Carson Palmer, l'uomo di ghiaccio, è tornato per condurre in alto i suoi Bengals.
Ogni stagione, essendo il campionato Nfl sempre diverso in fatto di equilibri, vede accadere ciò che non ti aspetti. La squadra che non si pensava potesse vincere più di qualche partita si trova a capeggiare la propria division, quella che poteva essere favorita per il titolo di conference non farà i playoffs. Succede ogni anno, e questo non fa eccezione alcuna.
Già detto di Denver durante la scorsa settimana, l'altra grande sorpresa dell'annata in corso non può che essere Cincinnati, ovvero un'organizzazione da tempo non navigava in buone acque, soprattutto a causa delle errate valutazioni caratteriali fatte in sede di draft da parte del management, le quali avevano sortito solamente guai e primi titoli sui giornali nazionali, non certo per le vittorie conseguite, ma per scoprire quale fosse il Bengal che in quel momento aveva infranto la legge. Oltre a questo, una sola partecipazione ai playoffs nell'ultima decade e mezzo, non avevano certo aiutato la causa.
Cincinnati, nell'ultima offseason, era ancora vista come una franchigia che non sarebbe potuta andare da nessuna parte, in quanto l'assenza di disciplina non tiene uniti gli intenti che i teams si propongono di mantenere dall'inizio alla fine del loro cammino annuale, e se manca tale simbiosi di propositi, lo spogliatoio non può che scoppiare.
Si pensi a Chad Johnson, il novello Ocho Cinco, la cui principale occupazione sembrava essere stata quella di cambiare cognome all'anagrafe piuttosto che quella di riscattare un campionato numericamente deludente, non all'altezza del suo bizzarro ma immenso talento; si pensi alla pazienza avuta con Chris Henry, wide receiver di grandi prospettive che si era tagliato le gambe da solo facendosi riempire troppo spesso la fedina penale, e nel quale la squadra non ha smesso di credere nonostante la comprensibile sospensione dalla Nfl.
Si pensi alla seconda possibilità elargita a Cedric Benson, running back disastroso a livello di maturità comportamentale e pescato tra i free agents a rischio; si pensi infine alla scelta di Andre Smith, offensive tackle che aveva fatto mettere le mani nei capelli a molti, chissà cosa passava, dicevano, per la mente di un Marvin Lewis che secondo ogni logica sarebbe dovuto già essere licenziato da tempo, che aveva appena deciso di scommettere su un altro grande talento, che avrebbe potuto ancorare per un decennio la linea offensiva dei Bengals con la stessa facilità con cui avrebbe potuto portare altre rogne in squadra, proprio lui, che il giorno della Scouting Combine aveva deciso di lasciare il Lucas Oil Stadium di Indianapolis, sede dell'evento, senza avvertire nessuno, per poi dare la colpa dell'accaduto al suo agente.
Guardando oggi da questa sponda dell'Ohio, con questi presupposti i Bengals non dovevano essere nemmeno vicini alla prima posizione della Afc North. Ed invece, lì a dare fastidio ai campioni in carica di Pittsburgh in un entusiasmante testa a testa, ci sono proprio loro.
Gli Steelers, già . Brutti ricordi.
Al tempo, parliamo del 2005, i Bengals erano pronti e maturi per fare il salto di qualità , ed a testimonianza di ciò avevano raggiunto i playoffs, vincendo la division a quota 11-5, e guadagnandosi il diritto di ospitare Pittsburgh al Paul Brown Stadium per la prima apparizione in postseason degli ultimi 15 anni, dopo essere stati a lungo tra le squadre più scarse della Nfl.
La loro rinascita era stata guidata dall'azzeccata scelta di Carson Palmer, quarterback con grandi doti di leader, e dal braccio potente: solamente al suo secondo anno da starter, dopo aver trascorso il 2003 a studiare, l'ex Usc aveva guidato un vero e proprio assalto aereo, contribuendo con 32 passaggi da touchdown, molti dei quali aventi per destinatari Chad Johnson ed un emergente T.J. Houshmandzadeh, a fare dei Bengals una vera e propria potenza offensiva che, quando serviva, poteva contare sulle potenti leve di Rudi Johnson e delle sue 1.000 yards su corsa garantite a stagione. I sogni della franchigia terminarono nello stesso momento in cui Kimo Von Oelhoffen, defensive tackle degli Steelers, franò in malo modo sul ginocchio di Palmer, la cui carriera venne messa seriamente a repentaglio.
Carson aveva appena lanciato una bomba di 66 yards per Henry, eseguendo una delle tante giocate a lunga gittata di quel campionato. Con Jon Kitna in campo a sostituirlo, l'attacco riuscì a segnare solamente 17 punti, insufficienti per cacciare Pittsburgh fuori dai playoffs.
Da quel momento Carson Palmer, con un ginocchio chirurgicamente ricostruito, non era più stato lo stesso, e sembrava che la prima scelta assoluta del 2002 fosse stato un investimento a termine troppo breve, a causa di quell'evento infausto, ma anche per via di un problema al gomito, che lo aveva estromesso anzitempo dalla maggior parte della campagna 2008.
Il quarterback che aveva dato nuove speranze al corso della franchigia, è tuttavia tornato perfettamente integro fisicamente, ed una ritrovata efficienza del suo braccio, abbinato ad una leadership che non aveva mai perso per strada, sono uno dei tanti motivi per cui la stagione attuale sta veramente andando meglio del previsto.
Palmer, di suo, ha già mostrato nervi saldi e sangue freddo in distinte occasioni: contro gli Steelers, arci-rivali che sembravano aver già portato a casa la partita, ha diretto un drive conclusosi con il touchdown di Andre Caldwell con 14 secondi sul cronometro, ripetendosi contro i Ravens, altri nemici divisionali, contro i quali ha fatto marciare l'attacco per 80 yards negli ultimi istanti di gara, coronando il tutto con un'altra meta per Caldwell. Nello smembramento dei Chicago Bears della scorsa domenica, inoltre, il regista ha terminato con 233 yards e 5 mete, centrando i suoi ricevitori in 20 delle 24 occasioni avute, in una delle sue uscite più prolifiche di sempre.
E già che siamo in tema Bears, che dire del recupero di Benson, che sembrava un caso disperato? Ennesimo esempio di quanto male faccia l'enorme quantità di soldi immediati messi a disposizione dello sport professionistico a gente troppo immatura, il running back scelto alla quarta posizione assoluta del draft 2005 non era mai sceso in campo deciso a convincere chiunque di valere tale posizione, nemmeno quando era diventato chiaro che per lui Chicago aveva sacrificato Thomas Jones. I problemi con la giustizia avevano causato dei pesanti provvedimenti, da qui il taglio ed il conseguente approdo nella "galera" sportiva di Cincinnati, che domenica ha incrociato caschi e paraspalle con la sua ex squadra, contro la quale è arrivato il massimo in carriera di yards corse, 189, per la più saporita delle vendette (anche se, tuttavia, aveva poco da vendicarsi, visto il suo comportamento - ndr).
Benson è la chiave del bilanciamento dell'attacco dei Bengals, in quanto è riuscito ad assumere il ruolo che Rudi Johnson aveva prima di lui: sta correndo 4.4 yards di media per portata, e dopo sette settimane di gioco ha oltrepassato per tre volte la soglia delle 100 yards, segnando 5 mete complessive. A metà campionato, gli mancano 20 yards ed un touchdown per superare i suoi massimi in carriera in quelle categorie statistiche, un evento davvero impensabile fino a poco tempo fa. Per la prima volta da quando è professionista, è in media perfetta per abbattere il fatidico muro delle 1.000 yards stagionali.
Se quarterback e running back sono sempre in primo piano, non deve mai mancare la lode per chi combatte per e assieme a loro: la linea offensiva ha giocato partite a tratti eccellenti, pur non avendo un assetto ben definito a causa di qualche infortunio. Difatti, se Palmer ha tempio e spazio per lanciare e se Benson trova continuamente varchi da colpire, lo si deve ai veterani Bobbie Williams ed Andrew Withworth, che accompagnati dai più giovani Kyle Cook, centro emergente, assai lodato dal coaching staff, e le new entries Evan Mathis e Dennis Roland, rispettivamente guardia e tackle, stanno eseguendo quanto viene loro richiesto con la massima attenzione, ed i risultati non possono che essere buoni. Andre Smith, per il momento, rimane fermo ai box, avendo perso diversi giorni di camp per motivi contrattuali, ed essendosi infortunato al piede in allenamento, fattori che gli precludono di scavalcare uno dei due tackles una volta che si sarà rimesso in forma, vista l'armonia raggiunta dal gruppo.
Se si pensa che Chad Ocho Cinco è tornato a sfornare le sue statistiche abituali, che Laveranues Coles, aggiunto in offseason, si sta ambientando sempre di più, e che Chris Henry appare recuperato mentalmente, e si somma a quanto spiegato nelle righe precedenti, è intuibile il perché l'attacco dei Bengals sia tornato ad essere uno dei migliori della Nfl.
Tuttavia, bisogna anche difendere: il fronte ha purtroppo perso per la stagione Antwan Odom, acquisito dai Titans senza troppo rumore nella primavera del 2008, che fino al momento del suo inserimento in injured riserve per la rottura del tendine d'Achille era stato una forza della natura, arrivando a registrare 8 sacks in 6 partite disputate; al suo posto, Lewis ha ruotato Frostee Rucker, Jonathan Fanene ed il rookie da Georgia Tech Michael Johnson, leggero, ma capace di portare pass rush grazie al suo ottimo primo passo. In mezzo, alsuo quarto anno nella lega, Domata Peko è diventato una sicurezza, mentre Robert Geathers, l'altro defensive end, si è già distinto riportando un fumble in meta per 75 yards contro Cleveland, una delle tante giocate di una difesa assolutamente decisiva.
Leon Hall e Jonathan Joseph sono cresciuti tantissimi, e costituiscono una delle giovani coppie di cornerbacks più efficienti della Nfl, essendosi confermati quali macchine da turnover, altro aspetto decisivo nell'economia stagionale tigrata: i 6 intercetti collezionati dai due, aggiunti ai 2 ottenuti dal safety Chris Crocker, mantengono una media superiore all'uno a gara, mentre 6 sono stati i fumbles forzati, numeri che hanno visto il forte contributo di Rey Maualuga, altro ragazzo sospetto per carattere e testa, che finora ha comunque dimostrato di essersi meritato appieno uno dei tre posti di linebacker titolare, e possiede un potenziale altissimo.
All'orizzonte, i Bengals vedono una bella settimana di pausa, per poi tornare in campo ed affrontare nuovamente Baltimore.
Il 5-2, senza il miracolo inventato da Brandon Stokley nella prima di campionato contro Denver, poteva essere benissimo un 6-1, ma pazienza, va bene così. Il record, alla pari di quello degli Steelers, è buono per la vetta della Afc North e consente alla squadra di controllare il proprio destino, tenuto conto del fatto che Steelers e Ravens devono ancora scontrarsi per due volte, non resta quindi che approfittarne.
I Bengals, quindi, sembrano essere riusciti a ricostruire quanto avevano fatto prima di quella maledetta partita di playoffs di quattro anni fa. Il conto con la sfortuna l'avrebbero già pagato, non resta che fare un altro passetto in avanti: a Carson Palmer, piacerebbe tanto regalare alla città quel qualcosa che Boomer Esiason ha solamente sfiorato.