Colts e Chargers nella Wild Card più interessante dell week end.
Il primo match dei playoffs per l’American Conference vede protagonisti gli Indianapolis Colts in quel di San Diego.
I padroni di casa agguantano il diritto alla post season all’ultima giornata dopo una stagione passata a rincorrere i Denver Broncos. Dopo un inizio difficile dove un mix tra infortuni, un poco di sfortuna e scelte tattiche discutibili sono giunti alla fine di novembre con un record 4-8, un record che lasciava ben poche speranze. Invece hanno continuato per la loro strada mentre Denver capitolava.
Anche i Colts hanno avuto un inizio alquanto difficile alternando vittorie a sconfitte ma sempre mostrando un gioco poco convincete. Parte importante di questo andamento il ritardo di condizione di Payton Manning a causa dell’intervento a cui è stato sottoposto in estate e che gli ha precluso il training camp.
Tutto l’attacco ne ha sofferto e la difesa non ha avuto le capacità per sopperire alla mancanza di rendimento dei compagni in attacco.
Una volta ingranato, però, Indianapolis ha saputo costruire nove vittorie consecutive e raggiungere il terzo seed della conference.
Abbiamo così di fronte a due squadre in momento positivo che cavalcano l’onda dell’entusiasmo. Squadre che già quest’anno hanno avuto modo di misurarsi, per la precisione alla dodicesima settimana, con i Chargers che subivano la sconfitta tra le mura amiche con soli tre punti di scarto. Significativo anche il precedente scontro tra le due franchigie, proprio ai playoff del 2007 dove al Divisional furono i Chargers ad avere la meglio grazie ad un Billiy Volek subentrato nell’ultimo quarto ad un infortunato Philip Rivers autore di un drive vincente.
Le squadre, quindi, si conosco e si temono dotate entrambe di attacchi letali se utilizzati in modo appropriato. In particolar modo quello di San Diego dove quest’anno si è potuto notare un sensibile sbilanciamento verso il gioco aereo lasciando il runningback più letale di questi ultimi anni all’ombra. Non deve quindi stupire che LaDainian Tomlinson abbia vissuto la stagione meno produttiva della sua carriera (1110 yards, 11 TD e 426 yards 1 TD su ricezione, numeri di tutto rispetto) mentre Rivers ha accumulato oltre 4000 yards e 34 TD pass facendo del 2007 il suo anno migliore in assoluto.
Trovare la giusta alchimia tra corse e passaggi potrebbe essere fondamentale per il proseguo della stagione per i californiani in quanto entrambe le soluzioni risultano credibili ed efficaci. Oltre già citati Rivers e Tomlinson non bisogna dimenticare un Darren Sproles ottimo complemento per il runningback titolare mentre il quarterback può contare sul solito e affidabile Antonio Gates (704 yards, 8 TD) e, ormai, indispensabile Vincent Jackson (1098 yards 7 TD).
La scelta tecnica di Norv Turner di puntare più sul braccio di Revers piuttosto che sulle gambe di Tomlinson potrebbe portare un vantaggio in questi playoff, doppio contro i Colts: il runner si ritrova relativamente fresco e con forze da poter spendere in questo mese di gennaio; contro Indianapolis con le sue note difficoltà nel fermare le corse potrebbe essere l’uomo chiave del match. Anche perché le secondarie dell’Indiana si sono ben comportate concedendo meno di 190 yards a partita durante l’anno.
Come sempre la difesa di Indianapolis dovrà puntare sulla velocità e sulla pass rush col solito temibile duo composto da Raheem Brock (11,5 sacks) e Dwigth Freeney (10.5 sacks). Qualche problema potrebbe arrivare dai linebackers con Gary Brackett e Freddy Keiaho autori di una bella annata ma non al top della condizione fisica.
Ma se la difesa è l’anello debole dei Colts altrettanto è per i Chargers con il reparto che ha avuto una involuzione pericolosa rispetto al 2007. L’assenza di Shawne Merriman ha pesato più del dovuto sull’economia del reparto.
Le secondaria hanno fatto penare parecchio posizionandosi 31esima come yards concesse e contro Indianapolis questo potrebbe essere molto deficitario dovendo affrontare Manning, Reggie Wayne e un Dallas Clark straripante.
Meglio contro il rurnning game soprattutto considerando la non perfetta condizione fisica di Joseph Addai che ha condizionato pesantemente il suo rendimento durante tutto l’anno.
Si prospetta quindi un match dall’alto punteggio guidato dai rispettivi attacchi con le difese impegnate a fare del loro meglio a colmare le proprie lacune
Il secondo match dell’American Conference vede affrontarsi due autentiche sorprese.
Miami arrivava da una stagione da incubo con una sola vittoria all’attivo arrivata nelle ultime giornate di regular season a sfatare l’incubo di una stagione di sole sconfitte. Baltimore con un quarteback rookie difficilmente poteva pensare di raggiungere i playoff soprattutto con un record così positivo (11-5).
I Dolphins (stesso record dei Ravens) trovano il modo di sbarazzarsi dei Patriots senza Brady e dei Jets con Favre con grande merito della dirigenza e del coaching staff che hanno saputo ribaltare la squadra da un anno all’altro.
La wildcat formation con lo snap direttamente al runningback ha spiazzato e non poco gli avversari; Chad Pennington ha saputo riscattarsi disputando un’ottima stagione e guadagnandosi il titolo di came back of the year; Ronnie Brown è tornato (con margini di miglioramento) dopo il brutto infortunio al ginocchio dell’anno scorso ma anche un ritrovato Ricky Williams ha doto solidità alle corse. Tra i ricevitori troviamo giocatori affidabili quali Ted Ginn Jr, Greg Camarillo e Anthony Fasano guidati da un Pennington preciso che non ha mai forzato oltre modo la mano.
Benché equilibrato l’attacco di Miami potrebbero incontrare parecchi problemi dovendo affrontare i Ravens. Notoriamente il reparto forte della franchigia quest’anno la difesa ha saputo salire di livello concedendo pochissimo agli avversari sia via terra che via aria, sia in termini di yards concesse che di punti subiti.
Un redivivo Ray Lewis (13esima stagione) con 117 tackles, 4 sacks e 3 intercetti ha guidato fisicamente ed emotivamente un gruppo solido. Senza dimenticare altri due veterani importanti quali Terrell Suggs (8 sacks) e Ed Reed (9 intercetti) a formare un ossatura di una difesa davvero forte.
Trovare una smagliatura per Pennington non sarà facile, sicuramente dovrà perseguire la strada dei pochi errori.
La difesa di Miami, purché buona, non può dirsi dello stesso valore degli avversari, ma i 18 intercetti, 17 fumbles e 40 sacks la rendono in grado di saper mettere a segno dei big play e quindi di girare l’inerzia dell’incontro a proprio favore. Dovendo affrontare un rookie come Joe Flacco questo potrebbe giovare.
Il quarteback dei Ravens si è ritrovato catapultato a fare il titolare dalla prima partita per l’indisponibilità di Troy Smith e le sue performance hanno fatto si che nessuno gli portasse più via il posto. Importante è stato saperlo utilizzare con giudizio senza fargli mai pesare quegli errori che l’inesperienza, inevitabilmente, gli ha fatto commettere. Con la presenza di un veterano come Derrik Mason, sopra le 1000 yards anche quest’anno, ed l’avere un tight end affidabile come Todd Heap hanno aiutato il ragazzo.
Ma per togliere pressione al quarteback fondamentale il contributo dei runningback. Willis McGahee ha avuto qualche problema fisico e non ha potuto presienzare al 100% sulla linea di scrimmage. Ma un altro rookie ha fatto vedere cose positive: Ray Rice. Non da solo ma in tandem con Le'Ron McClain: il fullback si è convertito per occorrenza come halfback per dare supporto ai compagni tanto che l’assenza del titolare non ha pesato più di tanto.
Una chiave di lettura per i Dolphins potrebbe essere quella di togliere le corse ai Ravens e lasciare a Flacco l’onere di vincere la partita sperando di indurlo all’errore, e Joey Porter, con i suoi 18 sakcs in stagione, potrebbe essere l’uomo giusto nel posto giusto.
Anche questo match risulta essere equilibrato dove l’ago della bilancia potrebbe penderà da una parte piuttosto che dall’altra a causa di un singolo episodio.