Marques Colston festeggia, i Saints sono vivi e vegeti nella corsa ai playoffs.
Caos. Ecco la parola che meglio di altre descrive la situazione dell'ingarbugliata Nfc, dove il numero di squadre con bilancio attivo è notevole rispetto ad altre recenti stagioni, e dove l'equilibrio sembra spostare le posizioni per la corsa ai playoffs di ogni santa settimana.
Il Monday Night tra New Orleans e Green Bay era più che altro uno dei tanti spareggi che da qui a fine campionato andranno a determinare l'esito dello sprint finale per gli ultimi due posti di wild card, ed il fatto che i Saints si siano aggiudicati sonoramente la partita non sposta neanche più di tanto le cose, perché in ogni eventualità , si deve comunque continuare a vincere senza più passi falsi, e sperare nei capitomboli di chi sta davanti.
La situazione non è facile da risolvere, e come accade di consueto, questo è il momento dell'anno in cui si pagano gli errori commessi in precedenza, in quanto ci si ritrova con il fiato corto per via di una rincorsa iniziata da distante, magari anche arrivata a compimento, ma che non sempre, con così pochi posti disponibili per la postseason, è fruttuosa come si vorrebbe.
I Saints hanno comunque scelto un bel momento per giocare la loro miglior partita dell'anno, contro un avversario per niente facile, i Packers, trovando finalmente quel mix di chiamate offensive che prima faticava ad arrivare e che rendeva prevedibile il tutto, e capitalizzando sui turnovers avversari facendo pagare a caro prezzo il recupero di qualsiasi pallone, proprio come insegna il manuale non scritto del football al capitolo "azioni indispensabili per vincere una partita nella Nfl".
La prima prestazione della squadra davanti al pubblico del sempre affettuoso Superdome nell'ultimo mese e mezzo (l'ultima partita casalinga era stata giocata"a Londra) è coincisa con il più alto numero di punti registrato nella storia di New Orleans pareggiando un record di franchigia, Drew Brees ha sezionato la difesa avversaria concludendo con 323 yards e ben 4 passaggi da touchdown, due dei quali da 70 yards, tornando ad essere quel quarterback dominante in grado di diventare pericoloso ad ogni possibile dropback eseguito, il tutto trovandosi davanti alla terza miglior difesa della lega contro i passaggi.
C'è di più. Giunti alla quarta uscita senza Reggie Bush, infortunato, e dopo aver perso Marques Colston, comunque autore di una meta nella sua unica ricezione di gara, per cinque apparizioni consecutive, i Saints hanno dimostrato di non essere rimasti lì a piangersi addosso, trovando sempre nuovi protagonisti sbucati dal nulla, capaci di dare un contributo mai così importante: Lance Moore (115 yards, 2 TD), ex membro della practice squad, 724 yards e 7 mete fino a questo momento, e Pierre Thomas, running back uscito da Illinois e mai scelto in un draft, 87 yards e 2 mete ieri notte, sono i nomi nuovi, coloro che hanno retto le sorti di squadra nel momento del bisogno, garantendo una profondità di roster che nel football viene sempre prima di qualsiasi giocatore in grado di fare la differenza, perché restando sulle sidelines azzoppati da uno dei frequenti infortuni che la disciplina mette davanti differenza non si è certo in grado di farne, non senza un adeguato backup.
Proprio Thomas sembra essere, in queste ultime due uscite dei Saints, la differenza tra il prima e il dopo: la squadra vista in campo ieri è una squadra dotata della solita varietà di soluzioni aeree in grado di regalare una ricezione facile anche al massaggiatore della squadra, ma in aggiunta a ciò si è finalmente visto un gioco di corsa produttivo, l'unico aspetto in grado di mettere in difficoltà le difese avversarie e di farle pensare, esitare, nonché di colpire al momento giusto con una finta d'autore, cosa che Brees sa eseguire in maniera eccellente, per poi sparare un missile in profondità per un touchdown o per un guadagno in grado di spezzare il morale di chi difende. Non era il caso di quei Saints che avevano invece perso più di qualche confronto dove Brees aveva rimediato qualche intercetto di troppo, intoppi derivati dalla mancanza, Bush o non Bush, di un gioco di corse che potesse definirsi credibile.
Così agendo sono arrivate 416 yards totali, ed un dominio incontrastato concretizzatosi nel terzo periodo, quello del distacco definitivo, nel quale Green Bay di yards è riuscita a produrne solamente 24: sì, nonostante il 51-29 finale in precedenza c'era persino stato dell'equilibrio e le difese sembravano non essersi presentate in campo, tre touchdowns a testa erano stati un vero e proprio spettacolo per gli occhi degli spettatori, Aaron Rodgers (23/41, 248, 2 TD, 3 INT), Greg Jennings (8, 101, TD) ed il sempre pericoloso Ryan Grant (18 tentativi, 67 yards, ma solo 3 nel secondo tempo) avevano tirato fuori dal playbook più di qualche buona giocata creando non pochi grattacapi alla difesa di casa, facendo presagire ulteriori fuochi d'artificio da ambo i lati del campo per il prosieguo della gara.
La ripresa non è andata esattamente così. Rodgers, probabilmente a causa del persistente dolore alla spalla, probabilmente a causa della sua occasionale imprecisione, ha commesso due errori capitali (due intercetti presi dal miglioratissimo Jason David), costati 14 punti, e la protezione della linea offensiva nei suoi riguardi è calata con l'incedere dei minuti, facendo rimpiangere l'assenza forzata dell'esperto Mark Tauscher, costretto a rinunciare alla gara dopo la prima serie offensiva della partita.
Linea offensiva che è stata invece il punto di forza dei Saints, dato che è riuscita ad aprire i varchi giusti per i corridori proteggendo nel contempo Brees, impensierito da un paio di incursioni dell'insistente Aaron Kampman ma nulla più, e che ha permesso a Deuce McAllister di scrivere ancora il proprio nome tra quelli indelebili nella storia di questa squadra, grazie al touchdown numero 48 della sua travagliata carriera, record ogni epoca per un giocatore dei New Orleans Saints.
Una lezione dura per i Packers, che pagano il fatto di trovarsi in una division priva di una squadra dominante, dove i risultati cambiano di domenica in domenica, così come le posizioni di classifica della Nfc North, che vede Minnesota e Chicago appaiate per la vetta con Green Bay ora caduta a due partite di distanza da entrambe, il che significa che la finestra per l'accesso ai playoffs è diventata di dimensioni minuscole, e che in tutta probabilità può essere riaperta solo da un'oramai difficile vittoria della division da parte della franchigia del Wisconsin.
Non è così per i Saints, che a quota 6-5 sono ancora vivi dopo aver passato mille ostacoli, mille imprevisti, mille difficoltà . Tampa e Carolina, le leaders della Nfc South, sono troppo lontane per essere raggiunte, ma le quattro squadre con bilancio 7-4 possono cedere da un momento all'altro. Panthers, Falcons, Buccaneers e Bears sono tutte davanti a loro nella Nfc, e tutte sono inserite nella parte finale del calendario. Per entrare bisogna continuare a vincere, accumulare scontri diretti a favore, e tutto, grazie all'imprevedibilità del football, diventa possibile.
Tutta New Orleans spera. Brees ha promesso di non deluderla. Ci sarà di che divertirsi.