Hines Ward ha ben ragione di ridere, gli Steelers sono da competizione anche quest'anno.
Tra Pittsburgh Steelers e Nfc East non correva un buon rapporto. La marcia degli uomini d'acciaio della Pennsylvania era stata finora interrotta difatti solamente dal derby statale contro Philadelphia e dal fisico confronto con i New York Giants, le statistiche compilate da Ben Roethlisberger contro tali opponenti, opportunamente messe a confronto con quanto fatto contro la più confidenziale Afc faceva impallidire chiunque, e negli ultimi giorni la carta stampata locale aveva proposto diversi articoli aventi per quesito principale la determinazione del reale valore di questa squadra, una delle migliori di tutto il proprio raggruppamento, tuttavia scottata da due stop particolarmente dolorosi.
Per chi attendeva risposte ecco un 23-6 di tutta grinta, come insegna l'attitudine di Mike Tomlin, eccellente dal punto di vista difensivo ed impeccabile dal punto di vista offensivo, ma il fattore più importante è che tale risultato è conseguito contro una squadra in piena forma, i Washington Redskins, dominati a casa loro, contro i quali è caduto quel presagio menzionato nell'introduzione.
Per determinare quindi il vero valore di una squadra perennemente da playoffs come Pittsburgh, lo sgretolamento di tale muro non può che conseguire considerazioni positive, considerato lo stato precario con cui la linea offensiva sta giocando da diverse settimane, considerato il recupero tanto sospirato di Fast Willie Parker (70 yards percorse, un touchdown), ma considerato soprattutto l'infortunio alla spalla di Big Ben, impossibilitato a proseguire una partita onestamente brutta (5/17, 50 yards, INT), problema che lo costringeva lasciare i bottoni dell'attacco ad un pronto Byron Leftwich (7/10, 129, TD), che in un sistema offensivo basato sulle corse e sulle playactions ha dimostrato di saper dire la propria, e neanche tanto sottovoce.
Gli Steelers hanno messo le mani sulla gara un poco alla volta. Alle disgrazie (sportive) già menzionate sopra si era difatti aggiunta da qualche tempo la gamba malandata di Mitch Berger, il punter, un giocatore il cui ruolo è spesso troppo sottovalutato, ma determinante come pochi per le posizioni di ripartenza degli attacchi avversari. Qualche punt affaticato da un persistente stiramento, unito all'oramai tradizionale intercetto che Roethlisberger non smette di lanciare in questi tempi recenti, erano stati l'unico motivo per cui i forti Redskins sono riusciti ad andare a punti nel primo quarto, dovendosi comunque accontentare di un paio di field goals dell'ormai affidabile Shaun Suisham (2/2), punti che sarebbero stati gli unici dell'intera contesa, e fatto eloquente per la valutazione complessiva del rendimento della difesa di Pittsburgh nei sessanta minuti.
La 3-4 di Dick LeBeau, da anni stratega infallibile di questo tipo di schema, è stata un incubo in qualsiasi modo la si girasse: Jason Cambpell (24/43, 206, 2 INT), abituato ad entrare in ritmo ed acquisire sicurezza a gara in corso, è stato privato dei suoi principali bersagli in maniera costante, è stato atterrato 7 volte, ha lanciato il suo primo intercetto del presente campionato e soprattutto non ha avuto il tempo di aggiustarsi all'interno della tasca, qualità che finora gli aveva consentito di uscire da situazioni di pressione particolarmente difficili ma anche di risolvere qualche chiusura di down con alcune delle sue galoppatine saltuarie, azioni assolutamente impensabili considerata la presenza di quelle belve feroci chiamate linebackers che ieri notte vestivano la maglia gialla e bianca.
Il cuore della difesa di LeBeau sono sempre loro, James Harrison, LaMarr Woodley, James Farrior, Larry Foote, gente che non ha paura di niente e che non si tira indietro di fronte a niente, che sa vincere una partita quando l'attacco va in secca, che estrapola turnovers grazie alla capacità di aggredire il quarterback, ma che è versatile al punto di poter indietreggiare e rompere una traiettoria in endzone durante un quarto down, mantenendo inviolata l'area e fornendo contemporaneamente tranquillità a chi la partita deve solo chiuderla, senza più preoccuparsi di registrare qualcosa sullo scoreboard.
La differenza nel punteggio, abissale considerate le ultime prestazioni delle rispettive squadre, si può spiegare solo così. Merito di Ike Taylor, andato ad interrompere una striscia di passaggi senza intercetti che durava addirittura dal campionato scorso, merito di Harrison, che ha costretto uno dei migliori tackles offensivi della lega, Chris Samuels, a due penalità per holding nella stessa gara (una rarità , quindi) merito di un reparto difensivo che ha affollato la tasca dei Redskins come nessuno aveva saputo fare finora, fermando ben due conversioni di quarto down a punteggio comunque abbondantemente acquisito giusto per sottolineare ulteriormente la propria dominanza della situazione. Se poi gli arbitri, a volte esagerati nel tutelare gli attaccanti, avessero lasciato passare un contatto dello stesso Harrison casco contro casco nei confronti di Campbell, la discussione si sarebbe chiusa anche prima.
La difesa di Washington ha giocato tutt'altro che male, l'unità guidata dall'inossidabile London Fletcher ha tappato quanti più buchi poteva, lasciandosi sorprendere dalla buona vena di Leftwich, che in due lanci era riuscito persino a produrre di più di Big Ben sommando tutti i primi 30 minuti di gioco. Letali sono stati in particolare due completi, quello per Nate Washington, uno che la sua ricezione superiore alle 40 yards non la fa mai mancare, e quello per Hines Ward, contenuto a 3 ricezioni per 39 yards ma responsabile dell'importante presa che ha affacciato gli Steelers in profondità per la prima volta in partita, convertendo finalmente un terzo down, in seguito ad una posizione di campo favorita da una magata degli special teams, andati a bloccare un punt del pur buon Ryan Plackemeier.
I Redskins, conosciuti per la scarsa capacità di atterrare il quarterback, hanno comunque prodotto 5 sacks, in parte con il contributo del sottovalutato Demetric Evans (2,5), specialista in fatto di pass rush, in parte grazie a quello ben più evidente di Chris Horton, settimo round dell'ultimo draft che sta scalando le classifiche di gradimento all'interno della Nfl grazie a prestazioni sempre più decisive, sempre più produttive, sempre meno indicative del fatto che 31 squadre professionistiche gli siano passate sopra più e più volte.
Ad ogni modo determinante per la corsa ai playoffs delle rispettive conferences, lo scontro ha sancito un qualcosa di molto importante per gli Steelers, che rimangono al top della Afc North dopo aver passato mille e più guai, il che dimostra, a nostro modesto modo di vedere, che l'impronta di Tomlin è bene impressa nelle menti dei giocatori tutti, tanto nei titolari quanto nei sostituti, che mai come nel football devono tenersi preparati per entrare in qualsiasi momento venga loro richiesto, visti i pericoli molto maggiori di infortunio che questo sport presenta.
Curioso vedere come reagirà la Washington finora ben traghettata dall'esordiente Jim Zorn, la cui West Coast Offense ha lavorato bene al punto di riuscire a conservare una posizione di rilievo all'interno di una division che chiamare giungla non rende l'idea. Che il meccanismo si inceppi ci può stare, una volta ogni tanto, la perfezione non esiste né qui né altrove in questo mondo, tuttavia è lecito chiedersi anche per i Redskins quale sia il loro vero valore in proiezione playoffs, visto che confronti come questo dovrebbero essere proprio quelli che sanciscono fino a dove una squadra possa spingersi in campionato ed in postseason, tanto più quando ci si misura con un avversario incontrato cinque volte in vent'anni e conseguentemente molto meno conosciuta di una normale rivale con cui ci si confronta almeno due volte l'anno.
Ed anche in questo caso attendiamo prima di emettere sentenze definitive: dopo un'attesa settimana di riposo, i Redskins saranno attesi da quindici giorni di fuoco, dove ospiteranno Cowboys e Giants per capire il loro vero valore all'interno della conference. Perdere con Pittsburgh ci può anche stare, ma quelli previsti dalla durissima Nfc East sono test che non ci si può permettere di sbagliare.