Ora ci prova San Diego

Vincent Jackson zittisce Indianapolis. Farà  lo stesso a Foxboro?

Nulla di nuovo sul fronte Nfl, la domanda della settimana è la stessa che ci si pone da inizio anno ossia se qualcuno, in questo caso i San Diego Chargers, prossimi avversari, riuscirà  a fermare i New England Patriots. Difficile, improbabile, anche se siamo convinti che Philip Rivers e LaDainian Tomlinson, infortunatisi durante il Divisional contro Indianapolis, faranno di tutto per esserci e per donare ai loro tifosi e ai loro compagni qualche piccola chance in più di giocarsi l'accesso al Super Bowl.

Lo scorso week end ha dimostrato una volta di più come sia impossibile mettersi a tavolino a ragionare sui pronostici nella Nfl; il giochetto, divertente finché si vuole e ripetuto da ogni organo di informazione del mondo prima dell'inizio di una nuova stagione (e questa vale per tutti gli sport), verrà  ripetuto anche la prossima estate, ne siamo certi, e tra un anno saremo qua a contare le vittime degli sbagli che risulteranno essere altissime come tutte le altre volte.

Non era difficile, in realtà , pronosticare New England fino a questo punto, non era nemmeno impensabile credere nella loro imbattibilità , non il 5 novembre, cioè il giorno dopo la vittoria dei Pats in Indiana. E non era nemmeno così impensabile attendersi qualche capovolgimento da questi playoff, anche se due in una sola giornata, e di tale portata, magari non se li aspettava nessuno.

I NY Giants espugnano Dallas, i Chargers invece l'RCA Dome dei Colts, che dicono addio al loro stadio (si trasferiranno al nuovo Lucas Oil dalla stagione 2008) con una pesante sconfitta. Sorprendenti e quasi commoventi, nel finale, i Giants di Tom Coughlin, che non buttano via una palla, rialzano la testa ogni volta che finiscono sotto nel punteggio e rispediscono i tre drive dell'ultimo quarto al mittente, con dei Cowboys ormai slegati e leggeri battuti prima sul lato mentale che su quello fisico.

I Chargers avevano già  sconfitto i Colts in regular season, nella pazzesca notte in cui Peyton Manning scagliò più palloni tra le mani dei difensori che dei propri compagni, ma in quella agra davvero assurda Indianapolis si arrese solo per uno dei rari errori di Adam Vinatieri e questo prologo lasciva ben poche chance ai Bolts per domenica. Invece Chargers a mille, che restano senza Tomlinson, che hanno un Antonio Gates non al cento percento e che perdono, in ultimo, anche Philip Rivers per gli ultimi tre drive della partita.

Così diventa la gara delle riserve, degli eroi per caso o, almeno, degli eroi per una notte, quelli che il tifoso ricorda per una vita. E' la notte di Darren Sproles e del suo touchdown segnato dopo una fuga di 56 yard, ed è la notte di Billy Volek , trentunenne con una vita di panchina a Tennessee alle spalle e un presente di riserva, di nuovo, in California, ma con in curriculum, da domenica scorsa, l'eliminazione dei campioni del mondo.

Tranquillo e concentrato, Volek entra per non perdere palla e controllare il gioco ma si trova anche a dover portare punti in tabella per rimediare al touchdown subito da Anthony Gonzales. Nessun problema: Volek e Michael Turner, quest'ultimo piatto forte della prossima free agency, portano palla fin nei pressi della endzone avversaria ed il quarterback entra in meta con una sneak. Il tutto senza scordarsi dell'aiuto di Legedu Naanee, rookie da Boise State che lo scorso anno, a proposito di favole, scrisse una pagina bellissima del college football, autore di una ricezione da 27 yard divenuta quasi il simbolo della caduta dei campioni.

Così Giants e Chargers ci hanno privato non solo delle gare di rivincita rispetto a quanto visto in stagione regolare (New England-Indianapolis e Dallas-Green Bay si erano infatti già  giocate), ma anche delle finali di conference più attese e scontate per quanto visto sul campo (9 sconfitte totali tra le 4 franchigie) e della grande rivincita di un anno fa, quella che Tom Brady e compagni attendono da quel magnifico drive che portò Peyton Manning al Super Bowl di Miami e, successivamente, al tanto agognato anello.

Tutto questo non ci toglie però dagli occhi l'ennesima prova rasente alla perfezione degli uomini di Bill Belichick. Straordinario Brady col suo 26 su 28, straordinario Laurence Maroney che corre 122 yard sfruttando il gioco aperto grazie ai lanci. Straordinario Donte' Stallworth che riceve l'unico vero lancio profondo della serata quando un gioco si era rotto e Brady, sempre lui, ha trasformato in oro.

Dei Patriots difficili da valutare e da studiare, che tengono in naftalina Randy Moss (una sola ricezione per 14 yard) quasi tutta la gara, un deterrente per la difesa di Jacksonville che lo teme, lo studia, lo segue ma deve subire tutto il resto della forza degli avversari.

Ecco, tra tutte le incertezze che regala la Nfl, questi Patriots, questa loro versione 2007, sta regalando l'unica vera conferma che, finora, avevamo previsto. Non bastano più le parole e i sospetti, di questa squadra si è scritto e letto tantissimo in questi ultimi mesi, tutti concordano di trovarsi di fronte a uno dei più grandi allenatori di sempre, a uno dei migliori quarterback di sempre, a una delle squadre più forti di sempre. Punto.

Inutile battere i pugni sul tavolo, infuriarsi o rifarsi all'etica del football per provare a scalfire il valore della squadre di Boston. Belichick e soci hanno deciso che vincere fosse più importante dell'essere simpatici. Si è stabilito che correre i quarti down, ove possibile, fosse una punizione giusta per ogni difesa che non riuscisse a fermarli e un segnale da mandare verso coloro che pensavano che questa perfezione (o questa cosa che tanto le assomiglia) fosse frutto dell'inganno.

I Patriots visti contro Jacksonville hanno fatto più paura del solito, dopo due settimane di attesa erano già  caldi al primo drive e nonostante i problemi di una difesa troppo vecchia in certi reparti e la buonissima partita giocata dai Jaguars, New England è scappata via, tenendo in gara gli avversari per tre quarti abbondanti, ma vincendo grazie a quei dettagli che spesso, nello sport, fanno la differenza tra un squadra forte ed una immensa. Quei dettagli che hanno trasformato ottimi drive di Jax in field goal mentre dall'altra parte si giungeva ad una meta per ogni chiamata.

Inutile chiedersi se San Diego riuscirà  a fermarli. Le corse dei Chargers possono sortire un effetto davvero pesante sulla retroguardia di New England, ma è l'attacco di questi ultimi a sembrare troppo forte, stipato com'è di prime scelte e di opzioni concrete per colpire, per qualsiasi avversario. La speranza dei rivali è sempre la stessa, tenere New England intorno ai 20 punti e segnare abbastanza per potersi giocare l'ultimo pallone con la chance di passare in vantaggio e lasciare poco e niente sul cronometro. Se si punta al cosiddetto shootout, se si lascia che New England segni a ripetizione, diventa impossibile tenere il passo e rincorrere per sessanta minuti Brady e compagni.

San Diego li fermerà ? Lo dirà  il campo, e noi di pronostici non ne vogliamo più fare. Certo è che se non saranno i New England Patriots a vincere il Super Bowl vorrà  dire che non avrà  vinto la squadra più forte vista quest'anno. Di questo, lasciatecelo dire, ne siamo davvero certi.

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