L’incostanza di Maryland

L'attacco guidato da Chris Turner, 9 touchdowns ed 8 intercetti, non è sempre stato concreto in questa stagione.

Più volte, nel corso di questa stagione collegiale, si è parlato della Acc come conference confusionaria, indecisa, priva di un padrone che fosse in grado di stabilire con vigore la propria egemonia rispetto alle concorrenti, con il solo risultato di vedere alternato un alto numero di squadre al comando delle due divisioni, ciascuna pronta a cadere con disarmante puntualità  non appena raggiunta la vetta.

Del gruppo, folto, ha fatto parte anche Maryland, che ha vissuto il presente campionato con varie etichette cucite addosso: era partita come una delle compagini possibilmente più deboli del raggruppamento, in virtù di quello che si pensasse essere un dominio della decaduta Clemson, una vittoria a mani basse di Wake Forest, piuttosto che una difficile ma pur sempre possibile resurrezione improvvisa di Florida State; i Terrapins parevano confermare il sospetto di non poter essere una squadra in grado di stazionare in vetta quando nelle prime due uscite stagionali si erano imposti di poco contro Delaware ed avevano perso malamente contro Middle Tennessee, intraprendendo proprio in quel momento una successiva serie di tre vittorie consecutive di sicuro valore, arrivate contro California, Eastern Michigan e soprattutto Clemson, fatto che aveva regalato il primo successo all'interno della conference contro un avversario dato come favorito per la vittoria finale.

Incomprensibile l'andamento del prosieguo stagionale: affacciatasi timidamente alla vetta Maryland, trasformatasi in sorpresona, ne era caduta con altrettanta facilità , facendosi sconfiggere per 31-0 da un team come Virginia che proprio da lì iniziava una parziale rimonta dopo una partenza orribile, che aveva fatto dei Cavaliers una delle peggiori università  del campionato a livello assoluto; il favore era tuttavia stato restituito una sola settimana dopo tramite la batosta rifilata a Wake Forest, 26-0, il che significava un 2-0 nella Atlantic Division, e primo posto assicurato in caso di arrivo in pareggio sia con i Tigers che con i Demon Deacons, in altre parole una situazione davvero ottimale, con scenari parecchio interessanti scrutando l'orizzonte nazionale.

Nonostante il cammino fosse andato avanti con la solita mancanza di costanza, i Terps, fino alla decisiva sconfitta contro Florida State della settimana passata, hanno sempre avuto la visuale libera per sparare il proprio colpo sulla finale di conference, questo dopo aver perso contro Virginia Tech ed aver battuto a fatica North Carolina State e soprattutto North Carolina, quest'ultima miglior squadra vista in azione quest'anno nella Acc. Il che non fa che riflettere l'atteggiamento con cui la squadra di coach Ralph Friedgen ha affrontato ciascun avversario: quando pronosticati perdenti i Terps hanno sempre risposto giocando dell'ottimo football, ottenendo ben quattro successi contro squadre classificate nella top 25, quando invece sarebbe stato legittimo attendersi un qualsiasi segnale di continuità  questo non è mai giunto, portando a diverse sconfitte contro avversarie sulla carta nettamente inferiori.

Il 37-3 al passivo contro i Seminoles, che ha di fatto eliminato Maryland da qualsiasi argomentazione inerente al titolo divisionale, è arrivato proprio così, quando la squadra avrebbe dovuto rispondere presente e confermare il suo presunto valore, ed il risultato ottenuto è stato aggravato dal fatto di essere stata la seconda peggior sconfitta casalinga degli ultimi otto anni, quando la medesima Florida State s'era fatta corsara imponendosi per 52-7.
Le cause di questo risultato possono essere riconducibili guardando alle battute d'arresto precedenti, con uno scrutinio particolare sull'andamento altalenante della coesione tra uomini di linea offensivi, i quali hanno giocato delle ottime gare in coincidenza delle vittorie di squadra qualitativamente migliori, proteggendo molto bene il quarterback Chris Turner e consentendo a Da'Rel Scott, uno dei migliori giocatori del roster, di correre a piacimento seguendo il suo micidiale istinto, lo stesso che l'ha portato a varcare la linea di meta in 6 occasioni nel presente campionato.

I 6 sacks concessi in altrettante dispute divisionali prima di questa si sono sciolti come neve al sole, questo perché il reparto non è riuscito a contenere una difesa Seminoles che pareva essere tornata quella degli anni splendidi, con il risultato di vedere Turner a terra per 5 volte nella stessa partita, e di non riuscire assolutamente a farlo ragionare, visto che quando non arrivava il sack puntualmente si verificavano situazioni di pressione estrema, le stesse dove un quarterback bravo ma non eccellente non riesce a decidere dove mandare la palla, con il risultato di doversela mangiare o, peggio ancora, commettere qualche costoso turnover. Se poi tale pressione impedisce di effettuare la connessione vincente, quella con Derrius Heyward-Bey, wide receiver con velleità  professionistiche, allora il discorso si fa ancor più pesante.

Pressione difensiva avversaria e quattro turnovers (due fumbles persi da Scott) a parte, qualcuno ha fatto notare un elemento importante che ha accomunato un po' tutte le sconfitte dei Terps, ovvero la difficoltà  di ottenere risultati concreti e costanti in quella fascia di campo tra le 30 e le 40 yards favorevoli.
Molte squadre hanno il vizio di incepparsi nella redzone, Maryland invece ha dimostrato di saper uscire con discreta disinvoltura dalla propria zona pericolosa, ma una volta superata la metà  campo sono cominciati i dolori con preoccupante puntualità . Tenuto conto che qui siamo nel college e non nella Nfl, una situazione di stallo del genere è ben più difficile da affrontare nella Ncaa, in quanto il fallimento di un terzo down in quella posizione significa tre cose: calciare un punt inutile; tentare un field goal da oltre 50 yards con kickers non provvisti di tale raggio; quasi sempre tentare la cosa più logica, un quarto down alla mano, il quale non sempre è semplice da convertire quando la difesa avversaria concentra su quell'unica giocata tutti i propri sforzi, con il risultato che i punti raccolti sono spesso zero.

Incostanti o meno, i Terrapins hanno comunque in mano le sorti della Acc, dato che affronteranno Boston College, che con i Seminoles è rimasta l'unica concorrente al titolo della Atlantic, quindi un'eventuale vittoria contro i Golden Eagles si rivelerebbe in tutti i casi decisiva ai fini della corsa alla corona della conference, nel bene o nel male.

Ma la stagione di Maryland non è certo finita con l'impossibilità  di raggiungere il primo posto, in palio c'è comunque l'esposizione a livello nazionale, visto che un'eventuale ottava vittoria per Maryland significherebbe una probabile chiamata per il Gator Bowl o per il Champs Sports Bowl, esposizione che i 30 seniors che per l'ultima volta indosseranno la maglia bianca e rossa sono decisi ad ottenere per lasciare la carriera collegiale con il miglior ricordo possibile, cosa non equivalente in una partecipazione ad eventi di minor rilievo quali l'Emerald o l'Humanitarian Bowl, manifestazioni di probabile destinazione qualora il numero di successi stagionale rimanesse fermo a quota sette.

In ogni caso sarà , anche per mano dei Terps, una giornata di football incerta fino all'ultimo, che finalmente darà  l'esito che più di qualcuno avrebbe voluto perlomeno intravedere qualche settimana fa, decretando le due finaliste vincitrici di Atlantic e Coastal division.

Sarebbe proprio il momento che qualcuno mostrasse di volerla vincere, questa conference.

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