Bobby Petrino sembra chiedersi quando finirà questa agonia…
Non c'è che dire: per gli Atlanta Falcons è stata una stagione davvero da dimenticare.
La botta definitiva è arrivata con la notizia dell'incarcerazione di Michael Vick per 23 mesi, notizia messa in preventivo ma comunque stupefacente per la durata della condanna, nonchè rilevante a livello psicologico per chi, come i suoi compagni, ha dovuto vivere una situazione surreale, con pressioni dall'esterno, distrazioni, domande a cui dover rispondere in continuazione, il tutto nell'ombra di un futuro mai così incerto.
Non era questa l'atmosfera ideale per giocare un Monday Night davanti alle telecamere nazionali per uno spogliatoio già minato negli equilibri, da cui erano fuoriuscite voci di disaccordo con le scelte del coaching staff ben prima di ieri notte, di conseguenza il relativo linguaggio del corpo è sembrato essere lo specchio dell'anima sconfortata di questa squadra.
Poco contano le magliette di supporto a Vick vestite da qualche giocatore e tutte le motivazioni che potevano derivare dalla notizia: i Falcons hanno ufficialmente mollato, ed attendono con ansia il momento di poter ricostruire.
Di fronte alla ritrovata vena di Drew Brees (28/41, 328, 3 TD), determinante come pochi per le sorti della sua squadra, Atlanta ha opposto ben poca resistenza costretta com'era ad arrangiarsi con l'ennesimo cambio in regia dopo i fallimenti di Harrington e Leftwich, riducendosi a provare la cura Chris Redman, pupillo di coach Petrino dai tempi di Louisville che in Nfl non partiva titolare dal lontano 2002. L'ex Ravens (23/40, 298, 2 TD, INT), la cui prova è stata da promuovere se giudicata rispetto alla sua assenza dall'atmosfera di gioco, ha affrontato il tutto in un contesto non semplice, senza un gioco di corse degno (37 yards totali), trovandosi presto penalizzato da qualche drop dei ricevitori, uno dei quali andato a causare un touchdown su ritorno, e privo di una protezione degna di tale nome (3 sacks subiti) da parte di una linea inesperta ed inadeguata soprattutto agli estremi, con tackles alle prime armi (D'Anthony Batiste e Quinn Ojinnaka) ed incapaci di tenere distante una pass rush non certo irresistibile.
In difesa è andata anche peggio: Sean Payton, dopo aver fallito l'azzardo di una conversione di quarto down sulle proprie 33 yards fortunatamente per lui privo di conseguenze, ha incentrato le chiamate sul rookie Chris Houston pizzicandone i difetti in fase di copertura a uomo, sfruttando con tutta tranquillità gli ampi margini di spazio elargiti sulle fasce laterali dal cornerback avversario.
Marques Colston (9, 92, 2 TD) e David Patten (9, 122, TD) su tutti, in una serata dove l'assenza di Reggie Bush (stagione forse finita) limitava le opzioni disponibili in attacco, hanno prodotto numeri consistenti grazie alla diligenza delle tracce eseguite, atte a scovare ogni singolo buco della parte centrale del campo laddove nessun ricevitore dei Saints si è fatto scrupoli ad avventurarsi, e dopo un inizio stentato i Saints sono andati a segno con drives di 99 e 94 yards, approfittando delle non eccellenti coperture e degli insufficienti tempi di reazione dei difensori.
Sopra per 17-7 all'intervallo e con pochi motivi nel preoccuparsi di un'eventuale rimonta, dato che i Falcons avevano sprecato numerose posizioni di partenza ghiotte, Payton ha impostato la ripresa in maniera differente, sorprendendo una difesa che negli spogliatoi aveva aggiustato il tiro per concedere meno ricezioni con una manciata di corse di Aaron Stecker (20/100), rimasto oramai l'unico running back in salute di un backfield ridotto ai minimi termini.
I guadagni terreni portati dal primo drive del secondo tempo hanno messo i Saints all'interno delle 5 yards avversarie, dando la possibilità a Brees di connettere per la seconda volta con Colston, il cui possente fisico è stato un problema non indifferente da risolvere per i suoi marcatori, ed una volta chiusa la gara con il già citato ritorno di intercetto di Roman Harper, ai Saints non è rimasto che amministrare la parte conclusiva di una partita già intascata ben prima del termine del terzo quarto, potendosi anche permettere il lusso di perdere un fumble nel proprio territorio, regalando a Redman la piccola soddisfazione di lanciare il secondo passaggio vincente della sua serata buono per il 34-14 finale.
In virtù di questo risultato la corsa ai playoffs della Nfc si fa sempre più serrata: i Saints si aggiungono al folto pacchetto di squadre, quattro, detentrici di 6 vittorie e 7 sconfitte ed inseguitrici dell'ultimo posto disponibile per la wild card, attualmente posseduto dai Vikings con due partite di vantaggio.
Non fosse stato per la scellerata reverse chiamata contro i Buccaneers la settimana scorsa, costata una vittoria molto più che importante, la leadership della Nfc South sarebbe stata in forte discussione con le implicazioni di post season che tutti conosciamo, ma i Saints hanno sprecato troppe possibilità quest'anno e non resta loro che continuare a sperare negli errori degli altri.
Per i Falcons è definitivamente arrivato il momento di svoltare pagina, la situazione definita dalla giustizia elimina qualsiasi lontano pensiero di rivedere Michael Vick nuovamente con la loro uniforme, si chiude un'epoca e se ne deve aprire un'altra.
La franchigia non ha più il suo giocatore simbolo, caduto vittima delle sue stesse ingiustificabili azioni, le quali conseguenze vanno a ripercuotersi facendo onde molto lunghe, che prendono all'interno della marea anche chi aveva tanto investito su di lui facendone il pilastro del presente e del futuro.
Si ricomincia da zero, anzi, a giudicare dall'andamento della partita si è già con la testa ad un periodo migliore di questo: ad aprile c'è un draft molto importante dove la posizione di scelta sarà ottimale, e prendere un nuovo quarterback diventa assolutamente obbligatorio. Che sia questi Brian Brohm o qualcun altro cambia poco le cose, i tifosi dovranno pazientare e guardarlo crescere, inserirsi nei professionisti non è facile per nessuno e questo significa che i risultati forse tarderanno ad arrivare.
Le azioni di Vick hanno portato anche a questo, uno scenario che fino allo scorso maggio era molto più roseo di questa specie di catastrofe. Rimpiazzarlo nel cuore dei tifosi non sarà facile, al di là delle sue azioni. Ma per farlo, ci sembra che il prezzo pagato da chi, come l'owner Arthur Blank, non centrava niente, ci sembra francamente troppo alto.