Favre ed i Jets puntano alla conquista della Afc East
Dopo la maiuscola prestazione di Favre e dei suoi NY Jets che con questa vittoria hanno preso la testa della East con 7 vittorie in 10 partite, un pensierino allo zio Brett ci sembra anche giusto farlo. In risposta a chi lo dava per finito, a chi ne detestava la decisione sia di continuare, che di farlo con una maglia diversa da quella giallo-verde di Green Bay, ed a quanti non ne volevano più sapere dopo tutta la maretta creata in estate.
E sappiamo già tutti quanti cos'è accaduto in off season tra Favre ed i Packers. Prima aveva deciso di mollare, poi che doveva pensarci, poi ha riconfermato di voler lasciare il football per poi richiamare un paio di giorni dopo la dirigenza degli impacchettatori volendogli comunicare la sua volontà di rimanere alla guida della squadra. E la risposta che si è sentito è stata: "ormai il treno ha lasciato la stazione". E da lì iniziava un braccio di ferro che ha portato l'idolo del Wisconsin ad indossare la maglia dei Jets attraverso una trade che sarà tanto più remunerativa per Green Bay quanto migliore sarà la stagione della New York biancoverde.
Il problema però non sta solo nei ripensamenti estivi di Brett, ma nel fatto che era da anni che durante ogni stagione parlava di ritirarsi, per poi ritornare sui suoi passi. Prima per i problemi di salute della moglie, quindi per le prestazioni sul campo sempre peggiori, poi per l'età . Tutto questo gli era valso il soprannome di "mister one more year". E la dirigenza ha sempre accettato i cambiamenti di idea, anche se questi avevano creato dei problemi, come l'aver draftato Aaron Rodgers per poi scoprire che dovevano tenerlo in panchina.. e ancora.. e ancora. Quest'anno è anche arrivato Brohm, costato una seconda scelta, e chissà come l'avrebbe presa Rodgers di dover passare un altro anno sulla sideline quando, per l'ennesima volta, il timone della squadra doveva essergli affidato.
E non stiamo parlando solo del fastidio per non giocare, ma anche la possibilità che non vedendo mai il campo, il ragazzo iniziasse a non sentire alcuna fiducia intorno a sé, minandone la forza mentale.
La soluzione alla fine è stata trovata, ma non senza polemiche. Brett ha dichiarato pubblicamente di voler tornare, dividendo così la tifoseria tra chi rimaneva fedele al futuro hall of famer, e chi voleva lanciare Rodgers perchè, prima o poi, bisogna pur metterlo in campo e dimostrargli la fiducia che deve avere un titolare per partire con il piede giusto e per ambientarsi tra i professionisti. Minnesota era stata poi in predicato di portarselo a casa, ma come si può cedere ai rivali la propria bandiera? E da lì si sono sviluppati sospetti, antipatiche discussioni, ed altre cose che non vogliamo riprendere e che sono già state abbondantemente trattate ed esaminate in estate. La tappa finale è stata New York sponda Jets, quindi in un altra conference e senza scontri diretti, con una contropartita di una scelta più alta proporzionalmente ai risultati conseguiti dalla franchigia guidata da Mangini.
Ora, quello che conta è che a Green Bay Rodgers sta giocando un football strepitoso. Dimostra moltissima maturità , ha lanciato sinora 13 TD e solamente 5 intercetti, nonostante soffra praticamente da inizio stagione un problema alla spalla del braccio con cui lancia e che la linea offensiva non gli concede molto tempo senza pressione nella tasca. Ma ha già mostrato la personalità necessaria perchè i compagni si fidino di lui, è mobile e preciso, ha un grande braccio e siamo sicuri che avrà un futuro radioso. Bisogna evidenziare poi che non ha mai passato il tempo a lamentarsi della sua situazione, quanto ad osservare ed apprendere sulla sideline il gioco di Brett, giovandosi di poter stare vicino ad una tale leggenda, ed assorbendo il suo modo di giocare come una spugna. E Aaron sembra un proprio Brett più giovane e con meno propensione a forzare. Con questo non ci sbilanciamo nel dire che diventerà più forte del suo vecchio capitano, si fa pur sempre il paragone con il giocatore che ha fatto più TD di chiunque altro nella storia di questo sport. Però le premesse perchè diventi un grande ci sono tutte. La sua stagione di esordio ci sta colpendo positivamente e ha fatto tirare più di qualche sospiro di sollievo anche alle teste di formaggio più dubbiose.
Ma se vedere un giovane QB giocare così bene ed elevarsi subito nel top del ruolo è sempre piacevole, al contempo non abbiamo apprezzato i cartelli al Lambeau che recitavano "Brett who?". Però si sa, a volte lo sport è crudele. Ci si dimentica troppo presto di chi ti ha fatto grande per anni e si abbracciano nuovi idoli mancando talvolta di riconoscenza a chi ha dato tantissimo per una causa. Il modo con cui è andato via Favre gli ha alienato qualche simpatia, ma è un sentimento comunque temporaneo, e tutto quello che ha fatto gli garantisce un posto tra gli dei di questo sport e nei cuori dei tifosi dei Packers. Non ne abbiamo dubbi.
E lo diciamo con così tanta sicurezza perchè anche chi non è stato suo tifoso, non può comunque non apprezzarne la grandezza. In campo ha sempre messo tantissimo cuore. Ha giocato sempre, anche da infortunato, ha combattuto, a volte forzava troppo e per questo oltre che essere il leader dei TD è anche il leader di intercetti di ogni tempo. Ma è entrato nella lega senza alcun credito, snobbato da Atlanta e visto con diffidenza, se non apertamente ostracizzato al suo arrivo anche a Green Bay. Ma ha conquistato tutti con il suo gioco. Il suo spirito ha colmato alcune lacune, perchè tecnicamente non è mai stato perfetto, però è riuscito a riportare in alto i Packers, ed ha riscritto quasi ogni tipo di record per un QB.
Ora la sua avventura a New York procede tra alti e bassi. È già amatissimo dai tifosi della grande mela, ma nessuno dubitava di questo, come nessuno poteva credere che avrebbe avuto il minimo problema ad imporsi come leader dell'attacco e nello spogliatoio. Dubbi maggiori venivano dal tipo di gioco espresso da coach Mangini. I Jets giocano una West Coast Offence, quindi un sistema che poco si addice a chi ha il braccione e ha costruito la propria carriera con un gioco estremamente veticale. Eppure Manginius, si è dimostrato tale, modificando aspetti del suo gioco per lasciare più libertà a Brett di sondare la profondità . Al contempo, Favre si è adattato, sviluppando un gioco meno aggressivo.
Alcune volte si lascia andare ancora a prestazioni discutibili, come nella trasferta di San Diego, in cui in end zone ha cercato con ostinazione ricevitori coperti, convinto di riuscire comunque a trovarli. Altre volte ha dimostrato una capacità di gestione della palla che non gli è sempre stata propria, come nella vittoria contro i Rams in cui il suo attacco ha segnato 47 punti, ma lui non ha fatto scoppiare i fuochi d'artificio, lanciando solo 19 volte per 167 yards e un TD. O come nel thursday night a Boston, in cui ha giocato una partita magistrale andando in profondità solo quando serviva, non sbagliando nulla e gestendo il risultato quando serviva, per poi piazzare drive decisivi come quello dell'over time che ha regalato a NY vittoria e vetta della division.
Insomma, il vecchio Brett ci sta facendo vedere anche qualcosa di nuovo, ed in ogni caso, ha fugato tutti i dubbi di chi temeva che non si sarebbe adattato ad un nuovo sistema di gioco, di chi dava per scontate le difficoltà di apprendere un playbook totalmente differente a quelli che venivano preparati per lui a Green Bay. Le prestazioni negative sono arrivate anche ai Jets, intendiamoci, e più di qualche volta i suoi estimatori hanno rimpianto il suo mancato ritiro. Il pericolo è sempre quello di rovinare la leggenda spegnendosi pian piano, come fece Jerry Rice al tempo. Ma Brett ha anche mostrato di poter ancora regalare delle fiammate. I 6 TD pass lanciati contro Arizona ne sono una dimostrazione.
Ma più importante di tutto, è che con lui, la squadra di Mangini è passata dal 4-12 dell'anno scorso al 7-3 dopo 10 partite di quest'anno, ancora perfettamente in corsa per uno spot nella post season. Il vecchio Brett ci sa ancora fare insomma!
Ma è altrettanto vero che questo è un ragionamento fatto sullo stato attuale delle cose. E il prossimo anno? Il ragazzone glissa sul suo ritiro o meno. Dopo la vittoria su New England ha detto "il braccio sta bene. Sono il corpo e la mente ad essere stanche". Ancora non ha espresso decisioni riguardo al ritiro, e fa bene. Intanto bisogna inseguire i Playoffs, concentrarsi su questo obiettivo e tralasciare tutte le discussioni che possono distrarre un ambiente. Anche perchè poi, come abbiamo visto l'anno scorso, sembrava ormai scontata la decisione di lasciare, ma aver sfiorato il Super Bowl gli ha lasciato un tale amaro in bocca che poi è tornato sui suoi passi. Si dice che la fame vien mangiando, e se Favre vivesse l'atmosfera dei playoffs in un ambiente come quello newyorkese.. non daremmo per scontata nessuna sua possibile decisione.
In conclusione, per quest'anno ha dimostrato che in questa lega ci può ancora stare. Per quanto ancora sarà così non lo sappiamo senza consultare la sfera di cristallo. Ma non lo sa nemmeno lui. Ed è questo il timore più grande che abbiamo. Tutti i grandi campioni, quelli che sono stati i primi, sentono sempre dentro di sé di poter dare ancora molto, di avere i numeri per fare la differenza. Anche se in realtà non è più così. Rice, Alexander, Bledsoe per fare alcuni nomi. Jordan a Washington e Barkley che ora rimpiange di non aver mollato due anni prima, tanto per esulare in un altro sport. Ecco, questo ci spaventa. Che Favre possa non rendersi conto di quanto può ancora concretamente dare al football. Quest'anno sta dando ragione a lui. Ma poi? Sarà sempre una leggenda, entrerà nella hall of fame, ha conquistato se non l'affetto, comunque il rispetto di tutti i tifosi del football.. speriamo che si accontenti di questo prima di subire l'onta di un panchinamento a favore di un compagno più giovane. Anche se la minaccia non è di sicuro Clemens.
Con questo non stiamo esprimendo la volontà di vederlo ritirato. Ma palesiamo la speranza che si renda conto del momento opportuno per mollare. Che sia in questa off season o nella prossima, noi speriamo che sarà la sua volontà e non i risultati delle sue prestazioni in campo che lo porteranno alla conclusione della sua vita sportiva. Perchè chi ama questo sport vuole ricordarlo come un vincente, con il sorriso e le braccia alzate mentre corre verso il ricevitore che ha ricevuto il suo lancio in end zone. In questi 17 anni ha scritto una bellissima favola. Gli manca solo la conclusione. E noi vogliamo proprio che ci sia il lieto fine.