Josh Freeman, in soli sessanta minuti restituisce la vittoria a Tampa e riabilita le divise storiche dei Buccaneers.
Alcuni temi e spunti della nona settimana in NFL.
Quel diavolo di DeAngelo.
A volte il nome è adeguato alla persona, a volte proprio no, come nel caso del defensive back dei Redskins DeAngelo Hall, che tornato nella "sua" Atlanta spinto da un'irrefrenabile voglia di rivalsa, di vendetta, ha pensato di bene di sfruttare la solita spintarella tra avversari, in questo caso tra LaRon Landry e Matt Ryan, per dare inizio ad una baraonda senza precedenti. Non una rissa western per fortuna, ma neanche uno scambio amichevole di pacche sul paraspalle o di schiaffetti sul casco, anzi, una bell'accozzaglia di pugni, manate, e spintoni che hanno ravvivato il pomeriggio di Washington, tramortita dalle corse, 18 per 166 yards e 2 TD, di un Michael Turner in forma smagliante. Insomma, DeAngelo, che poi tanto angelo non è, dice di aver ricevuto un cazzotto da Jeff Fish, direttore atletico dei Falcons, e che la cosa era premeditata, quando, di fatto, l'unica cosa che sembra essere stata preparata a tavolino è proprio la sua insulsa reazione, che ha provocato anche le ire dell'head coach avversario Mike Smith, anch'egli accusato dall'ex di aver alzato le mani, le stesse che ha deciso di mettere subito avanti, in bella mostra, per dire che lui è intervenuto solo per mantenere la calma e restaurare l'ordine. L'unica cosa certa è che se Hall mostrasse la stessa foga sul campo di gioco, forse i Redskins riuscirebbero a spiegarsi il contrattone che ha strappato a Snyder e soci dopo essere stato cacciato a pedate dalla Georgia.
Vincere non basta.
Meglio rimontare. Ormai per i Saints è una prassi, prima si fanno strapazzare per bene dagli avversari, poi decidono di mettersi in carreggiata e cominciare a giocare per portare a casa l'ennesima vittoria, come dimostrano le ultime tre settimane, quando prima Miami, poi Atlanta, ed infine Carolina, hanno passeggiato, o quasi, per due quarti abbondanti prima di essere surclassati dai ragazzi di Sean Payton. Il tutto è iniziato a Miami, quando sotto di 10 punti a fine terzo quarto, 34-24, Drew Brees invece di scomporsi dopo 3 intercetti lanciati, mette in cantiere altri 24 punti nei 15 minuti finali, regalando ai Saints la settima vittoria stagionale; sette giorni fa la replica, con 21 punti nel secondo quarto che rispondono ad un primo periodo bruttissimo, chiuso sul 14-7 per i Falcons, che nonostante un impressionante rush finale sono costretti ad arrendersi per 27 a 35. Due casi all'apparenza isolati, diventati vero e proprio marchio di fabbrica nell'ultimo weekend, quando dopo aver incassato nei primi trenta minuti dai Panthers, al riposo sul 17-6, Brees e compagni hanno deciso di fare sul serio, andando a segno con Pierre Thomas, Robert Meachem, John Carney e Anthony Hargrove in rapida successione, per il 30 a 20 che significa l'ottava vittoria stagionale; unica squadra imbattuta della lega.
Chi non muore si rivede.
Come nel caso di Alex Smith e Vince Young, tornati protagonisti dopo una stagione e mezza passata a guardare i compagni giocare seduti scomodamente sulla sideline, nel match che li ha visti fronteggiarsi a San Francisco, dove si sono ritrovati a guidare gli attacchi di Niners e Titans in una partita tra squadre in cerca di identità . Il numero 11 californiano è rientrato già da un paio di settimane mostrando parecchi progressi sul piano del gioco nonostante l'inguardabile tabella comparsa durante il match che raccontava come in cinque anni, la prima scelta da Utah del 2005, avesse cambiato altrettanti offensive coordinator; non il massimo per un ragazzo che muove i primi passi in NFL, oltretutto dopo essere uscito dal college senza aver accumulato molta esperienza. Qualità che il collega di Tennessee aveva invece "da vendere" quando è passato professionista, e dopo aver fatto e disfatto a livello collegiale con la maglia di Texas ha tenuto botta anche al piano di sopra, almeno fino a quella dannata copertina di Madden, con annessa stagione altalenante, 2007, ed infortunio, 2008, che l'ha trasformato in riserva, almeno fino ad tre settimane fa, quando prima del bye ha fatto il suo esordio stagionale nella scoppola rimediata a Boston. Una ripassata che ha annichilito i Titans ma che al tempo stesso gli ha restituito il ruolo di starter; da allora sono arrivate 2 vittorie, le prime in stagione per la franchigia del Tennessee.
Di 5 in 5.
La scorsa settimana Kurt Warner ha lanciato 5 intercetti nella terribile sconfitta rimediata dai suoi Cardinals contro i Panthers, tanto che tutti, in Arizona, avevano chiesto a gran voce di rivedere sul rettangolo verde Matt Leinart; ma i vecchi sono duri a morire, e nonostante quei capelli che cominciano ad ingrigirsi il braccio è sempre quello di una volta, come il cuore, come la testa, gli stessi che ti permettono di ripartire dopo la più brutta partita degli ultimi due anni ed infilare 5 touchdown pass in una partita dal dentro-fuori; e non con una squadra qualunque, ma con i Chicago Bears, dentro le mura del loro Soldier Field, dove solo pochi eletti riescono a tirare fuori dal cilindro prestazioni del genere. Perfect match, 22 su 32 per 261 yards, 5 TDs, e nessun intercetto.
Ma quale sfiga.
Erano considerate le divise più sfortunate della National Football League, quelle maledette, quelle che per anni ed anni avevano relegato i Tampa Bay Buccaneers al ruolo di cenerentola della lega, capace solo di inanellare prime scelte assolute e stagioni deludenti in serie; eppure con quella maglia ci avevano provato in tanti a vincere, anche un certo Steve Young, di passaggio in Florida, tra un'avventura finita in USFL e una storia tutta da scrivere, e da vivere, a San Francisco. Vent'anni di jella, 1976-1996, con tanto di sospiro di sollievo della comunità di Tampa quando si decise di cambiare definitivamente logo, 1997, 5 anni prima della vittoria del Superbowl, cancellati in una sola partita, in una sola domenica, quella appena passata. Sarà stato l'avvento del nuovo quarterback, Josh Freeman, che ha completato per 205 yards, 3 TD, 1 INT, alla prima da starter in NFL, sarà che i Packers sembrano una squadra allo sbando, sarà che per qualche strano allineamento astrale gli dei del football hanno sorriso ai Buccaneers, ma tant'è che la divisa più sfortunata dello sport professionistico è diventata improvvisamente vincente, regalando a Tampa la prima vittoria del 2009, la prima dal novembre dello scorso anno; quasi 12 mesi più tardi, con una rimonta da shock, corredata da 21 punti, 3 touchdowns, in appena undici minuti e mezzo. Sempre convinti che quella maglia porti sfiga?