Coach Fewell, chiamato a finire bene la stagione per sperare di ricevere una riconferma come HC
Sono dieci anni che i tifosi dei Buffalo Bills aspettano di riassaporare le emozioni dei playoff NFL, molto spesso finiti in lacrime per una squadra che negli anni 90 ha potuto gioire, ma ha sempre finito per collezionare delusioni.
Questa attesa rimarrà tale anche in questa stagione perché la gestione dell'head coach Dick Jauron ha portato a un record di 24 vittorie e 33 sconfitte, nessuna stagione vincente, nessuna possibilità di provare quelle emozioni che a Buffalo sognano dai tempi dei Bills del grande Kelly e di coach Levy.
Quest'anno c'era una curiosità in più, che aveva messo i Bills sulla cartina della NFL, l'arrivo di un personaggio a tutto tondo come Terrell Owens, istrionico, spettacolare, accentratore, figura difficile da inquadrare in una realtà molto old style come quella di Buffalo. L'arrivo di Owens aveva creato delle aspettative, aveva portato delle speranze per una stagione in cui si potesse vedere finalmente del football vincente.
Speranze vanificate già dopo poche giornate.
Buffalo, nonostante l'arrivo di Owens e un attacco che sommava Lee Evans, Marshawn Lynch (sospeso per le prime quattro gare), Fred Jackson e un quarterback giovane come Trent Edwards, non riusciva a costruire un gioco che potesse sfruttare tutte queste armi, e allora i colpevoli era individuati in chi stava sulla sideline e chi stava dietro la scrivania dei comandi: Dick Jauron e Russ Brandon.
Il primo colpevole di non saper costruire un playbook che garantisse solidità al gioco dei Bills e permettesse di dare equilibrio ad una squadra comunque dotata di armi importanti a cui attingere, evidenziando inoltre poca abilità nel gestire e motivare uno spogliatoio ormai troppo abituato alla mediocrità costruita nella sua deficitaria gestione. Il secondo colpevole di aver avallato un cambio tardivo nella cabina dell'offensive coordinator, ad una sola settimana dall'inizio della regular season, sostituendo Schonert con Alex Van Pelt, esordiente assoluto nel ruolo, costruendo inoltre una linea offensiva, chiave di tutte le ricostruzioni di squadre perdenti, troppo giovane e troppo inesperta, cedendo via via quasi tutti i pezzi pregiati del roster senza di fatto sostituirli in maniera adeguata.
Il risultato è una squadra che mostra lacune di quantità e qualità in tutti i punti nevralgici del roster, consegnata ad una stagione sfortunata dal punto di vista degli infortuni, ma che avrebbe potuto essere contenuta se in sede di offseason si fosse cercato di dare profondità ai reparti più delicati e più importanti, come la offensive line e il fronte di difesa.
A tutto questo si aggiunge il fatto che Trent Edwards ha subito un'involuzione sempre più evidente, che ha di fatto azzerato la fiducia da parte dell'ambiente e del coaching staff nel prodotto da Stanford, costringendo i Bills a schierare un mestierante come Ryan Fitzpatrick, tutt'altro che una certezza su cui costruire il futuro di una squadra in cerca di un'identità vincente.
Dopo le due sconfitte consecutive contro Houston e Tennessee, con 72 punti subiti e un parziale di 46 a 0 nei due ultimi periodi, Ralph Wilson ha deciso di prendere in mano le sorti del team licenziando coach Jauron, mossa che ormai tutti aspettavano da tempo, dando l'incarico a interim al defensive coordinator Perry Fewell.
Il cambio di guida era necessario per dare una scossa ad un team che stava pericolosamente cadendo verso il baratro della mediocrità e per dare un senso ad una stagione, comunque perdente, ma che ha bisogno di alcune certezze e una base per iniziare un percorso di ricostruzione.
Coach Fewell ha portato disciplina, idee nuove, equilibrio nel gameplan e voglia di superare le difficoltà di un roster ormai ridotto all'osso, in cui la linea offensiva ha perso il rookie Wood dopo un grave infortunio che ne ha messo a rischio la carriera e altri due titolari e in cui si è dovuto riciclare la safety Brian Scott come outside linebacker.
Le due partite sotto il nuovo head coach hanno sicuramente visto un cambiamento nell'atteggiamento, a partire proprio da Terrell Owens, che sembra aver trovato un'ottima intesa con Fitzpatrick e soprattutto ha visto costruire un playbook in cui lui è il protagonista e non un comprimario. Così sono arrivate la prestazione da 197 yards contro Jacksonville, con il touchdown più lungo della carriera e quella da 96 con un td da 51 yards contro Miami.
Se nella partita contro i Jaguars era arrivata una sconfitta nelle ultime battute, con il sorpasso a meno di un minuto dalla fine dopo una partita estremamente equilibrata, nel rivalry game contro i Dolphins è arrivata la prima vittoria della gestione Fewell, in una partita che ha sicuramente fatto divertire l'infreddolito pubblico accorso al Ralph Wilson Stadium.
Il 31 a 14 è arrivato grazie ad un'inversione di tendenza rispetto alle gare della precedente gestione, che ha prodotto un ultimo periodo da 24 a 0 per i Bills, guidati dalla versatilità di Fred Jackson, dalla classe di T.O e dalla solita partita da copertina della secondaria, con 3 intercetti che portano il totale stagionale a 17.
Una partita in cui Fitzpatrick ha superato per la seconda volta consecutiva le 240 yards lanciate e ha dimostrato di poter essere un fattore anche con le corse personali, che hanno fruttato 50 yards e un td da 31 che aveva pareggiato l'incontro nel primo quarto.
Niente per cui stracciarsi i vestiti, ma un piccolo miglioramento che potrebbe sicuramente giovare all'inerzia di squadra in questo finale di stagione, per riuscire a strappare un record dignitoso ed iniziare una offseason in cui ci sarà tanto lavoro da fare, a partire dalla scelta del nuovo head coach.
Il vecchio Wilson ha contattato nomi importanti, come Shanahan e Cowher, ricevendo risposte poco decise; la sua gestione degli allenatori ha sempre portato alla scelta di un coach da lanciare, più che già affermato e qualcuno già vocifera che potrebbe essere proprio Fewell a continuare il lavoro iniziato quest'anno, se proporrà un finale di stagione positivo, ma sicuramente nell'agenda della offseason di Buffalo non ci sarà solo da scegliere l'head coach, ma da programmare con estrema attenzione il Draft e la Free Agency, perché il roster va sicuramente migliorato.
Servono giocatori di valore, che permettano di fare un salto di qualità nelle due linee e quasi sicuramente serve un nuovo quarterback, perché Edwards ha probabilmente chiuso la sua avventura a Buffalo e Fitzpatrick non può essere una risposta a lungo termine, nel Draft ci sono prospetti interessanti, ma tutti da costruire e forse ai Bills non hanno il tempo di attendere così tanto.
Bisogna assolutamente recuperare Marshawn Lynch, al momento lontano parente di quello ammirato nelle prime due stagioni, frenato dai problemi fuori dal campo e dalla scelta di acquistare maggiore potenza fisica, a discapito dell'agilità che gli aveva permesso di diventare un runningback estremamente completo, in grado di essere pericoloso sia nel mezzo che in off tackle.
In più c'è da tenere conto di cosa farà Owens, se vorrà rimanere e credere nel progetto o cercare l'ultima chance vincente in altre realtà più sicure.
Poche certezze e molto lavoro da fare aspetta la dirigenza di Buffalo, chiamata a costruire finalmente un progetto serio e duraturo che permetta ad una franchigia storica dell'NFL di ritornare ad essere la squadra vincente e divertente che fece innamorare tanti fans del football negli anni 90 e che i nuovi tifosi vorrebbero rivedere nel nuovo millennio.