Tony George si congratula con Ryan Hunter-Reay dopo le qualifiche della Indy 500 2009
Dopo le dimissioni dalla direzione della Indy Racing League e quelle dal consiglio d'amministrazione della compagnia di famiglia, l'annuncio della “sospensione delle operazioni” da parte del Vision Racing segna l'uscita definitiva di scena da parte di Tony George dalla creatura che lui stesso aveva creato.
Per molti appassionati ed addetti ai lavori, Tony George passerà alla storia come l'uomo che ha distrutto le corse americane a ruote scoperte. Quando ci fu l'annuncio della nascita della Indy Racing League, nel 1994, quella che allora era conosciuta come Formula Indy era ormai una potenza a livello mondiale, capace di attrarre grandi piloti non sono americani, ma anche dall'estero, sottraendo ad esempio alla Formula 1 il suo campione del mondo Nigel Mansell o arrivando a suscitare l'interesse di Ayrton Senna.
La guerra fratricida scatenata da George ha portato alla nascita di due categorie che si sono date battaglia fino allo scorso anno (quando la ChampCar ha cessato di esistere, confluendo nella IndyCar Series) e portando alla situazione attuale, ovvero di una categoria sì spettacolare ma relegata ai soli Stati Uniti (o a qualche paese dove ha interessi, ovvero il Brasile della APEX fornitrice dei carburanti o il Giappone della Honda), che si destreggia all'interno della grave crisi economica americana e che non riesce più ad attrarre i grandi campioni europei (nonostante nel recente passato anche i nuovi big della Formula 1 Fernando Alonso e Lewis Hamilton hanno dimostrato rispetto e curiosità maggiori verso la 500 Miglia di Indianapolis rispetto ai loro immediati predecessori).
La dipartita di George è stata abbastanza rapida, se si pensa che fino ad otto mesi fa sembrava che avesse ottenuto tutto ciò che voleva. Era riuscito a sconfiggere e cancellare la sua rivale, la CART/ChampCar, era al comando dell'Indianapolis Motor Speedway e della Indy Racing League, possedeva il suo team. Poi la rapida caduta.
Subito dopo la scorsa 500 Miglia di Indianapolis sono iniziate le discussioni all'interno del consiglio d'amministrazione, che comprende molti dei suoi familiari, comprese sua madre e le sue sorelle. Essenzialmente, gli altri membri della famiglia hanno fatto capire di essere stanchi di come lui spendesse i soldi della famiglia nei suoi tre progetti (IMS, IRL e Vision Racing).
Dopo qualche settimana sono arrivate le dimissioni di George quale CEO della IRL. La settimana scorsa, George ha annunciato le sue dimissioni dal consiglio di amministrazione dell'IMS e ieri quella che è sostanzialmente la chiusura del suo team. Ma cosa è successo?
Secondo molti osservatori, la spiegazione principale è che George sia un ottimo uomo di sport ma un cattivo businessman. Un attento osservatore come George Phillips ha scritto nel suo blog: "Sono sicuro che lui ha tentato di seguire una sana filosofia di affari, ma ha violato molte volte la regola numero uno nel mondo degli affari: prendere le decisioni economiche con la vostra testa, non con il vostro cuore."
Il suo cuore lo ha portato a formare l'IRL, con lo scopo di ridare alla sua famiglia il controllo che negli anni '90 avevano perso su quel mondo delle corse che loro avevano contribuito a creare. Il desiderio di riguadagnare la gloria perduta della famiglia lo ha condotto ad iniziare questa avventura, senza possibilità di tornare indietro. Il suo stesso team fu fondato per permettere al suo figliastro, Ed Carpenter, di correre dopo che questi aveva perso il suo posto nel team di Eddie Cheever.
George ha fatto pure molte cose positive durante le sue due decadi al timone dell'Indianapolis Motor Speedway (ne prese le redini nel 1989, all'età di 29 anni), primo fra tutti modernizzare l'impianto, senza chiedere soldi al contribuente (aspetto da non sottovalutare).
Questi miglioramenti hanno compreso la costruzione del circuito interno che ha attratto la Formula 1 di nuovo in America dopo un'assenza di dieci anni, e adesso ospita la MotoGP. Si è fatto promotore di una intensità attività di ricerca sulla sicurezza, il cui apice è stata l'introduzione delle "SAFER barrier", introdotte prima ad Indianapolis e poi in tutti gli ovali della nazione, che hanno ridotto notevolmente gli infortuni in caso di incidente.
George inoltre ha portato la NASCAR ad Indianapolis, decisione che si è però rivelata un'arma a doppi taglio. Se da un lato la Brickyard 400 ha certamente permesso di rimpinguare le casse dell'Indianapolis Motor Speedway, dall'altro ha pure fatto venir meno l'unicità della Indy 500 ed ha contribuito a trasformare Indianapolis in un'altra città di NASCAR.
Ma probabilmente questi aspetti positivi verranno offuscati da quelli negativi, creatisi dopo la famosa decisione del 1994. La vasta maggioranza dei fan incolpano George per la creazione della IRL, che ha portato alla rovina dello sport che amano.
George, con al fianco i capi di NASCAR e Formula 1 Bill France jr e Bernie Ecclestone, scelse di entrare in concorrenza con la CART, che pure, dalla sua nascita nel 1979, aveva portato alla crescita e allo sviluppo delle corse "Indy", compresa la 500 Miglia di Indianapolis.
Inoltre gli si imputa il fatto che, mentre gli obiettivi dichiarati erano più ovali, più piloti americani e costi riduttori, negli anni la IRL ha invece finito per evolvere in una sorta di clone virtuale della CART negli anni '80 e '90. Le stesse squadre, la stessa miscela di corse su stradali ed ovali, ma con una base significativamente diminuita di sponsor e appassionati.
E queste considerazioni negative non vengono solo dall'esterno, dai fan o dai giornalisti.
“L'epopea di Tony non lascerà una buona eredità dal mio punto di vista”, ha dichiarato Mario Andretti, da sempre grande oppositore di George.
“Suo nonno, Tony Hulman, ha fatto più di qualsiasi altro individuo per l'automobilismo a ruote scoperte. Tony George ha fatto più di qualsiasi altro individuo per distruggerlo. E' tutto ciò che io vedo. E' tutto diminuito da quando ha fondato l'IRL.”
D'altro canto, c'è anche chi invece resta dalla parte di George.
“Sono molto dispiaciuto per quanto accaduto”, ha detto il quattro volte vincitore di Indy A.J.Foyt. “Sono sempre stato un amico di tutta la famiglia Hulman/George. L'idea di Tony era buona. Ha fatto molte cose realmente buone cose, ma alla fine credo che abbia seguito un certo numero di cattivi consigli su come fare funzionare le cose.”
Adesso la IRL dovrà darsi un riassetto.
Per prima cosa andrà trovato un nuovo timoniere (in questi giorni prenderà servizio Randy Bernard, fondatore ed ex CEO della Professional Bull Riders Inc., la maggiore organizzazione internazionale di rodei professionistici) e sviluppato definitivamente il nuovo regolamento tecnico che partirà dal 2012. Al riguardo, nelle prossime settimane verrà svelato il progetto della Delta Wing che dovrebbe essere alla base delle nuove vetture.
Il nuovo regolamento sempre molto invitante, con un motore più leggero e meno dispendioso, il progetto della nuova vettura dovrebbe essere avveniristico. La presenza di un title sponsor come la IZOD, desiderosa di promuovere il proprio marchio anche attraverso la categoria a cui si è assocciata (è già in programmazione sulle tv americane un nuovo spot con Graham Rahal), dovrebbe garantire una solida copertura finanziaria e di marketing.
Il materiale su cui lavorare insomma c'è. Bisognerà adesso muoversi bene e fare le giuste scelte. Malgrado l'agitazione del momento ci sono comunque gli elementi per pensare in positivo.
“La serie è stabile”, aggiunge sempre Andretti. “Ci sono molte cose positive da osservare davanti a noi. Il futuro è molto più luminoso oggi di quello che era due anni fa quando ancora avevamo due serie. Quello che è stato è stato. Ora è giunto il tempo di muoversi.”
Quello che resta da dire è che l'era di Tony George può essere ormai considerata conclusa, ma è certo che non verrà dimenticata da chiunque ami questo genere di corse.