Le big sono salve

Tom Brady è stato freddo e spietato, come sempre.

Dovevano essere due partite agevoli, sulla carta, e si sa che quello che dovrebbe essere, in realtà  nella Nfl non è. Il football americano è una disciplina, per via della sua complessa struttura, che si presta ad improvvisi cambi di eventi, spesso gli equilibri e le inerzie cambiano senza avvertire più di tanto, ed in fondo, per perdere o vincere una partita, può bastare anche un piccolo episodio.
New England e San Diego, due delle accreditate più forti a rappresentare la Afc al prossimo Super Bowl, si sono aggiudicate a fatica, entrambe negli ultimi istanti, la sfida contro le rispettive (e meno quotate) rivali divisionali, Buffalo ed Oakland, uscendo quindi dai campi di gioco con la confermata etichetta di big. Con l'aggiunta della dicitura "sopravvissute allo spavento".

Davanti ad un Gillette Stadium che attendeva da un anno esatto di vedere Tom Brady raccogliere il suo primo snap ufficiale dopo la sua lunga riabilitazione, sono invece arrivate memorie provenienti direttamente dall'Orchard Park e di quel Monday Night (che evidentemente ai Bills porta proprio male) gettato al vento contro i Cowboys, ai quali era stata concessa una clamorosa rimonta in condizioni molto simili agli eventi accaduti in quel di Foxboro.
Allora, andarono vanificati un ritorno di intercetto di Ryan Denney, un punt return di Terrence McGee, ed una partita difensiva di altissimo livello, e la conclusione fu un doppio field goal di Nick Folk dalle 54 yards, atto conclusivo di quella grande beffa.

La prova difensiva dei Bills, contro l'attacco ad alto voltaggio dei Patriots, è stata ancora molto positiva, la pressione portata dalla linea e la diversità  dei blitz proposti hanno messo in difficoltà  il fronte avversario, dove, in particolare, l'esperto Matt Light ha patito non poco le incursioni provenienti dal lato sinistro. Motivo per il quale Brady è stato costretto ad affrettare alcune decisioni, ed è stato indotto all'errore facendosi pizzicare un pallone trasformato in meta da Aaron Schobel, un uomo di linea difensiva al suo terzo intercetto in carriera, che nello stesso istante in cui varcava la endzone creava un'ulteriore similitudine con quella dannata partita contro Dallas.

Poi, qualche ruggine offensiva, comprensibile sia perché Brady in un huddle non lo si vedeva da parecchio (eccettuata la preseason, chiaro, che non può avere lo stesso effetto di una gara ufficiale) e sia perché i meccanismi di squadra, alla prima di campionato, possono anche non essere perfettamente a posto. Attacco, che invece è sembrato essere di dominio di Trent Edwards, a proprio agio nel comandare la nuova no-huddle offense, e che ha potuto contare su un Fred Jackson in splendida forma e su una linea offensiva che proponeva tre elementi alla loro primissima apparizione in una partita ufficiale della Nfl, i quali non si sono fatti intimorire dalle circostanze.

Ciò che non si è visto in tre quarti e mezzo di football, è arrivato nel giro di poco più d'un minuto, nel quale è tornata alla ribalta con prepotenza la ferocia agonistica del quarterback dalle vene di ghiaccio: un aiuto è arrivato anche dalla sgraziata scelta di Leodis McKelvin, uno che di ritorni di kickoff se ne intende e che dei fondamentali dovrebbe ricordarsi di più, responsabile di un clamoroso fumble (avvenuto per una sua scelta di riportare un calcio che sarebbe benissimo potuto finire in un touchback) che, di seguito al drive più prolifico prodotto in partita dai Pats, che sapeva di disperato, ha restituito immediatamente un altro possesso ai ragazzi di Belichick, chirurgicamente trasformato nella seconda connessione Brady-to-Benjamin Watson avvenuta nel giro di una settantina di secondi.

E fu così che, dopo una gara perfetta, condotta in maniera superiore rispetto ad un avversario più forte, e tatticamente semi-impeccabile, l'impossibile è riuscito di nuovo ad accadere. Come contro i Cowboys. Forse, ai Bills, non andrebbe più proposta un'apparizione in prima serata. E semmai l'occasione si dovesse ripresentare, si studierà  un metodo efficace per far terminare la gara cinque minuti prima.

Le grandi squadre sono quelle che riescono a trovare un modo di vincere in qualsiasi momento e contro qualsiasi compagine, forte o debole che sia, quindi il fatto che una big abbia faticato a superare un'avversaria non temibile non significa assolutamente nulla, ed è un concetto che con il football professionistico c'azzecca poco.

Lo sanno i Patriots, e tre ore dopo l'hanno imparato bene anche i Chargers, che ad Oakland non hanno di certo affrontato una passeggiata panoramica sulla baia.
Anche qui, ingranaggi ancora duri da muovere proprio perché nuovi, una difesa con i controfiocchi che ha giocato nettamente al di sotto delle proprie possibilità , ed un attacco che si è acceso al momento opportuno, quando più il team ne necessitava.
Tuttavia, era ben difficile prevedere un LaDainian Tomlinson fermo a 56 yards totali contro i Raiders, contro i quali lui sì aveva fatto delle belle passeggiate all'aria aperta, così come non era preventivabile una simile fisicità  da parte della linea offensiva di casa, che per tutto il primo tempo ha aperto spazi per la coppia Bush-McFadden, e consentito a JaMarcus Russell di pensare alla decisione migliore da prendere con qualche secondo in più. La grinta è stata parola d'ordine anche per un fronte difensivo del tutto rivitalizzato dal solo arrivo di Richard Seymour, che ha passato la serata a smantellare raddoppi ed a far accomodare un nevrotico Philip Rivers a terra in un paio di occasioni, giusto per non lasciare nulla al caso.

Tornando a Tomlinson, ma per questo ha davanti altre 15 partite, non è riuscito a dimostrare di non essere in fase calante come tutti dicono, ed il drive decisivo è addirittura stato condotto in porto dal suo backup, il folletto Darren Sproles, autore della decisiva meta del sorpasso dopo una gara molto incerta, che verrà  ricordato come il giocatore che ha fatto scampare il pericolo di vedere la squadra beffata negli ultimi giochi per il secondo opener consecutivo, e se ricordate quali effetti aveva provocato quella sconfitta casalinga con i Panthers di dodici mesi fa (touchdown di Dante Rosario a tempo scaduto), è facile comprendere che le difficoltà  della San Diego di quella prima parte del 2008 sono nati anche da quel notevole smacco morale. Ed una cosa era certa: i Chargers avevano bisogno di tutto, fuori che partire male un'altra volta, e giocarsi l'ennesima etichetta di favoriti troppo presto, dato che sono almeno tre anni che li si pronostica fotografati con il Vince Lombardi Trophy in mano.

Sui Raiders c'è ancora molto lavoro da svolgere, Russell ha tirato fuori un big play nel quarto periodo che avrebbe potuto decidere la partita (il destinatario? L'ottimo Louis Murphy, mentre di Heyward-Bey è pervenuto pochino"), seppure aiutato da una clamorosa falla creata dall'incomprensione tra gli elementi delle secondarie dei Chargers (ecco lì, un punto debole evidente"). Nonostante questo, il pupone Silver & Black ha dimostrato di essere ancora molto indietro nel lavoro tecnico da eseguire per una transazione di successo al professionismo, ha sempre la bomba pronta ad esplodere, ma la sua cura dei lanci sul medio-corto è abbastanza mediocre.
L'idea, è che se deciderà  di metterci un pizzico di presunzione sui propri mezzi in meno, ed un po' di umiltà  in più, potrà  diventare davvero forte, e l'altra parte della baia potrà  vedere svanita un po' di nebbia che da anni insiste nell'offuscare una vista più rosea del futuro. Tuttavia, il tempo per vincere nella Nfl è poco, e quando si è stipendiati da Al Davis, è ancora meno.

Ad ogni modo, le big sono salve, e non è poco. Ma sono vive per miracolo.

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