Jason Smith, il miglior lineman offensivo della classe in azione alle combine di Indianapolis.
Tra le migliori uscite negli ultimi anni dal college la classe dei lineman offensivi si presenta come una delle più ricche del draft 2009, soprattutto tra i tackles, dove ci sono diversi nomi che potrebbero restare scritti a lungo sulle pagine della NFL, magari scrivendone addirittura parti importanti della sua storia; con almeno cinque talenti in odore di first round i bloccatori più esterni della linea saranno uno dei reparti più corteggiati dalle franchigie professionistiche, vista anche la reale necessità di molte, tra queste, di operare un vero e proprio ricambio generazionale.
Meno succulenti e prelibati sembrano invece essere le guardie e i centri, dove, seppur emerge qualche atleta di spicco, mancano le grandi stelle capaci di smuovere le acque e far spendere ad un qualsiasi general manager una chiamata al primo round; tanti diamanti grezzi e un discreto numero di giocatori da costruire o far maturare con pazienza dietro ai titolari ma nessun elemento pronto a spostare gli equilibri già nel corso della sua prima stagione in NFL.
Tackles
Cominciamo dal reparto più ricco, dove Jason Smith da Baylor sembra farla da padrone dopo aver raccolto il testimone da Jake Long, primo tackle chiamato e prima scelta assoluta del draft 2008, ed essere in corsa, almeno sulla carta, con Matthew Stafford per diventare il numero 1 della classe; giocatore talentuoso, dotato di una grande mobilità e di un buon lavoro di braccia l'ex dei Bears sembra il classico lineman su cui rifondare la linea d'attacco e, forse, l'intera squadra. Rapido nei movimenti e nelle letture del gioco, in passato ha giocato come tight end, ed a questo si deve principalmente la sua abilità nel portare blocchi anche in campo aperto nonostante tenda a distinguersi nella pass protection, dove difficilmente permette ai difensori avversari di mettere le mani addosso al proprio quarterback; partito come right tackle nel 2006, anno in cui abbandonò l'impiego come TE, è passato sul lato sinistro all'inizio della scorsa stagione, finita in anticipo a causa di un infortunio al ginocchio.
Integro fisicamente, non ha saltato partite nell'anno da senior, passa per essere un grandissimo lavoratore, molto competitivo e capace di imporsi come guida per i compagni di reparto; forse ancora da sgrezzare completamente sotto il profilo tecnico, al college era abituato a giocare in una spread offense, offre ancora buoni margini di miglioramento, per questo, molto probabilmente, non scenderà al di sotto della seconda posizione. Nella Top 5 del prossimo draft sembra essersi confermato anche Eugene Monroe, ultimo grande prodotto uscito dalla straordinaria fucina di lineman di Virginia e compagno di reparto di quel Branden Albert che tanto bene ha fatto nel corso della sua stagione da rookie in NFL; proprio con l'odierno giocatore dei Chiefs l'ex Cavaliers divideva la linea e la zona di campo, visto che entrambi operavano sul lato sinistro.
Dotato forse di maggior talento rispetto all'ex teammate, si vocifera che lo abbia costretto a giocare come Guard dopo avergli strappato la maglia da titolare come LT, Monroe sa bloccare egregiamente sia contro i passaggi che contro le corse e presenta qualità tali da far pensare che possa destreggiarsi senza problemi anche sul lato cieco; molto mobile, sa sfruttare al meglio le braccia per tenere a distanza gli avversari.
Da freshman, 2006, è stato riserva dell'attuale tackle di Philadelphia D'Brickashaw Ferguson prima di infortunarsi seriamente al ginocchio e saltare l'intero spring camp; mai più fuori per infortunio da allora, è stato votato come miglior blocker dagli head coach della NCAA nell'ultima stagione, conquistando la seconda posizione, primo della ACC, nell'ambito Jacobs Blocking Trophy.
Di ben altra pasta invece l'ex Crimson Tyde Andrè Smith, che con i capi allenatori, o almeno con il suo, ha dimostrato di non andarci troppo d'accordo, avendo rimediato un'esclusione da parte di Nick Saban per aver mantenuto dei comportamenti poco consoni al codice comportamentale della squadra proprio nei giorni che han preceduto il bowl di fine stagione; fatto fuori dal programma di 'Bama ha quindi pensato di presentarsi al draft con un anno d'anticipo, al termine di una stagione che l'ha visto comunque protagonista, tanto nel bene, quanto nel male.
Emerso come straordinario bloccatore e perno indiscusso della linea offensiva dei Tyde, Smith ha giocato ad altissimi livelli nel 2008 assicurandosi l'Outland Trophy, il riconoscimento che va al miglior lineman della nazione; piuttosto agile nonostante la stazza piuttosto pesante, è dotato di un buon controllo del corpo e di una discreta mobilità che gli permette di portare blocchi anche durante lo svolgimento del drive.
Ritenuto da tanti una testa calda e particolarmente difficile da dominare è il classico giocatore ad altissimo rischio di fallimento, anche se, ad onor del vero, bisogna riconoscergli un talento smisurato e delle potenzialità che potrebbero farlo diventare un top player; definito un pick high-risk, high-reward, divide il gradino più basso del podio con un altro giocatore dal grandissimo potenziale, Michael Oher.
Conosciuto anche al di fuori dei confini americani a causa del libro "The Blind Side: Evolution of a Game" che racconta le sue gesta sul lato cieco fin dalla high school, il talento da Mississippi è uno dei pezzi pregiati della classe, pronto fin da subito a coprire senza patemi il ruolo di right tackle e in possesso di abilità tali da pensare ad un suo impiego futuro anche sul lato opposto.
Istintivo, solido e difficile da superare, Oher è un lineman abituato a proteggere la palla, sia essa in mano al quarterback o al runningback, anche in campo aperto; purtroppo, la notorietà raggiunta troppo in fretta avanza dei dubbi sul suo effettivo coinvolgimento e amore per il gioco, ed oltre ad aver evidenziato poca volontà nell'imparare i playbook offensivi, nel corso degli anni ha mostrato qualche difficoltà nel leggere i blitz.
Fattosi abbastanza notare per l'impegno alle combine, dove ha anche sfornato alcune buone prestazioni, non ha ancora fatto ricredere del tutto gli scout, e anche se il rischio di trovarsi di fronte a un boom or bust è altissimo, una scelta al primo giro difficilmente gli sarà negata. Nel first round dovrebbe rientrare anche Eben Britton, interessantissimo prospetto da Arizona che pare aver fulminato i Vikings, tra i più attenti a seguirlo nelle tappe di avvicinamento al draft.
Grandissimo lavoratore, è un giocatore intelligente e molto fisico che spesso e volentieri sa anticipare le mosse dell'avversario diventando un ostacolo davvero difficile da aggirare; non dotato di braccia lunghissime, vi sopperisce con la velocità di piedi e la buona tecnica di bloccaggio.
Molto versatile, può coprire senza problemi entrambe i lati della linea, e dopo le ottime prove alle combine, dove è risultato uno dei lineman più rapidi, ha conquistato parecchi consensi. Qualche gradimento lo ha strappato grazie alla sua velocità anche Jamon Meredith da Maryland, che come il tackle di UConn Warren Beatty dovrebbe strappare una chiamata tra i primi pick del secondo giro, rimanendo abbondantemente all'interno del primo giorno di scelta e confermandosi uno tra gli atleti da tenere d'occhio in prospettiva.
Nei first day pick dovrebbe rientrare anche Phil Loadholt, giocatore di Oklahoma dotato di un talento straordinario ma perennemente in difetto, prima scolastico, ha giocato per due anni al Garden Community College in Kansas prima di passare in Division I-A, e poi caratteriale, visto che ha rimediato un arresto per guida in stato di ebbrezza a giugno dello scorso anno; considerato un probabile overrated ha però dimostrato durante la carriera collegiale con i Sooners di essere un lineman piuttosto solido.
Ai giri più bassi qualche credito lo merita sicuramente Jason Watkins, mobilissimo in quanto abituato a difendere le sfuriate di Harvin e Tebow per tutto il campo nonostante una lentezza di piedi disarmante, ma inevitabilmente da ricostruire passo a passo dopo aver subito per 4 anni la cura Meyer, arrivata appena un anno più tardi dal suo ingresso nel football; prima del 2004 infatti l'ex OT dei Gators non aveva mai messo piede su un campo delimitato dalle hasmarks.
Discorso quasi opposto per Alex Boone, giocatore esperto ma troppo dedito a distrazioni, leggasi alcool, e poco propenso a mantenere una certa disciplina, sia in campo che fuori; dotato di qualità fuori dal comune da madre natura l'immaturità con cui si è approcciato alla vita, sportiva e non, finora non gli hanno consentito di diventare quel grande lineman che potrebbe essere. Tra gli altri da segnalare ancora il valido Lydon Murtha, Eric Vandenheuvel e Xavier Fulton, ottimo prospetto da Illinois che ha fatto le fortune di Mendenhall.
Guards
Non di grande livello come i tackles presentano comunque qualche talento interessante e destinato a ritagliarsi un discreto spazio in NFL; su tutti sicuramente Duke Robinson di Oklahoma, giocatore versatile ed abituato a giocare in più posizioni sul lato sinistro dopo aver coperto con successo quella di tackle e di guardia, divenuta poi definitivamente sua, alla prima stagione collegiale; potentissimo è in grado di muoversi con disinvoltura sulla linea, creando spazi interessanti per i propri runner ed ostacolando a dovere i difensori avversari.
Piuttosto mobile, ha una buona spinta di gambe che difficilmente permette ai lineman opposti di conquistare terreno nei suoi confronti; esperto, dovrà comunque lavorare sodo, cosa che non disdegna affatto, per diventare qualcuno a livello professionistico, visto che non sembra aver raggiunto ancora il massimo della sua maturazione.
Subito dietro si piazza Andy Levitre, ex tackle di Oregon State che è stato visionato come guardia perché considerato undersized, 6 piedi e 2 pollici per 305 libbre, per ricoprire il suo ruolo naturale; esplosivo e rapido nei movimenti, ha dimostrato di saper tenere a bada anche i linebacker più veloci grazie ad una leggerezza che gli permette di muoversi con agilità sulla linea di scrimmage: Fisicamente molto solido, non ha mai patito infortuni in carriera, è un giocatore molto tecnico, con un senso della posizione innato e pertanto molto abile anche nella difesa della tasca.
Altrettanto tecnico e anch'egli passato da tackle a guardia nel corso della carriera collegiale Kraig Urbik, che è stato il primo dopo Chris McIntosh, 1996, a partire nella OL titolare di Wisconsin già nell'anno da freshman; esplosivo e molto abile a difendere contro i blitzer avversari, ha potenza e mobilità per rendere sia all'interno che all'esterno dello schieramento offensivo. Nei Badgers ha coperto con professionalità e impegno quasi tutte le posizioni della linea, ad esclusione di quella di centro, dimostrando di mantenere sempre una certa produttività .
Abbastanza produttivo è anche Trevor Canfield che soprattutto nell'ultima stagione a Cincinnati ha guidato la linea offensiva in modo solido e concreto confermando di avere qualità per imporsi al livello superiore, anche se per farlo dovrà continuare a lavorare sodo come ha fatto al college, soprattutto dopo essere finito nei guai per una rissa ad inizio 2008 che ha rischiato di farlo finire fuori squadra.
Più fisico e ancora più difficile da spostare Herman Johnson che dopo essersi presentato attorno alle 400 libbre al suo arrivo a Louisiana State oggi si è livellato sulle 364, che distribuite per i suoi 6 piedi e 7 pollici lo fanno uno dei giocatori più grossi della prossima classe; bravo a difendere la tasca non è molto istintivo, ma con la sua taglia potrebbe trasformarsi anche in un discreto tackle.
Altrettanto ben piantato, anche se molto più basso, Cornelius Lewis potrebbe rivelarsi un potenziale steal nonostante un caratterino pepato che gli ha visto fare incetta di sospensioni a Florida State prima di arrivare al suo allontanamento nel 2005; dopo una stagione a spasso è tornato a Tennessee State, dove dal 2007 ha cominciato a dominare su tutta la linea diventando uno dei migliori OL della Division I-AA, mobile, atletico, e parecchio versatile, visto che ha coperto diversi ruoli durante la sua carriera collegiale; anche lui può avere un futuro da tackle.
Nella divisione inferiore avrebbe dovuto giocare anche Greg Isdaner, che però ha scelto West Virginia preferendola ai college della Ivy League per avere una maggiore competizione, ma che forse ha lasciato con un anno di anticipo, interrompendo una maturazione che forse lo poteva portare nella Top 10 del prossimo draft; junior molto valido nel difendere le corse, deve migliorare tecnicamente per imporsi in NFL, ma certamente le qualità di base ci sono tutte; sempre tra gli ex Mountaineers è da tenere d'occhio Ryan Stanchek, mentre tra metà e fine draft non andrebbero persi di vista Louis Vazquez, da Texas Tech, e Andy Kemp, ottimo blocker che rende tantissimo nella pass protection proveniente da Wisconsin.
Centers
Tra i centri la corsa per entrare nei primi trentadue sembra riservata a solo due prospetti, entrambi provenienti dalla Pac-10 ed usciti dopo la loro ultima stagione universitaria, alla fine del senior year; il primo di questi e quello già più volte abbinato al first round è Max Unger, atleta ibrido e capace di coprire sia il ruolo di center che quello di guardia e che è stato il perno della linea dei Ducks nelle ultime due stagioni, snappando con precisione il pallone al proprio quarterback e guidando con piglio i compagni di reparto; molto tecnico, sa lavorare bene con le braccia e mantiene un ritmo di gioco molto intenso, non perdendo quasi mai la concentrazione e restando sempre attento ai movimenti degli avversari, compresi i blitz dei linebacker.
Rapido di piedi e dotato di una buona visione di gioco sa muoversi molto bene lateralmente per raddoppiare i blocchi dei compagni o proteggere in modo adeguato la tasca; originario delle Hawaii è succeduto nel mezzo della OL dei Ducks ad un altro giocatore di origine samoana, Enoka Lucas; fisicamente integro non ha mai saltato una partita in quattro anni, collezionando 51 start consecutive, il che farebbe pensare che possa durare a lungo anche in NFL.
Molto solido e destinato a diventare un player di lungo corso tra i professionisti anche l'altro centro sotto la lente di ingrandimento in questo draft, ovvero Alex Mack, protagonista pure lui per quattro stagioni con la maglia dei Golden Bears di California e capace di confermarsi miglior lineman della conference per due anni consecutivi conquistando il Morris Trophy; parecchio mobile e abilissimo a sfruttare le lunghe braccia per tenere lontano gli avversari, sa tenere duro e proseguire nel blocco fino al termine dell'azione. Aggressivo, abbastanza costante nelle prestazioni, e abituato a sacrificarsi per i compagni di linea sa proteggere con decisione il proprio passer, nonché tenere alla larga i difensori dal backfield.
Un altro che non disdegna impegnarsi negli allenamenti ed ama lavorare per migliorarsi è Eric Wood, discreto talento proveniente da Louisville che ha dimostrato di essere abbastanza agile nonostante una stazza non troppo piccola ed un peso che dovrebbe condizionarlo, ma che assolutamente non gli impedisce di confrontarsi con i linebacker più fisici e veloci; dotato di qualità che potrebbero permettergli di diventare un dominatore a livello superiore, è abbastanza versatile per coprire sia la posizione di centro che quello di guardia, ruoli che non dovrebbe aver problemi a svolgere anche in NFL.
Tra i professionisti potrebbe ritagliarsi un buono spazio anche Jonathan Luigs, prospetto che con quattro anni di esperienza ad Arkansas non avrà sicuramente troppe difficoltà a mettersi al servizio di centri con maggiore esperienza per imparare i trucchi del mestiere e magari prepararsi a raccoglierne l'eredità a breve; miglior giocatore della nazione nell ruolo nel 2006, quando ha vinto il Rimington Trophy, è rapido sia di piedi che di braccia e sa tenere botta anche se contrapposto a giocatori molto più veloci e impegnativi da arginare.
Un grande potenziale lo mette sul piatto anche Antoine Caldwell, da alcuni considerato il vero leader della linea offensiva di Alabama e certamente in possesso di qualità fuori dal comune che gli danno diverse chanches di imporsi al livello superiore, dove ovviamente ci sarà da lavorare sodo per raggiungere il traguardo desiderato, ovvero un posto in depth chart; versatile, oltre a giocare da centro ha ricoperto senza difficoltà le altre posizioni della OL, dando sempre un valido apporto alla squadra.
Molto simile all'ex Tyde, A.Q. Shipley, proveniente da Penn State, ha la sua stessa propensione a difendere i passaggi, dove può sopperire alla scarsa eslposività con un buon utilizzo delle braccia, con cui riesce a controllare i movimenti avversari; in possesso di grandi mani e di una discreta mobilità è anche lui un atleta eclettico, infatti dopo essere stato reclutato come defensive tackle è diventato center a tempo pieno nel 2006.
Tra quelli che sperano di strappare una chiamata nei sette giri del prossimo draft non vanno poi certo dimenticati due prospetti molto agili e veloci, ma che avranno indubbiamente bisogno di maturare e accumulare esperienza, Jon Cooper da Oklahoma e Rob Bruggeman da Iowa, giocatori che se vengono sviluppati con pazienza possono far la fortuna delle squadre che li portano a casa.