Mark Sanchez, alla fine, è finito proprio ai Jets, la squadra che più di tutte lo cercava. Non senza sconti, tuttavia…
Anche per quest'anno è andata. Il percorso che ha portato alla magica nottata ambientata nella Radio City Music Hall di New York è stato quello di sempre, fatto di previsioni, studio esasperato di necessità delle squadre in relazione ai giocatori disponibili, provini, workouts, incroci di storie spesso difficili che cambiano completamente orizzonte con la prospettiva di un passaggio al professionismo che per qualcuno rende giustizia ai tanti brutti episodi capitati in un passato difficile.
E' stata, come sempre, una cerimonia emozionante, entusiasmante, all'interno della quale si sono potuti notare tutti quei piccoli particolari che si distaccano dalla solita e scontata fila di notizie sin troppo ovvie, è stata un'occasione per vedere le cose da un punto di vista più umano, sentimentale, dove la protagonista principale è stata la tensione provata tra una scelta e l'altra, l'attesa nel cercare di capire chi sarebbe stato il prossimo ragazzo a vedere il proprio sogno realizzato, ma anche nel vedere i tavoli delle squadre all'opera in cerca di una posizione migliore, giusto per disordinare tutti gli scenari proposti dagli innumerevoli mock draft della rete, giusto per smentire chi non fa questi abbinamenti per divertimento, ma che lo fa solamente per spacciarsi come un presunto indovino di un qualcosa che umanamente non è possibile prevedere.
Il draft, in minima parte, sa anche essere scontato, come lo fu un anno fa, limitatamente alla prima scelta assoluta: nel 2008 fu Jake Long a salire sul palco già conscio di aver firmato un contratto milionario con la sua nuova squadra, i Miami Dolphins, il giorno prima della cerimonia, mentre quest'anno tale onorificenza è toccata a Matt Stafford, ex quarterback di Georgia, che ha lasciato il college in anticipo sicuro di essere scelto molto in alto, indovinando la sua scommessa con la sorte.
I Lions sono ripartiti da lui, leader di belle speranze, che può dare molta affidabilità e stabilità ad un ruolo che nella Motor City è stato precario troppo a lungo, e che come tanti altri membri della squadra ha in mente una sola missione, quella di cancellare alla svelta l'onta di uno 0-16 ancora troppo fresco per i tifosi frequentanti il Ford Field. Stafford, così come successe per Matt Ryan dodici mesi fa, dovrà anche rispondere ad un interrogativo sempre più frequente nella Nfl, ovvero la ricerca di quella strana motivazione per cui un ragazzo che non ha mai messo piede nella lega professionistica di football debba meritarsi da subito 40 milioni di dollari di garantito, succeda quel che succeda, senza mai aver lanciato un passaggio vincente, senza mai aver vinto una partita per la sua squadra, fatto che fa comprendere in parte i mugugni di tutti quei veterani che non si sentono adeguatamente rispettati, ragion per cui qualcosa deve cambiare in fretta, in quel contratto collettivo che gestisce i rapporti tra lega e giocatori.
E' stato il draft delle spese pazze, per i New York Jets, che hanno tentato di colmare anni di draft lacunosi, fatti di scelte brillantemente errate, salendo di ben dodici posizioni e sganciando la bellezza di tre giocatori ai Cleveland Browns per arrivare alla posizione consona per potersi assicurare i servigi del loro regista del futuro, Mark Sanchez, salito a vele spiegate attraverso i rankings dopo un solo anno di titolare al college, per merito di qualità tecniche evidenti e per un potenziale che per alcuni potrebbe portarlo ad avere una migliorare carriera professionistica rispetto al collega scelto più in alto. E così com'era stato fragoroso l'impatto sonoro delle urla festanti dei newyorchesi vestiti in verde nei riguardi della selezione, altrettanti boooos si sono levati qualche minuto dopo, quando s'è scoperto che per avere Sanchez i Jets avevano sborsato Kenyon Coleman, Brett Ratliff, Abram Elam ed una seconda scelta: un bel colpo piazzato da Eric Mangini nei confronti della sua ex squadra.
La mossa accordata con i Jets non è stata l'unica di questo genere, perché oltre a Cleveland altre squadre hanno deciso di scendere, trend sempre più in voga per tutte quelle franchigie che, dimostrando lungimiranza, pazienza ed intelligenza, riescono a tramutare anche delle scelte più basse in ottimo talento da mettere sul campo, creando i presupposti per quelle dinastie che nell'era della free agency non dovrebbero più esistere, ma che in qualche modo resistono ugualmente ai cambi di tendenza.
Squadre come i New England Patriots hanno fatto il bello ed il cattivo tempo, continuando a scendere in ogni momento possibile ed immaginabile accumulando scelte per il presente e per il futuro, ed il nome della franchigia appena menzionato non può essere citato a caso, perché con questo sistema l'organizzazione di Foxboro si è messa in bacheca un numero più che soddisfacente di Vince Lombardi Trophys, contrariamente a chi, invece di costruire su basi solide, preferisce scialacquare per un immediato che non arriva mai.
Esempio che calza a pennello per i Washington Redskins di Dan Snyder e Vinnie Cerrato, rispettivamente proprietario e general manager di una squadra con la tradizione più altisonante di tutta la Nfl, che di altisonante, ultimamente, ha solamente l'esagerata quantità di dollari spesa e gettata al vento per firmare i migliori, o presunti tali, free agents in quasi ogni offseason, oppure per pagare esosi rinnovi contrattuali a giocatori prelevati da altre squadre, nelle quali questi non erano contenti del proprio salario o del proprio contratto, dovendo cedere in contraccambio un numero troppo alto di selezioni future al primo giro, o a quelli successivi, credendo di inseguire un titolo che non è mai arrivato, o meglio, è arrivato nell'ipotesi che vincere il campionato della stagione morta equivalga a vincere tutto. Con la differenza che a nessuna persona al mondo risulta che quell'equazione regga, e che la demenza riscontrata nel condurre questa squadra si qualcosa di tangibile oramai anche ai meno esperti nel campo.
Parlavamo di emozioni, di umanità , ed a chi ha seguito la cerimonia sullo schermo del proprio pc, non saranno sfuggiti tre aspetti di altrettanti prospetti che attendevano di sentirsi chiamati, e di come hanno affrontato la situazione.
Hanno colpito molto l'educazione ed il rigore traspariti dall'atteggiamento e dalle parole di Jason Smith, colosso scelto per sostituire quel ruolo che fu, per tanto tempo, di Orlando Pace ai St. Louis Rams, crollato in sincere lacrime al momento della pronuncia del suo nome, ed emozionantissimo nel condurre la consueta intervista post-selezione con l'inviato Deion Sanders, tra l'altro fatto e finito per un ruolo di questo tipo, rivolgendosi al leggendario ritornatore/cornerback con garbata timidezza, nonché con il rispetto portato nei confronti di una persona che al gioco ha dato tantissimo, da parte di una che darà , ma che deve ancora provare tutto nonostante l'etichetta già ingombrante di seconda scelta assoluta del draft 2009.
Lacrime che non sono scese dal volto teso di Michael Crabtree, che con un sorriso fisso e stampato ad hoc ha sopportato per ben nove volte il fatto di dover restare seduto al proprio tavolo più a lungo di ciò che aveva pensato, mettendo il suo nome assieme a quello di Aaron Rodgers e Brady Quinn, giocatori che nel recente passato avevano dovuto passare le pene dell'inferno inchiodati a quella dannata green room, il conosciuto luogo dove si trovano i pochi invitati dalla Nfl all'evento.
Le lacrime cui accennavamo potrebbero essere le stesse scese dai visi di diversi tifosi, per motivi comunque differenti: le prime, quelle di disperazione, sono arrivate dai fans dei Raiders, che Crabtree lo volevano davvero, e che sono rimasti di ghiaccio (come molti di noi, crediamo - ndr) nel comprendere quella che potrebbe essere stata la sciocchezza del decennio per Al Davis, vale a dire la selezione di Darrius Heyward-Bey, che cattivo giocatore non è assolutamente, ma che potrebbe non avere la stessa quantità di talento in possesso della stella di Texas Tech:
Lacrime che invece risultavano dalle risate di tutti gli altri tifosi, in primis quelli dei 49ers, proprio gli occupanti dell'altro lato della Baia, che si sono visti recapitare un regalo davvero insperato da nonno Al, un wide receiver che li aiuterà senza troppi intoppi a migliorare il livello del loro problematico attacco aereo.
Emozioni che hanno infine colpito anche B.J. Raji, mammuth che occuperà il mezzo della trincea difensiva dei Green Bay Packers, il quale, non sappiamo se per un'accentuata propensione fisica, o per il fatto di trovarsi in un luogo molto caldo con diecimila homies addosso, ha versato diverse migliaia di gocce di sudore nei secondi immediatamente precedenti alla sua chiamata da parte di Roger Goodell, fino a trovarsi attorniato da un esercito di persone che gli chiederà un lavoro, delle agevolazioni, una camera della sua nuova futura casa, o comunque una piccola parte dei sontuosi bigliettoni che si appresta a ricevere dalla piccola cittadina del Wisconsin. E visto che dovrà sudarseli, per diventare l'ancoraggio della nuova 3-4 di Green Bay, gli torneranno senza dubbio utili tutte quelle, diciamo così, fuoriuscite di sali in eccesso che ha mostrato di"possedere.
Tra vincenti e perdenti, anche se non dovrebbe essere proprio questo il momento di stabilirlo, se n'è così andato un altro bellissimo draft, un evento in continua evoluzione, che riesce a creare la stessa tensione di una partita importante, che rappresenta il momento della ricostruzione di una squadra, che simboleggia quella caratteristica di strategia abbinata a questo sport come solo gli aggiustamenti al volo durante una gara qualsiasi riescono a fare, dove il successo o meno di una franchigia, viene spesso determinato dalle piccole cose, quelle che non si vedono sul campo, ma quelle che vengono pensate e messe a punto in momenti come questo.
Ed a proposito di queste piccole cose messe a punto, ci riesce ancora una volta male quell'esercizio di comprensione nei riguardi dei piani futuri di Josh McDaniels, sul quale avevamo personalmente già espresso tutte le perplessità del caso in piena vicenda Cutler.
La scelta del funambolo Knowshon Moreno con la prima selezione al primo giro potrà anche togliere pressione ad un passing game che con Kyle Orton al timone non avrà la medesima efficacia, che ce ne sfugge la logica, un po' la stessa sensazione che abbiamo provato nel sentire chiamato il nome di Josh Freeman da quei Tampa Bay Buccaneers così generosi, da volere non meno di cinque quarterbacks a roster ogni anno.
Il tempo ci dirà la verità su ogni cosa, perché solo lui può farlo, anche se una vocina laggiù nel profondo ci dice che Mike Shanahan sarà rimpianto molto presto"