Romo fa il Favre, vince Dallas

Per Tony Romo altri quattro passaggi da touchdown: e Dallas non si ferma.

La fortuna, per chi ha pensato alla predisposizione del calendario delle partite da giocarsi al giovedì sera, è stata davvero benevola. In un annata dove la National Football Conference soffre di un' incolmabile distanza e di un'evidente differenza di qualità  di rendimento rispetto alle squadre che compongono il raggruppamento opposto, uno scontro che ne determinasse la supremazia mettendo una davanti all'altra le due compagini che hanno dominato la scena finora, rappresenta il più alto dei desideri possibili.
Era il preludio perfetto per una lotta tra passato, presente e futuro tutti mescolati assieme, un inedito scontro diretto tra il futuro membro della Hall Of Fame Brett Favre, autore di uno dei suoi migliori campionati, e Tony Romo, mai scelto dalla Nfl, al secondo anno da titolare ma forte al punto di essere il miglior quarterback della Nfc.

E' andato quasi tutto secondo copione, quasi perché la partita ha perso presto uno dei protagonisti più attesi, lo stesso Favre, colpito al braccio da un blitz durante il secondo quarto e non più in grado di scendere in campo, lasciando così spazio a tutta la voglia di giocare che Aaron Rodgers attendeva da tempo di scaricare dentro un qualsiasi terreno di gioco.
La durevolezza dell'idolo dei Packers, che al Texas Stadium aveva messo piede quando qui c'era ancora Troy Aikman, è stata messa alla prova dall'approccio aggressivo della difesa texana, che infortunio a parte lo aveva costretto ad accumulare le peggiori cifre stagionali, lo aveva indotto a forzare troppi palloni verso ricevitori coperti, tradendo un'eccessiva fretta nel cercare la giocata a tutti i costi. Durante la sua permanenza in campo, il numero 4 ha fatto perlopiù il gioco dell'avversario, la cui difesa proponeva ad ogni snap una copertura diversa, con la conseguenza di farlo cadere nella tentazione della forzatura senza tenere conto dei raddoppi, principale motivo dei due intercetti con il quale Brett (5/14, 56, 2 INT) ha dovuto lasciare la scena.

Tony Romo (19/30, 309, 4 TD, INT), invece, ha lasciato intendere di non volersi fermare qui, si è tolto un'importante soddisfazione personale sgretolando il record di franchigia per passaggi da touchdown prima appartenente a Danny White, ed ha approfittato a dovere di una delle assenze di serata più importanti, quella di Charles Woodson.
Anche con la partita in equilibrio, dato che Green Bay per due volte è riuscita a portarsi a distanza di solite punti dopo essere andata sotto, l'insistenza nel farlo lanciare in profondità  si è rivelata attitudine vincente, raggiungendo il risultato di trovare accoppiamenti molto vantaggiosi per i compagni più veloci e quindi di provocare inevitabili penalità  ai danni delle secondarie avversarie, sfruttando l'inesperienza del giovane Jarrett Bush, titolare al posto di Woodson, e l'impossibilità  per Al Harris di limitare l'imporsi di Terrell Owens.
Gli squilibri di marcatura sono stati sfruttati nel migliore dei modi: Owens ha fatto ancora la voce grossa (156 yards, TD) arrivando alla quattordicesima meta stagionale, altro primato di franchigia, Patrick Crayton (42 yards, 2 TD) è stato devastante dentro le 20 yards, ed Anthony Fasano si è tolto la soddisfazione di segnare la sua prima meta di carriera dopo una vita passata a bloccare, il tutto mentre la consueta agilità  di Marion Barber III manteneva i Packers onesti e teneva intatti gli equilibri offensivi.

Per essere stato a guardare parecchio tempo, Rodgers se l'è cavata bene: entrato in campo in una situazione nella quale l'attacco aveva inconsuetamente respirato grazie ai big plays su corsa di Ryan Grant, (94 yards, 2 TD), non esattamente l'arma principale dei Packers, il quarterback ex California (18/26, 201, TD) si è reso responsabile delle due serie di giochi che hanno riportato a galla gli ospiti, andati a segno prima dell'intervallo e quindi nel terzo periodo con mete dello stesso Grant e del puntuale Greg Jennings, approfittando di un quarto down inopportunamente giocato alla mano dai Cowboys e di un intercetto causato dal distratto Owens, andato a palleggiarsi un pallone in endzone che se trattenuto avrebbe negato qualsiasi pensiero di rimonta.

Alla fine dei conti, ciò che conta maggiormente è una sola cosa: Dallas ha superato l'unica squadra in grado di darle fastidio, può decidere da sé il proprio destino trovandosi in pieno comando della Nfc a quattro partite dal termine, e l'unica sconfitta stagionale è arrivata contro gli automi guidati da Tom Brady, esperienza più che preziosa qualora le due squadre dovessero incontrarsi di nuovo nella prima settimana di febbraio.
Gli indizi sinora raccolti, a meno di improvvise fiammate di fine stagione da parte di una delle altre concorrenti, porterebbero a pensare che quella di giovedì non sarà  l'ultima volta che Cowboys e Packers incroceranno i propri caschi, tenendo fede a quella anticipata visione di finale di Conference che allo stato attuale delle cose rende sempre più probabile.

Così fosse, Favre avrà  l'occasione di riprovarci, ma con un problema di non poco conto da risolvere: se, come oramai molto probabile, questa partita ha consegnato ai texani il vantaggio del campo per tutti i playoffs, significa che Brett e le sue nove sconfitte consecutive al Texas Stadium dovranno provare a sfidare la legge dei grandi numeri, al fine di scongiurare il pericolo di vedere un ragazzo che per stile di gioco gli somiglia davvero tanto intraprendere un viaggio che il leggendario quarterback di Green Bay desidererebbe per un'ultima volta.
Questo uno di tanti motivi per sostenere queste due squadre nella loro marcia post-stagionale, in attesa che il rematch dei sogni decida chi delle due dovrà  improvvisarsi eroe per un giorno, provando a fermare quei Patriots il cui nome sul Vince Lombardi Trophy sembra già  scritto a caratteri cubitali.

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