Sooners, non è finita

Sam Bradford dovrebbe rientrare in tempo per la grande sfida Big 12 contro Texas.

In uno sport dove la sincronia corale conta più del resto, il singolo non dovrebbe essere così determinante. Quando il centro appoggia il pallone sotto di sé, pronto a snappare l'ovale al suo quarterback, ogni giocatore ripassa in un attimo ciò che deve fare e come lo deve fare, tenendo conto di una tempistica che dev'essere esattamente uguale a quella dei suoi compagni. Non c'è regista che possa avere successo senza un muro protettivo di alto livello. Non c'è running back che possa valicare le 100 yards a gara senza una linea che delinei per lui i varchi da prendere. Non esiste difesa che possa limitare un avversario senza un'adeguata comunicazione tra i propri elementi. Ogni giocatore, dipende inevitabilmente da un altro.

La squadra è tutto. Certo, ci sono le dovute eccezioni, specie quando il talento del singolo tende a spiccare su tutti gli altri.

Per Oklahoma, l'anno era iniziato con i migliori propositi, alimentati da una colossale voglia di rivincita nei confronti di un'opportunità  persa, tradotta in quella finale nazionale lasciata a malincuore a Florida nello scorso gennaio, dopo un campionato assolutamente di primo piano, dove il dominio di (quasi) tutti gli avversari incontrati nella Big 12 e provincia, era stato a tratti imbarazzante. I Sooners erano una macchina pronta a distruggere tutto e tutti, e così si erano ripresentati pure sabato scorso, guidati da un Sam Bradford determinato come non mai a finire la sua carriera al college con un titolo di campione, e tentando addirittura di bissare l'impresa riuscita al solo Archie Griffin, running back di Ohio State, nel '74 e nel '75, quella di vincere due trofei Heisman in carriera.

Bradford, che per inseguire questi obbiettivi ha rimandato di un anno il suo ingresso in Nfl, potrebbe aver bruscamente visto terminare almeno uno dei due sogni, ovvero il riconoscimento personale, di seguito all'infortunio riportato alla spalla nell'esordio contro Brigham Young al nuovo Texas Stadium, ed Oklahoma, anche se pare inopportuno ed ingenuo dare per finiti i Sooners dopo una giornata di campionato, potrebbe veder svanire il conseguimento di un'altra finale, possibilmente di esito diverso da quella dello scorso anno. Come si diceva in apertura, difatti, la mancanza di un uomo non può, da sola, determinare l'esito di un'intera stagione disputata da una squadra che vive di meccanismi ed automatismi ben collaudati, tuttavia è altresì veritiero il fatto che un quarterback di quel talento, che se fosse uscito quest'anno sarebbe potuto divenire la prima scelta assoluta dei Detroit Lions, sarà  difficilmente rimpiazzabile durante la sua assenza dai campi di football.

L'infortunio patito da Bradford ha spaventato, e non poco, l'organizzazione Sooners, che per un attimo ha visto crollare tutto il lavoro di una primavera spesa alla consueta ricerca di giocatori in grado di rimpiazzarne altri, perduti per fine eleggibilità , con il fine di mantenere alta la qualità  in una competizione assai serrata, obbiettivo principe di chi cerca una continuità  che a livello collegiale è molto difficile da trovare, se non altro per la girandola di ragazzi che ogni anno un coaching staff deve saper gestire.

La vista del quarterback probabilmente più forte dell'America delle università  con il braccio fasciato poteva presagire disastri, quindi, anche perché Bradford, pur non essendo un senior, a fine anno prenderà  la via del professionismo, rischiando di lasciare a metà  un percorso già  iniziato nel 2008 sotto ben altri auspici. Ma le notizie, tuttavia, sono addirittura migliori del previsto. Quello che inizialmente doveva essere un infortunio che avrebbe conseguito un'operazione chirurgica, ed in quel caso sarebbe significata un addio anticipato al campionato, è finito per essere un problema risolvibile senza andare sotto i ferri, con una buona riabilitazione dell'arto, e soprattutto con un po' di riposo.

La diagnosi, inizialmente incerta, ha decretato un problema a quello che gli americani chiamano "AC joint" (per esteso acromioclavicular - ndr), che altro non è che la parte di giuntura tra la clavicola e la spalla, la cui gravità  di danno è classificata in tre gradi, dove il numero 1 corrisponde al meno grave. I risultati degli esami su Bradford, hanno dato indicazioni di una via di mezzo tra il livello 2 ed il livello 3, ed ecco spiegata l'appena menzionata incertezza, dove la differenza di gravità  dell'infortunio è determinata dal fatto che il legamento di giuntura sia più o meno strappato. Dato che comunque non si ricorrerà  alla chirurgia, è intuibile che il problema si è rivelato essere mediamente grave, e nulla di più.

Scongiurate quindi le ipotesi di una riabilitazione troppo lunga, l'assenza del quarterback più atteso dell'anno sarà  compresa in un periodo tra le due e le quattro settimane, e che la cosa potrebbe non essere disastrosa come potenzialmente poteva divenire. In questo arco di tempo, oltre che ad una provvidenziale bye week, ci saranno tre impegni non proibitivi (la parola facile è vietata, nel college football, l'upset è sempre dietro l'angolo) contro Tulsa, Baylor e Idaho State, mentre qualche difficoltà  potrebbe sorgere dallo scontro con i rinnovati Hurricanes, ansiosi di tornare ad alti livelli e presumibilmente motivati a mille quando sarà  ora di incrociare i caschi con i Sooners, dato il prestigio a livello di ranking che una potenziale vittoria ai danni dei Sooners potrebbe regalare loro.

Quindi, a conti fatti, il ritorno di Bradford potrebbe avvenire giusto in tempo per la grande sfida, contro Texas, del 17 ottobre prossimo, che se portata a casa potrebbe immediatamente rilanciare le quotazioni di Oklahoma, date le velleità  di titolo nazionale che anche i Longhorns si portano appresso. Nel frattempo, ci si arrangerà  con il backup, Landry Jones, che non ha nemmeno giocato male nella sfida contro BYU, ma che chiaramente non può offrire talento e leadership avvicinabili a quelli del compagno infortunato. Ecco quindi che il gioco di corsa della coppia DeMarco Murray/Chris Brown, che sabato ha singhiozzato, assumerà  un'importanza capitale per mettere punti sul tabellone e muovere le catene con costanza, così come saranno fondamentali le scelte di coach Bob Stoops, criticato dai media per aver deciso di mettere in campo il punter Tress Way per un tentativo di field goal dalle 54 yards per vincere la partita. Anziché tentare la conversione alla mano di un 4° e 14 sulla linea delle 37, arrivato in seguito alle numerose penalità  commesse dall'attacco in quel drive decisivo, altro fattore da rivedere e correggere (e che sarebbe di prezioso aiuto a Jones), Stoops, che durante il riscaldamento, aveva visto Way infilare calci dalle 53 yards, ha scelto il field goal, ma l'esito, con l'ovale caduto inerte in endzone, troppo corto, gli ha dato istantaneamente torto.

Non ultima delle sfortune, Oklahoma dovrà  anche fare a meno di Jermaine Gresham, tight end fondamentale per il gioco aereo, punto di riferimento principale dell'attacco e numericamente il ricevitore più prolifico di squadra, perché quello che doveva essere un intervento di pulizia al ginocchio ha rivelato problemi ben più gravi, che costringeranno il ragazzo a rimanere fermo, purtroppo, per i prossimi cinque mesi, con tanti saluti al presente campionato.

E mentre i messaggi di auguri in direzione di Bradford arrivano copiosi a destinazione (ci ha pensato Coleby Clawson, il linebacker che gli ha involontariamente provocato l'infortunio, ma anche Tim Tebow e Colt McCoy, suoi rivali, ma solo sportivamente), l'ambiente che circonda i Sooners, dopo il comprensibile botto iniziale, cerca di mantenere l'ottimismo, per quanto questo sia possibile: "E' chiaro che la sconfitta ci pesa e non poco", ha detto l'offensive lineman Brian Simmons, "ma negli ultimi anni tutte le squadre che hanno vinto il titolo hanno finito la regular season con una sconfitta. C'è ancora speranza per riuscire a raggiungere gli obbiettivi che ci eravamo prefissati."

E noi aggiungiamo che magari, una perfect season nella Big 12, potrebbe essere già  un buon punto di partenza per rimediare. Mai dire mai"

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