Game of the Week: BAL at SD

Con una giocata magistrale nel finale, Ray Lewis mette la parola fine alla vittoria dei Ravens sui Chargers.

Si può perdere una partita lanciando 436 yards? La risposta arriva come un fulmine a ciel sereno: si. Quello che è successo a Philip Rivers e ai suoi San Diego Chargers, in una gara contro i Baltimore Ravens, che sono riusciti a vincere per 31-26, sudando fino all'ultima manciata di secondi.

Una sfida che fino ad un paio di anni fa, sarebbe andata in scena con le etichette a senso unico: "San Diego con l'attacco e Baltimore con la difesa". Ma i tempi cambiano, cambia il football e cambiano le squadre. E queste etichette appaiono del tutto riduttive. Questa sfida tra Ravens e Chargers è stato ben di più.

Rivers ha letteralmente mangiato il campo, distruggendo le secondarie dei Ravens imbambolate e cadendo nei tranelli soltanto un paio di volte, uniche due sbavature della sua partita, che però alla fine si riveleranno decisive.

Dall'altra parte, JoeFlacco non sta di certo a guardare.
Certo non esplosivo come il suo rivale, ma pulito, lineare, con il giusto numero di handoff per il Running Game e la giusta scelta di luoghi e tempi quando c'è da lanciar la palla. Un solo intercetto non può metterne in ombra la prestazione.

Applausi devono essere fatti però, anche alla sua linea offensiva che l'ha protetto e riprottetto con una continuità  vincente, lasciando tempo per ragionare ed agire.

Parole che non possiamo usare per la linea a protezione di Rivers.
Con la perdita di Nick Hardwick, centro titolare della OL dei Chargers, San Diego ha avuto non pochi problemi a difendere il proprio QB, che specie nella prima metà  di gara, ha dovuto far fronte a spunti difensivi avversari davvero niente male. Stupisce infatti, come sia riuscito a lanciare un numero così elevato di yard con una linea del tutto insufficiente.

Ciò che davvero è stato inesistente è il Running Game dei Chargers. D'accordo che Tomlinson era accomodato in sideline e d'accordo che correre, specie per vie centrali, contro i Ravens è impresa assai ardua. Ma 53 yards come bottino di corsa, ci sembra un "raccolto"davvero misero. E dire che il RB titolare della gara, Darren Sproles, di yards ne ha macinate eccome, ma in ricezione. Ed ecco che ritorna nuovamente il nome di Rivers e ci si accorge come questa partita la poteva vincere (o perdere) in solitudine.

D'altro canto invece, i Ravens sono tornati a muovere il pallone usando il loro trio micidiale McGahee-Rice-McClain, prolifico in ogni senso. Specie il primo dei tre, con i suoi 2TD in partita, ne ha segnati già  quattro in due gare totali. Sicuramente rinato.

Ciò che stupisce è senz'altro la capacità  dei Ravens di aver raggiunto una continuità  e soprattutto un incisività  offensiva che mai si era vista a Baltimora. Per la prima volta nella loro storia infatti, i Ravens giocano meglio in attacco che in difesa. Difficile a credersi, eppure il campo ci dice questo.

Così, San Diego non avrebbe dovuto far altro, si fa per dire, che segnare un punto in più dei diretti avversari. Evidentemente, le braccia di Rivers si sono fermate proprio nei punti del campo dove invece avrebbero dovuto spingere maggiormente, ovvero in Red Zone. Da qui infatti, son partiti ben 4 FG, sicuramente un numero elevato e positivo in certe situazioni, ma non abbastanza per vincere questa partita.

Lancio dopo lancio, sono comunque i Chargers con ancora Rivers ad avere la palla della vittoria, ad una manciata di secondi dalla fine. I Ravens non hanno il fisico tra le secondarie e non contengono più i veloci ricevitori di San Diego.

Così, deve scattare la big play e sarà  proprio quel Ray Lewis che magari tanti davano per spacciato, che con un'intuizione che arriva a capire le intenzioni del Coaching Staff dei Chargers, metterà  il punto esclamativo alla gara. Invitiamo tutti gli amanti di football a rivedersi quest'ultima giocata di Lewis, da leccarsi i baffi.

I complimenti vengono senz'altro prima di tutto fatti a Rivers, per aver giocato una gara praticamente quasi da solo ed averla dominata.

Ne esce sconfitto ma da grande giocatore, dimostrando di saper giocare a football e di muovere il pallone a proprio comando. Forse un po' di ingenuità  c'è da correggerla; qualche volta bisognerebbe tener la palla stretta al corpo e prendersi un Sack in più, piuttosto che lanciare nella terra di nessuno e rischiare(e non solo) di fare qualche regalo di troppo agli avversari.

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