Greg Jennings festeggiato dai compagni dopo la meta che vale la vittoria in overtime per Green Bay
La notte di Denver ha portato ancora più voti favorevoli alla corsa alla presidenza per la Casa Bianca nel 2008 per Brett Favre, monumento vivente che dopo tre stagioni di declino e troppi fallimenti nelle ultime uscite di postseason ha deciso di continuare a sorprendere e vincere accompagnato dall'inseparabile moglie Deanna che Espn decide di mostrarci in ogni salsa: tifosa, scrittrice, impegnata nel sociale e poetessa in pieno stile soap opera, una vera First Lady. La notte di Denver ha però scritto un'altra pagina importante del quarterback al 17° anno di Nfl, così come ha aggiunto un tremendo rammarico per la squadra locale, non tanto per il finale, con partita sfuggita in due giochi di overtime, quanto per quegli episodi che, seppur condivisi spesso con l'avversario non meno bersagliato dalle flag arbitrali, ne hanno condizionato l'esito che, come contro Pittsburgh una settimana fa, poteva essere diverso.
Green Bay si è limitata, si fa per dire, a drive lunghi da poter concludere con i calci del rookie Mason Crosby e con due big play che hanno aperto e chiuso il tabellone segna punti della squadra di coach McCarthy. Denver è partita bene, ha difeso in modo egregio sul primo drive avversario, e colpito fino alla meta sul secondo possesso palla. Jay Cutler (21/34, 264, TD) ha mostrato ulteriori progressi, un buon gioco in scramble, un braccio preciso ed efficace, ma non è bastato, soprattutto visti i frequenti problemi di Selvin Young a correre contro i linebacker avversari. La media del primo runningback di Denver è stata di 3,9, ma solo in un paio delle sue 18 portate si è davvero evidenziato per corse efficaci e sicure.
Dopo la meta iniziale di Tony Scheffler, Green Bay ha subito risposto con un pallone profondo di Brett Favre (21/27, 331, 2 TD) per James Jones che ha totalizzato 79 yards ricevendo il pallone e rovesciando il campo da destra a sinistra prima di segnare. Sembrava il prologo di una gara spettacolare ai massimi livelli, invece un fumble causato dalla linea offensiva ai danni di Cutler, sulle 7 avversarie, permetteva a Nick Barnett di recuperare il pallone e salvare il risultato, trasformando gli sforzi di Denver in un nulla di fatto e cambiando volto alla gara. Green Bay riusciva a gestire bene il gioco offensivo senza però trovare l'affondo decisivo, soprattutto in campo corto e dentro la redzone dovendosi accontentare di arrotondare il risultato grazie ai field goal.
Buona la prova difensiva, che dopo due drive sofferti trovava il modo di limitare sempre i Broncos; un Aaron Kampman scatenato (3 sack) risultava la punta di diamante di un gioco aggressivo che spesso bloccava l'iniziativa avversaria all'interno della linea di scrimmage e costringeva a tre punt e due field goal i padroni di casa nei cinque drive giocati tra il secondo quarto e la fine della partita. Solo nell'ultima azione Denver sembrava poter arrivare in fondo e portare a casa la partita, ma complice un holding che faceva perdere un'azione (e delle yard) dopo una splendida corsa di Young, e un lancio impreciso in endzone, obbligavano Jason Elam a calciare per la terza volta in stagione un field goal decisivo e, come nella prima giornata contro Buffalo, il tutto mentre il cronometro scivolava verso lo zero. Elam compiva il suo lavoro, fissava il 13 pari, vanificato poi da una bomba di Favre, al primo gioco offensivo del supplementare, che Greg Jennings convertiva in 82 yards di ricezione e sei punti decisivi.
Questi gli appunti primari di una partita non bella, non spettacolare, che ha vissuto su due buone difese e un paio di big play capaci di esaltare il pubblico, ma si è trattato di un MNF che è rotolato fino alla fine senza grandi spunti. Peccato, perché l'avvio era stato promettente, ma Denver non è ancora così solida da potersi permettere di concedere 430 yard all'attacco avversario senza pagare dazio, anche se in tuo soccorso arrivano le 103 yard di penalità fischiate contro i Packers. La difesa dei Broncos è sì risultata decisiva quando ha potuto difendere nella propria metà campo e, nel secondo tempo, è sempre riuscita a forzare il punt agli avversari, pur soffrendo le corse di Ryan Grant, il quale con le sue 104 yard conquistate dopo l'infortunio di DeShawn Wynn, ha permesso ai Pack di far correre l'orologio e di non incappare in nessun "tre giochi e fuori" lasciando così il minimo di drive a disposizione agli avversari.
Denver (3-4) sciupa l'occasione di agganciare in vetta alla Afc West San Diego e Kansas City, e si riscopre squadra ancora immatura, spesso incapace di dare continuità al gioco pur evidenziando, non con rara frequenza, la disponibilità di talento e le capacità giuste per poter continuare a crescere in meglio. Si sapeva che la squadra di Mike Shanahan sarebbe stata un mezzo cantiere aperto, che qualcosa nella storica linea offensiva andava rivisto, così come nel gioco di corsa, come era ovvio che Jay Cutler non poteva essere perfetto dal primo minuto. Aggiungendo l'infortunio di Champ Bailey, che in parte ne sta minando il rendimento, nelle secondarie appare scontato vedere questa squadra funzionare a intermittenza, trovare a volte in gesti piuttosto semplici i problemi più grossi, andare a compiere una penalità nel momento più delicato o sbagliare qualche posizione e qualche placcaggio di troppo quando l'avversario alza il ritmo. Eppure la strada è quella giusta e il rammarico, quello vero, è quello di trovarsi a inseguire le rivali di divisione in una stagione che ci ha regalato una San Diego a portata di mano e non già in piena fuga come si preventivava un paio di mesi fa.
Si gode il 6-1 invece Brett Favre, che continua a macinare record personali e che si trova con un record che solo per la terza volta in carriera gli riesce di mettere in piedi in sette partite, la prima delle quali coincise proprio con la vittoria del titolo. Una partita difficile dove il gioco di corse ha finalmente funzionato e dove senza strafare per buona parte della gara sono bastate due giocate perfette e lunghe del capitano per portare a casa un punto fondamentale, insieme alla solidità di una difesa ormai sempre più sicura di sé. Con Detroit che insegue a un'incollatura, vincere a Denver, dove persino Pittsburgh era caduta la scorsa settimana, era praticamente di vitale importanza, per tenere la testa della classifica e mostrare che vincere contro la Afc, come successe con San Diego, non è un caso e che i Packers puntano davvero ad arrivare in fondo a questa stagione 2007. Del resto, in partite come questa, con attacchi non troppo esplosivi, difese capaci di limitare bene i danni nonostante tutto, tante penalità e risultato stretto, in queste gare un po' dal sapore antico, sono proprio l'esperienza, la capacità di gestire i momenti difficili e di rischiare, la forza di credere fino in fondo all'impresa che fa la differenza e, nel Monday Night di stanotte, solo un uomo poteva affermare con certezza di poter gestire quell'ultima palla. Un uomo che, in diciassette anni, di queste battaglie ne ha viste (e vinte) fin troppe, e che ha aggiunto una tacca alla propria tavola delle vittorie, come un surfista che fosse riuscito a domare l'ennesima, oscura onda. Quell'uomo è Brett Favre, ovviamente, e ora siamo certi che da qui alla fine, da lui, dobbiamo attenderci di tutto.