Denver, chi l’avrebbe detto?

Josh McDaniels sta dimostrando, pur essendo molto giovane, di essere un vincente.

Siate onesti, tutti quanti (ed il sottoscritto con voi…): chi di voi avrebbe mai scommesso su una partenza così bruciante da parte dei Denver Broncos dopo quanto accaduto in offseason? 6-0? Stiamo scherzando? Nessuna mano alzata, bene.

Della squadra della Mile High City s'è parlato in abbondanza in primavera/estate, l'affaire Cutler è stato l'episodio che ha più degli altri catturato l'attenzione dei media, e s'è speculato in abbondanza sulla capacità  del proprietario Pat Bowlen di gestire la propria franchigia, del vantaggio che avrebbero avuto i Bears dall'acquisizione di uno dei giovani quarterbacks più promettenti della Nfl, e sul tradimento che Cutler medesimo aveva propinato ai suoi fans, dividendo l'opinione pubblica esattamente a metà , tra chi sparava sopra le lamentele di un giocatore di football comunque ottimamente pagato, e tra chi aveva dato del pazzo a Josh McDaniels, capo allenatore in rampa di lancio che aveva contribuito alla forzata trade, senza nemmeno sapere se lo spogliatoio godeva o meno del suo rispetto.

Oggi, quello che era stato un presunto esito della faccenda, si è completamente ribaltato.

Il preludio

Nessun tifoso avrebbe neanche lontanamente pensato che, terminata la stagione 2008, Jay Cutler non sarebbe più stato il quarterback dei Denver Broncos: sembrava un'offseason come tante altre, il solito lavoro facoltativo, la solita preparazione al draft, il quotidiano tran tran di una franchigia che si stava per apprestare a vivere una nuova avventura, dopo l'addio a coach Mike Shanahan, responsabile sì di tante belle soddisfazioni tolte, ma anche delle ultime stagioni ombrose di una squadra che doveva tornare a puntare in alto, senza tuttavia riuscirvi.
Bowlen, per dare inizio al nuovo corso, aveva messo gli occhi sulla ramificazione di personale facente capo a Bill Belichick, i cui assistenti, chi prima chi dopo, avevano avuto modo di ottenere un posto da capo allenatore o nella Nfl o al college, anche se, a dire il vero, i risultati ottenuti erano stati tutt'altro che incoraggianti, quasi a far pensare che i segreti di Belichick non fossero stati esattamente tramandati ai suoi discepoli.

Della "cerchia" faceva parte anche Josh McDaniels, un giovanotto prodigio che in tenera età  si era insinuato nel coaching staff dell'organizzazione più vincente della Nfl, i New England Patriots, dove nel ruolo di allenatore dei quarterbacks, aveva avuto modo di lavorare con Tom Brady, recordman nel 2007, e con un Matt Cassel pescato dalla panchina, prontamente trasformato in un regista da 11 vittorie stagionali, quando il destino aveva deciso di togliere di mezzo Tom a causa del ben noto infortunio.

Un coach offensivo, quindi. Solo che, come sottolineava qualcuno, a Denver ci sarebbe stato bisogno d'altro. La difesa era stata fatta letteralmente a pezzi da quasi ogni attacco affrontato nel 2008, e Cutler non aveva certo bisogno di un coach di quel tipo per migliorare dei numeri già  ottimi, anche se la mania di fidarsi del proprio braccio l'aveva portato a qualche intercetto di troppo.
Come ogni coach usa fare, anche McDaniels avrebbe desiderato portarsi dietro qualche viso conosciuto, con la conseguente nascita di un sondaggio verso il suo vecchio quarterback, lo stesso Cassel, che, nonostante un franchise tag appostogli da New England, era disponibile per essere messo sul mercato. Le voci erano giunte presto all'orecchio di Jay Cutler che, punto nell'orgoglio ed altrettanto puntuale nel girare il tradimento a proprio uso e consumo, aveva giurato di non vestire mai più l'uniforme dei Broncos, fino a forzare una trade che, oltre ad un bel pacchetto di scelte, aveva portato lui a Chicago, e Kyle Orton a fare il percorso inverso.

La squadra era già  senza una difesa, ed il tanto agognato Steve Spagnuolo, artefice della corazzata Giants, non era arrivato. Ora, era senza un franchise quarterback. Oltre a questo, Brandon Marshall e la sua testa parzialmente disabitata cominciavano a fare le bizze, e presto vennero poste delle serie questioni sulla capacità  di McDaniels, così giovane, di reggere la pressione e di sapersi rapportare, da capo, ad un gruppo di giocatori professionisti. Sembrava il preludio ad un disastro colossale, ad una stagione di transizione. Evidentemente, Bowlen ed il suo nuovo capo allenatore, sapevano bene ciò che stavano facendo. E la situazione, stava tutt'altro che sfuggendo di mano.

Discipline!

Di isterismi e soldi facili, nella Nfl, ce ne sono già  in quantità  industriali, e a Denver avevano deciso che né l'una e né l'altra avrebbero contribuito ad auto-distruggere la squadra ancora una volta. Cutler si sente tradito? Pazienza, problemi suoi, se qui non vuole stare, non starà . La Nfl è un business, e non ci si deve aspettare niente da nessuno, se non uno stipendio grasso e grosso a fine mese. I giocatori vanno e vengono, tutti sono utili, davvero pochi sono indispensabili (anche se non tutti la pensano così, specialmente dalle parti di Washington - ndr).

Se l'allontanamento di Cutler, tecnicamente, sembrava una mossa da pazzoidi, per il nuovo staff non rappresentava altro che un forte messaggio per il resto della squadra, che reagendo a quella vicenda, avrebbe dovuto comportarsi di conseguenza. Ogni posto di titolare era stato messo in discussione. Sicurezze non ce n'erano più per nessuno. Nella prima settimana di gioco, nella prima partita ufficiale, ci sarebbe stato in campo solo chi avrebbe dimostrato di esserselo guadagnato con il sudore speso al training camp, dimostrando di essere un professionista vero.

Il pugno di ferro era stato presto applicato anche nei confronti del talento, quello sì indispensabile, del già  menzionato Marshall, inviperito nei confronti di una dirigenza che non gli aveva allungato un nuovo contratto e nuovi soldi da spendere in facilonerie. Di fronte alla richiesta di trade, vista l'assenza di un nuovo accordo economico, era arrivata l'immediata sospensione, anche di conseguenza a numerosi episodi che bene non avevano fatto all'unità  di squadra, accaduti durante il training camp ufficiale. Gli avvertimenti erano arrivati puntuali. Ed il mancato rispetto dimostrato, aveva sortito un'altrettanto puntuale provvedimento. D'altro canto, Marshall aveva fatto intendere, con il suo svogliato modo di allenarsi, di non aver imparato a memoria ogni singola sfaccettatura del nuovo playbook offensivo. Pur essendo il miglior wide receiver del team, perché doveva giocare ugualmente? In fondo, al miglior quarterback a roster, i Broncos avevano appena rinunciato"

La stagione in corso

Passi la prima di campionato, nella quale una sgraziata azione compiuta da due defensive backs dei Bengals aveva regalato a Brandon Stokley la possibilità  di involarsi in meta a tempo praticamente scaduto in una partita a dir poco rocambolesca, praticamente già  persa. Un colpo di estrema fortuna, un'azione mai vista, avevano sottolineato in molti. Dicevano che non si sarebbe ripetuto.

Parzialmente, i detrattori hanno avuto ragione. Il fortunoso colpo non si è ripetuto, perché difatti i Broncos si sono guadagnati ogni singola vittoria dimostrando la loro superiorità  in campo rispetto agli avversari, compresi Patriots e Cowboys.
A chi aveva cestinato Orton troppo in fretta, di conseguenza alle sabbie mobili offensive patite dai Chicago Bears negli ultimi cinque anni, il quarterback ha risposto giocando a livelli mai raggiunti in precedenza.
A chi diceva che la difesa era disastrosa, McDaniels ha risposto mettendo prontamente a posto pure quella, in collaborazione con una grande mente difensiva, Mike Nolan, lo stesso che aveva fallito a San Francisco da head coach, ma pur sempre un eccellente assistente, responsabile nell' aver installato con successo una 3-4 che i Broncos hanno digerito con straordinaria facilità .

Quella medesima difesa che aveva concesso più di 400 punti in ciascuna delle ultime due annate, in sei uscite ne ha elargiti solo 63, essendo diventato un reparto feroce nel mettere pressione, amante del contatto verso l'attaccante, che desidera punire chiunque tenti di avventurarsi troppo vicino alla endzone. Gli schemi di Nolan puntano in diverse occasioni al blitz di massa, utile ad evitare qualche problemino di troppo avuto in copertura dai due ex Dolphins Andre Goodman e Renaldo Hill, e cercano di impedire qualsiasi tipo di lettura al quarterback, il quale non sempre può trovare soluzioni accettabili nel giro di così pochi secondi.
Una delle chiavi di volta è stato il quasi completo rimescolamento del personale difensivo, arricchito da giocatori duttili, che possono occupare più posizioni, che sono dotati di forza fisica come di agilità  per poter stare saltuariamente anche in copertura.

Ryan McBean, Ronald Fields (ex 49ers, dove aveva già  lavorato con Nolan) e Kenny Peterson sono nomi sui quali nessuno avrebbe scommesso un centesimo di dollaro, ed invece oggi compongono il terzetto titolare che parte in trincea, il quale viene costantemente mantenuto fresco dai continui cambi chiamati dallo staff, che consentono preziosi contributi a nome del veterano Vonnie Holliday, uno specialista in termini di pass rush, e di Robert Ayers, scelto nel 2009 in uscita da Tennessee, primo di una lunga lista di ibridi a metà  tra outside linebacker e difensive end.

Transizione, questa, effettuata alla perfezione dall'elemento attualmente più importante del reparto, Elvis Dumervil, divenuto un linebacker a tempo pressoché pieno, e capace di arrivare a quota 10 sacks in sole sei partite: l'ultimo giocatore arrivato in doppia cifra in così poco tempo era stato Michael Strahan nell'anno del record di sacks in singolo campionato, chiaro segnale del football a tratti dominante giocato da Dumervil medesimo.
Questo insieme di fattori, assieme al non sottovalutabile contributo di un Brian Dawkins che continua a giocare come avesse 10 primavere di meno, ha permesso al reparto che in passato era stato più e più volte ridicolizzato, di trasformarsi nel quinto assoluto per numero di yards concesse a gara, un risultato davvero straordinario.

Jay Who?

Per finire, torniamo al quarterback. Chi ha tratto conclusioni troppo affrettate sullo scambio Cutler-Orton si è dovuto rimangiare presto tutto quanto, dinanzi ad una serie di ottime prestazioni dell'ex regista di Chicago. Orton ha mostrato sicurezza nel gestire la situazione, ha fatto vedere di aver lavorato sodo nella comprensione e digestione di un playbook tutto nuovo, sapendo effettuare le scelte corrette al momento consono.

Kyle, oltre ad aver risolto delle situazioni in momenti decisivi, ha lanciato per meno di 200 yards in una sola occasione distribuendo in maniera ottimale la destinazione dei suoi passaggi, si è reso responsabile di due soli turnovers (un fumble ed un intercetto, di fronte a 9 TD passes), pur senza poter disporre dell'Eddie Royal esplosivo dello scorso anno, il quale finora ha inciso molto di più tra gli special teams che non nel ruolo regolare.

La coppia di nuovi running backs, la criticata prima scelta Knowshown Moreno e l'ex Eagles Correll Buckhalter, si è assortita al meglio, peraltro ambedue i giocatori sono anche in grado di ricevere con ottimi guadagni, lo straordinario atletismo del tight end Tony Scheffler ha consentito agli schieramenti di avere un wide receiver aggiuntivo, vista la sua bravura nel correre le tracce nonostante un peso ben superiore rispetto ai velocisti del ruolo (McDaniels lo ha spesso schierato all'esterno, proprio per questo motivo), senza contare le importanti ricezioni fornite da Jabar Gaffney, vecchia conoscenza dell'head coach, e dalla seconda giovinezza del tosto Brandon Stokley, la cui leadership è utile anche in quelle occasioni in cui Marshall, miglior elemento per yards e mete ricevute, va in ebollizione.

Dati e statistiche ne potremmo estrapolare a volontà , (ah, non l'abbiamo detto, nei secondi tempi i Broncos hanno macinato gli avversari per 76-10, interessante, no?), e non pare corretto limitare la questione ad un semplice e superficiale confronto tra quanto stanno facendo Denver contro ogni pronostico e come si sta comportando Cutler nella sua nuova casa, ripetiamo da sempre che il football è fatto di tanti automatismi e sincronismi, il che rende davvero difficile stabilire quanto un giocatore sia effettivamente determinante per gli esiti di una squadra. Orton sta probabilmente giocando la miglior stagione di carriera a livello di efficienza, tuttavia, se a Chicago l'avessero protetto come sta facendo la sua forte linea attuale, composta da gente di talento come Ryan Clady e da veterani quali Ben Hamilton e se avesse avuto un coach offensivo del livello di McDaniels, ipoteticamente numeri del genere li avrebbe messi su comunque, prima o dopo.

Ciò che davvero importa, è che grazie alle prestazioni di una franchigia in gran parte rinnovata, tirata a lucido, e che nella seconda parte del cammino dovrà  stare attenta a non ripetere le discese che l'hanno esclusa dai playoffs dopo partenze brillanti, dei piagnistei di Cutler, della mossa azzardata della dirigenza nel spedirlo altrove, e della dubbia efficacia di un head coach di soli 33 anni, non si ricorda davvero nessuno. Così come dei 52 punti presi nell'ultima partita in cui il leggendario Mike Shanahan allenò sulla sideline di quegli stessi Broncos che lui stesso aveva fatto grandi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Informativa cookie

Per far funzionare bene questo sito, a volte installiamo sul tuo dispositivo dei piccoli file di dati che si chiamano "cookies". Anche la maggior parte dei grandi siti fanno lo stesso.

Cosa sono i cookies?

Un cookie è un piccolo file di testo che i siti salvano sul tuo computer o dispositivo mobile mentre li visiti. Grazie ai cookies il sito ricorda le tue azioni e preferenze (per es. login, lingua, dimensioni dei caratteri e altre impostazioni di visualizzazione) in modo che tu non debba reinserirle quando torni sul sito o navighi da una pagina all'altra.

Come utilizziamo i cookies?

In alcune pagine utilizziamo i cookies per ricordare:

  • le preferenze di visualizzazione, per es. le impostazioni del contrasto o le dimensioni dei caratteri
  • se hai già risposto a un sondaggio pop-up sull'utilità dei contenuti trovati, per evitare di riproportelo
  • se hai autorizzato l'uso dei cookies sul sito.

Inoltre, alcuni video inseriti nelle nostre pagine utilizzano un cookie per elaborare statistiche, in modo anonimo, su come sei arrivato sulla pagina e quali video hai visto. Non è necessario abilitare i cookies perché il sito funzioni, ma farlo migliora la navigazione. è possibile cancellare o bloccare i cookies, però in questo caso alcune funzioni del sito potrebbero non funzionare correttamente. Le informazioni riguardanti i cookies non sono utilizzate per identificare gli utenti e i dati di navigazione restano sempre sotto il nostro controllo. Questi cookies servono esclusivamente per i fini qui descritti.

Che tipo di cookie utilizziamo?

Cookie tecnici: Sono cookie necessari al corretto funzionamento del sito. Come quelli che gestiscono l'autenticazione dell'utente sul forum.

Cookie analitici: Servono a collezionare informazioni sull'uso del sito. Questa tipologia di cookie raccoglie dati in forma anonima sull'attività dell'utenza. I cookie analitici sono inviati dal sito stesso o da siti di terze parti.

Quali sono i Cookie di analisi di servizi di terze parti?

Widget Video Youtube (Google Inc.)
Youtube è un servizio di visualizzazione di contenuti video gestito da Google Inc. che permette a questa Applicazione di integrare tali contenuti all'interno delle proprie pagine. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook (Facebook, Inc.)
Il pulsante "Mi Piace" e i widget sociali di Facebook sono servizi di interazione con il social network Facebook, forniti da Facebook, Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante +1 e widget sociali di Google+ (Google Inc.)
Il pulsante +1 e i widget sociali di Google+ sono servizi di interazione con il social network Google+, forniti da Google Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Tweet e widget sociali di Twitter (Twitter, Inc.)
Il pulsante Tweet e i widget sociali di Twitter sono servizi di interazione con il social network Twitter, forniti da Twitter, Inc. Privacy policy

Come controllare i cookies?

Puoi controllare e/o verificare i cookies come vuoi - per saperne di più, vai su aboutcookies.org. Puoi cancellare i cookies già presenti nel computer e impostare quasi tutti i browser in modo da bloccarne l'installazione. Se scegli questa opzione, dovrai però modificare manualmente alcune preferenze ogni volta che visiti il sito ed è possibile che alcuni servizi o determinate funzioni non siano disponibili.

Chiudi