The Bird ringrazia i compagni e sistema la pedana.
Ralph Houk sale sul monte a prelevare il lanciatore e, volgendosi al bullpen, richiede un rilievo destro.
Esce un ragazzone alto, con l'uniforme scompigliata: si sistema nel tragitto verso la collina, infilando la casacca dentro i pantaloni e assicurandosi che la conchiglia sia a posto.
Mancano dodici anni al giorno in cui Bull Durham debutterà nelle sale, ma il nuovo pitcher dei Tigers potrebbe essere paragonato al personaggio interpretato da Tim Robbins.
“Hai un braccio da un milione di dollari e un cervello da dieci cents”, gli dirà un carissimo amico e lui, anni dopo, dichiarerà che aveva ragione.
Riceve la palla in mano, ascolta con sguardo assente le istruzioni del manager e gli incoraggiamenti dei compagni. Poi, inaspettatamente si inginocchia, non per pregare, bensì per riassettare il monte e pulire la pedana, con le mani, quasi accarezzandoli.
Non si aspettava di entrare in roster a fine spring training; quando l'ultima sera gli diedero la notizia che sarebbe andato a nord con la squadra, acchiappò una delle ragazze che gravitavano attorno ai giocatori - in gergo si chiamano Annies, e non è un caso che Annie sia il nome della protagonista femminile di Bull Durham -, la portò sul monte di lancio e lì celebrò con lei.
Poi chiese alla dirigenza come si doveva vestire un major leaguer: il suo guardaroba consisteva di soli jeans e T-shirt.
A maggio il lungo dai riccioli biondi ha l'occasione di lanciare da partente, poiché il suo compagno di stanza, starter di turno, ha l'influenza. Dopo cinque attacchi, gli Indians non hanno ancora raggiunto la prima base e la no-hit resta intatta fino al settimo inning.
La prima vittoria di Mark Fidrych è per 2 a 1, e due sono le valide concesse agli avversari nel complete game.
Come il Nuke LaLoosh del futuro film è ingenuo, scapestrato e ignorante - la sua carriera scolastica è stata un calvario -; c'è qualcosa che non torna però, rispetto alla stereotipica figura del giovane pitcher dal braccio infuocato e dalla mente distratta.
Mark sul monte riesce a trovare tutta la concentrazione che lo eludeva sui banchi di scuola e, al contrario del Tim Robbins diretto da Ron Shelter, ha un perfetto controllo dei propri lanci, una fastball e uno slider sempre sul piatto alle ginocchia.
Il 28 giugno c'è la diretta nazionale per i suoi Tigers. A Detroit arrivano gli Yankees, ed è il turno in rotazione di Fidrych.
Tutti gli americani sanno che il rookie ha un record di 8 a 1 nella peggior squadra della lega, ma solo quella sera inizieranno ad apprezzare le caratteristiche che hanno fatto innamorare Detroit. In meno di due ore, le telecamere mostreranno, oltre a una partita superbamente lanciata, quello che nei box score non era scritto.
Mark fissa la palla, le parla prima di lanciarla a casa. Anche quando raccoglie una groundball, prima di rilanciarla al prima base, le dice qualcosa.
Ha ancora in mente i tempi in cui giocava nei campetti di campagna, dove i difensori commettevano 10-15 errori a partita, per cui non manca, a ogni buona giocata dei compagni dietro di sé, di andare a complimentarsi con tanto di stretta di mano" nel bel mezzo dell'inning!
Dalle tv in tutta la nazione, gli spettatori stupiti lo osservano inginocchiarsi a coltivare il suo monte e domare gli Yankees.
A fine gara, Thurman Munson, il carismatico ricevitore di New York, dichiara alla stampa che il rookie, con la sua teatralità , ha mancato di rispetto agli avversari.
Mark è ancora in campo a prendersi le ovazioni della folla, scalzo, con le mani sulla testa, sopraffatto dalla gioia.
Quando i giornalisti gli riferiscono le lamentele, candidamente domanda: "Ma chi è Thurman Munson?".
Un paio di settimane dopo, Fidrych e Munson sono la batteria dell'American League all'All-Star Game, e Thurman ha capito che i comportamenti di Mark sono genuini e non offensivi.
La stagione d'esordio termina con un record di 19 a 9 e la più bassa ERA della lega. Vince il Rookie of the Year Award ed è secondo a Jim Palmer nelle votazioni per il Cy Young. Ma ciò che resta nell'album di quel 1976 è il contorno alle prestazioni di Mark.
Ogni sua partenza significa tutto esaurito al Tiger Stadium, così come nei ballparks dove i Tigers sono ospitati. Gli avversari pregano la dirigenza di Detroit di invertire la rotazione ogni qual volta scoprono che il biondo non è di turno.
In California, quando è costretto a saltare una partita per un lieve acciacco, gli Angels, per non deludere le migliaia di persone accorse all'evento, gli chiedono di accomodarsi in una gabbia appositamente costruita - The Bird è il suo soprannome - dalla quale concede autografi.
Le ragazze di tutta America sono pazze del 21enne, e a Detroit prende largo la mania dell'assalto al barbiere ogni volta che Mark va a tosarsi: le fans bramano il possesso di uno dei suoi boccoli d'oro. Le mogli dei suoi compagni di squadra mettono a frutto questa isteria, convincendo Mark a farsi tagliare i capelli e a metterli all'asta per beneficenza.
Mentre il ragazzone imperversa nelle discoteche con il suo ballo strisciando sulla schiena, i sostenitori si accorgono che ha un salario di soli 16.500 dollari e cominciano a spedirgli soldi, che lui puntualmente manda indietro.
Persino gli organi politici della città invitano ufficialmente i Tigers a rivedere il suo contratto, e la dirigenza di Detroit acconsente senza esitazioni.
Quasi un milione di spettatori sono entrati negli stadi d'America per assistere alle sue 29 partenze; nelle 18 disputate al Tiger Stadium oltre 600mila hanno comprato il biglietto.
Secondo una stima del Wall Street Journal, Fidrych ha portato, da solo, un milione di dollari nella casse della franchigia del Michigan.
A Mark, però, le questioni pecuniarie non interessano. Nonostante la notorietà , ancora veste jeans e T-shirt, guida il suo vecchio e scassato furgone e gioca a flipper.
È lo stesso ragazzo che abbiamo lasciato inginocchiato a pareggiare il monte in aprile.
E lì vorrei lasciarlo, pieno di gioia e fiducia, ignaro del ciclone che avrebbe creato, e del destino che lo attendeva negli anni seguenti. Gli dei del baseball gli concessero briciole oltre quel fantastico 1976: lo fermarono prima con un infortunio al ginocchio, poi con uno alla spalla di lancio.
Forse volevano essere sicuri che l'era della free-agency appena iniziata, con i suoi milioni, non andasse a contaminarne il suo candore e a porre freno all'esuberanza che lo contraddistingueva.
Si ruppe una cartilagine del ginocchio proprio per eccesso di entusiasmo, nello spring training 1977, mentre rincorreva - con salti e giravolte - le palle colpite dai suoi compagni in batting practice. E il colpo di grazia alla spalla lo ricevette perché volle tornare sul monte troppo presto, quando il ginocchio ancora convalescente lo costringeva a movimenti inconsueti.
Provò per diversi anni a rimettersi in carreggiata, ma il suo braccio non volle saperne di resuscitare. Mark Fridrych si arrese definitivamente a 29 anni, un'età a cui molti lanciatori entrano nel culmine della propria carriera.
Solo un paio d'anni dopo, mentre progettava il proprio matrimonio, un medico gli diagnosticò una lesione alla cuffia dei rotatori.
Durante i disperati tentativi di comeback nessuno aveva saputo dirgli qual'era il suo problema. Era stato da fisioterapisti, osteopati, chiropratici e ipnotisti.
Si operò ma non provò più a giocare, se non nelle partite di vecchie glorie.
Salì sul monte in occasione della cerimonia di chiusura dello storico Tiger Stadium; la folla, ancora innamorata di lui, gli tributò un'ovazione e andò in visibilio quando The Bird si inginocchiò ad aggiustare la terra con le mani.
Nei giorni scorsi è stato trovato esanime sotto il suo camion.
Lo stava riparando.
Fare il meccanico era sempre stata una sua aspirazione, ma aveva rinunciato anche a quella carriera quando l'elettronica aveva preso il sopravvento: non era in grado di aggiustare un'auto collegandola a un computer.
Così come non si era voluto adeguare al passaggio dal flipper a Pac Man.
Il baseball ha perso l'ultimo dei genuini. Non vedremo più un mix di semplicità , esuberanza, amore del gioco simile a quello di Mark.
The Bird ha raggiunto Babe Ruth e Dizzy Dean.