Superbowl XLIII: le interviste

Big Ben intervistato a fine partita: 'Holmes, che diamine di ricezione!'

Passerà  alla storia come uno delle partite migliori di sempre. Il miglior Superbowl in assoluto.

A parlare è il wide receiver di Pittsburgh Santonio Holmes, vincitore del premio di miglior giocatore della finale di NFL. Il talentuoso 25enne parla entusiasta dell'intero match e della sua personale prestazione che l'ha fatto risultare decisivo per la sua squadra.
A proposito del premio di MVP rivela: «I grandi giocatori sono pronti nei match che contano a fare la giocata decisiva, ho detto a Roethlisberger che volevo essere io il tipo che avrebbe fatto i punti vittoria per la squadra.»

Quell'azione che, a 30 secondi dalla fine, ha portato ad una vittoria che sembrava sfumata all'ultimo, quell'azione conclusa con la presa vincente di Holmes appena dentro il campo: di questo parla anche il QB degli Steelers, Ben Roethlisberger: «La prima scelta era il running back, ma era marcato. Così ho cercato subito Hines Ward, ma qualcuno gli era alle costole. Ho quindi deciso di correre verso destra, ho visto Holmes all'angolo, ho provato a passargliela alta… e fortunatamente ha effettuato quella diamine di ricezione!»

Rivela ancora Holmes: «Ero sicuro al 100% che fosse touchdown, i miei piedi non sono usciti dal campo, e per prendere la palla ho dovuto allungarmi con le braccia.»

Spazio intervista anche per Harrison, autore del TD da record di 100 yd su intercetto e di una corsa incredibile, lui che corridore non è: «Quelle ultime iarde sono state probabilmente le più difficili fatte in vita mia, ma allo stesso tempo le più gratificanti di tutto quello che ho fatto nel football.»
Su di lui parla Kurt Warner, che l'intercetto l'ha subito: «In realtà  non l'avevo visto attorno alla mia linea offensiva. Ha fatto una grande giocata e una gran corsa per dar loro il touchdown.»

«Nessuno credeva in noi, c'è da essere orgogliosi»

Parole di tutt'altro morale quelle di Jen Whisenhunt, head coach dei Cardinals e non a caso ex offensive coordinator proprio degli Steelers campioni del 2005: «Sono deluso per la nostra squadra, questo è un gruppo di uomini di cui sono veramente orgoglioso: han giocato duro in circostanze in cui nessuno credeva in loro.»
Come non dargli ragione: i Cardinals, squadra tutto sommato giovane, ha dimostrato di poter vincere le gare che contano, di battere squadre molto più favorite, una franchigia di cui si potrà  sentir parlare anche nelle prossime stagioni, quando una maggior maturità  darà  ai vari Rodgers-Cromartie, Tim Hightower, Larry Fitzgerald una capacità  ancor maggiore di lettura delle situazioni. I Cardinals si sono svegliati quando gli avversari sono andati in amnesia. Purtroppo è accaduto anche il contrario, ed è quello che in futuro dovrà  essere cambiato.
«Abbiamo imparato molto su di noi, peccato averlo capito in questa maniera,» conclude coach Whisenhunt.

Obama chiama, Tomlin non lo sente

Mike Tomlin, al quale il presidente Obama ha telefonato per i complimenti, è il secondo allenatore Afro-americano a vincere un Superbowl. Il mattino dopo parla già  dei progetti della prossima stagione: «Non cercheremo il bis. Quel gruppo speciale di uomini che c'era negli spogliatoi al termine di quella gara è finito per sempre. Ci saranno 53 nuovi ragazzi qui; molte facce saranno le stesse, ma nulla rimarrà  lo stesso. Potranno cambiare ruoli, alcuni miglioreranno, altri peggioreranno. Ma quel gruppo presto avrà  il suo posto con gli altri nella storia. E saranno solo questo: storia.»
Tomlin parla poi della telefonata di Obama giusto al termine del match: «È stato surreale, da sogno, sbalorditivo non solo come allenatore, ma anche come cittadino. Non riuscivo a capire tutto quel che diceva dalla confusione, così l'ho lasciato andare dicendogli "Mr President, non riesco a sentire quello che sta dicendo, ma le sono grato per la telefonata e le congratulazioni”.»
Infine una rivelazione sul safety nell'ultimo quarto: «Avevo già  preso la decisione di prendere il safety, la loro squadra speciale e Sean Morey (ex Steelers, ndr) sono spettacolari. Così entro il quarto down avrei preso il safety comunque.»

Big Ben e la sua rivincita personale

Ben Roethlisberger riscatta il suo precedente Superbowl: nel 2006 infatti, nonostante la vittoria, aveva giocato una partita di bassa qualità , con molti passaggi sbagliati e poche iarde conquistate. La rivincita arriva proprio in occasione dell'ultimo drive, che ripete quando già  visto a Baltimore durante la regular season, una salita rapida e vincente fino all'endzone avversaria: «Ho giocato un po' meglio dell'altro Superbowl e così sento questa vittoria molto meglio. Riguardo l'ultimo drive, sarà  ricordato per molto tempo, molto bello e così speciale.»
Su di lui parla l'ex allenatore, ora head coach di Arizona, Whisenhunt: «Ben era un buon giocatore già  quando lo allenavo, è davvero pericoloso soprattutto perché riesce a fare un gran lavoro di gestione della partita.»
E la partita Big Ben l'ha gestita alla grande: prima partendo con il piede giusto, con due drive nel primo quarto per far capire ai Cardinals con chi avevano a che fare, e poi con il drive finale terminato con il TD di Holmes; 21/30 i lanci di successo, 256 yd guadagnate, 1 TD, 1 int e un indice di valutazione di 93.2, di gran lunga meglio del 22.6 del 2006.

Kurt Warner, aria di ritiro?

Onore infine anche a Kurt Warner e Larry Fitzgerald. I due talenti offensivi dei Cardinals hanno giocato una splendida partita di cui un solo loro neo, quell'intercetto sul finire di secondo quarto, è costato però la sconfitta.
Per Fitz un inizio difficile, costantemente raddoppiato dalla difesa. «Non volevamo lasciar fare loro grandi giocate e entrare nel nostro territorio,» spiega Troy Polamalu, safety degli Steelers.
Gli risponde coach Whisenhunt: «Puoi provare a tenere Larry lontano dall'azione, ed hanno sì fatto un ottimo lavoro, ma siam riusciti a portare alcune giocate importanti e decisive con lui protagonista.»
Fitzgerald, come parimenti Warner, avrebbe potuto essere l'MVP, se non fosse stato per il finale sciagurato della squadra. «Essere così vicini,» ha detto il WR rientrando negli spogliatoi, «avere la vittoria in mano, afferrarla a due minuti dalla fine… fa davvero male.»
Kurt parla invece del suo futuro: «Non so se giocherò l'anno prossimo. Non c'ho pensato. Intanto mi godo il risultato raggiunto come squadra di football. Quando sarà  il tempo, mi allontanerò dal campo e prenderò la decisione.»

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