Tony Romo è tornato ai livelli di inizio stagione.
Il giorno del ringraziamento negli Stati Uniti ha molti significati. Ne ha di religiosi, perchè è la giornata dedicata alla riconoscenza al signore per tutta la stagione dei raccolti, ha significati sociali, perchè qui ci si riunisce tutti per il famoso pranzo, ed ha significati sportivi, perchè spesso mentre si gusta il tacchino, la televisione è sintonizzata sulla tradizionale sequenza di partite.
Storicamente i campi in cui si gioca sono quelli di Detroit e di Dallas, e da qualche anno si è aggiunto l'Invesco Field di Denver.
Per motivi di fuso orario questo giovedì speciale per la palla ovale inizia sempre nel Michigan, ed al Ford Field la pratica Lions è stata sbrigata facilmente dai Packers. Detroit si è presentata con il trio Stafford – Calvin Johnson – Kevin Smith in campo, però nessuno erano al meglio, e lo stesso Johnson ad un certo punto è uscito per il troppo dolore. Il QB prima scelta assoluta è ritornato sulla terra dopo la domenica di grazia contro Cleveland, ed è stato autore di ben 4 intercetti. L'unico TD dei padroni di casa si è verificato a seguito del fumble di Jordi Nelson nel primo Kick Off dell'incontro. Poi molto poco, tant'è che Rodgers ha potuto giocare in tranquillità senza dover mai forzare, e soprattutto con grandissima calma perchè la pass rush di Detroit non esiste, e questo è un buon punto di partenza per capire il perchè sono la peggior difesa NFL.
Quindi il risultato finale è stato di 34-12 per le teste di formaggio, che si portano sul record totale di 7-4, quindi rafforzando ulteriormente la propria candidatura per le wild card.
E parlando di wild card, si rizzano le orecchie di 3 delle 4 concorrenti della NFC East. Come da tradizione questa è una division iper-competitiva, con 3 squadre che a 5 partite dal termine hanno la legittima ambizione di essere ancora in campo a Gennaio. Di queste 3 squadre, Oltre ai Cowboys tradizionalmente impegnati nel thanksgiving, c'erano anche i Giants ospitati proprio dai Broncos.
I primi a scendere in campo sono stati Romo e compagni, che hanno affrontato i Raiders. La partita non è stata molto combattuta, Oakland continua a faticare nel contenere le corse, o meglio, le difende discretamente bene ma poi concede il big play che cambia il ritmo ad un drive. Durante la partita succede 3 volte su corsa, e come se non bastasse, Miles Austin ritorna ad alzare la voce, segna 145 yards ed 1 TD, e così nel Texas la truppa di Jerry Jones vince 24-7 e si porta sull'8-3.
A quel punto, la quasi totalità dei capi famiglia americani hanno preso il telecomando, ed hanno cambiato canale, sintonizzandosi sull'incontro di Denver, che almeno sulla carta si presentava ben più combattuto. E così è stato. Nel primo tempo c'è stato uno show esclusivo dei padroni di casa, che hanno chiuso la prima frazione in vantaggio 16-0, dominando l'attacco ospite e mettendo il piccolo Manning a terra per due volte e pressandolo tantissimo. L'inerzia, o come dicono al di là dell'Atlantico, il momentum, cambia in apertura di secondo tempo, quando Orton lancia un intercetto da cui nasce il field goal che accorcia le distanze. La sensazione è che ai Broncos inizino a tremare le gambe, mentre i Giants prendono coraggio e il kicker Tynes segna persino un kick off da 52 yards che porta i suoi a meno 10 punti. Però questa è la minor distanza a cui arriva New York, da lì Denver gestisce un drive ordinato che sfocia in un TD con Stockley e con quella segnatura si chiude l'incontro, anche se il risultato continuerà a mutare, assestandosi nel finale sul 26-6.
In tutto questo ne risulta che, riferendoci alla NFC, in tutte le division la lotta per il primo posto sia se non chiusa, pesantemente sbilanciata in favore delle franchigie che attualmente le guidano. L'unica ancora concretamente aperta è la East, con ben 3 squadre che se la giocano.
Ragioniamo quindi su quali saranno gli sviluppi futuri sulla costa est (più il Texas). Al momento Dallas è in testa, e lo sarà anche a prescindere dal risultato di Philadelphia-Washington. Il record è molto buono, parla di 8 vittorie e solo 3 sconfitte, però ora arrivano il mese peggiore per chi indossa il casco con la stella. Negli ultimi 10 anni solo Cleveland e Detroit hanno avuto un record complessivo peggiore in questo mese. A complicare ulteriormente il tentativo di migliorare questa impietosa statistica, vi si è messo il calendario che ha concentrato gli scontri più duri proprio in questo periodo, e cioè volo al Giants stadium, ospitare San Diego, trasferta al Superdome di New Orleans, quindi nella capitale ed infine contro Philadelphia, ed il tutto ad oggi significa 32-19.
Infine lo stato di forma non è dei migliori. Anzitutto Barber continua a faticare sulle corse, sembra l'ombra di ciò che era sino a non più di 2 anni fa. Lui è un RB di pura potenza, e non essere al 100% fisicamente per lui è più limitativo che per un RB con molte più armi ed intuito nel capire come si sviluppa il gioco e sul come eludere i difensori. Poi Roy Williams è un oggetto quasi estraneo al sistema, così l'attacco si affida ai big plays di Austin e a Witten che è il reale ricevitore di possesso di questa squadra. Sempre senza dimenticare che molto dipende dalla giornata di Romo, capace di far brillare gli occhi dei tifosi della big D di gioia una domenica, e di rabbia la domenica successiva. Infine la difesa è dignitosa come statistiche, strepitosa come pass rush (maggior numero di sack dal 2008 ad oggi nella lega), ma troppo permeabile ai passaggi, come storicamente accade, e quindi serve ben altro per fermare gli attacchi che arriveranno da qui in poi. Tutto fa presagire che in Texas l'inverno diventerà rigidissimo di colpo. Per portare a casa la division servono almeno 2-3 vittorie, tra cui inevitabilmente quella casalinga contro Philadelphia, che però già l'anno scorso stroncò i sogni dei rivali proprio alla week 17, in una serata che continua a tormentare il sonno di parecchi fan dell'America's team.
Quindi vi sono gli Eagles, che in estate si erano candidati prepotentemente per la vittoria, perchè Andy Reid ha gestito una off season che ha rasentato la perfezione, ringivanendo la squadra e rafforzandola. Ora però le cose non funzionano sempre bene, e perchè? Non per l'infortunio di Westbrook che, se da un lato è uno dei migliori RB della lega, e quindi la sua assenza dovrebbe pesare tantissimo, dall'altro l'aver draftato proprio LeSean McCoy che come versatilità gli si avvicina molto, ha permesso di sostituire il titolare senza snaturare la struttura di gioco progettata dall'offensive coordinator Mornhinweig. Non dimentichiamo che Phila al termine della stagione 2008 si era ritrovata senza il RB di riserva perchè Buckhalter era stato lasciato libero, però si passò sopra Beanie Wells che come RB puro dava più garanzie, ma a Phila si è cercato un giocatore che in prospettiva possa diventare versatile come Westbrook, e da quello che si vede in questo momento, sembra che la strada che viene percorsa dal prodotto di Pittburgh sembra identica a quella del più noto compagno. Quindi Reid pare averci azzeccato ancora una volta.
Sono invece gli infortuni ad aver messo a soqquadro il progetto, primo tra tutti quello di Peters, ora però recuperato, Asante Samuel non sempre apposto e per ora addirittura non disponibile e di Andrews, altro componente della linea, di cui però si sapeva la tendenza ad infortunarsi, tanto per dire un paio di nomi. Altro problema per questa squadra è che si ritrova ad avere RB come detto molto versatili, ma nessuno che sia un corridore ortodosso, ovvero abile nel rompere placcaggi nel mezzo, e questo si ripercuote nelle conversioni di 3&corto nonché nelle situazioni di goal line. Infine, manca un ricevitore di possesso, i due WR più talentuosi sono Maclin e il fenomenale DeSean Jackson, che però sono molto simili, sono entrambi i tipici ricevitori numero 2, abilissimi nell'allungare il campo e romperti il ritmo della partita con grandi guadagni, ma non sono quel giocatore dal quale vai sempre quando devi concludere corti yardaggi, quando devi controllare il cronometro, quando deve dominare fisicamente il CB in situazioni di red zone, e tornando all'annoso problema degli Eagles, quando devi chiudere il terzo e corto. Sono giocatori in grado di liberarsi del CB ed attirare i raddoppi, ma hanno bisogno di spazio per sfruttare le loro caratteristiche di accelerazione, agilità e velocità .
Detto questo, gli aspetti positivi sono che questo roster è capace di produrre ogni tipo di gioco, ed anche se sbilanciato sui Big Plays, è comunque un incubo per le secondarie ma anche per i LB che non possono lanciarsi tutti alla caccia di McNabb perchè chiunque indossi la maglia verde è capace di produrre moltissimo partendo anche solo da uno screen.
Infine il sistema difensivo è ottimo, gioco sempre movimentato, nessun punto di riferimento e blitz a ripetizione, come da insegnamento del mai dimenticato Jim Johnson, l'ex defensive coordinator, indiscutibilmente un genio difensivo.
L'ultima contender è rappresentata dai Giants, che sembravano imprendibili ad inizio campionato, per poi sciogliersi. Anzi, il cambiamento è stato così repentino che è più corretto dire che sono sublimati nel momento in cui sono arrivate le prime partite impegnative. Manca un go to guy a Manning, questo un primo problema. Alcune domeniche il ruolo è stato ben ricoperto da Steve Smith, altri giorni è emerso Manningham, però nessuno ha mostrato quella continuità che serve per diventare il primo target, quello a cui sai prima dell'inizio dell'incontro che è a lui che lancerai i palloni che scottano. E per il tipo di gioco che piace ad Eli, un ricevitore alla Plaxico, atletico ma soprattutto ben fisicato, è fondamentale. Quindi uno dei due dovrà emergere oppure il passing game ne continuerà a risentire. Nicks come rookie ha mostrato delle doti, però ha altre caratteristiche, e comunque è ancora acerbo per contribuire subito in situazioni di gioco particolarmente delicate. Con il passing game che perde di pericolosità , ovviamente poi ne risentono le corse e così tutto l'attacco cala.
Questo aspetto però inizialmente è stato mascherato dalla difesa, la migliore della NFL dopo un mese abbondante di gioco, per poi piano piano scivolare sino al quinto posto attuale, che a qualcuno può dare l'indicazione di come sia ancora dominante, ma in realtà le statistiche non rispecchiano la reale forza del reparto perchè sono state gonfiate dai modesti avversari che incrocia la East, ed infatti lo stesso discorso vale per Dallas (16esima difesa ma con una partita in più), Phila (ottava) e Washington (terza). Poi anche qua l'inevitabile problema degli infortuni in NFL si è concentrato soprattutto sulle secondarie che senza uomini chiave come Ross o Phillips abbiamo visto sciogliersi in più di un'occasione.
Per loro quindi ne è risultata una stagione sino a questo punto divisa in due tronconi, prima una scalata sul 5-0, poi una caduta con 1 sola vittoria su 6 partite, contro i Falcons che si trovano in una situazione analoga ai Giants, e per giunta vincendo solo all'overtime.
Washington è invece tagliata fuori da ogni discorso sia per la division che per i playoffs, ma visto che avrà ancora modo di affrontare tutti e e tre le odiate rivali, reciterà un ruolo comunque importante.
Allora chi la spunterà ? La classifica, vede Dallas 8-3, Philadelhpia 6-4 ma con una partita in meno da giocare contro i Redskins, quindi New York sul 6-5. Noi rimaniamo fedeli al pronostico di inizio anno e diciamo ancora Philadelphia. Vincendo contro Washington il distacco dai Cowboys sarebbe di solo 1 partita, quindi non ci sarà un oceano tra le due franchigie, e fatto il bilancio tra punti di forza e di debolezza della squadra, rimane quella che sino ad ora più ha convinto, e delle tre sono anche quella con il resto del calendario tutto sommato più agevole. Ospiteranno Washington, andranno ad Atlanta a trovare i Falcons che sono entrati in un periodo nerissimo e non riescono proprio più a vincere. Quindi voleranno a New York, per poi ospitare prima San Francisco e infine Denver, due partite ampiamente alla portata. Rimarrebbe solo la trasferta al Cowboys stadium, che potrebbe essere fondamentale sì, ma non è impossibile che gli Eagles ci arrivino ad East già acquisita, perchè il cammino dei Texani è in salita come abbiamo visto, e se consideriamo che partendo dall'head coach Wade Phillips arrivando al QB Romo, hanno fallito tutti gli appuntamenti importanti della carriera, allora capite perchè ci sbilanciamo così sulle aquile.
Il discorso New York è differente. Il calendario è tosto quanto quello di Dallas, il problema è che la squadra è in uno stato di forma pessimo. Vincendo domenica lo scontro diretto in casa proprio contro i Cowboys magari potrebbero ancora dire la loro contro Phila, mentre perdendo sarebbero definitivamente fuori dal discorso vittoria della division. Dallas noi la diamo per sfavorita per considerazioni sull'equilibrio emotivo della squadra nelle situazioni difficili e nelle partite pesanti, però ogni considerazione successiva sarebbe comunque subordinata al fatto che tra 7 giorni si ritroveranno, anche perdendo, in testa alla classifica appaiati con Phila. NY invece è alla partita del dentro o fuori. Perdendo, non solo darebbero l'addio al trono della East, ma si ritroverebbero pure con un piede e mezzo fuori dalla post season.