I Cowboys di Jerry Jones

Felix Jones e Terrell Owens: e Dallas va…

La domenica di football si è conclusa con il sunday night game tra Dallas e Green Bay, in una sfida che vedeva di fronte due squadre imbattute e con le stesse pretese di guidare la NFC.
Alla fine il risultato ha premiato i Cowboys, ancora imbattuti, che sbancano per la prima volta nella loro storia il Lambeau Field, confermando la propria candidatura a squadra da battere nella natonal.

È troppo presto per dire quale sia la squadra più forte della lega, e in questo sport non è nemmeno facile fare dei paragoni. Quello che si può dire per certo è che Dallas possiede il roster con più talento, e questo è anzitutto il risultato degli sforzi fatti dal proprietario Jerry Jones, al quale bisogna riconoscere il merito di aver compiuto un lavoro sapiente negli ultimi anni per ricostruire una squadra vincente.

Allora andiamo a vedere nel dettaglio quali sono state le tappe seguite per arrivare a questo punto. Facciamo un salto indietro nella storia, per vedere come i Cowboys hanno dovuto affrontare il problema della rinascita dopo i titoli della prima metà  anni '90.

Perse le star che hanno portato i 3 anelli in 4 anni ad Austin per infortuni, problemi extra-sportivi, trade e ritiri, la squadra ha vissuto parecchi anni di anonimato. Ma una Dallas non protagonista non poteva essere tollerata dal proprietario Jerry Jones, tanto che questi per la risalita aveva scelto per la prima volta da quando possiede la franchigia texana, un HC di forte personalità  e da un passato costellato di vittorie: Bill Parcells.

Con lui al timone della squadra per 4 anni, i risultati voluti però non sono stati raggiunti, e ci sono state mille polemiche di ogni tipo, con la dirigenza, con i giocatori, con i media. Non gli si può comunque negare che sotto di lui la squadra sia rinata, e che in quegli anni non siano state gettate le basi che ora fondano questo team.

Ma dopo l'ennesima delusione, l'eliminazione ai playoffs nel wild card '06 a Seattle, contro dei Seahawks che in quella partita erano ben peggio che in emergenza, il grande tonno ha tolto il disturbo. Da quel momento è iniziata la seconda fase della ricostruzione dei Cowboys. Parcells ha fatto rinascere la squadra, facendola diventare un team solido e con ambizioni legittime. La seconda fase è quella che deve riportare il titolo in Texas. Niente di meno.

Così Jerry Jones ha scelto nel 2007 per nominare head coach il defensive coordinator di San Diego Wade Phillips. Questa soluzione ha molte ragioni. Anzitutto, il primo motivo è che come uomo è diversissimo da Parcels.

Molto più tranquillo, vicino ai suoi giocatori, che non attacca pubblicamente e non distrugge verbalmente, cosa che accadeva spessissimo con il suo predecessore, scaldando un ambiente già  poco stabile di suo. Meno carisma certo, ma con una personalità  adatta a riportare serenità  in uno spogliatoio caldo, che poi è stato ulteriormente riempito di giocatori di assoluto valore, ma con un passato pieno di problemi anche extra sportivi, come nei casi di Hamlin, Tank Johnson e Adam Jones.

Secondo motivo: Jason Garrett. L'offensive coordinator è predestinato a diventare il futuro HC di Dallas, ma aveva bisogno di un periodo di transizione prima di prendere in mano il timone della squadra. E Phillips è senz'altro un uomo adatto a svolgere questo compito, a mostrare che tipo di rapporto coltivare con i giocatori, a come gestire un ruolo di tale importanza. In più Wade, non avendo il carattere di Parcells, poteva essere più "governabile" da Jerry Jones, che non ha mai svolto un ruolo di secondo piano nella gestione anche tecnica della squadra.

Terzo motivo: la difesa. Phillips è in ogni caso, uno dei migliori interpreti della difesa 3-4, e Jones lo ha fortemente voluto a guidare la transizione dal classico 4-3 alla 3-4. E la causa principale è DeMarcus Ware. Non l'unica, ma la principale. Questo giocatore è un linebacker di nuova generazione, di quelli che possiamo chiamare "ibridi".

Mi spiego: fa parte di quei LB che possono giocare bene da DE, quindi possono schierarsi sulla linea di difesa, ed essere devastanti come outside linebacker, possedendo una velocità  tale da permettergli sia di blitzare che di droppare in copertura. Con la 4-3 è più facile capire quali saranno i giocatori che faranno la pass rush, mentre la 3-4 dà  minori punti di riferimento, tiene in apprensione tutta la OL, permette di confonderle maggiormente le idee e offre una gamma di soluzioni maggiore.

Quindi con i giusti interpreti diventa un sistema di difesa distruttivo. Ware, come Merriman a San Diego cresciuto proprio sotto le cure di Phillips, è quel tipo di giocatore che con la 3-4 diventa determinante, e Jones ha voluto fermamente questa transizione di sistema difensivo per sfruttarne il potenziale.

Quindi la scalata al successo prosegue con un cambio di staff molto profondo, che ha rivoluzionato tutto il modo di interpretare la partita. Infatti Parcells non solo aveva uno schema difensivo differente, ma seguiva anche una filosofia di gioco molto più conservativa e prudente. Ora la 3-4 di Dallas è molto, molto più aggressiva.

I blitz sono costanti, il reparto LB è lunghissimo (3 prime scelte spese nel reparto tra il 2005 e il 2007) per permettere di esercitare una pressione continua sul pacchetto avversario. È così che la pass rush dei Cowboys è diventata temibile tanto da poterla considerare tra le migliori della lega.

In attacco, dopo Aikman, i quaterback che si sono alternati sono stati molti, e Parcells per risolvere il problema si era portato a Dallas il suo uomo di fiducia Drew Bledsoe, mentre tra gli undrafted rookies della classe 2003, Jones pescava un certo Tony Romo. Il ragazzo dell'Illinois ha fatto quasi 4 anni di panchina a maturare dietro a Drew, QB formidabile, ma che ormai aveva passato i suoi anni migliori.

Però questo non aveva mai convinto Parcells a ritenere i tempi maturi per un cambio di guida della squadra, così in un MNF contro i Giants, dopo l'ennesima partita giocata da fermo di Bledsoe, Jones in persona è sceso sulla sideline ad ordinare al suo head coach di cambiare il QB. Il cambio c'è stato, ma quella è stata la pietra tombale sul rapporto tra il proprietario ed il suo allenatore.

È così che quel cambio ha portato Tony Romo a guidare un attacco verticale, vario, in cui non è possibile trovare punti deboli, e che oggi pare il più inarrestabile della lega. Un attacco composto da una OL fortissima, Witten e Owens che sono il top nei loro ruoli, ed un running game solido e differenziato, che conta l'inside runner più duro della NFL con Barber e un wow player in Felix Jones arrivato via draft quest'anno, ma che già  sta abbagliando tutti per la grandissima versatilità .

La ricostruzione dei Cowboys continua con Phillips al comando, che al primo anno da capo allenatore ha guidato la squadra a 13 vittorie, guadagnandosi così la riconferma e lasciando Garrett ancora un anno a curare la fese offensiva.

Il roster presenta 13 pro bowler, e l'età  media del team è molto bassa, quindi si può pensare che Dallas avrà  una squadra di vertice ancora per molti anni.

Però.. c'è un però. Dallas è l'America's team, la squadra professionistica americana con più seguito negli Stati Uniti insieme agli Yankees. E non si può accontentare di fare "solo" stagioni regolari da protagonista. In Texas non si festeggia una vittoria di playoffs da 12 anni. Questa attesa sarebbe inaccettabile per qualsiasi tifoso, figuriamoci per uno dei Cowboys abituato a vedere la propria squadra vincere. Questa attesa sarebbe inaccettabile per qualsiasi proprietario, figuriamoci per un Jerry Jones che prende la sconfitta come un fatto personale.

Anche quest'anno il team sta realizzando una stagione regolare ottima, il talento è sconfinato, e gli auspici per arrivare sino a Tampa ci sono tutti. L'unico difetto che si può individuare nel team è che manca l'esperienza di giocare a certi livelli, e nei playoffs questa mancanza si è fatta sentire negli ultimi due anni.

In una partita da dentro/fuori può succedere di tutto, e Romo in prima persona dovrà  mantenere il sangue freddo in ogni situazione, perchè non sono più ammessi errori. Ma le stesse sconfitte contro Seattle e i Giants devono aver insegnato molto ai ragazzi di Phillips, che devono imparare dalle sconfitte, perchè ora non hanno più scusanti.

I primi passi nella giusta direzione sono stati compiuti. Vedremo quanto lontano riusciranno ad arrivare questi Cowboys.

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