Chris Johnson di East Carolina ha aperto molti occhi con i suoi 4.24 nelle 40 yards.
Siamo in piena offseason, l'attesa per rivedere le squadre in campo sarà molto lunga e come di consueto molto stressante, perché da marzo a settembre di tempo ce ne vuole. Per ammazzarlo, questo tempo, ci sono pur sempre i famosi e copiosi avvenimenti a bocce ferme, con l'imminente inizio della free agency, la preparazione del percorso verso il draft di aprile, ed i susseguenti mini-camps. Quindi, anche senza divise ufficiali e stadi pieni, da fare ce n'è comunque.
In questi giorni si è tenuta la Scouting Combine, come sempre all'Rca Dome di Indianapolis (sarà l'ultima volta, poi entrerà in scena il Lucas Oil Dome), all'interno del quale la carne da macel"ehm, i ragazzi che puntano ad essere scelti al draft si esibiscono davanti ad allenatori, managers e quant'altro in una serie di esercizi che hanno il fine di darne delle valutazioni puramente numeriche, completando il tutto con le classiche sessioni di interviste atte a determinare quale tipo di investimento stia per fare una determinata squadra su un determinato giocatore, passato letteralmente ai raggi laser fisicamente tanto quanto mentalmente. Nessuno, ma proprio nessuno, intende scialacquare una preziosa scelta su un individuo con troppi grilli per la testa.
La combine genera sempre gli stessi discorsi, nonché differenti opinioni derivanti dalle voci degli esperti: c'è chi dice che non serve a nulla, meglio seguire i ragazzi al Pro Day (ovvero quel giorno particolare dove i giocatori si esibiscono al campus dell'università che si apprestano a lasciare), chissenefrega se tizio corre le 40 yards più veloce di caio, mentre c'è chi ne è sostenitore accanito, sottolineando che le prove di questi ragazzi sono fondamentali al fine di determinarne o meno l'ascesa nei vari mock drafts, manco a dirlo già disponibili su diversi siti delle maggiori testate giornalistiche americane.
La nostra opinione è che l'avvenimento sia di sicuro interesse per capire tecnica, reazione ed intelligenza dei ragazzi, ma che non sia testimonianza completa per la valutazione del prospetto a livello professionistico, fatto che può essere determinato unicamente dalle future prestazioni sul campo. Al di là del nostro umile pensiero oltre l'oceano, ecco i momenti salienti dei cinque giorni di Indianapolis.
Le dichiarazioni alla stampa fanno parte di qualsiasi avvenimento importante, figuriamoci questo, e spesso escono fuori delle storielle curiose da parte dei candidati, prontamente riportate sui giornali americani e quindi a disposizione di tutti.
Uno dei personaggi più attesi, Chris Long, defensive end candidato ad una delle prime cinque chiamate, è stato prevedibilmente subissato di domande circa il legame con il padre, il quale altri non è che il famoso ex Raiders Howie Long. "Ringrazio mio padre per avermi indubbiamente spianato la strada" ha detto Chris con toni scherzosi, "ma ora è il mio momento. Gli ho detto che ora lui è vecchio e che deve occuparsi di altre cose, ora tocca a me sfruttare questa opportunità di sfruttare il talento per essere un giorno ricordato come lo è lui oggi." Esilarante invece il racconto di alcuni episodi avvenuti quando Chris era bambino, in concomitanza con l'inizio del training camp dei Raiders: "Quand'ero piccolo io e la mia famiglia accompagnavamo sempre papà all'inizio degli allenamenti estivi, e quando scorgevo Al Davis venire nella nostra direzione mi nascondevo sotto il sedile della nostra macchina, ero piccolo quindi ci stavo. Al non mi piaceva un granchè, mi incuteva un certo timore, ma per favore, non diteglielo""
Matt Ryan, quarterback ex Boston College e miglior prospetto del suo ruolo, ha invece usato i microfoni per autopromuoversi verso una delle squadra potenzialmente bisognose dei suoi servigi, gli Atlanta Falcons, se non altro visto il lungo elenco di positività fornito ai giornalisti circa l'opportunità di partire da una squadra che avrebbe veramente bisogno di lui, di avere come proprietario un importante personaggio come Arthur Blank, lodato per la gestione dell'era post Vick, e di godere dell'opportunità di iniziare un nuovo corso per la franchigia presumendo che il fondo del barile lo si sia già raschiato nel campionato appena finito.
Passando alle prestazioni fisiche, Ryan è stato l'unico quarterback del gruppo a non esibirsi negli esercizi di lancio, tornando in giacca e cravatta dopo aver corso le 40 yards, dichiarando che eseguirà tutti i workouts a Boston utilizzando ricevitori da lui conosciuti.
E' indubbiamente salita la considerazione di Joe Flacco, dotato del braccio più potente del draft, anche se preoccupa la sua scarsa mobilità ed il notevole numero di sacks subiti a Delaware, frutto della sua lentezza e di un rilascio del pallone molto lento, difettuccio scovato pure a Chad Henne, ex Wolverines.
Mentre Josh David Booty (Usc) è indubbiamente sceso dal draft board data la difficoltà di centrare i bersagli con continuità in particolari tracce, chi ha risalito la china sembra essere l'ex asso di Hawaii, Colt Brennan, che dopo aver utilizzato i media quale ideale confessionale per espiare un passato complicato è sceso in campo dando il meglio di sé, dimostrando di avere un più che buono movimento di piedi, di essere sufficientemente mobile e di saper lanciare con soddisfacente precisione anche da schieramenti tipicamente professionistici, ben diversi dalla shotgun fissa che utilizzava ai Warriors. Il solo fatto di aver tolto qualche dubbio circa la sua capacità di adattarsi a schemi Nfl e di saper lanciare con precisione anche in fase di torsione del corpo, potrebbe averlo aiutato in maniera determinante nel rientrare in una chiamata di secondo o terzo giro.
Se pensavate di non trovare una classe di running backs profonda, le vostre preoccupazioni terminano qui. I prospetti, scesi in campo nella giornata di domenica, si sono rivelati velocissimi: Chris Johnson, East Carolina, ha fermato il cronometro a 4.24 pareggiando la miglior prestazione di sempre in una combine, Darren McFadden, 4.33, gli è arrivato dietro d'un soffio, mentre Rashad Mendenhall, Jonathan Stewart, Jamaal Charles, Ray Rice e Felix Jones sono rimasti tutti al di sotto dei 4.48. Mendenhall è stato il back che più degli altri ha ottenuto importanti risultati dai vari test svolti, risultando ottimo negli esercizi di cambio di direzione e nel sollevamento delle classiche 225 libbre (alzate per 26 volte davanti ad un trainer sbraitante), ritagliandosi con tutta probabilità la nomea di secondo miglior running back del lotto dietro a McFadden, affetto da dubbi circa la struttura della parte inferiore del corpo ma pur sempre elemento in grado di spaccare in due una partita con una singola giocata.
Dicevamo qualche riga più su che le 40 yards non possono essere un metro di giudizio univoco per un giocatore: univoco no, ma un grosso aiuto sì, perché grazie ai tempi registrati Ray Rice, Rutgers, e Jonathan Stewart, Oregon, il primo conosciuto per la potenza, il secondo per i tagli e l'ottima visione del campo, sono notevolmente saliti nelle grazie di chi aveva visto le loro gesta solamente in televisione, che evidentemente non conosceva le loro caratteristiche in termini di velocità .
Molto interessanti ed indicative pure le prestazioni dei wide receivers, che confermano la direzione intesa dal primo giro di scelte, privilegiante la combinazione di velocità , statura e potenza mancante in molte delle squadre coinvolte nelle prime venti chiamate.
Con Malcolm Kelly, Early Doucet e Limas Sweed (quest'ultimo ha corso solamente le 40 yards) fermi per motivi di infortunio, il palcoscenico è stato rubato da Devin Thomas (6'2, 216 libbre), ricevitore degli Spartans di Michigan State, non certo un nome di richiamo ma giocatore in grado di salire diverse posizioni dopo lo sfoggio della sua lampante velocità (4.4 nelle 40 yards) e di eccellente fluidità dei movimenti nelle tracce in prossimità delle linee laterali, teoricamente appannaggio esclusivo di colleghi molto più piccoli di lui.
Di DeSean Jackson si parlava quale scelta altissima, ma l'abbagliante velocità delle sue gambe non è riuscita a far ricredere gli scettici, che guardano prima di ogni cosa il suo fisichino esile, 5'9 per sole 170 libbre: se da un lato sono ben note le sue capacità di prendere il pallone da uno screen e seminare avversari ovunque, dall'altro ci si chiede se una scelta troppo elevata sia davvero degna di considerazione per un talento che nella Nfl troverà placcaggi molto più duri, ponendo serie considerazioni sia sulla sua futura integrità fisica e sia sulla capacità di scappare dalle mani di gente grossa e molto più veloce di quanto egli stesso pensi.
Grande invece la delusione per Mario Manningham, Michigan, e Davone Bess, compagno di merende di Brennan in quel di Honolulu, che hanno ampiamente deluso le aspettative correndo le canoniche 40 yards in tempi ben superiori ai 4.55. Ambedue si sono rifatti con eccellenti esercizi di ricezione, le mani di Bess sono d'altra parte considerate le più soffici dell'intero lotto, ma la velocità , elemento essenziale per creare la separazione dal proprio marcatore, potrebbe aver fatto scendere la stima complessiva degli scouts nei loro confronti.
Riguardo i restanti ruoli offensivi, Jake Long è stato il miglior uomo di linea offensiva eseguendo 37 ripetizioni delle 225 libbre, mentre Dustin Keller, tight end di Purdue, ha messo in seria discussione la leadership nel ruolo di Fred Davis (Usc) con ottime prestazioni nel salto verticale e nelle 40 yards.
Molto coinvolgente pure l'ultimo giorno, dedicato alle performances dei difensori.
Glenn Dorsey, uno dei candidati alla prima scelta assoluta e fermo a bordo campo, ha affrontato dei test medici approfonditi in relazione alla sua recente storia di infortuni, nessuno dei quali gli aveva impedito di giocare ogni singola partita con la maglia degli Lsu Tigers. Durante la conferenza stampa introduttiva, Dorsey ha sottolineato ripetutamente di non vedere quali siano le preoccupazioni riguardanti la sua salute fisica, minata secondo alcuni esperti da un problema al ginocchio e da una frattura alla tibia riportata nell'estate del 2006.
Vernon Gholston è stato il chiaro vincitore di giornata, correndo le 40 yards sotto i 4.7 secondi e pareggiando la miglior prestazione in termini di sollevamento pesi, quella del già citato Jake Long, arrivando anch'egli a quota 37 ripetizioni, dando contemporaneamente dimostrazione di un ottimo stacco da terra. L'ex Ohio State ha così solidificato la sua permanenza all'interno dei migliori dieci prospetti disponibili, restando a disposizione di qualsiasi squadra (vengono in mente Jets e Patriots) avente bisogno di un defensive end dotato di forza e velocità combinate assieme, magari futuribile per una transizione a linebacker in un allineamento 3-4.
Chi sembra già pronto per un eventuale doppio ruolo è Chris Long, di cui abbiamo riportato le battute in apertura: è chiaro che ci si trova davanti ad un ragazzo decisamente pronto ad avere impatto al piano superiore, forte fisicamente ma soprattutto dotato dell'equilibrio e della velocità richieste per un end dei nostri tempi, cui viene richiesta estrema velocità per girare attorno all'avversario e chiudere conseguentemente l'angolo per andare a cacciare nei guai il quarterback. Se i Dolphins dovessero effettuare la presupposta transizione difensiva, probabile che la primissima chiamata del draft vada a costui.
Ottime pure le prestazioni di Quentin Groves e Sedrick Ellis, con quest'ultimo seriamente candidato ad essere una potenziale sorpresa per le prime cinque chiamate, maluccio Calais Campbell, che resta ai margini della fine del primo round.
Non c'era altrettanto clamore nel seguire le prestazioni dei linebackers, date le assenze di Dan Connor e Keith Rivers, i due migliori prospetti del ruolo.
Le cose migliori sono uscite da Stanford Keglar, Purdue, capace di portarsi dietro le sue 239 libbre in 4.6 secondi e dimostrando la sua versatilità con ottimi esercizi in fase di copertura sui passaggi, assolutamente deludenti tre prospetti interessanti come Geno Hayes, Florida State, uscito con un anno d'anticipo, Philip Wheeler, Georgia Tech ed Ali Highsmith, colonna dei Tigers campioni 2007, con quest'ultimo a colpire per l'estrema mancanza di rapidità nei movimenti richiesti e per un 40 yards dash sopra i 5 secondi.
Tra i defensive backs, infine, sono salite le quotazioni di Dominique Rodgers-Cromartie (Tennessee State), cugino dell'Antonio dei Chargers ed a lui paragonato per le similari ed intriganti caratteristiche, veloce, esplosivo e dotato di statura (un pelo sotto i 6'2); bene anche Leodis McKelvin, proveniente dalla non pubblicizzatissima Troy e confermatosi prospetto di sicuro interesse, capace di cambiare direzione senza perdite di equilibri, nonché di fermare il cronometro delle 40 yards a 4.45.
Pizzico di delusione per Marcus Griffin, gemello di Michael (Titans) e proveniente anch'egli da Texas, sopra i 4.60 in pista, nonché per Brandon Flowers, interessante prospetto di Virginia Tech, sostanzialmente perfetto negli esercizi ma anch'egli attorno ai medesimi tempi di Griffin, ed Aqib Talib, asso di Kansas, molto atletico ma capace di sollevare il peso richiesto solamente per 10 volte.