Devin Hester lascia il campo di Philadelphia dopo la vittoria dei Bears; per lui si prospetta un futuro da jolly offensivo oltre che da ottimo returner
Domenica scorsa il punter dei Philadelphia Eagles, Saverio Rocca, nome italiano e passaporto australiano, è riuscito a tenere lontano dal pallone Devin Hester, il più temuto returner nella storia della Nfl, per tutta la partita: zero yard ritornate. Niente male, considerando soprattutto che è proprio sui punt che il nuovo wide receiver dei Bears diventa davvero letale; dopo il Super Bowl perso contro Indianapolis e l'immensa prova di Adam Vinatieri sui kick off è diventato infatti scontato per ogni squadra capire come togliere palloni in un calcio di avvio a Hester. Sui punt però la musica cambia e al contrario di quanto previsto da molti analisti in estate, le doti fisiche e atletiche del #23 della Windy City fanno ancora una immensa differenza sul campo. Non si è trattato di un fuoco di paglia, il ragazzo è un'arma devastante in ogni senso e quest'anno sta dando prova di quanto valga.
Il punto è che ora Chicago sta sviluppando Hester come WR e il ragazzo che sembra aver cambiato le regole del draft (solo per alcune squadre e solo per Ted Ginn a Miami, per ora) sembra poter cambiare anche le regole del gioco quando sul pallone vanno messi i piedi. Ma, a differenza del kick off, il punt presenta numerosi problemi in più; la possibilità che venga bloccato, o anche solo deviato, la pressione dello special team avversario, il fatto di doverlo calciare dopo uno snap lungo che deve risultare perfetto, in pochi attimi di tempo per prepararsi e tutto ciò che ne consegue. Queste sono varianti che hanno reso spesso difficile tenere il pallone costantemente alla larga dalle mani di Hester il quale, al contrario di quanto previsto da molti (con la solita ESPN in testa), ha già segnato tre touchdown in sette partite colpendo una volta su kick off e due volte su punt. Contro Kansas City alla seconda giornata, poi, solo una flag lo ha tenuto lontano da una doppietta esaltante.
Philadelphia, invece, è riuscita in entrambe le situazioni ad uccidere il gioco dello special team avversario e a poco è servito l'inserimento di un altro returner davanti a Hester per tentare di conquistare yard sui calci corti: nessuno riesce ad eguagliare il gioco del titolare, capace spesso di costruirsi guadagni importanti anche in situazioni disperate. Oggi però Hester sta diventando anche un ricevitore, e pur mancando in tecnica pura e dovendo ancora lavorare molto per perfezionare alcuni dettagli, in un attacco che sta conquistando sempre più ritmo, anche la strategia di tenere lontano l'avversario dai ritorni sta cominciando a fare acqua. Il punto è che calciare corto o, all'occorrenza, spedire la palla fuori dal campo durante un punt, dà spesso ottime posizioni di campo ai Bears che, via via, stanno acquisendo fiducia con il nuovo quarterback Brian Griese e riescono così a rimanere in partita senza sobbarcarsi necessariamente drive immensi. Se il kick off poi rischia sempre di finire fuori campo regalando 40 yards a Chicago, il punt ha come detto una minore possibilità di controllo in tantissime occasioni, e il gioco offensivo dei Bears riesce spesso a mettersi nella condizione di segnare qualche punto in più del dovuto, anche senza trovare la endzone come capitato domenica per buona parte della gara.
Il caso ha poi voluto che durante l'ultima partita, proprio il miglio punt di Rocca, uscito sulle tre di Chicago, sia stato trasformato nel drive perfetto e dove l'ultima ricezione prima della meta di Muhsin Muhammad sia stata proprio di Hester per ben 21 yards. Ora che il giocatore sta crescendo in un sistema aereo più efficace, regalare yard sui calci non sembra più una mossa troppo intelligente, perché oltre a muoversi sui tight end e sui receiver, i Bears possono contare su un effetto indecifrabile per le difese avversarie come Hester. Gran corridore e perfetto nelle letture in campo aperto, Hester non è solo adatto alla ricezione lunga e veloce, ma sembra a proprio agio anche sui palloni laterali, se ben supportato dai blocchi, o in giochi particolari come reverse ed end-around, giochi che una volta venivano spesso chiamati a Bernard Berrian o Mark Bradley. Se Hester prende il largo diventa difficilmente arrestabile e quest'anno, al di là delle yard su ritorno, ha ricevuto per 125 yard su 5 palloni, colpito due volte con più di 20 e una con 81 yard terminate in endzone, oltre ad aver chiuso 4 primi down. Il tutto considerando che, a inizio stagione, il ragazzo non venisse poi utilizzato così spesso in giochi offensivi.
Hester è un esemplare atipico, un animale raro nella Nfl, per ora forse unico. Non un WR o un RB capace di sfruttare anche i ritorni di calcio ma, al contrario, un ottimo returner, cresciuto come mediocre defensive back, capace di riciclarsi e di essere sviluppato come ottima arma offensiva. I problemi della squadra allenata da Lovie Smith, quest'anno, sono arcinoti, ma cominciare a guardare al futuro è una mossa più che dovuta, quasi fondamentale a questo punto della stagione. Essere consapevoli che Hester può davvero fare parte di un buon numero di chiamate offensive offre garanzie non solo di gioco, ma va anche a togliere castagne dal fuoco quando sarà il momento di parlare di rinnovi contrattuali. Essere garanzia di buoni ritorni, di fatto, è un ottimo biglietto da visita, ma non può garantire una copertura economica se è l'unica voce da poter inserire a curriculum, considerando come gli avversari possono giocare per tenerti fuori dal campo e come il rischio infortuni, giocando solo in queste situazioni, non sia poi così basso tutto sommato.
Squadre dotate di buoni special team in difesa del campo potranno continuare a giocare come nulla fosse, sperando di limitare al meglio Devin Hester, ma le altra dovranno attrezzarsi. Chicago ha problemi sulle corse ed è diventata fragile più che mai in difesa, ma ora ha un'arma che può colpire, e fare male, anche se la si tiene separata dalla sua specialità . Se andiamo a veder da che posizione sono cominciati i drive che hanno portato punti ai Bears nella settima giornata scopriamo infatti che gli uomini di Smith sono partiti sempre dalle proprie 20 o meglio e, in un'occasione, addirittura dalle 50. Hester ci ha poi messo del suo inventandosi una grande ricezione nel drive più lungo, delicato e difficile della giornata, confermando che, a questo punto, se tutto comincia a girare tra le mani di Griese e se l'offensive coordinator Ron Turner azzarda un playbook un po' più spregiudicato, fermare i Bears diventerà difficile via aerea, e che quel jolly giocato sul tavolo quando la situazione lo richiede rende difficile leggere in modo preventivo il gioco dei Bears.
Che fare? Oggi fermare l'attacco dei Bears non è impossibile, anzi, senza le corse e con una linea non troppo solida Chicago riesce a farsi del male da sola; sarà però divertente seguire e capire la vera evoluzione del giocatore in sé e studiare come gli avversari si adegueranno e, soprattutto, se considereranno una scelta sicura quella di rischiare calci corti o troppo laterali regalando campo agli avversari. Un bel quesito forse, certamente un giocatore che diventa sempre più certezza, che sta crescendo e trova modo di completare la propria efficacia in ogni parte del gioco. Forse non cambierà il modo di giocare, ci mancherebbe, ma leggere le partite contro Hester sarà , ogni volta, una nuova scommessa. E scusate se è poco.