Il re è caduto

Brady fuori per tutta la stagione, il re è caduto.

Centoventotto partite consecutive da quarterback partente dei New England Patriots, metà  delle quali passate nell'injury report di fine settimana, sempre come probable, seppur senza avere niente di rotto, molti dicevano per scaramanzia, perché quella consuetudine (un po' come la felpa di Bill Belichick) aveva portato i Patriots a trionfare, a mettere insieme una stagione perfetta, fino al Super Bowl perso con i Giants. La sconfitta aveva tolto peso alla consuetudine e così, nonostante una preseason passata sulla sideline, causa infortuni alla spalla e al piede, giovedì i Patriots avevano rotto gli indugi, Tom Brady partente contro i Chiefs, sicuro, tolto dall'injury report.

Metà  del primo quarto della partita contro Kansas City, tutto sembrava in controllo, come al solito, 7/11 per 76 yards, un paio di belle palle per Randy Moss, nessuna meta, ma l'inerzia era dalla parte di New England, poi succede che tutto crolla. Passaggio di 26 yards per Moss che viene colpito e perde il pallone, recuperato da Kansas City, tutti si girano verso Brady, che è ancora a terra, si tocca il ginocchio, sembra dolorante, viene portato fuori con l'aiuto di un paio di assistenti, scende il gelo, le notizie volano, si è rotto, andato, stagione finita. Entra Matt Cassell, molti credono ormai di aver perso la partita, ma il backup di Leinart a USC dimostra di non soffrire la pressione, gioca pulito, non fa errori, trova Moss in endzone e con l'aiuto della difesa vince la partita, mettendo su numeri di tutto rispetto.

L'ufficialità  dell'infortunio per l'MVP della scorsa stagione è abbastanza rapida, legamento rotto, ci si rivede l'anno prossimo, in tanti pensano a quella casualità  dell'injury report settimanale, al fatto di aver giocato con la fortuna, ma la realtà  dei fatti è che per New England si apre uno scenario tutto nuovo, che potrebbe essere buio, ma anche lucente.

Ora i Patriots sono senza il loro faro, senza il re, senza il giocatore che li ha condotti a tre Super Bowl, che ha caratterizzato insieme con Bill Belichick la dinastia dei Patriots degli ultimi anni, fin da quel primo anno in cui divento starter dopo l'infortunio grave occorso a Drew Bledsoe e condusse New England al suo primo trionfo.

Le analogie con la situazione attuale ci sono, infortunio grave del titolare, entra il backup che al College ha fatto per buona parte la riserva (Brady per i primi due anni, Cassell per tutta la durata del periodo universitario), scelto molto in basso, uno al sesto giro, l'altro al settimo, vince subito (Cassell addirittura nella stessa partita in cui sostituisce il titolare), forse per questo molti, un po' per stemperare la tensione, cercano conforto in queste affinità .

La realtà  è che Cassell non è Brady e per i Patriots la stagione potrebbe davvero essere segnata. Ora Belichick deve scegliere la strada da intraprendere, conscio del fatto che il gioco dovrà  essere notevolmente modificato e che buona parte delle sorti dei vice campioni del mondo passeranno dalla tenuta difensiva e dall'efficacia del gioco di corsa.

Per prima cosa ha valutato un paio di opzioni come Simms e Rattay, ma entrambi non hanno dato garanzie fisiche e sono stati accantonati, quindi la prima opzione cade su Matt Cassell, ormai ventisettenne quarterback, che ha passato tutti questi anni all'ombra del grande Brady e che fino a pochi giorni dall'inizio della stagione sembrava sul punto di essere tagliato, vista la pessima preseason giocata, in cui Gutierrez e il rookie O'Connell avevano dimostrato molto di più.

Cassell ha chiuso da vincente la partita coi Chiefs, giocando complessivamente bene, senza errori, cercando sempre la soluzione più sicura e segnando un bel td per Randy Moss (anche se avere un ricevitore che prende la palla a un metro d'altezza non guasta mai), nonché sfruttando il gioco di corsa che ha funzionato bene contro la difesa di Kansas City. Per il partito pro-Cassell questo basterebbe per lanciarlo da titolare fino al termine della stagione e sperare che riesca a ripetere ciò che ha fatto Brady nel 2001. In fondo conosce molto bene il sistema di gioco, l'ambiente e i dettami di Belichick, non è un leader, anche se per dirlo bisognerebbe aspettare di vederlo all'opera in altre partite, ma sembra comunque uno in grado di tenere la partita sui binari e lasciare che magari siano altri a deciderla, vedi la difesa o il gioco di corse o comunque il talento di Moss e l'efficacia di Welker. La AFC East è una division morbida, anche se Bills e Jets hanno dimostrato nella prima gara di poter creare qualche problema, ma sono comunque squadre con dubbi, ancora in rodaggio, e la schedule dei Patriots non è così impegnativa, soprattutto le prime tre partite che servirebbero per testare Cassell e fargli prendere il ritmo giusto, in fondo nessuno chiede di ripetere la stagione perfetta dopo questo infortunio, basterebbe chiudere al primo posto della Division o comunque qualificarsi per la postseason, poi a gennaio tutto può succedere. In più la partita contro i Chiefs ha dimostrato che la vecchia difesa, quella che si regge ancora su Rodney Harrison, Teddy Bruschi, Mike Vrabel e Richard Seymour, ha tanta voglia di vendicare il finale dello scorso anno, l'intensità  non è calata e l'innesto di un rookie come Jerod Mayo, subito positivo all'esordio con 6 solo tackles e di gente d'esperienza come Deltha O'Neal, decisivo per la vittoria con la marcatura "ai limiti" su Dwayne Bowe nell'ultimo drive. Alla difesa va aggiunto un runnig game molto efficacia, che oltre a Maroney, quest'anno può contare su di un Sammy Morris in gran forma e sull'efficacia di Lamont Jordan come runner da terzi down e da goal line.

Dall'altra parte della medaglia però ci sono tanti dubbi che devono ancora essere risolti, come la possibiltà  che Cassell non regga la pressione di giocare titolare per una stagione intera, dovendo comunque dimostrare di poter garantire una stagione positiva, perché per i Patriots finire fuori dai playoff, pur senza Brady, sarebbe un contraccolpo non da poco, soprattutto dopo quello che è successo lo scorso anno. In molti sottolineano che la partita contro i Chiefs non può fare testo, la squadra di coach Edwards è un cantiere aperto, con molti giovani, un attacco tutto da definire e una difesa piena di esordienti o quasi, che punta su Larry Johnson pur sapendo che il runner non ha una linea che gli permetta di correre come due anni fa, quindi la bella partita di Cassell può essere frutto di un avversario leggero, e nonostante questo i Patriots hanno rischiato di andare all'overtime. Nessuno sa se Cassell potrà  essere anche solo una parte di quello che è stato Brady, il fatto di aver rischiato il taglio non depone a suo favore e l'AFC è una conference durissima, in cui bastano poche partite per restare fuori dai playoff.

Belichick questo lo sa ed infatti sta valutando l'opzione di affidarsi per queste partite sulla carta agevoli al suo backup, per poi dare le chiavi ad un quarterback d'esperienza, che nel frattempo potrebbe imparare il playbook. In molti hanno fatto il nome di Culpepper, appena ritiratosi, ma con la possibilità  di rientrare e di riformare la coppia d'oro con Randy Moss, che tanto aveva dato spettacolo a Minnesota. Oppure cercare nonno Testaverde, uno che ai Patriots ha già  giocato, e che potrebbe tornare per l'ennesima volta sui suoi passi, alcuni maligni hanno tirato fuori il fatto che Brett Favre avrebbe potuto aspettare solo una settimana in più e sarebbe stato libero di prendere New England e coronare il suo sogno, ma per il momento ci sono solo tante idee, ma poche certezze. Le certezze che Brady sapeva dare, anche nei momenti difficili, quelli in cui lui si elevava rispetto ai compagni, in cui sapeva spesso cosa fare per vincere. L'attacco dei Patriots, privo di stelle fino all'arrivo di Moss, viveva su Brady, e comunque anche l'ex Vikings è rinato proprio grazie lui.

La stagione per New England parte in salita, con due possibili scenari finali per Belichick e per la squadra priva del suo re, farsi inghiottire dal buio della mediocrità  di tante sconfitte e dei playoff mancati o abbagliare tutti con il miracolo che tanto piace agli americani, come nel 2001, guidati da un semi esordiente verso la gloria.

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