Verso il Super Bowl: la tattica

La strategia, come in ogni partita di football, sarà  determinante per vincere la finalissima.

Il trend degli ultimi anni ci porta a pensare che siano le difese i reparti in grado di vincere le partite, specialmente quelle davvero importanti. Non che le cose siano cambiate di molto, perché diverse compagini hanno fatto strada soprattutto grazie alla capacità  di frenare o annullare gli attacchi avversari, fattore che ha avuto non poco peso anche nella presente edizione dei playoffs, vedi ad esempio la straordinaria prestazione dei Ravens contro New England, capaci di forzare innumerevoli turnovers a Tom Brady, piuttosto che il grande viaggio dei Jets di Rex Ryan, capaci di mettere la museruola al forte reparto offensivo dei Chargers.

Il Super Bowl che sta per arrivare, invece, sembra convergere verso altre chiavi tattiche, in quanto pone a confronto due tra i migliori attacchi della lega, abbinati a due difese abituate a concedere tanto sulle corse ed a livello di yards totali, seppure in maniere impercettibilmente diverse.
In casi come questi, è difficile fare previsioni su chi l'avrà  vinta: ce la farà  chi difenderà  meglio? Probabile, ma il concetto non sarà  applicabile per tutti e 60 i minuti di gioco, in quanto ci saranno sicuramente delle giocate difensive che potranno determinare in un modo o nell'altro il risultato, ma queste saranno limitate nel tempo, perché né Peyton Manning, né Drew Brees sono registi in grado di venire completamente annullati, e le armi che hanno a disposizione sono tante e versatili.

Su un piano squisitamente statistico una parte dell'interpretazione della finalissima si può leggere tra le righe scorrendo le statistiche, che vedono i Saints quale miglior squadra in assoluto del 2009 in termini di produzione di yards totali e punti scritti sui vari tabelloni luminosi d'America, contrapposti a dei Colts posizionati nelle prime nove compagini in ambedue i settori appena citati.
Ciò che sembrerebbe poter fare la differenza in uno scontro a così alto voltaggio, abbiamo pur sempre di fronte il secondo attacco per yards aeree contro il quarto, è il successo del running game, forse la chiave di volta principale che potrebbe permettere ad una squadra piuttosto che all'altra di imporsi nel controllo della gara.

Quando New Orleans ha corso con successo, il risultato finale le è sempre stato a favore. Determinante è stata la capacità  di Pierre Thomas nel proporsi come corridore in gradi di andare a testa bassa nel mezzo rompendo placcaggi ed aggiungendovi movenze atletiche laterali, permettendo a coach Payton il lusso di giocarsi Reggie Bush come runner situazionale, pericolosissimo, come dimostrato nei playoffs contro Arizona, ed in grado di segnare più volte nella stessa gara con metodi differenti. A questo si aggiungono i muscoli di Mike Bell e Lynell Hamilton nelle ultime 20 yards, fatto che ha regalato al gioco di corse dei Saints, il sesto migliore della Nfl in stagione regolare, la possibilità  di confondere le difese mettendo loro contro, a seconda delle circostanze, la velocità  piuttosto che le libbre. Attenzione agli ingressi in campo saltuari di Zach Strief, uomo di linea aggiuntivo, che entra quando Payton vuole correre pesantemente.

Altrettanto non si può dire per il settore analogo di Indianapolis, che ha finito l'annata all'ultimo posto per yards ottenute di media per apparizione, una spanna sopra le 80.
Durante la stagione, il reparto offensivo è stato condotto come meglio non si poteva da Manning, autore di uno dei suoi migliori campionati di sempre sia a livello tecnico che come padronanza mentale della partita. Ci permettiamo di sottolinearlo perché di norma, un ottimo gioco a terra permette al quarterback di ricevere meno pressione e conseguentemente di forzare meno errori, ma così non è stato per l'Mvp stagionale, che si è sobbarcato tante responsabilità  senza deludere, non potendo contare su un gioco di corse adeguato, che ha costretto Joseph Addai a giocare in solitudine contro la sua natura (è un running back ideale per un sistema a due corridori), fatto accentuato dai problemi fisici patiti dal rookie Donald Brown, che dei due sarebbe dovuto essere quello che dava il cambio di passo in termini di rapidità . Non a caso, i Colts, tre anni fa, vinsero soprattutto grazie ad una magnifica prestazione al Super Bowl del duo Rhodes/Addai.
Contro i Saints, invece, il muro composto da Sedrick Ellis e Remi Ayodele, può portare a qualche preoccupazione seria.

Un aspetto da non sottovalutare sarà  la protezione nei confronti del quarterback, che vale per entrambe le contendenti. I Colts hanno difatti concesso solamente 10 sacks in tutto il campionato regolare, permettendo a Manning di non avere problemi fisici, ma soprattutto di restare in ritmo, senza interruzioni. Se Peyton è caldo, difficilmente si può sperare di fermarlo.
C'erano riusciti parzialmente i Jets, che per tutto il primo tempo hanno assediato il regista con egregi risultati grazie a blitz provenienti da zone diverse della difesa, tattica che Gregg Williams, defensive coordinator dei Saints, penserà  certamente di replicare in alcuni momenti della partita.
Non è una coincidenza che New York sia rimasta in gara, comandando anche nel punteggio, finchè Manning non ha avuto tempo di pensare, e sia crollata inesorabilmente sotto i suoi colpi una volta che non è più riuscita a mettergli le mani addosso.

Uno dei matchups individuali da osservare, sarà  quindi quello tra Will Smith, l'elemento più pericoloso in pass rush (c'è anche Hargrove, ma entra nelle ovvie situazioni di passaggio), e Charlie Johnson, tackle che ha svolto un gran lavoro in fase di pass protection. Sarà  altresì fondamentale l'apporto di Addai, che in fase di protezione è sempre stato affidabile, il quale dovrà  bloccare i saltuari tentativi di blitz da parte di Darren Sharper piuttosto che del linebacker di turno.

D'altro canto, la difesa dei Saints concede tanto, ma vince le partite provocando turnovers, come ben sanno i Vikings e tutte quelle avversarie che si sono viste riportare un intercetto in endzone, o che hanno perduto miriadi di fumbles per strada.

Lo stesso concetto va applicato a rovescio pensando a Drew Brees. Dargli il tempo per lanciare significa esporsi a possibili big plays, difetto manifestato anche nei playoffs sia da Kelvin Hayden che da Jacob Lacey (Jerraud Powers, recentemente infortunato, dovrebbe essere comunque della gara), il che fa delle secondarie di Indianapolis una potenziale fonte di preoccupazione.

La battaglia in trincea potrebbe essere pià ù determinante di molti altri fattori, soprattutto nella valutazione dell'impatto ridotto che avrà  Dwight Freeney, il cui infortunio alla caviglia ha occupato montagne di spazio nei giornali e siti americani.
La situazione, con il miglior pass rusher probabilmente impossibilitato a sciorinare tutte le movenze di piedi di cui è capace, potrebbe diventare problematica per Robert Mathis, l'altro specialista in termini di sacks, sul quale potranno di conseguenza andare tutte le attenzioni necessarie da parte della linea offensiva, che lo vedrà  accoppiato a Matt Stinchcomb.

Altra cosa molto importante da sottolineare: con Freeney al 100%, i Saints avrebbero sicuramente dovuto affiancare un tight end bloccante al tackle Jermon Bushrod, che ha giocato alla grande contro Jared Allen al Championship, ma che avrebbe potuto soffrire la tremenda velocità  di piedi del defensive end dei Colts. Fosse Freeney anche solo al 60/70% questo aggiustamento tecnico non necessiterà  d'essere apportato, il che libererà  uno schema a doppio tight end dove sia Jeremy Shockey che David Thomas potranno uscire a ricevere, creando un matchup fisico tutto a favore dei Saints.

Le battaglie individuali più belle da vedere si prospettano essere quelle tra ricevitori e defensive backs, perlomeno dando un occhio all'ammasso di talento che scenderà  in campo.

I Saints opporranno quasi sicuramente il sottovalutato Jabari Greer a Reggie Wayne, sperando che egli possa fare un lavoro di limitazione simile a quello fornito da Darrelle Revis (anche se Revis ha marcato a uomo, mentre i Saints usano mischiare i due tipi di coperture), e se New Orleans vorrà  togliere a Manning una delle sue armi preferite, sarà  bene osservare da vicino la marcatura del safety Roman Harper su Dallas Clark, arma letale in qualsiasi zona del campo ci si trovi, lasciando Pierre Garcon nelle mani dell'emergente Tracy Porter, che ha veramente giocato bene per tutto l'anno. Nello slot, attenzione ad Austin Collie, il rookie delle meraviglie, che ha sviluppato un grande feeling con il suo quarterback.

A parti invertite il trio Hayden/Lacey/Powers sarà  posto contro la pericolosa fisicità  di Marques Colston, aspetto che le secondarie dei Colts soffrono in particolar modo, nonché contro l'abilità  di allungare il campo di Devery Henderson, che potrebbe scoprire dei punti deboli già  evidenziati nelle scorse partite di playoffs. Altri grattacapi potrebbero nascere dalla marcatura di Robert Meachem, abile a divincolarsi sia nei pressi nella endzone che nell'esplodere in velocità  dopo la ricezione corta, mentre Gary Brackett e Clint Session saranno fondamentali quando si tratterà  di stare assieme al tight end di turno, avendo ambedue la velocità  di base per farlo, con un punto di domanda sulla questione puramente fisica.

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