Tra sorpresa e delusione

Derek Anderson ed i suoi Cleveland Browns sono stati la sorpresa più grande del 2007.

La regular season non è ancora terminata, vero, manca una sola giornata alla conclusione dei giochi con un solo posto di wild card da assegnare per ciascuna conference. Questo non vuol dire che non si possano cominciare a tirare le somme sulla stagione, oramai quel che è fatto è fatto e non c'è possibilità  di ribaltone alcuno. Abbiamo deciso di scegliere dieci squadre che ci hanno impressionato in positivo e in negativo, quelle che hanno sorpreso in una maniera piuttosto che nell'altra chi stravolgendo il proprio record dello scorso anno, chi giocando con diversa efficacia, chi ottenendo ottimi risultati nonostante notevoli pressioni esterne. Abbiamo suddiviso queste dieci compagini in due gruppi di cinque ciascuna, giusto per non fare torti a nessuno, mettendole in un ipotetico ordine a seconda del grado di sorpresa che ci hanno fatto provare.

The Biggest Surprises

#1: Cleveland Browns
I Browns sono riusciti a complicarsi la vita da soli steccando l'importante sfida contro Cincinnati, ciò significa che si qualificheranno ai playoffs qualora Tennessee perda l'ultima gara di stagione regolare contro Indianapolis. Dimenticandosi per un istante di questo particolare, è impossibile non rendersi conto degli enormi progressi offensivi fatti da una franchigia che un anno fa era riuscita a vincere solamente 4 partite, senza la possibilità  di usufruire di un saldo regista e con una linea offensiva da rifondare. La svolta della stagione di Cleveland è arrivata con la decisione di defenestrare Charlie Frye mettendo in campo l'inaspettatamente consistente Derek Anderson, il giocatore più migliorato dell'intera lega.
Il nuovo quarterback dei Browns ha lanciato 28 passaggi da touchdown in 16 partite raddoppiando la sommatoria dei suoi stessi numeri e di quelli di Frye nello stesso momento in cui si pensava che la squadra sarebbe finita entro breve nelle mani di Brady Quinn; a questo si sono aggiunte le 1176 yards accumulate da un Jamal Lewis improvvisamente tornato alla produttività  di un paio di anni orsono, nonché le ottime prestazioni di Braylon Edwards, che ha superato il record di franchigia per ricezioni da touchdown in singola stagione, e di Kellen Winslow, uno che quando è in salute sa fare tutta la differenza del mondo. Molto del merito va soprattutto ad una linea offensiva forte e compatta, galvanizzata dall'arrivo di Eric Steinbach e del talentuoso rookie Joe Thomas.
I progressi non possono che continuare, a patto che si trovi il sistema di aggiustare una delle peggiori difese della lega, in modo da evitare quelle sconfitte che alla fine di una regular season pesano come dei macigni. Ciò non toglie che i Browns sono tornati.

#2: Tampa Bay Buccaneers
Quando hanno distribuito il coraggio, Jon Gruden era tra i primi della fila, ed evidentemente se n'è preso più di quelli che stavano dietro di lui.
La grande scommessa dell'allenatore più incazzoso della lega è stata ancora una volta vinta, i Buccaneers venivano da una disastrosa campagna di 4-12 e l'audace scelta di scommettere sui 38 anni di Jeff Garcia per riportare Tampa ai playoffs è andata alla grande, riportando in Florida il titolo della Nfc South. Il mix tra vecchietti e giovincelli ha funzionato a dovere: Garcia ha dimostrato di avere ancora molto football nel suo sangue, Joey Galloway ha prodotto numeri che nella prima parte di carriera non era stato capace di avvicinare, mentre dall'altra parte Earnest Graham in attacco e Barrett Ruud in difesa si sono eretti assoluti protagonisti dei rispettivi ruoli dopo lunghi mesi passati nell'anonimato più cupo. Il running back da Florida è uscito dal nulla risolvendo i problemi di infortunio e di perduta produttività  di Cadillac Williams arrivando vicino alle 900 yards ed attraversando la endzone in 10 occasioni differenti, il linebacker da Nebraska ha vissuto il suo momento di gloria dopo aver sapientemente pazientato in seconda fila, aiutando una difesa tra le migliori contro i passaggi, che ha concesso il minor numero di punti totali alla pari di New England. A coronare questa marcia vincente è arrivato un piccolo pezzo di storia, attraverso il primo kickoff return nella storia della franchigia, ad opera di Michael Spurlock, dopo 32 lunghi anni di attesa.

#3: New York Giants
Una squadra che si qualifica per la terza postseason consecutiva non dovrebbe essere una sorpresa, tuttavia i Giants riescono a trasformarsi un una puntuale eccezione per via della loro complicata situazione interna.
Prima dell'inizio del campionato, Tom Coughlin era già  su un'ideale graticola, pronto ad essere silurato alla prima avvisaglia negativa: non lo aveva aiutato una situazione precaria, che doveva fare i conti con il ritiro precoce di Tiki Barber e con una difesa a volte troppo problematica, capace di alternare partite esaltanti ad altre che avrebbero fatto strappare i capelli a chiunque.
E' vero, i Giants da qualche settimana stanno attraversando il loro classico momento di crisi che puntualmente li colpisce nella seconda parte del campionato ed Eli Manning è sotto tiro, ma in questa sponda di New York le cose sono andate ugualmente bene considerato che: 1) Brandon Jacobs non era stato considerato dagli addetti ai lavori come un running back da mandare in campo in ogni down ed ha smentito tutti; 2) Michael Strahan non si è presentato al training camp ed ha prodotto un'altra stagione memorabile alla sua età , senza allenamento alle spalle, tenendo compatta la migliore linea difensiva della Nfl, dove ognuno è capace di fare la giocata in qualsiasi momento della partita mascherando alcune debolezze delle retrovie; 3) Tom Coughlin, notoriamente un sergente di ferro, aveva tutte le carte in regola per far esplodere un ambiente già  labile, ed invece ha giocato con maestria tutte le sue carte arrivando a 10 vittorie (al momento in cui scriviamo) sapendo di essere senza domani.
Se poi consideriamo che i Giants dovevano essere, secondo quasi tutte le testate più autorevoli che scrivono di football, gli ultimi della classe nella Nfc East, allora questa stagione è da considerarsi sorprendentemente positiva senza possibilità  di appelli, soprattutto ricordando che questa squadra ha vinto sette partite consecutive in trasferta.

#4: Jacksonville Jaguars
Anche in questa zona della Florida le premesse non erano state delle migliori, soprattutto quando Jack Del Rio aveva assai poco elegantemente mostrato la porta d'uscita a Byron Leftwich dopo aver passato la offseason a dichiarare a destra e sinistra che sarebbe stato confermato quale quarterback titolare. Mai decisione, a posteriori, si rivelò così efficace e positiva.
L'inefficacia e l'immobilità  di Leftwich sono state sostituite dalla consistenza di David Garrard, utilizzato finalmente a tempo pieno, cambio che ha regalato alla squadra un quarterback in grado di far produrre un attacco di grandi potenzialità  e poco propenso a sbagliare, come dimostrano gli esigui intercetti lanciati, 3. L'efficienza di Garrard (terzo miglior rating della Nfl) ha aiutato ricevitori come Reggie Williams ad accendere la luce della continuità , cosa che non era riuscita negli anni scorsi lasciando inespresse molte positività , il tutto mentre Fred Taylor si è divertito a seminare avversari collezionando una striscia aperta di 5 gare sopra le 100 yards, dimostrando al mondo di essere ancora un giocatore da Pro Bowl.
La difesa, già  fisica e produttiva nel precedente biennio, si è confermata pur perdendo Mike Peterson per infortunio per la seconda volta consecutiva, Sammy Knight e Reggie Nelson si sono prodigati al meglio per colmare il buco lasciato nel ruolo di safety e la linea ha vissuto sulle giocate dei soliti John Henderson, Paul Spider (7,5 sacks) e Reggie Heyward.
I Jaguars, escludendo gli alieni, sono la squadra del momento ed attraversano uno stato di forma così alto che le franchigie in lotta per i playoffs stanno facendo ogni tipo di manovra per evitare di incontrarli al primo turno. Dopo un anno terminato a 8-8 e con un futuro dannatamente incerto nel ruolo di quarterback, la temibile fama che Del Rio ha saputo costruire attorno ai suoi giocatori è davvero da lodare.

#5: Green Bay Packers
Chi sostiene di aver predetto che i Packers avrebbero sfornato una stagione memorabile come questa non è assolutamente credibile.
L'intelaiatura della squadra si sapeva essere molto buona specialmente in difesa, ma chi avrebbe scommesso su una delle migliori stagioni della carriera di Brett Favre senza uno straccio di gioco di corsa, esploso tardi con il debutto di Ryan Young ma pur sempre il 26mo della Nfl?
Favre, forse davvero vicino al ritiro, ha deciso di provarci per l'ultima volta ed ha giocato come se avesse 15 anni di meno smantellando record qua e là , trasformando istantaneamente Green Bay da squadra di medio livello a contender per il Super Bowl; a dargli un'importante mano c'è stato il lavoro sporco di Donald Driver, capofila di squadra in ricezioni e yards, mentre Greg Jennings, favoloso secondo anno, è stato puntualissimo dove conta segnando 12 touchdowns, spesso con giocate a lunga gittata. Persino la scelta risalente al training camp di accantonare Bubba Franks per favorire Donald Lee, 575 yards e 6 TD, è stata assolutamente vincente, ed impossibile non menzionare quel Mason Crosby che ha registrato un'impressionante stagione da rookie in un ruolo delicato come quello del kicker, laddove molte squadre cercano veterani senza contratto con risultati meno consistenti di questi.
E' stato importante disporre di una difesa tra le prime 15 contro corse e passaggi, condotta dalla straordinaria coppia di linebackers formata da Nick Barnett ed AJ Hawk, forgiata dalla leadership di Charles Woodson, rinnovata dalla trasformazione di Kabeer Gbaja-Biamila in specialista di terzi downs (9,5 sacks), difesa che ha trovato piacevoli conferme (il devastante Aaron Kampman) e sugose sorprese (Atari Bigby e Johnny Jolly), completando a dovere il processo di ricostruzione avviato qualche anno fa.
In un'annata dove il risultato sembra già  scontato, Brett ed i suoi Packers sono tra le pochissime squadre che possono permettersi il lusso di impensierire i Patriots nell'eventuale finalissima: chiudere una carriera da leggenda con un titolo sarebbe una favola. E sognare non costa nulla.

Honorable Mentions

Detroit Lions
Jon Kitna aveva promesso 10 vittorie in stagione regolare, ne sono arrivate 7 (erano state 6 nelle prime 8 partite, peccato), sicuramente un successo di proporzioni bibliche se rapportato agli ultimi tre fatturati di una squadra senza capo né coda. I Lions sono stati a tratti esplosivi, il sistema di Mike Martz ha prodotto quattro ricevitori sopra le 600 yards pur con la colpa di aver chiuso troppo le corse. Quando ci sarà  un qualcosa di simile ad una difesa, questa squadra diventerà  immediato materiale da postseason.

Buffalo Bills
Dick Jauron ha svolto un lavoro più che soddisfacente vedendosi privato di alcuni importanti pezzi della difesa domenica dopo domenica. Non arriveranno i playoffs nemmeno quest'anno, ma i Bills sono andati ad un nulla dal battere Dallas, rimediato ad una partenza di 1-4 e giocato con due rookies, Marshawn Lynch e Trent Edwards, a dirigere le operazioni offensive. Unico rimpianto? Se Lee Evans si fosse svegliato da subito"

The Biggest Slumps

#1: Miami Dolphins
Fieri detentori della prima perfect season della storia del gioco (unica non lo scriviamo, visto che tra pochi giorni non sarà  più tale), i Dolphins hanno cercato in tutti i modi di firmare un altro record, quello di riuscire a terminare il primo campionato senza vittorie dal 1976 ad oggi.
Tra infortuni illustri e scelte dirigenziali scellerate la stagione di Miami è stata quasi vergognosa, sicuramente indegna nei confronti del livello di eccellenza che la tradizione di questa franchigia chiama. Segni allarmistici erano arrivati durante la offseason, quando la dirigenza aveva deciso di assumere Cam Cameron, stratega del produttivo attacco dei Chargers ma assolutamente privo di sufficiente esperienza (e forse di qualità  caratteriali) per fare l'head coach; altre nubi si erano addensate quando si era deciso, in sede di draft, di scegliere Ted Ginn Jr. quando Brady Quinn era ancora disponibile, risolvendo il problema del quarterback con la pericolosa firma di Trent Green, reduce da una commozione celebrale grave e di età  consona al ritiro. Quando poi si è lasciato andare Wes Welker ai rivali divisionali di New England in cambio di due scelte, e ricoperto di dollari Joey Porter, si era già  arrivati alla frutta.
Gli infortuni fanno parte del gioco, ma la sfortuna ha agito sui Dolphins in maniera davvero pesante: se la defezione di Trent Green, visto il suo passato, era tra le più prevedibili, colpi duissimi da assorbire sono arrivati con l'inserimento in injured reserve di Ronnie Brown e Yeremiah Bell, nonché con l'assenza prolungata di Zach Thomas, lo stantuffo della difesa.
Il ruolo di quarterback è oscillato tra Cleo Lemon e John Beck, il primo non in grado di fare il titolare in questa lega, il secondo troppo inesperto per dimostrarlo immediatamente, e quando si è capito che la stagione era compromessa si è deciso di porre fine all'esperienza in maglia acqua di Chris Chambers, che avrebbe potuto aiutare almeno uno dei due registi a crescere nel livello delle prestazioni. Se la dirigenza aveva dunque mollato neanche a metà  strada, perché non avrebbero dovuto farlo i giocatori? Si è visto da distanze siderali che i Dolphins non sono mai stati una squadra motivata quest'anno, fatto che si è inesorabilmente riflesso sulle scontentezze di Jason Taylor, che aveva chiesto la cessione, e sulla scarsa produzione di Joey Porter, pubblicizzato acquistone del mercato dei free agents mai vicino al suo rendimento in maglia Steelers in uno schema che per sua stessa ammissione non lo ha di certo agevolato.
Un disastro su tutta la linea, che non riesce ad essere salvato dall'unica vittoria finora ottenuta: buona fortuna, Bill Parcells.

#2: Denver Broncos
In casa Broncos si guarda sempre all'eccellenza, i playoffs sono un risultato minimo da ottenere, tutti gli anni. Per la terza volta consecutiva, invece, la stagione finirà  anzitempo nonostante un roster tra i primi della Afc per livello di talento: diventa difficile mantenere tale eccellenza se la difesa arriva a concedere 390 punti in 15 partite e se l'attacco, sesto della lega per yards prodotte, non riesce a trasformare in meta tutte le sue fatiche nell'accumulare guadagni di terreno.
Il talento aggiunto nello scorso mercato non ha portato i risultati sperati, in quanto Travis Henry, dopo una partenza lampo, è calato alla distanza con la complicità  di un infortunio ed ha distratto la squadra con i suoi molteplici problemi fuori dal campo, mentre Dre Bly non è stata l'addizione sperata, quella che doveva sigillare anche l'altro lato delle secondarie.
Il reparto di Jim Bates, defensive coordinator il cui lavoro non è troppo al sicuro, ha completamente fallito contro le corse trovandosi sovraccarico di uomini nel box, non ha messo sufficiente pressione sui quarterbacks avversari (solo Elvis Dumervil ha fatto un egregio lavoro), le coperture a uomo hanno dato risultati peggiori del previsto e pochi giocatori si sono meritati di rimanere al loro posto nel prossimo settembre.
Denver deve ricostruire dalle ceneri di quella che è stata definita da Mike Shanahan come la più dura da quando allena. Materiale buono ce n'è, si ripartirà  da Jay Cutler e dall'ottimo Brandon Marshall, e da tutti quei giovani che hanno dimostrato di valere un posto da starter, rendendo necessaria una pulizia di tutto quel personale avanti con l'età  e non motivato per dare il contributo che serve.

#3: Chicago Bears
Reduci dalla sconfitta al Super Bowl e da un campionato dominante, i Bears erano attesi in prima fila alla griglia di partenza per i primi posti della Nfc.
Dopo la lunga battaglia con Lance Briggs durante la offseason e dopo la decisione di rinunciare a Thomas Jones dando pieno spazio ad un Cedric Benson che ha ampiamente dimostrato di non essere un running back capace di prendersi tutto il peso di un attacco, l'evolversi della stagione ha confermato che Rex Grossman, scusabile un anno fa ed ora non più, non è il regista adatto a far muovere un attacco quantomeno improduttivo e che Chicago dovrà  ripartire proprio da un nuovo quarterback (e da un nuovo offensive coordinator) dopo aver schierato tutti e tre gli occupanti del ruolo senza risultati evidenti.
La difesa, nettamente peggiorata, ha lentamente perso i pezzi soprattutto nelle secondarie, potendo privilegiare di Nathan Vasher per pochissimo tempo riaggravando un infortunio trattato con troppa fretta e soffrendo per la mancanza di alternative ad un Adam Archuleta esposto alle consuete magagne in copertura. Il reparto è sembrato perdere motivazioni trascinando persino Brian Urlacher con sé, finendo incredibilmente 28ma per yards concesse a partita, roba ben lontana dai mostri visti in azione un anno fa.

#4: Cincinnati Bengals
Era lecito pensare che i Bengals, da quando Carson Palmer è arrivato a graziare la loro cabina di regia, potessero essere degli abbonati fissi per i playoffs. Un anno fa si suicidarono con un field goal mancato, quest'anno è andata anche peggio.
Doveva essere la stagione del riscatto, invece è stata la stagione delle incomprensioni, una su tutte quella tra Palmer ed il suo ricevitore principe, Chad Johnson, che ha prodotto numeri al di sotto delle aspettative (ottima, invece, la stagione di TJ Houshmandzadeh) passando il tempo a cercare di spiegarsi con il suo quarterback, anch'egli responsabile di un campionato leggermente al di sotto delle proprie potenzialità . Tali potenzialità , detto per inciso, parlerebbero pur sempre di un regista, due ricevitori, un running back ed un paio di uomini di linea da team All-Pro, tutti giocatori di fama e caratura inidonea ad un record di sole sei vittorie.
I Bengals soffrono di un problema oramai secolare, la difesa: due anni fa, quando erano arrivati i playoffs, il reparto era sopravvissuto grazie alle giocate dei singoli mascherando gravi lacune che non sono mai state aggiustate nelle stagioni seguenti, difatti nel presente campionato una sola è stata l'occasione in cui si ricorda una prestazione difensiva determinante, ovvero il primo Monday Ngiht stagionale contro Baltimore. Se però questa difesa, una tra le meno prolifiche in termini di sacks, non riesce a produrre i big plays, subisce di tutto e di più: ecco spiegato (in parte, chiaro) il motivo dei 18 intercetti di Palmer, evidentemente costretto a recuperare nel punteggio in diverse situazioni, trovandosi costretto a forzare affrettando le decisioni.
Nonostante questo complesso scenario, il posto di Marvin Lewis sembra essere al sicuro. Evidentemente, a Cincinnati, non hanno fretta di costruire un programma anzitutto disciplinato, e quindi consistentemente vincente.

#5: New York Jets
Questa poteva essere una squadra da playoffs. E' finita invece per diventare una squadra che sceglierà  nelle primissime posizioni del prossimo draft.
I problemi sono sorti dappertutto: Chad Pennington è stato messo in panchina dopo la sconfitta nell'ottava settimana contro Buffalo lasciando il posto a Kellen Clemens, la linea offensiva ha concesso il terzo peggior numero di sacks stagionali, la difesa sulle corse è stata pressoché inesistente, e la 3-4 installata da Eric Mangini non è stata digerita da tutto il personale utilizzato.
La squadra ha perso diverse partite vicine nel punteggio a causa di errori di esecuzione, innumerevoli le occasioni in cui l'attacco è arrivato con disinvoltura nelle ultime 20 yards uscendone con poco o nulla a causa di un sack preso o di un intercetto in endzone, e tutto ciò ha finito per alienare la mente dei giocatori. L'acquisto di Thomas Jones ha prodotto una stagione da 1.000 yards ma attenzione, un solo touchdown, e le esigenze per il mese di aprile parlano di rivitalizzare una linea offensiva che ha visto 8 diversi giocatori alternarsi nei vari ruoli. Ma non erano state spese qui le scelte alte degli ultimi due anni?
La offseason sarà  molto laboriosa, c'è aria di ristrutturazione e quasi sicuramente Chad Penningotn, Laveranues Coles e Jonathan Vilma, reso spendibile dal prepotente emergere di David Harris, non faranno parte della Gang Green versione 2008, che dovrà  vendicare la peggior stagione dal 1996 ad oggi.

Honorable Mentions

Baltimore Ravens
I migliori elementi di quelli che una volta erano i dominanti Ravens stanno inesorabilmente sentendo il peso dell'età  che avanza, Kyle Boller ha facilmente soffiato il posto ad uno Steve McNair troppo limitato e prevedibile, e la mancanza di profondità  nei ruoli si è rivelata inadeguata nel colmare i vuoti lasciati dai numerosi infortuni. Stona pensare che questa squadra sia andata vicina a battere i Patriots concedendo in seguito la prima vittoria dell'anno agli scapestrati Dolphins, così come stona pensare che un anno fa a referto c'erano state 13 vittorie contro le misere 4 rinvenute nel corrente campionato.

San Francisco 49ers
Secondo la logica del progresso costante, i Niners sarebbero dovuti essere da playoffs, e la debolezza mostrata dalla Nfc era un'occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. Mike Nolan ha avuto difficoltà  a gestire il suo personale incrinando la fiducia di Alex Smith, Vernon Davis si è lasciato andare a dichiarazioni pubbliche che sarebbero dovute rimanere in spogliatoio, la difesa è stata statisticamente tra le peggiori 10 sia contro i passaggi che contro le corse.
Quanta pazienza porteranno ancora i proprietari della franchigia in attesa che essa ritorni agli splendori che San Francisco merita?

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