Jay Cutler è l'uomo nuovo dei Bears.
Minnesota Vikings
Brett Favre è tornato. La Nfc North non ha fatto in tempo a rimpiangerlo che l'ex quarterback dei Green Bay Packers ha deciso di indossare di nuovo il casco e servire palloni ai ricevitori. A dire il vero il suo (terzo?) ritiro nel giro di poco più di un anno è durato pochissimo. Dopo aver confermato a Brad Childress, che da mesi lo corteggiava per portarlo nel Minnesota, che sarebbe rimasto fermo anche per un problema ad una spalla, il GI Joe per eccellenza della Nfl ha fatto marcia indietro e firmato un biennale coi Vikings.
E così la conference comincia con un poker di quarterback niente male, tra promesse, scommesse e un veterano pronto a giocarsi di nuovo l'ultima chance per raggiungere il sogno, solo per amore del gioco. O, meglio, anche per il grande amore per il gioco. Favre ai Vikings rappresenta quanto di più brutto ha frequentato i sogni dei tifosi di Green Bay, la chance di trovarsi di fronte il capitano di tante battaglie non solo come avversario, ma come "nemico" (sempre a livello sportivo, ovviamente), rivale di divisione e magari con qualche chance di giorcarsi davvero le possibilità di approdare al Super Bowl. Peggio di così, diranno nel Wisconsin, poteva solo scegliere Chicago che però si era già messa al riparo con Jay Cutler. Hai visto mai.
E' però proprio Minnesota la favorita del titolo, seppur con tutti i se ed i ma del caso. La Nfc North sembra sulla rampa di lancio pronta a diventare una delle division più competitive dei prossimi anni, ma questo sentore non è la prima volta che ci capita di avvertirlo. Detto questo è evidente che i Vikings comincino col vantaggio di dover sperimentare molto meno delle rivali di division, con il solo Favre vera grande aggiunta in un ruolo così fondamentale come quello del quarterback ma con esperienza da vendere e un sistema offensivo (e squadre avversarie) che conosce quasi alla perfezione.
Favre giocherà a favore del profondo, il suo amore per il tentativo estremo, per la forzature a colpire le zone più lontane dal punto di snap, lo favorirà sicuramente nel feeling con un atleta veloce come Bernard Berrian. Il rookie Percy Harvin può diventare un "jolly" pericoloso, mentre lo stesso Sidney Rice, che arriva al terzo anno, dovrebbe trovare finalmente la propria dimensione.
Fuori discussione lo spessore di una linea tosta ed efficace con il solito Steve Hutchinson a farla da padrone sul lato sinistro, l'arma in più di questi Vikings, nonostante l'arrivo di Favre, si chiama pur sempre running game e risponde al numero di scarpe di un certo Adrian Peterson. Se Favre può completare e rendere più variegato il gioco offensivo, infatti, è comunque intorno ad Adrian Peterson che si costruiranno i successi della squadra. E questa è tanto una certezza quanto un limite, in prospettiva. In definitiva la squadra non è migliorata moltissimo e per quanto se ne possa dire lo scorso anno raggiunse i playoff senza strabiliare il mondo. Lo spettacolo arrivava dal backfield e lì finiva. Favre è un'arma in più se in avanti regge Peterson ecco che allora si può arrivare lontanto ma se il gioco nei momenti cruciali dovesse tornare lontano dal running back non sono esclusi grandi scivoloni.
La difesa rimane solida, una certezza, anche se il pacchetto linebacker sarebbe decisamente migliorabile. La speranza è che EJ Henderson sia pienamente recuperato, diversamente nel mezzo rischia di aprirsi una voragine. Le secondarie si sono leggermente stabilizzate dopo i tanti svarioni del passato, ma il punto forte rimane la linea ed è certamente lì che questa difesa può fare la differenza. Il Jared Allen dello scorso anno è stato, a tratti, spaventoso, Ray Edwards sta crescendo bene e nel mezzo i tackle sono una certezza. I due Williams, Pat e Kevin, sempre sul filo di lana di una squalifica per sostanze illegali che non arriva mai, sono la certezza del nucleo della D-line anche se preoccupa l'età di Pat (classe 1972) nose tackle imprescindibile per il suo ruolo di leader e la sua capacità .
I dubbi che questa squadra deve dimostrare di aver buttato via sono anzitutto legati alle gestioni della partita (e non solo) di Brad Childress, coach che non dimostra molto coraggio nelle scelte e una certa incoerenza. Spiace dirlo ma, alle volte, questa squadra sembra che non sia nemmeno allenata, che tutto si basi su quelle due o tre certezze presenti e, finché reggono quelle, allora qualcosa si fa. Le sue titubanze sono apparse più volte anche i sede di mercato e, meglio, in quelle di draft. La stessa scelta di Favre avrebbe procurato già qualche problema negli spogliatoi, dove buona parte dei ragazzi di Childress aveva già battezzato il "proprio QB" tra Tarvaris Jackson (in miglioramento da questa estate, a quanto pare la concorrenza fa bene) e Sage Rosenfels. Childress ha infilato nel pollaio un gallo davvero grosso, e se già due erano pericolosi…
Green Bay Packers
Green Bay segue a un passo e, scusate se lo diciamo in modo così spudorato, se passa indenne da due particolari è decisamente la squadra da battere in division. I particolari: uno, riprendere la regolarità di un paio di stagioni or sono sperando che Aaron Rodgers abbia meno problemi e la difesa torni a giocare con una certa continua intensità e, due, che il passaggio alla 3-4 si il più rapido possibile. Pescare al draft uno come BJ Raji può essere stata in prospettiva una delle cose migliori successe a Green Bay in questi ultimi anni.
Detto questo, qualche dubbio rimane visto che le squadre non vincono sulla carte o in questi articoli, quindi giusto sottolineare cosa aspetta i Packers. Aaron Rodgers, dicevamo. Talento indiscusso, ma ancora non si è capito dove arrivi la sua tenuta, non solo fisica. Qualche acciacco, qualche errore di inesperienza, un po' di mancanza di feeling con qualche compagno, nulla che non si possa sistemare. Ma non è ancora scattata quella fiamma che faceva vincere e trascinare i compagni che era presente in Favre. Certamente meno abile nel gioco dell'improvvisazione e del cambio marcia in corsa, Rodgers ha comunque passato le 4.000 yard al suo primo anno da titolare e le possibilità di fare bene ci sono tutte.
Qualche dubbio in più si può sollevare sul reparto runningback: Ryan Grant è certamente solido ed efficace ma molto legato al giro di una linea offensiva (comunque buona) che non può essere sempre tutto per il RB di una squadra da titolo. Brandon Jackson è forse più esplosivo, ma si è visto molto poco e questo lo penalizza in esperienza sul campo e rischia di caricare troppo il solo Grant. Le chance di fare bene anche qui ci sono, se si mixano bene gioco aereo e corse il reparto è più che funzionale, con il veterano Donald Driver pronto ad aprire la strada al talento Jordy Nelson (secondo anno) e un Greg Jennings divenuto ormai una definitiva certezza di questo attacco. Senza dimenticare Donald Lee, tight end che blocca bene e può ricevere palloni importanti generando guadagni altrettanto importanti.
Davanti la linea, solida, con qualche lavoro di ristrutturazione ma certamente valida. Il centro potrebbe essere Scott Wells riportando Jason Spitz come guardia come a Louisville dove si impegnava nel doppio ruolo, ma la scelta sarà probabilmente quella del 2008. Un anno fa il fronte 5 ha contribuito alla prima stagione nella storia della squadra con più di 4.000 yard lanciate e, contemporaneamente, più di 1200 corse. Come dicevamo, serve superare quei momenti in cui qualcosa sembra incepparsi e la squadra appare col fiato corto, se ci sarà continuità il gioco potrebbe risultare spettacolare e vincente.
L'efficacia della difesa dei Packers dipenderà molto da quanto ci vorrà a realizzare l'idea di Mike McCarthy di trasformare lo schema in una 3-4. La scelta è giunta per cercare di creare maggiori problemi al backfield avversario, dare meno tempo di ragionare al quarterback e cercare di anticipare eventuali giochi di corsa. Le 334,3 yard concesse mediamente nel 2008 hanno avuto un peso incalcolabile sulle disavventure della squadra e la 26^ difesa sulle corse non può essere sufficiente a puntare in alto. In quest'ottica si erano già visti alcuni movimenti in sede primaverile nelle ultime stagioni e la scelta di BJ Raji allo scorso draft calza a pennello con il cambio tattico.
Raji quasi certamente non sarà titolare da subito, ma le circostanze e le credenziali del nose tackle uscito da Boston College prevedono che prima della fine della stagione il numero uno del ruolo sia lui. Ryan Pickett sarà il suo apripista, con Raji pronto anche ad inserirsi come end di sinistra alternandosi proprio con Pickett relegando Johnny Jolly a un ruolo di rotazione. A detsra ci sarà Cullen Jenkins. A perdere il posto da titolare potrebbe essere Aaron Kampman se come OLB dovessero preferirgli Brady Poppinga mentre la nuova soluzione dovrebbe ridare vigore a AJ Hawk, che si schiererà come linebacker interno insieme a Nick Barnett.
Nomi importanti tra le secondarie dove già lo scorso anno il lavoro è stato più che buono. Nick Collins confermato free safety con Atari Bigby probabile SS partente, ed anche i CB titolari saranno confermati in Charles Woodson e Al Harris.
La squadra è rodata e sembra davvero pronta a fare il salto di qualità definitivo, il rischio, come detto, è che il cambio di schema in difesa possa creare qualche difficoltà , soprattutto nelle prima gare dove gli automatismi potrebbero non risultare perfetti. Sicuramente, però, McCarthy ha fatto la scelta giusta per il futuro e se il 2009 non dovesse essere un anno di grandi vittorie certamente risulterà come stagione di lancio verso un futuro che, oggi, appare piuttosto roseo.
Chicago Bears
A inseguire le due maggiori candidate la squadra forse con più punti interrogativi della conference, i Chicago Bears. Anche nel loro caso,come per Green Bay, le scelte fatte durante l'ultimo giro di free agency hanno permesso di costruire una squadra forte di alcune certezze da oggi ma certamente capace di crescere molto bene in prospettiva futura. La scelta di Lovie Smith di confermare Ron Turner come offensive coordinator a fine stagione indicava due cose: che Smith, due anni fuori dai playoff, decideva di giocarsi il posto con uno staff già consolidato e che i limiti offensivi erano da imputare soprattutto alla mancanza di talento offensivo, tanto più in cabina di regia.
Scelta logica ma poco coerente guardando la difesa dove, dopo una stagione durissima, si è data molta fiducia al talento presunto e si è tolto molto potere a Bob Babich, nominalmente ancora coordinatore difensivo, ruolo che però gestirà in primis lo stesso Smith con il supporto di Rod Marinelli che dopo lo 0-16 di Detroit si ricicla in ruolo più congeniale, quello di allenatore della difesa come assistente e di coach della D-line.
In attacco il colpo grosso è certamente l'arrivo di Jay Cutler, quarterback di talento che ha forse palesato qualche limite caratteriale nel suo addio a Denver. Un QB con queste credenziali, a Chicago, è raro quanto un giocatore italiano nell'Inter, ma se Cutler offre certezze per il futuro molto è ancora avvolto dal mistero. Il reparto corse punta forte su Matt Fortè (scusate il gioco di parole) grande sorpresa del 2008, RB completo che trarrà molti vantaggi da un gioco aereo più completo. L'infortunio a Kevin Jones rischia però di caricare, di nuovo, il secondo anno da Tulane di troppe portare (tra lanci e corse) perché le sue riserve non sembrano all'altezza di dargli troppo respiro.
In fase di ricezione fondamentale sarà la crescita di Greg Olsen, tight end che a tratti può anche giocarsela come ricevitore aperto e che molto probabilmente terminerà il passaggio di consegne con il solido Desmond Clark. La linea offensiva avrà dal primo minuto Chris Williams che nel suo anno da rookie è dovuto rimanere praticamente sempre sulla sideline il 99% delle volte a causa di un intervento chirurgico subito in preseason. Grave perdita lo scorso anno, nella prossima stagione Williams partirà da destra invece che da sinistra, ruolo per cui fu scelto ma che verrà destinato a Orlando Pace, veterano certamente datato ma che se rimanesse sano darebbe un grande contributo alla crescita del reparto. Frank Omilaye, altro FA arrivato in primavera, sarà la nuova guardia sinistra in un reparto che conferma solo il centro (Olin Kreutz) e la guardia destra (Roberto Garza) rispetto ai titolari di un anno fa, ma un reparto che, anche grazie alle rotazioni, sembra poter dare un grandissimo contributo in tutti i giochi.
Il vero enigma sono i wide receiver con Devin Hester (che ricevitore non è…) confermato titolare insieme a Earl Bennett, tolto dalla naftalina dopo una stagione da rookie passata a fare il turista nella Windy City. Tutti i veterani sono stati lasciati andare a fine anno, con l'eccezione di Rashied Davis, ancora favorito per un ruolo di rotazione come split-end e di prima scelta come slot nonostante i tanti errori (leggi drop) dello scorso anno. L'ex giocatore di Arena Football League è un azzardo, ma almeno ha l'esperienza dalla sua. Il resto del reparto è infatti formato da Juaquin Iglesias (rookie), Devin Aromasdou (che fa roster dopo 3 tentativi falliti con Denver e Cleveland) e Johnny Knox (rookie) che ha comunque il merito di poter togliere pressione sui ritorni a Devin Hester viste le sue ottime capacità .
In difesa è cambiato poco, troppo poco, e si è dato per scontato che sia Brian Urlacher che Tommie Harris possano essere, entrambi, validi elementi com'erano prima dei vari acciacchi. La D-line è la stessa di un anno fa senza l'infortunato (e tagliato) Dusty Dvoracek, con Anthony Adams come NT e Adewale Ogunleye e Alex Brown a fare gli end. Chiaramente la speranza è che Marinelli ridia fiato a una linea che sulla carta è in piena regola per devastare i backfield avversari come ai tempi del rimpianto Ron Rivera.
I linebacker si confermano a loro volta con Brian Urlacher che, a differenza di Harris, ha contro anche l'età che ormai ha suonato i 31. Lance Briggs è inamovibile, mentre sul lato forte l'arrivo (free agency di nuovo) di Pisa Timoisamoa può essere una scelta davvero vincente e che mette definitivamente fine al ruolo di titolare dello "sconosciuto" Hunter Hillenmeyer.
Le secondarie sono il punto più dolente. Il walzer di ruoli cambiati e ricambiati tra primavera ed estate è stato piuttosto strabiliante per gli osservatori e la squadra comincerà per il secondo anno di fila con un Charles Tillman a mezzo servizio. Tillman è comunque l'unica vera certezza di un reparto che lo scorso anno ha fatto acqua da tutte le parti e, nonostante il clamoroso errore su Bernard Berrian a Minneapolis, rimane un giocatore più che affidabile. Al suo posto partirà probabilmente Trumaine McBride quando sembrava ormai certo un posto per Corey Graham che invece è stato rimesso nel ruolo di safety e poi riportato a fare il CB almeno finché manca Tillman. Sull'altro lato Nathan Vasher, che era in odore di taglio a febbraio, si riprende il posto di titolare ma è scontato che, dopo due anni difficili con molti infortuni, quest'anno serva il 101% per trovare conferme future.
La zona safety è quella che ha creato più problemi. Dopo 5 infortuni che ne hanno determinato la fine anticipata della stagione, Mike Brown ha visto consegnarsi la lettera di dimissioni. Grande perdita, aldilà di tutto, per leadership e classe. Non è improbabile che come strong safety Smith azzardi da subito il rookie Al Afalava mentre come FS il posto da titolare dovrebbe spettare all'ottimo Kevin Payne il che si traduce come mezza bocciatura per il talentuoso Craig Steltz (per lunghi tratti favorito nella corsa al ruolo da numero uno).
Chicago, squadra affascinante ed enigmatica, ma nella quale Lovie Smith sembra credere infinitamente tanto da rischiare tantissimi giovani ed inesperti sin dai primi snap. Sembra quasi che l'head coach dei Bears non sia qui a giocarsi il posto (la terza assenza consecutiva dai playoff dopo il Super Bowl perso peserebbe tantissimo…) ma che stia lanciando una squadra dal suo primo anno. In parte è innegabile che questi Bears siano alla prima stagione di una forte sperimentazione, il problema è che Smith non sembra avere lo stesso tempo a disposizione di molti degli uomini che metterà in campo e il suo destino non dipende solo da quanti palloni Culter metterà in mano a Hester come molti sono convinti.
Detroit Lions
Squadra indecifrabile i Detroit Lions che dopo la peggior stagione di sempre per la Nfl (zero vittorie o, se preferite zeru vittorie se trova a non aver molto da pretendere dall'anno che verrà . Basta vincere qualche partita, far riavvicinare un pubblico delusissimo alla squadra e dimostrare che c'è una luce in fondo al tunnel. Cambiare allenatore era il minimo, ma è soprattutto l'arrivo di un nuovo GM (Martin Mayhew, non è mai troppo tardi) a ridare fiducia all'ambiente. Jim Schwartz, nuovo coach, si è trovato di fronte alla classica scelta di chi parte da zero, ossia quella di trovare il fulcro. Matthew Stafford è l'uomo giusto e la scelta di farlo partire titolare potrebbe essere la più logica: un anno di routine vera, sul campo, quando ancora non ci sono troppe pretese nei confronti della squadra, e capire subito se la stoffa è di quelle giuste. Sempre pronto, alle sue spalle, Daunte Culpepper, veterano che molti vedevano come giocatore che avrebbe lasciato il posto piano piano e che invece sarà quasi certamente relegato al ruolo di "consigliere".
Calvin Johnson, WR e talento puro, è l'arma in più per crescere rapidamente i numeri e la fiducia di Stafford mentre l'altro Johnson, Bryant, potrebbe rivelarsi un buon investimento come numero 2. Kevin Smith è un runniback giovane e solido che ha mostrato buone qualità , il mix è buon e completato da Brandon Pettigrew, tight end rookie che potrebbe conquistarsi il posto da titolare in breve tempo, anche se il neo-arrivato Will Heller garantisce maggior esperienza benché il suo passato non si propriamente glorioso (9 partite da starter in 7 stagioni).
La linea riparte a un paio di certezze e qualche scommesse: Jeff Backus (LT) e Dominic Raiola (C) danno garanzie di solidità , intrigante la scommessa su Daniel Loper nel ruolo di guardia sinistra mentre il secondo anno Gosder Cherilus deve assolutamente crescere in fretta per dare un minimo di copertura e continuità al reparto.
La difesa ci sembra ancora abbastanza debole. Ultima come yard totali, contro le corse, nel numero di intercetti (4…), per punti concessi e 27^ contro i passaggi non si presenta con grandi credenziali. I primi cambiamenti di livello sembrano essere Philip Buchanon, ex Tampa Bay, che partirà come cornerback, e Louis Delmas, gran scommessa, rookie scelto al secondo giro come terza scelta, e già pronto per essere schierato. Anche Anthony Henry da Dallas (CB) potrebbe aiutare molto le secondarie a crescere, mentre la FS dovrebbe essere l'unica conferma (Kalvin Pearson, seconda stagione coi Lions).
I linebacker ci sembrano sistemati abbastanza bene, Ernie Sims è giocatore di ottimo livello a prescindere e la linea darà una mano può essere dominante. L'arrivo di Julian Peterson dà esperienza e solidità , mentre il neo arrivato, e campione del mondo in carica, Larry Foote dà sicuramente un equilibrio nel centro del pacchetto che prima era inimmaginabile.
In clima di rivoluzioni anche la linea verrà rimessa in sesto. Tra i tackle non è imporbabile l'immediato lancio sulla linea di scrimmage del rookie Sammie Hill (quarto giro da Stillman), giocatore che esce da un piccolo programma (Division II) ma che ha già mostrato di saper impiegare bene la propria stazza. Anche qua, Schwarz, ha bisogno di capire quanta affidabilità può riversare su un rookie e quanto la sua vista sia arrivata lontano pescando da uno sconosciuto college dell'Alabama.
Grady Jackson, altra novità , è l'ennesimo veterano portato a casa per dare esperienza e logia a un team che lo scorso anno non faceva altro che pestarsi i piedi, segno che non solo sulla sideline le cose non andassero bene ma che proprio in mezzo al campo mancavano tante cose, in primis talento e capacità di restare in gioco. Le probabili guardie saranno Jason Hunter (manco a dirlo, nuovo arrivo) e Dewayne White con il giovanissimo Cliff Avril pronto a giocarsi le sue chance.
I Lions, come detto, sono indecifrabili. Schwarz ha fatto pulizia, ha scelto gente esperta ma non si risparmia gli azzardi sui giovani perché sa che questo anno gli serve soprattutto per capire in che direzioni muoversi ed ogni vittoria in più che arriverà sarà un mattone del 2008 che verrà buttato giù. I problemi saranno tanti ma non dovrebbero arrivare dal pubblico che si è finalmente liberato dell'odiato Matt Millen e guarda al futuro con più tranquillità (e passione). La squadra dovrà trovare gli automatismi in fretta (e non è detto che sia facile) ma è ben strutturata, soprattutto visto da dove si cominciava, ed è un buon mix per far crescere bene i giovani di oggi e quelli che verranno nei prossimi due anni. Difficile dire quando si raccoglieranno i primi frutti, ma oggi l'importante sembra gettarsi alle spalle lo 0-16 del 2008 e guardare al futuro mantenendo viva (almeno) la speranza.