe di sempre introdotta nella Hall of fame, con Dick LeBeau, Emmit Smith e Jerry Rice su tutti, che non hanno certo bisogno di essere presentati.
Quindi ormai si inizia a respirare il clima campionato, e i giorni in cui l'NFL è completamente ferma, in cui le uniche news sono quelle riguardanti i giocatori che violano i codici di condotta, sono ormai alle spalle.
Insomma, the wait is (almost) over.