Mike Martz sta cercando di riportare un attacco degno di questo nome ai 49ers
13-33-31-17. Non sono numeri da giocare al lotto (comunque se lo fate ed escono mi attendo per lo meno una piccola percentuale), ma i punti segnati nelle prime quattro partite dai San Francisco 49ers. Anche guardando i soli freddi numeri non siamo certo ai livelli dell'attacco dei Patriots dell'anno scroso, ma nemmeno a quelli di Chargers e Broncos per citare i piu' prolifici di questa stagione. Anzi, nella statistica della media punti i 49ers sono a meta' classifica. Eppure nella squadra e tra i tifosi c'e' grande entusiasmo per le performance di questo reparto: ormai lontani i tempi del West Coast Offence di Walsh, Montana e Young, negli occhi dei fan rimangono impresse le orripilanti partite del 2007 e veder muovere la palla con una certa continuita' crea una piacevole sorprendente sensazione di benessere.
Tanto per dare un'idea di cosa hanno potuto gustare offensivamente i tifosi Red & Gold negli ultimi tempi, si pensi che l'ultima volta che la squadra aveva segnato almeno 30 punti in due partite consecutive era la fine della stagione 2003! Quindicesima settimana, 38 punti a Cincinnati; sedicesima settimana, 31 punti a Philadelphia: c'erano ancora in squadra Jeff Garcia e Terrell Owens e non era iniziata la "grande ricostruzione" di Donahue, praticamente parliamo di ere geologiche fa.
L'anno passato si e' toccato il fondo con il peggior attacco della lega negli ultimi 30 anni ed una totale incapacita' di trovare ritmo offensivo e imporre un qualche tipo di gioco: colpa dell'offensive coordinator al primo anno, della scarsa qualita' in linea, della mancanza di ricevitori affidabili, dell'infortunio ad Alex Smith alla terza partita e chi piu' ne ha piu' ne metta. Dato lo stato comatoso del malato, la cura scelta non poteva che essere drastica ed il dottore scelto si chiama Mike Martz. Il padre del Greatest Show On Turf, licenziato da Matt Millen a Detroit, e' arrivato alla corte di Mike Nolan con le idee molto chiare: installare il suo sistema unico nel panorama NFL e adattarlo per sfruttare al massimo il talento offensivo messo a disposizione dal management di Frisco.
La scelta di Martz aveva sollevato molti dubbi per la particolarita' del personaggio. Si tratta di un uomo che ha vinto un Super Bowl con i St Louis Rams come offensive coordinator, ma che aveva una squadra che avrebbe potuto dominare per anni nella NFL e invece si e' sfasciata insieme alla sua reputazione come capo allenatore.
Vorrei provare ad analizzare come, fino ad ora, si e' comportato Martz rispetto alle principali perplessita' che aveva destato, in modo da poter valutare il suo impatto sulla squadra.
A San Francisco la migliore arma offensiva e' senza dubbio Frank Gore e l'attacco viene affidato ad un uomo che ha stabilito il record per minor numero di corse chiamate in una partita con sei (6) nella partita dei Lions contro i Vikings dello scorso anno? Fino ad ora il numero di chiamate di giochi di corsa e giochi di passaggio e' in buon equilibrio (111 lanci e 101 corse) e Frank Gore e' molto coinvolto nelle azioni offensive: e' primo nella NFL per numero di yard guadagnate dalla linea di scrimmage. Forse pero' lo sta sfruttando troppo poco come runner puro o con gli screen pass. E' vero che negli ultimi anni era il miglior ricevitore della squadra, ma solo perche' la pressione sul QB e sui ricevitori era tale che gli veniva scaricata la palla come valvola di sicurezza, non riuscendo a fare niente di meglio. Avere un gioco di passaggio credibile puo' essere un'occasione in piu' per sfruttare le corse di Gore quando la difesa non puo' concentrarsi con 8 uomini nel box per contenerlo. Soprattuto nella partita contro New Orleans, Martz si e' affidato troppo poco al giocatore da Miami.
E questo ci introduce al secondo tema: Martz e' stato accusato di essere troppo innamorato del suo "Martz attack", caratterizzato dall'eccessiva propensione a mettere la palla per aria indipendentemente dalle situazioni di yardaggio, dal punteggio della partita e dalla difesa da affrontare. "Mad" Mike e' un personaggio molto creativo e geniale, come dimostra il fatto che il suo sistema e' unico nel panorama NFL e in continuo aggiornamento di settimana in settimana a seconda delle varianti che gli vengono in mente mentre prepara i game plan. E come per tutte le persone di questo tipo, c'e' una certa dose di autocompiacimento e di eccessiva fiducia nella propria "creatura". E' indubbio che anche nelle prime quattro gare di questa stagione (principalmente nelle due sconfitte), Martz non abbia dimostrato nelle sue chiamate una grande capacita' di adattamento a cosa la difesa era disposta a concedere e al momento della partita. Andare piano, macinare tempo per far stancare i difensori avversari e ottenere un field goal puo' essere maggiormente produttivo per vincere una partita di un drive da tre giochi che si conclude in meta. Ma quando si e' deciso di puntare su di lui si sapeva che non era quel tipo di coordinatore: sicuramente dal punto di vista dei tifosi e' meglio avere un attacco capace di segnare punti e muovere la palla velocemente – anche se forse sarebbe meglio rallentare un po' – che non un reparto offensivo prevedibile ed inefficiente come quello dell'anno scorso.
C'e' poi da notare che la (apparente?) scarsa attenzione alle tendenze difensive degli avversari e' insita nella sua filosofia di attacco: indipendentemente dalla difesa che si affronta, gli schemi del "Martz attack" hanno, o dovrebbero avere in se' tutte le varianti per funzionare al meglio. Il sistema, non certo semplice, si basa infatti sulle letture delle difese avversarie effettuate dal QB e dai WR che si devono adattare allo stesso modo alle coperture che si trovano davanti. La difficolta' e la particolarita' del sistema fa si' che Martz non cerchi in un QB quello che cercano la maggior parte degli altri offensive coordinator: ci vuole rilascio veloce, accuratezza nei passaggi sul profondo e intelligenza nel leggere la difesa. Per questo Kurt Warner e' passato dall'Arena Football League ad essere MVP della NFL. Merito indubbio di Martz, ma non sempre puo' andare bene: l'eccessiva fiducia nelle sue doti di insegnante potrebbe aver condizionato troppo la scelta del QB titolare? Alex Smith, scelto come uomo franchigia da Nolan con la prima scelta assoluta del 2005 - al di la' dell'infortunio alla spalla – non si e' rivelato capace di adattarsi al "Martz attack" ed ha perso il posto a favore del journeyman JT O'Sullivan, che gia' conosceva il sistema offensivo. Un esordiente, scartato da 7 squadre NFL in 6 anni, tiene in mano le sorti della squadra ed il futuro lavorativo di Martz e Nolan. Non sara' per caso per troppa presunzione dell'offensive coordinator, che si crede capace di tirare fuori ottimi giocatori dagli scarti delle altre franchigie? E poi: non si era preso Martz perche' e' un grande insegnante e per far finalmente sbocciare Smith, che di certo sulla carta non e' adatto al sistema di Martz, non fosse altro che per la release non certo fulminea? Per ora O'Sullivan non e' sembrato un fenomeno assoluto, ma i compagni hanno fiducia in lui e sono ispirati dal suo atteggiamento nell'huddle. Commette errori come e' normale per un esordiente, ma e' capace di muovere l'attacco e ha dimostrato di riuscire ad imparare dai propri errori. Inoltre O'Sullivan, anche nella sconfitta contro New Orleans, ha lanciato piu' yard in una singola partita (257) di quanto non abbiano fatto tutti i QB che si sono alternati l'anno scorso; contro Seattle, ha realizzato la prima partita da piu' di 300 yard per un QB dei Niners dal 10 ottobre 2004 (Tim Rattay).
Ultima grossa perplessita' su Martz: ha un sistema troppo "sack prone". Effettivamente il QB e' molto esposto nel "Martz attack": deve liberarsi velocemente della palla quando riconosce un blitz facendosene carico lui. Inoltre la propensione a lanciare espone a grossi rischi, soprattutto se la linea non e' sopraffina. Finora i 49ers hanno gia' concesso 19 sack, almeno 6 in piu' di tutte le altre squadre NFL. La non eccelsa qualita' della linea offensiva spiega solo in parte questa preoccupante statistica: se le squadre avversarie blitzano o mettono pressione anche con una pass rush di soli 4 uomini, perche' Martz non chiama un maggior numero di corse? Pur tenendo spesso anche Vernon Davis a bloccare, la protezione del QB e' stata pessima e su questo l'offensive coordinator dovra' lavorare molto.
In definitiva per ora possiamo dire che, per i 49ers, Martz e' sicuramente un miglioramento rispetto al 2007: l'attacco e' capace di produre punti e di farlo anche in poco tempo. Ancora molte perplessita' rimangono pero' sul fatto che possa essere l'uomo giusto per riuscire a vincere nella NFL per l'eccessiva fiducia nelle proprie capacita' e nell'efficacia in ogni situazione del suo “Martz attack”. Gia' domenica prossima contro la sopraffina mente difensiva di Bill Belichick (che gia' lo ha "umiliato" nel Super Bowl XXVI) e l'orgoglio ferito dei vice campioni del mondo, avremo un'idea della capacita' di imparare dai propri errori di Mad Mike.