I Giants conquistano l’opener

Justin Tuck è stato incontenibile per tutta la serata.

Tra le domande che giravano attorno agli ambienti della Nfl al momento di stilare quelle che sarebbero potute essere le favorite per la corsa al prossimo Super Bowl, una delle più gettonate riguardava i New York Giants: sarebbero essi stati nuovamente da corsa dopo aver compiuto il sommo miracolo nei confronti degli imbattibili Patriots?

Le cose cambiano in fretta, soprattutto nella Nfl.

Tom Coughlin, un anno fa di questi tempi, era un allenatore tutt'altro che sicuro del suo posto di lavoro. Steve Spagnuolo era un assistente difensivo che nelle prime due partite da lui orchestrate in cuffie aveva preso un'ottantina di punti. Eli Manning era un quarterback misterioso, dal carattere che spesso sgattaiolava via dall'attenzione dei media, dei compagni e degli allenatori, non gli piaceva né parlare né essere leader. Il fantasma di Tiki Barber aleggiava ovunque. Jeremy Shockey era una bomba pronta ad esplodere in qualunque momento.

L'infortunio del tight end era stato riconosciuto da molti come il momento chiave della svolta della stagione in blu, Manning aveva tirato fuori d'improvviso quella personalità  che in precedenza aveva solo fatto intuire consolidando ulteriormente la coppia con il fido Plaxico Burress, la difesa si era trasformata in un reparto senza pietà , capace di eseguire gli altamente efficaci schemi di Spagnuolo con impareggiata ferocia, e la squadra, specialmente lontana dalle mura amiche, aveva fatto tutto il necessario per diventare una squadra da playoffs, con la missione di cancellarne le precedenti deludenti uscite.

Quest'anno era arrivata una tegola dietro l'altra: prima il previsto ritiro di Michael Strahan, leggenda che ha saggiamente deciso di salutare tutti con il trofeo più importante del football ben saldo nelle sue mani, quindi l'infortunio di Osi Umenyora in una gara di preseason contro i cugini Jets, episodi già  sufficienti per sostenere, da parte di qualcuno, che ripetersi cominciava già  a diventare molto più difficile.

I Giants che si sono presentati in campo nell'attesissimo opener di questo nuovo e meraviglioso campionato, almeno inizialmente non sembravano tanto diversi da quelli che avevano effettuato l'entusiasmante cavalcata dell'anno passato, dando la netta impressione di poter riprendere il discorso laddove lo si era lasciato. Le difficoltà  offensive di Manning (19/35, 216, INT) nella seconda parte della partita, invece, hanno confuso, e consigliano un monitoraggio più lungo delle sue prestazioni delle prossime settimane per capire se a tratti possa rischiare di tornare quello di prima, oppure se la prima uscita vera, quella dove i motori collaudati in preseason vengono scaldati seriamente per la prima volta, presentasse semplicemente qualche meccanismo non oliato alla perfezione.

Davanti ai Redskins si è presentata una squadra molto fisica, determinata, motivata dai cosiddetti doubters, quelli che fanno i conti con gli infortuni e prevedono una stagione di difficoltà  per la squadra che li subisce. Nell'emblematico primo drive stagionale i Giants hanno di nuovo ricordato al mondo di possedere una linea offensiva poco conosciuta a livello pubblicitario, ma amalgamata a tal punto di saper giocare a memoria senza troppi ostacoli, i vari Snee, O'Hara e Seubert non hanno certo bisogno della luce dei riflettori per rendere al meglio delle loro possibilità . Hanno messo in mostra il loro gioco di corse punitivo, condotto da un Brandon Jacobs (21, 116) che, salvo infortuni importanti, ha l'occasione di dimostrare definitivamente di essere un running back per ogni situazione, mentre il fatto di essere un corridore difficilmente placcabile l'ha già  dimostrato con piena sufficienza. Hanno sfruttato l'iniziale confusione della difesa di Washington facendo impazzire le secondarie con le intriganti abilità  fisiche di Burress (10 ricezioni, career high pareggiato, 133 yards). E quando Manning è entrato con le sue gambe in endzone per l'unica meta di tutta la partita dopo una serie di 84 yards, New York aveva fatto intuire di aver cominciato la difesa del suo titolo con il piede giusto.

Jason Campbell (15/27, 133, TD) ha dovuto attendere quasi trenta minuti prima di riuscire a completare il suo primo lancio, la difesa marcata Spagnuolo è stata a tratti devastante, e la pass rush, seppur povera di quei due elementi che l'anno scorso facevano la differenza, è stata asfissiante. La linea difensiva, aiutata dai vari blitz costantemente proposti dal coach, è stata la chiara protagonista della gara, l'incontenibile Justin Tuck ed il rientrante Mathias Kiwanuka, tornato al suo vecchio ruolo per chiare esigenze, hanno giocato una gara completa sotto tutti i punti di vista, risultando impossibili da superare in fase di contenimento delle corse e trovandosi costantemente davanti alla faccia del giovane quarterback avversario, mettendo presto in confusione una linea offensiva disorientata, da ieri forse non così sicura del fatto che Stephon Heyer sia veramente pronto a prendersi il posto di Jon Jensen.

E' successo tutto nel primo tempo, quando al touchdown su corsa di Eli si sono aggiunti i tre calci del 44enne John Carney, che ha infilato i pali da distanze medio-impegnative in concomitanza con l'entrata in stallo dell'attacco in blu nelle ultime 30 yards, un po' per la graduale salita di tono della difesa dei Redskins, all'interno della quale London Fletcher (17 placcaggi) ed Andre Carter sono stati gli unici a dare contributi tangibili (anonimo, invece, Jason Taylor, ancora infastidito dall'infortunio prestagionale), un po' perchè Manning ed i suoi ricevitori in alcune occasioni non sono riusciti a capirsi, costando un intercetto ma rischiando il turnover in altre tre distinte occasioni. Washington ha violato la endzone avversaria principalmente grazie all'aiuto di Rock Cartwright, asso oramai riconosciuto degli special teams, ed una traccia ad attraversare il campo di Santana Moss si è rivelata metodo efficace per confondere le coperture a zona dei Giants, lasciando a Campbell un TD pass in un tabellino statistico altrimenti molto scarno.

Mentre le difese prendevano decisamente il sopravvento nel secondo tempo, chiuso senza segnatura alcuna, è diventato chiaro che la mancanza di esperienza sulle sidelines di Jim Zorn è stata in parte determinante per la sconfitta, le presunte novità  offensive (leggasi West Coast Offense) non si sono viste, in parte perchè Campbell è rimasto spesso incollato al ricevitore primario, ed il gioco di corse, sostenuto da un generoso Clinton Portis (23, 84), è rimasto lo stesso dell'era Gibbs, improduttivo e prevedibile. La pass rush dei Giants ha inoltre forzato il tight end Chris Cooley (1, 7) a rimanere nella tasca a bloccare rendendo vana la sua pericolosità  offensiva, facendo nascere un contrasto tra la volontà  di Zorn di schierare più ricevitori e la necessità  di inserire due bloccatori al fianco di Campbell di supporto alla linea offensiva. La gestione del cronometro, specialmente quella degli ultimi cinque minuti, dovrà  forzatamente essere analizzata nei prossimi allenamenti, dato l'enorme dispendio di minuti spesi nel cercare di recuperare un distacco (16-7 il finale) che l'incedere del tempo rendeva pian piano insormontabile.

Se questo doveva essere l'inizio della difesa al Vince Lombardi Trophy, i Giants non potevano chiedere di meglio: la difesa ha letteralmente dominato ogni snap giocato, l'attacco ha prodotto molto nonostante non sia stato troppo costante (un corridore ed un ricevitore sopra le 100 yards), ha commesso l'unico turnover della partita ma ha faticato a segnare con consistenza, tuttavia gli uomini di Tom Coughlin sono usciti dal terreno di casa con ciò che serviva loro, ovvero la convinzione, nonostante gli ostacoli affrontati, che le potenzialità  per tentare di ripetersi sono ancora presenti.

Così, mentre l'altra metà  di New York aspetta di vedere in campo Brett Favre in maglia verde, quest'altra festeggia il primo gradino di una scalata che si spera termini ancora a febbraio, tanto meglio per mezzo di una vittoria divisionale, pur sempre dotata di un peso particolare.

Difficoltà  o no, i Big Blue sono 1-0. Per questa settimana hanno ragione loro.

Buon campionato a tutti.

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