Kurt Warner lascia il testimone a Matt Leinart, dopo una carriera di grande successo.
Aveva ancora un anno di contratto, aveva ancora emozioni da regalarci lanciando la palla ovale, ma ha deciso di dire basta, quando ancora tutte le secondarie avversarie, vedendolo apprestarsi a ricevere lo snap, lo temevano.
Kurt Warner si ritira, e queste sono parole molto tristi per noi appassionati, perchè perdiamo non solo un gran giocatore, ma anche un grande uomo. Questa frase è stata tanto utilizzata che è persino consumata, ma basta leggere la metà della sua vita per capire come sia impossibile non associarla a questo giocatore.
Ha provato a sbarcare in NFL una prima volta senza successo tra Green Bay e San Francisco, quindi ha lavorato nello staff di Northern Iowa, ha fatto il cameriere per vivere mentre la sua carriera nel football non decollava, quindi ha dato spettacolo nella football arena nel 1995, prima di fare un altro tentativo in NFL fallito nei tryout a causa di un infortunio. La chance con i pro non arriva nemmeno dopo che i Rams decidono di firmarlo, perchè lo mandano in NFL europe a farsi le ossa, ad Amsterdam, dove fa panchina dietro Jake Delhomme. Solo nel 1999 rientra nella depth dei Rams come backup dell'appena firmato Trent Green. E sarà l'infortunio di quest'ultimo a far iniziare l'avventura di Kurt. A 28 anni.
In campo realizza quello che la folle, detto in senso buono, mente di Mike Martz immagina, e diventa il protagonista di quello che verrà definito come il greatest show on turf. Letture perfette e rilascio veloce determinano un attacco esplosivo ed incontenibile. Diventa MVP al primo anno da titolare e porta anche i Rams al titolo.
A St. Louis incanta, vince ancora l'MVP nel 2001 e riporta i Rams al Super Bowl, questa volta perso contro la nascente dinastia dei Patriots. Nelle stagioni successive si frattura un dito della mano con cui lancia, non recupera mai completamente e quindi gioca male. La dirigenza lo crede al crepuscolo della carriera, quindi decide di lasciarlo andare per puntare sul suo backup Bulger, condannando la franchigia ad anni di mediocrità dai quali deve ancora uscire. Firma con i Giants nel 2004 per fare da chioccia ad Eli Manning, parte bene ma poi si decide di panchinarlo per far esordire il fratellino di Peyton, e viene rilasciato a fine stagione. Questo sembra il destino che avrà anche nella sua nuova squadra, i Cardinals che lo firmano, ma poi lo relegano al ruolo di backup di esperienza mentre sono intenti a lanciare il loro enorme investimento, il rookie Matt Leinart.
Dopo un anno deludente del rookie di USC, nella off season 2008 Warner si guadagna i gradi di titolare, e in quel momento inizia la sua seconda giovinezza. Prende in mano una squadra che neanche osava immaginare certi traguardi, e la porta a 2 minuti dalla vittoria del titolo, nel Super Bowl XLIII che perde di un soffio contro i grandissimi Steelers di Roetlisbergher.
Quest'anno altra cavalcata, altra vittoria nella division, altri record battuti nella wild card entrata nella leggenda, forse la più bella di sempre, contro Green Bay e avventura finita contro i Saints che si apprestano a giocarsi il titolo contro i Colts.
In questa battaglia subisce un duro colpo che lo tiene fuori per alcuni snap. Prova a rientrare, ma anche se lo spirito è forte, sulla carta d'identità non si può barare. Il suo fisico i colpi li sente tutti e fa sempre più fatica ad assorbirli. Nella stagione ha anche dovuto saltare alcune partite per un trauma cranico, ed allora anche se il braccio e il cervello sono ancora quelli dei tempi migliori, il resto del corpo reclama la tranquillità del ritiro.
A noi dispiace, anzitutto perchè perdiamo uno dei più grandi interpreti del football verticale, quello spettacolare che piace a tutti, ma non per questo privo di sostanza. Siamo di fronte ad un QB che non solo ha portato 2 squadre diverse al Super Bowl, nessuno ci era riuscito prima, e stiamo anche parlando di quel tipo di campione che eleva il suo rendimento nei momenti importanti. Nei 3 Super Bowl giocati, ha segnato le 3 migliori prestazioni di lancio di sempre con 414, 377, 365 yards. Nei playoffs ha un record di 9 vittorie in 13 partita e rispetto alla carriera in stagione regolare migliora sotto ogni singola statistica. Infine, sempre nella post season, è il migliore di sempre come passaggi completati, yards lanciate complessivamente e per tentativo, mentre è il secondo per quanto riguarda rating e TD per ogni intercetto.
Ora, non si sa se questo basterà per farlo entrare nella hall of fame, perchè dei suoi 12 anni in NFL ha giocato da titolare ed a livello solo in 7, questo lasso di tempo è stato più che sufficiente per farlo entrare nei cuori degli appassionati, e ne sentiremo tremendamente la mancanza.
Nella conferenza stampa del ritiro ha detto molte parole che ne definiscono la caratura. Ha portato la sua vita come esempio di come la determinazione possa portare qualsiasi persona a raggiungere gli obiettivi che si è prefissata, ed ha concluso dicendo che la sua carriera "è stata un'avventura meravigliosa". Dopo averlo visto giocare, noi possiamo dire lo stesso. Ciao Kurt.