Nonostante gli sforzi, è veramente difficile pensare a Favre con un'altra maglia. Eppure…
Leggenda intoccabile o persona incapace di stare fuori dai riflettori? Eterno ragazzino di innata competitività o uomo non in grado di accettare l'età che avanza? Icona sportiva indistruttibile o capitalista capace di accumulare quanto più riesce? Di tutte queste figure contrastanti tra loro è difficile sceglierne una, oggi 7 agosto 2008, per descrivere Brett Lorenzo Favre.
L'avevamo lasciato con le lacrime agli occhi mentre dava l'estremo saluto alla parte agonistica della sua vita, per poi ritrovarlo, manco covassimo qualche sospetto, nelle cosiddette headlines di tutti i quotidiani sportivi per il racconto dell'ennesima indecisione, dell'ennesima telenovela, del nuovo passo in seguito rimpianto. Avevamo pregato affinchè resistesse alla tentazione di rovinarsi quell'immagine illibata che aveva lasciato come giocatore di football, perchè capisse che ciò che aveva dato ai tifosi di Green Bay ed ai tifosi del buon football era già tanto così, in fondo si era ritirato con un Super Bowl conquistato, ed anche se non era più riuscito a vincerlo nessuno avrebbe mai osato metterlo in dubbio.
Ma Favre ci aveva già provato: ora, era diventato recidivo.
Così nel mentre dei suoi mugugni esistenziali i Packers si erano assicurati Aaron Rodgers quale polizza assicurativa per un abbandono delle scene che sembrava imminente, ma che tale non sarebbe stato. Solo per vedere la loro prima scelta di quell'anno accomodarsi in panchina in attesa che Brett decidesse, una buona volta, di appendere le scarpe al chiodo. L'organizzazione del Wisconsin si era tuttavia dimostrata molto seria e coerente, ed all'emergere delle prime voci sul presunto ritorno di Brett Favre su un roster attivo della National Footbal League aveva immediatamente chiarito che Green Bay aveva voltato pagina definitivamente, nessuno tra dirigenti ed addetti ai lavori avrebbe mai avuto gli stessi ripensamenti di Brett. Aaron Rodgers era il futuro, a Favre erano tutti grati per i bei tempi andati ma no, la prima scelta da California non sarebbe stata bruciata dal destino ancora una volta. No.
Durante le immagini dell'Hall Of Fame Game tra Colts e Redskins la Nbc mostra le immagini dell'aereo di Favre che atterra a Milwaukee, il recinto che separa la pista dal pubblico tiene a bada un numero esorbitante di persone, che se ne frega altamente dei capricci dell'immenso numero 4. Favre ha una cittadina ai suoi piedi, qualunque cosa decida di fare, sa che verrà osannato e gli sarà perdonata qualsiasi manchevolezza. Coach Mike McCarthy, suo malgrado, non la pensa affatto così. DeAnna Favre viene inquadrata più tardi all'interno di un luxury box del Lambeau Field, che sta ospitando uno scrimmage dei Packers, attacco e difesa se le danno di santa ragione, Rodgers, con la sua maglia rossa da allenamento, è finalmente il primo dirigente dell'attacco.
Da qualche parte lo stesso McCarthy e Favre stanno discutendo sul futuro del quarterback medesimo, legato alla squadra da altri due anni di contratto, improvvisamente tornato valido una volta ottenuto il fatidico timbro dello sceriffo Goodell.
Il giorno dopo è ufficiale: Favre non giocherà più per i Packers e non competerà al training camp per il ruolo di starter, il colloquio con il coach non è andato come sperato, ed il quarterback si dichiara frustrato nei confronti dell'organizzazione, rea a suo dire di non aver interpretato correttamente la sua voglia di rientrare al suo posto, di non averla ritenuta una cosa seria. “Dal nostro incontro sono sortite cose positive e negative, dipende dal punto di vista che preferirete privilegiare sui vostri giornali” ha detto McCarthy, ma il sentimento più forte, nonchè quello che accomuna migliaia e migliaia di persone è quello espresso da Al Harris, veterano delle secondarie: “Vogliamo il meglio per Brett Favre, ma lo vogliamo anche per Rodgers e per i Green Bay Packers. In spogliatoio siamo tutti esausti per questa storia.”
Si chiede un epilogo che sembra non arrivare mai. Almeno fino alla nottata appena trascorsa.
New Jersey for Favre
Il titolo scelto da Nfl.com per dare la notizia è epocale, storico, di quelli che non si dimenticano facilmente. Ed il gioco di parole tipicamente americano, scelto per combinare in una parola il cambio di maglia e di città di Favre non poteva essere migliore. Dopo speculazioni su una presunta trade con Tampa Bay, alimentata dalle condizioni fisiche di Jeff Garcia e dalla militanza da assistente di Gruden ai Packers, finalmente una decisione viene presa: Brett Favre è dei New York Jets.
Strano pensare a lui con una maglia diversa da quella di Green Bay, cittadina della quale è icona indissolubile: sembra di vedere Emmitt Smith con la maglia dei Cardinals piuttosto che Montana con quella dei Chiefs o, peggio ancora, Thurman Thomas con quella degli eterni nemici Dolphins. Ma come sappiamo, non è l'attaccamento alla maglia a dettare legge oggigiorno, sono i presidenti spirati. Gli stessi che i Packers avevano offerto a Favre per restare ritirato e chiudere lì la questione, una volta per tutte. Gli stessi che l'agente del giocatore, Bus Cook, ha provato a riconsiderare (verso l'alto, chiaro) con la nuova squadra con risultati fortunatamente negativi, perchè evidentemente 12 milioni di dollari per il solo 2008, non sono dignitosi per una celebrità che per giunta giunge a New York, il palcoscenico dei palcoscenici.
Lo scambio è assai complicato, e la contropartita dipende dall'andamento della stagione del nuovo numero 4 dei Jets la cui maglia, come ampiamente preventivabile, sta già andando a ruba: la scelta lasciata ai Packers è condizionale, di quarto giro 2009, ma si trasformerà in una terza se Favre giocherà il 50% degli snaps, in una seconda se la percentuale salirà al 70% ed i Jets faranno i playoffs, per divenire addirittura una prima se gli snaps presi saranno dell'80% con New York a raggiungere il Super Bowl.
Per pararsi il fondoschiena da eventuali ritorsioni divisionali, i Packers hanno persino aggiunto una sorta di clausola “no trade”, che sancisce che se i Jets manderanno Favre nella fattispecie ai Vikings dovranno risarcire Green Bay con tre scelte di primo giro: se la mossa, quindi,fosse un semplice sotterfugio di Minnesota per arrivare al giocatore con altri metodi, qualcuno la paghererebbe molto salata…
“Sentivamo che questa, per noi, era un'opportunità che ci consentiva di prendere qualcuno della statura di Brett” dice Mike Tannebaum, GM di New York, “potendo fare questa scelta sentivamo che sarebbe stata la migliore da fare per una squadra come la nostra, siamo molto eccitati di averlo con noi, è uno dei migliori quarterbacks della storia.” Favre è solo l'ultimo acquisto di una lista che ha caratterizzato l'aggressivo mercato dei Jets, che hanno allargato i manici del borsone andandosi a prendere la migliore guardia offensiva disponibile, Alan Faneca, ed altri free agents di richiamo, come Damien Woody, Calvin Pace e Kris Jenkins, aggiungendovi dal draft la “bestia” Vernon Gholston e l'atletico tight end Dustin Keller. Alcuni di questi sono giocatori molto rischiosi, fisicamente parlando. Ma in questo momento a New York hanno solo che di guadagnare.
La Afc East rischia seriamente di mutare le proprie gerarchie, e dato pure per scontato che i Patriots non li disturberà nessuno là in cima, un posto per i playoffs diventa molto più difficile da raggiungere dovendo annoverare anche i Jets all'interno di una lista molto corposa di pretendenti, in una conference dove la qualità delle compagini è nettamente più alta che nell'altra. Ora, Wild Card e New York possono stare nella stessa riga.
E' la fine di un'era a Green Bay, ma lo è, seppure in misura più ridotta, anche a Meadowlands, visto che all'annuncio della trade per Favre è seguita la comunicazione dell'imminente taglio (o ricerca ulteriore di trade) per Chad Pennington, risolvendo di fatto una delle “quarterback controversies” più calde dell'estate. Pennington, da otto anni a New York, ha avuto una carriera molto condizionata dagli infortuni e non rappresentava già da tempo una garanzia a lungo termine, mentre il suo sfidante, Kellen Clemens, se ne tornerà in un ruolo per lui più adatto di backup solido ed affidabile, dopo una stagione giocata parzialmente da titolare ma poco soddisfacente.
Il momento che attendevano nel Wisconsin è finalmente arrivato, da oggi l'organizzazione ha un grosso peso ed un grosso problema in meno, può concentrarsi totalmente sul nuovo campionato e sullo sviluppo del quarterback che prenderà il difficile ruolo di successore di Favre, che nonostante tutto è stato continuamente acclamato dai tifosi che seguivano gli allenamenti dei loro beniamini da bordo campo. “Il treno ha lasciato la stazione” ha aggiunto McCarthy metaforicamente parlando “tutto quello che deve fare Brett è prenderlo ed andare.” Ed al quarterback leggenda è andata pure di lusso, dato che i New York Jets giocheranno a Green Bay nel 2014 la prossima volta, quindi non correrà nessun rischio di visitare uno stadio potenzialmente ostile con una maglia diversa da quella cui la gente l'ha sempre abbinato. Certo, a meno che non si dimostri ancora così indeciso per altri sei anni…
Un vero peccato, per una stella che aveva già il suo posto nell'immortale firmamento del football professionistico, e che ora rischia di essere ricordato più per i suoi comportamenti infantili che non per la gloria che ha attraversato ogni singolo momento di una carriera che chiunque aveva da invidiargli. Forse l'unico che non l'aveva capito, era proprio lui stesso.
One more year.
Elsewhere.