Poco spettacolo e tanta pioggia nella prima assoluta europea della Nfl vinta dai Giants su Miami
In attesa del Monday Night tra Green Bay e Denver è andata in scena l'ottava giornata del campionato Nfl, con la storica discesa in campo dei giganti del football in Europa per una prima assoluta, una gara ufficiale giocata nel vecchio continente. Per quanto storico, come passo della Lega guidata da Roger Goodell, la gara tra Miami e NY Giants non passerà certo agli anali come ricca di spunti ed emozioni, ma ha comunque permesso ai Big Blue di proseguire la striscia positiva.
EAST
Dallas Cowboys 6-1, NY Giants 6-2, Washington Redskins 4-3, Philadelphia Eagles 3-4
Dicevamo di Londra e del magnifico sfondo offerto dal nuovo Wembley Stadium che, sotto un'incessante pioggia che ha condizionato non poco le giocate in campo, i NY Giants si sono imposti 13-10 sui Miami Dolphins (0-8) davanti a un pubblico all'apparenza meno caldo di quanto non si sia abituati a vedere in televisione durante le gare giocate negli States. New York ha approfittato del riposo di Dallas per avvicinarsi alla vetta della classifica e uno spento Eli Manning (solo 58 yards lanciate) si è tolto il lusso di essere il primo atleta a segnare una meta "vera" in Europa quando nel secondo quarto ha colpito gli avversari con uno scramble sul lato sinistro del campo lasciato quasi totalmente scoperto dalla difesa avversaria. Le 10 yards corse fino alla endzone dal quarterback dei Giants sono state sufficienti per portare a casa la vittoria, in un pomeriggio dove anche calciare field goal non era semplicissimo e, a quelli che sulla carta risultavano esser gli ospiti, è bastato contenere il gioco avversario grazie soprattutto alle corse di Brandon Jacobs, che con 131 yards ha stabilito il proprio primato in carriera. La meta concessa nel finale dai Giants è suonata come una carica troppo tardiva di Miami che, calciando malamente l'onside kick successivo, ha lasciato a Manning la chance di inginocchiarsi tra i fischi (fuori luogo) del pubblico europeo.
Vincono anche gli Eagles che, andati sotto 7-0 in casa contro i Minnesota Vikings, rimontano tranquillamente e dominano la gara grazie soprattutto a un ottimo Donovan McNabb (23/36, 333 yds, TD) che da solo ha colmato le lacune nel gioco di corsa (solo 46 le yard corse da Brian Westbrook) e attivato alla perfezione Reggie Brown (8/105) e Kevin Curtis (3/76). Westbrook, pur senza eccellere nella media per portata, ha comunque segnato sia via terra che via aerea, ricevendo proprio l'unico TD pass di McNabb della partita. Inutili le reazioni dei Vikings che dopo un discreto avvio sono andati via via spegnendosi affidandosi alle gesta del proprio kicker Ryan Longwell (3/3 - 39, 32, 48 yard) per cercare di stare in partita.
Con Adrian Peterson fermato a 70 yard su 20 portate e gli inutili esperimenti per trovare il quarterback giusto da inserire al posto di Tarvaris Jackson alternando Brooks Bollinger (7/10, 94 yards) e Kelly Holcomb (7/16, 88, TD) i Vikings non hanno potuto fare altro che calciare per limitare i danni, fermando il risultato sul 23-16 per gli ospiti senza riuscire a dare continuità al gioco offensivo.
Cadono invece i Washington Redskins, che ospiti dei New England Patriots (8-0) non sono riusciti a fermare la corsa dei determinatissimi Patriots e, anzi, non sono nemmeno riusciti mai ad avvicinarsi a tale impresa. Difesa schiacciata e attacco paralizzato sono i dati che escono dalla sfida, davvero impari, che ha visto i Redskins uscire con le ossa rotte (52-7) da una gara che, al di là del valore espresso dagli avversari, ridimensiona, forse, le ambizioni dei capitolini. Un Jason Campbell di nuovo non precisissimo (21/36, 197, TD, INT) è riuscito a salvare i suoi dal cappotto, con i Patriots ormai concentrati su altre faccende e con molti titolari sulla sideline, quando ha meno di tre minuti dalla fine ha pescato per i sei punti Chris Cooley. Clinton Portis, inesistente sulle corse (11/27) è risultato il più prolifico ricevitore a disposizione di Campbell (54 yard) ma a nulla sono valsi tentativi degli Skins, tenuti spesso fuori dal campo (22:11) e ai quali una grandissima difesa ha forzato 4 turnover. Con un Mike Vrabel immenso, capace di segnare e di difendere (11-2 tackle, 3 sack, 3 FF), non c'è stato nulla da fare e, al contrario, sul lato opposto, non sono bastate le buone prove individuali di alcuni giocatori come LaRon Landry e London Fletcher ad arginare un Tom Brady capace di segnare 3 volte su lancio e 2 volte su corsa.
NORTH
Green Bay 5-1, Detroit Lions 5-2, Chicago Bears 3-5, Minnesota Vikings 2-5
Una vittoria di Denver nella notte permetterebbe a Detroit di completare l'aggancio ai Packers in testa dopo che questi hanno portato a termine lo "sweep" contro Chicago battendo i Bears anche a domicilio. Nulla di esplosivo come poche settimane fa, ai Lions è bastato infatti gestire una gara che la difesa dei padroni di casa ha come al solito gestito piuttosto male e affidarsi a un reparto arretrato che con poche accortezze ha limitato il gioco di Brian Griese (intercettato 4 volte) e annullato quello dei running back avversari. Tre calci e una meta di Kevin Jones (23/105) dopo un drive da 93 yard sono stati più che sufficienti a battere una squadra ormai vittima di un male sconosciuto e capace di regalare palloni via aerea con qualsiasi quarterback decida di schierare. La difesa dei Bears sembra la lontanissima parente di quella delle ultime due stagioni e i soli Lance Briggs e Charles Tillman sembrano in grado di non perdere testa e posizione sul campo da gioco. Questo non basta però a fermare Jones o a limitare il magnifico gioco aereo che, pur senza segnare, tiene benissimo il campo grazie al solito ordinato Jon Kitna (24/35, 268) e a ricevitori che sbagliano davvero pochissimo (ieri Roy Williams e Shaun McDonald su tutti). Il 13-7 finale, condizionato dalle solite pessime chiamate in attacco, chiude probabilmente la porta dei playoff ai campioni della Nfc, ormai staccati dalle rivali di divisione e 1-3 all'interno della stessa, pur relegando all'ultimo posto solitario i Vikings sconfitti da Philadelphia.
SOUTH
Carolina Panthers 4-3, Tampa Bay Buccaneers 4-4, New Orleans Saints 3-4, Atlanta Falcons 1-6
In una divisione che non trova un vero padrone di casa convinto a tenere tutti gli altri a testa bassa, tornano in corsa i Saints che a San Francisco ottengono senza troppi problemi la terza vittoria consecutiva (31-10). Il record di New Orleans è ancora negativo, ma è a un solo punto di differenza da Tampa e Carolina, entrambe battute ieri. La squadra di Sean Payton dimostra soprattutto di aver acquisito di nuovo una certa confidenza col gioco, un Drew Brees finalmente più preciso e letale (31/39, 336, 4 TD) e un ritrovato Marques Colston (8/85, 3 TD) il quale dopo un avvio piuttosto difficile sembra poter confermare il buon nome che si era fatto nella stagione da rookie. La coppia Brees-Colston quasi bypassa il gioco di corsa (solo dieci palloni portati da Reggie Bush) e da solo pone fine alle, scarse, resistenze di una San Francisco spesso poco convinta e imprecisa. Alex Smith subisce una discreta pressione dagli avversari, ma è soprattutto la sua mano a non essere precisa (22/43, 190, TD) e il suo primo lancio da punti arriva nel finale quando per i 49ers aveva segnato solo Joe Nedney nel terzo periodo, su field goal e sul 24-0 per gli avversari.
Quasi nulla la resistenza offerta dei difensori californiani, mentre in attacco continua a mancare il supporto di Frank Gore (12/41) ed il solo Vernon Davis (6/71, TD), tight end, sembra in grado di attivarsi al meglio per ricevere palloni in una squadra che non pare disporre di ricevitori di grande efficacia.
I Saints si avvicinano così a Carolina, capolista e unica squadra della division con un punteggio oltre il 50%; la partita coi Colts (8-0) era però di quelle proibitive, ed il risultato finale, 31-7, conferma ampiamente il pronostico piuttosto scontato. Si è rivisto in campo David Carr (16/25, 103) alternato a nonno Vinny Testaverde (12/20, 82, INT), ma nessuno dei due è riuscito a lasciare un segno positivo di una gara che DeShaun Foster aveva aperto al meglio segnando l'unica meta dei suoi e portando in vantaggio Carolina. La difesa non è però mai riuscita ad avvicinarsi a Peyton Manning o ad arginarlo nonostante una giornata non da fenomeno come quelle a cui ci ha abituato il quarterback dei campioni del mondo e quando Joseph Addai ha segnato la seconda meta a inizio terzo periodo si è capito che la gara stava già finendo.
Occasione quindi sciupata da Tampa Bay che, dopo una rimonta cominciata sul 3-17 si era ritrovata davanti per 23-17 contro Jacksonville (5-2) prima di subire il drive decisivo e di vedere Jeff Garcia (19/41, 267, TD, 3 INT) sparare il suo terzo intercetto (di cui uno riportato in meta) a trenta secondi dal termine nelle mani di Reggie Nelson. Non si può certo dire che Earnest Graham sia in grado di non far sentire la mancanza di Cadillac Williams, ma è soprattutto la grande difesa che si è abituati a vedere in Florida a deludere in quanto capace sì di contenere il gioco avversario, ma completamente assente dalle grandi giocate, soprattutto nel drive decisivo, quello in cui l'attacco dei Jacksonville Jaguars è riuscito ad andare in meta e a portarsi avanti con il punto decisivo. Gli Atlanta Falcons, fanalino di coda, osservavano il turno di riposo e si preparano ad affrontare San Francisco in una sfida che sa già di scelta alta per il prossimo draft.
WEST
Seattle Seahawks 4-3, Arizona Cardinals 3-4, San Francisco 49ers 2-5, St. Louis Rams 0-8
San Francisco battuta dai Saints, Seattle e Arizona a riposo; rimane St. Louis, la quale battaglia in casa contro i Cleveland Browns (4-3) crollando dopo un'ottima partenza che aveva visto i Rams andare subito avanti 14-0. Partiti con un Marc Bulger spumeggiante ma poi vittima del solito intercetto, i Rams sono mancati per l'ennesima volta nel gioco di corse per via del solito Steven Jackson (8/41), non ancora tornato sui suoi standard e capace solo di sbloccare il risultato in avvio.
A non convincere però sono soprattutto il game plan preparato dal coach Scott Linehan e una difesa sempre più vacillante e affettata dalle giocate di Braylon Edwards; contro una squadra con la quale si è diviso praticamente alla pari il possesso palla, colpita da 102 yards di penalità e con 310 messe in piedi da Bulger e con un vantaggio netto ottenuto in avvio, fa effetto leggere un 27-20 per Cleveland, con la difesa di casa incapace di forzare turnover e di dare continuità alla pass rush oltre ad aver forzato due dei tre "three and out" solo nel finale quando poi Marc Bulger, intercettato da Leigh Bodden, ha gettato alle ortiche ogni chance di rimonta con 37 secondi sul cronometro, e poco importa, a questo punto, se Isaac Bruce e Torry Holt erano stati in precedenza serviti per 180 yard totali, il colpo vincente è venuto di nuovo a mancare.