Maurice Morris si incunea nella difesa di San Francisco nel Monday Night dell'undicesima settimana.
La Nfc West, da quando la Nfl ha compiuto il riallineamento delle proprie franchigie, è diventata tradizionalmente la divisione più semplice da affrontare, la strada più corta per i playoffs, il luogo ideale dove trovarsi quando ad alloggiarvi sono squadre comode da affrontare due volte l'anno, con poche eccezioni.
Di questo scenario, fino ad oggi, Seattle ne ha tratto larghi vantaggi, meritandosi certamente di andare al Super Bowl nel 2005 e dimostrando ampiamente di valere le prime quattro squadre della Nfc del 2006, ma in questa regular season, che li ha visti giocare in maniera troppo discontinua, il primo posto che tuttora conservano non sembra all'altezza del primo posto, per esempio, di una Nfc East.
Compitino facile, dunque, quello di giocarsi un'altra vittoria divisionale contro i San Francisco 49ers, o meglio contro loro brutta copia, considerata la povera prestazione vista dalla squadra di Mike Nolan nella città dove piove sempre.
Non hanno pagato dazio alcuno i Seahawks, costretti a rinunciare per infortunio a Shaun Alexander alterando il loro stile di gioco, in quanto si sono ritrovati a condurre la gara a piacimento permettendosi persino di sbagliare senza conseguenze, data la pochezza di un avversario capace di oltrepassare fisicamente la linea del primo down solamente nel terzo periodo.
La strategia di Mike Holmgren è stata semplice e chiara, lanciare tanto e con efficacia, missione realizzata già nel primo tempo, quando si è rivisto il Matt Hasselbeck dei bei tempi, quello dal rilascio veloce e dalla spirale perfetta, capace di guadagnare il mezzo secondo in più nella tasca, di correre a prendersi il primo down con le proprie gambe, di effettuare in rapidità molteplici letture scovando con intelligenza ogni buco della zona avversaria.
Hasselbeck (27/40, 278, 2 TD), paziente nell'indietreggiare ben 40 volte in serata, ha trovato terreno fertile centrando le mani di otto compagni diversi, risultati in guadagni ampi in situazioni di mismatch atte a mischiare le carte; gli schieramenti a ricevitori multipli hanno confuso le idee sia alle secondarie che ai linebackers chiamati alla marcatura relativa. Non tradiscano infatti le 87 yards accumulate al termine da Maurice Morris, il vice Alexander, perché arrivate per la maggior parte a risultato acquisito, quindi con il cronometro da gestire.
In difesa il famigerato dodicesimo uomo, che a Seattle gode persino di una maglia ritirata in proprio onore, ha fatto tutta la differenza del mondo arrotondando ulteriormente quelle statistiche che per gli americani sono pane quotidiano: la linea offensiva dei Niners, già in difficoltà di suo perché gli elementi non sono mai gli stessi, ha commesso diverse false partenze causate dall'assordante rumore del Qwest Field, arrivato a superare la barriera delle 60 penalità provocate dal 2005 ad oggi.
I problemi in fase di assegnazione dei blocchi sono costati due palloni persi ad Alex Smith (12/28, 114), a dir poco impacciato nel lanciare l'ovale e sovente fuori misura nella ricerca del ricevitore libero: quasi tutti i suoi completi sono andati in direzione di Arnaz Battle (4, 78), sicuramente il migliore dei suoi ed autore di un paio di ricezioni molto impegnative, statistica ben diversa dalla sola ricezione per 4 yards con cui si è conclusa la prova dell'ex di turno, Darrell Jackson, mai entrato in partita e forse pentito di aver cambiato uniforme.
I Seahawks hanno comunque dato prova della discontinua efficienza che li contraddistingue quest'anno perdendo due palloni nel terzo periodo, quando un fumble di Morris ed un intercetto evitabile di Hasselbeck hanno rischiato seriamente di riaprire la partita: per ben due volte l'attacco di San Francisco si è trovato a partire dalle 30 yards a favore senza produrre alcun che, e quando vi è riuscita la possibilità di segnare si è infranta a pochissimi centimetri dalla endzone, grazie ad una stupenda giocata del linebacker Kevin Bentley (10 placcaggi, game high per Seattle).
La controversia circa le chiamate di Nolan si è ulteriormente alimentata quando l'head coach si è intestardito nel segnare forzatamente una meta, chiamando un passaggio ancora con un quarto down da convertire venendone fuori solamente con l'ennesimo incompleto, in una situazione pienamente recuperabile e di diversa affrontabilità con due field goals ipotetici in saccoccia.
Dopo l'ennesimo fallimento offensivo degli ospiti, i Seahawks hanno confezionato il miglior drive del secondo tempo (77 yards in 6:12) andando a chiudere i discorsi con la ricezione vincente dell'ottimo D.J. Hackett (8, 101, TD) per il definitivo 24-0, andando a doppiare, se non addirittura a triplicare, l'intera produzione offensiva dei 49ers in ciascun settore statistico riguardante l'attacco.
Mentre Seattle (5-4) naviga ancora una volta in acque felici con due partite di vantaggio rispetto ai Cardinals ed ha i playoffs a portata di mano nonostante le sue altalenanze, in quel di San Francisco (2-7) si raccolgono i cocci di un'altra stagione fallimentare, ingiusta per una squadra di tale blasone ma pur sempre giustificata da scelte opinabili da parte del coach, dalla marea di infortuni che hanno condizionato linea offensiva, running back e parte della difesa, dalle voci di instabilità che filtrano dallo spogliatoio (Vernon Davis non ha nascosto l'insoddisfazione circa il suo utilizzo), ma soprattutto dalla mancata comprensione se Alex Smith, giunto al terzo anno privo dei progressi progettati, fosse davvero meritevole della prima scelta assoluta spesa per lui in sede di ricostruzione.